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Nel giorno in cui al
Processo Calciopoli la perizia certifica che fu
Bergamo e non Facchetti a citare Collina nella
madre di tutte le intercettazioni , non
fu Giacinto Facchetti a pronunciare il nome
Collina durante la conversazione telefonica del
26 novembre 2004 con l'allora designatore
arbitrale Paolo Bergamo in cui si faceva
riferimento a una griglia arbitrale per una
partita del campionato. È quanto emerge da una
integrazione della perizia fonica depositata
oggi al processo di Calciopoli in corso a Napoli
da Roberto Porto, il perito incaricato di
esaminare e trascrivere le intercettazioni
indicate dalla difesa di Luciano Moggi. Si
tratta di quella che la difesa di Moggi aveva
definito «la madre di tutte le
intercettazioni», sostenendo che la frase «metti
dentro Collina» era da attribuire all'ex
presidente dell'Inter Facchetti. Il perito, a
quanto si è appreso, ha invece accertato che il
nome dell'arbitro è pronunciato
dall'interlocutore, ovvero dal designatore
Bergamo; dal BLOG di Beppe Grillo parte
L'ATTACCO ALLA NOBILE E
PETROLIERA FAMIGLIA DEI MORATTI CHE RISULTA
ESSERE EFFETTIVAMENTE NEI GUAI NERISSIMI:
INDAGATA PER OMICIDIO COLPOSO PLURIMO
NELL'AMBITO DELL'INCIDENTE DI SARROCH DEL MAGGIO
2009, INDAGATA PER FALSO IN PROSPETTO
NELL'AMBITO DELLA COLLOCAZIONE GONFIATA DELLE
AZIONI SARAS DEL 2006, LEGATA A DOPPIO FILO AL
SOCIO TRONCHETTI PROVERA COINVOLTO NELL'ATTIVITA'
ILLECITA DI SPIONAGGIO ATTRAVERSO LA TELECOM, AI
TEMPI IN CUI NE ERA AMMINISTRATORE DELEGATO,PER
LE INDAGINI OCCULTE SVOLTE SOPRA ALCUNI
CALCIATORI DELL'INTER, E PER QUESTO CITATO IN
GIUDIZIO.
In
Italia ci sono dei miti, uno di questi è
il capitalismo buono dei Moratti.
Come si fa a voler male a dei galantuomini che
investono la mancia della domenica per la
sicurezza degli operai di
Sarroch (CA)
e rendono poveri in canna gli azionisti che
hanno comprato
le azioni della
Saras,
deprezzate quasi in tempo reale rispetto al loro
collocamento?
I Moratti sono ovunque.
A capo della più grande raffineria del
Mediterraneo costruita in Sardegna, in un (ex)
paradiso terrestre, presidenti dell'Inter,
consiglieri della Pirelli, sindaci di Milano con
il PDL, ma anche
consiglieri di opposizione nella
stessa città. Il loro tratto nobile e la
condiscendenza nei confronti della plebe che li
contraddistingue da sempre li rende superiori a
ogni bassezza. Loro sì che sono dei sciur.
"Quando una famiglia come Moratti spende per
la sicurezza di oltre 2 mila operai della sua
fabbrica, meno di quanto spende per lo
stipendio del portiere dell’Inter Julio
Cesar, vuole dire che qualcosa nel capitalismo
italiano non sta funzionando!" dal libro di
Giorgio Meletti: "
Nel Paese dei
Moratti
- Sarroch Italia, una
storia ordinaria di capitalismo coloniale
". "Sono Giorgio Meletti, ho firmato
questo libro intitolato “Nel Paese dei
Moratti - Sarroch Italia, una storia ordinaria
di capitalismo coloniale”. Tutto parte da
una giornata indimenticabile per me della storia
del capitalismo italiana che è il 26 maggio
2009, quando a Sarroch, vicino a Cagliari, tre
operai sono morti in una maniera incredibile,
inspiegabile nella raffineria Saras di proprietà
dei fratelli Moratti. Quella vicenda mi ha
colpito per varie ragioni: 1) i mass media
l’hanno quasi completamente ignorata, tre morti
sul lavoro in un colpo solo, normalmente
interessano le cronache per alcuni giorni,
pensate alla Thyssen Group che ha monopolizzato
per settimane giornali e televisioni. In questo
caso tutti si sono subito dimenticati, non ho
potuto non pensare che al fondo di questo ci
fosse un atteggiamento vagamente razzista,
perché uso questa parola? Perché in Italia
esiste una forma di capitalismo coloniale che è
quella che io ho voluto raccontare, ci sono
aziende o famiglie che si impadroniscono di
pezzi di territorio, specificamente nel sud del
Paese e ne determinano la vita, il futuro, le
scelte, in realtà ne sfruttano le risorse
ambientali e il lavoro, sfruttano la popolazione
residente, senza minimamente occuparsi di dare a
questi territori, a queste comunità, un progetto
di futuro.
Per questo ho scritto in questo libro che i
Moratti a Sarroch, come la FIAT a Termini
Imerese, hanno un comportamento che somiglia a
150 anni di distanza, a quello della Compagnia
delle Indie.
Il precariato non è solo una forma del disagio
dei lavoratori giovani, e spesso neanche
giovani, è una forma di organizzazione delle
aziende italiane, è una forma determinante,
questo è un libro sulla sicurezza del lavoro,
sulla storia dei tre operai, ma è anche un libro
che fotografa tutti i difetti strutturali del
capitalismo italiano, quelli per i quali
l’economia italiana da 15 anni ha smesso di
crescere.
La famiglia Moratti che spende per la sicurezza
degli operai meno che per lo stipendio del
portiere dell’Inter, è la stessa famiglia che un
giorno decide di vendere, di collocare in Borsa
1/3 del capitale della Saras, i fratelli
Gianmarco e Massimo Moratti intascano
1.700.000.000 Euro e vendono per 6 Euro l’una
delle azioni che oggi, a 4 anni di distanza,
valgono meno di un Euro e mezzo, i risparmiatori
che hanno investito sulle azioni della Saras
hanno perso oltre 3/4 del loro capitale in 4
anni e adesso aspettano l’esito di un’inchiesta
giudiziaria che su quell’operazione finanziaria
è stata fatta e per la quale una serie di
banchieri d’affari tra i più rinomati, risultano
indagati.
Tra Moggi e Baldini
sfiorata la rissa
Ripresa 'calda' a Napoli del processo su Calciopoli. L'attuale
general manager dell'Inghilterra allude all'ex dirigente
bianconero ("uomo senza qualità"), che reagisce trattenuto
dagli avvocati. Ascoltati tra gli altri anche il presidente
federale Abete e Pierluigi Collina
NAPOLI - Riprende
il processo sullo scandalo Calciopoli e in aula si sfiora lo
scontro fisico fra l'ex dirigente della Roma, attuale
general manager della Nazionale inglese Franco Baldini e
Luciano Moggi. Quando Baldini, che stava rispondendo alle
domande dei difensori dell'ex direttore generale della
Juventus, ha definito Moggi, sia pure senza nominarlo, "un
uomo senza qualità", Big Luciano si è alzato di scatto. Gli
avvocati Maurilio Prioreschi e Paolo Trofino, hanno
immediatamente bloccato la reazione di Moggi. Lucianone però
ha annunciato l'intenzione di querelare Baldini.
L'udienza di oggi, la prima dopo la pausa estiva, si era
aperta con la richiesta dei legali di Moggi di procedere
alla trascrizione di altre 160 telefonate ritenute non
rilevanti dall'accusa. Il Tribunale si è riservato. Poi sono
stati sentiti il presidente federale Giancarlo Abete, che
alle domande degli avvocati Claudio Botti, difensore dell'ex
vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, e Francesco
Picca, legale dei Della Valle, ha escluso rapporti
privilegiati con la Fiorentina e con qualsiasi altra
formazione. Quindi è stata la volta di Pierluigi Collina,
che ai legali degli ex designatori Pierluigi Pairetto e
Paolo Bergamo ha sottolineato di non aver "mai ricevuto
pressioni per influenzare gli esiti degli incontri".
Alla deposizione di Baldini è stata dedicata la seconda
parte dell'udienza. Il general manager dell'Inghilterra ha
detto di aver conosciuto il colonnello dei carabinieri
Attilio Auricchio,
motore dell'indagine condotta dalla Procura di Napoli,
nell'agosto 2003, in occasione dell'indagine sul caso delle
false fidejussioni. Dopo quella data, ha affermato, "l'ho
rivisto una o due volte sempre per il caso delle
fidejussioni" fino a quando, nel marzo 2005, quando il suo
rapporto con la Roma si era ormai "logorato", il dirigente
decise di iniziare quella che ha definito come una
"collaborazione" con l'ufficiale. "Una cosa della quale non
devo certo dolermi, ma della quale anzi vado fiero", ha
sottolineato. Quindi ha spiegato: "Gli indicai, ma solo dopo
averle prima contattate, persone che si erano confidate con
me sui soprusi e i maltrattamenti che subivano da parte di
Moggi. Sono andato da queste persone e ho chiesto loro se
fossero disponibili a parlare".
Alla domanda del presidente del collegio, Teresa Casoria,
Baldini ha citato il dirigente sportivo Nelso Ricci e i
procuratori Dario Canovi e Stefano Antonelli fra le persone
indicate ad Auricchio e ha confermato, alla difesa di Moggi,
di aver incontrato Auricchio anche con una giornalista di
Milano Finanza con la quale, ha detto, "si parlò del sistema
calcio, spiegò all'ufficiale come funzionavano dal punto di
vista economico le società di calcio". L'avvocato Prioreschi
ha contestato al testimone che Antonelli risulta essere
stato sentito il primo febbraio 2005. "Io ricordo che questi
fatti sono avvenuti dopo marzo", ha replicato Baldini che ha
definito "solo scherzosa" la telefonata intercettata con
l'ex vicepresidente della Fgci Innocenzo Mazzini nella quale
Baldini gli dice fra l'altro, "quando farò il ribaltone tu
ti salverai".
L'avvocato Trofino ha contestato a Baldini un passaggio
della deposizione resa nella fase delle indagini dove
esprimeva riserve sul passaggio di alcuni calciatori dalla
Juve al Messina. "Quei giocatori furono ceduti in prestito",
ha fatto rilevare l'avvocato. "Ho ritenuto che i valori non
fossero congrui e che dunque potesse esserci un accordo per
giustificare squilibri di bilancio. Se furono dati in
prestito, e se questo prestito è rimasto tale, allora sto
sbagliando. Ma credo che non sia così", ha risposto Baldini.
Il teste ha poi parlato della cessione di Taddei dal Siena
alla Roma, che sarebbe saltata, potendo così essere
perfezionata solo l'anno successivo, per l'intervento di
Moggi. Sui "soprusi" e le "minacce" di Moggi, Baldini ha
parlato di "giocatori costretti a firmare con uno piuttosto
che con un altro, non si potevano vendere giocatori, come
nel caso di Taddei, se interessavano alla Juve e via così.
In una parola, c'era la paura di perdere il posto di lavoro.
Non per me, perché il presidente Sensi finché è stato bene
si è sempre opposto a questa situazione, ma per gli altri".
Baldini ha poi ricordato gli scontri con Moggi a margine del
processo Gea: "Una volta mi disse: attento pezzo di m. che
fai una brutta fine. Ma ancora adesso, lancia messaggi
quando vuole, ogni settimana con i suoi commenti
diffamatori".
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ANCHE MANCINI SI ALLINEA AGLI SMEMORATI, IL DENTE AVVELENATO PER
IL LICENZIAMENTO DI DUE ANNI FA...
Mancini assolve Moggi
"Solo foga agonistica"
Il tecnico del Manchester City ha deposto
questa mattina al processo di Napoli: "Una volta litigai con
Rosetti e coinvolsi l'ex dg della Juventus ma durante le partite
si dicono tante cose..."
di DARIO DEL PORTO
NAPOLI -
Apparizione lampo di Roberto Mancini al processo Calciopoli.
L'allenatore del Manchester City ha risposto alle domande del pm
Stefano Capuano per circa quindici minuti. L'ex tecnico
dell'Inter ha confermato un episodio, riferito durante le
indagini, relativo al finale di un Roma-Inter 3-3. In quella
occasione Mancini apostrofò l'arbitro Rosetti (che non è
coinvolto nel processo) dicendo: "Alla fine pagherete tutto tu e
i tuoi amici di Torino". In aula, Mancini ha detto: "Alludevo a
Moggi, ma non volevo dire niente di particolare, l'arbitro è di
Torino, dunque il collegamento è facile. Ma quando uno pensa di
aver subito un torto, dopo la partita, si dicono tante cose", ha
spiegato il teste, ribadendo più volte, nel corso dell'esame,
quest'ultimo concetto. "In quei momenti si può dire qualsiasi
cosa". Mancini ha poi detto di non ricordare episodi di
contrasti con l'arbitro Bertini e di non ricordare di aver
apostrofato con un "vergogna" l'arbitro Trefoloni dopo un
Inter-Lazio. "ma ho avuto spesso problemi con gli arbitri" ha
ammesso. A una domanda del pm ha risposto di aver visto
l'allora dg della Juve Luciano Moggi a bordocampo "tra le due
panchine" solo durante i supplementari di una partita di
Supercoppa.
PUTTANIERI
SMEMORATI CIRCONDATI DA LECCACULO SENZA ALCUNA ARTE NE PARTE
Comunque finisca il processo di Napoli su Calciopoli,
Luciano Moggi ha già vinto, almeno sul piano mediatico.
Complici folte schiere di giornalisti smemorati e/o asserviti, vedi
la recente puntata di “Matrix”, l’ex direttore generale della
Juventus è riuscito a gabellare la bufala del “così facevan tutti”.
Stampa e tv hanno pubblicato le “nuove intercettazioni” di Moratti e
Facchetti per dimostrare che Juve e Inter pari
sono. Tanto quelle pubblicate nel 2006, in cui “Lucianone” ordinava
arbitri à la carte e tramava per salvare le squadre
amiche, chi se le ricorda più.
Eppure, per rimettere le cose a posto, basterebbe una sentenza
del Tribunale di Torino: quella del 1995 sulle
sexy-accompagnatrici per gli arbitri di coppa Uefa del
Torino Calcio, all’epoca diretto da Moggi e presieduto da Gianmauro
Borsano. Nel 1993 la Procura indaga sui fondi neri
della società granata e scopre un conto segreto (“Mundial”) per
pagare i fuoribusta a giocatori, dirigenti e procuratori, ma anche
le “pubbliche relazioni-accompagnatrici”. Decine di milioni di lire
per accogliere le terne arbitrali internazionali con gioielli,
orologi, abiti firmati e ragazze-squillo. Nel diario del ragionier
Giovanni Matta, ex contabile del club, i pm leggono: “Ieri s’è
presentata Adriana R., faccia, fisico e abbigliamento di puttana di
alta classe: voleva 6.300.000 per le prestazioni amorose sue (?) e
di colleghe per gli arbitri Aek Atene”. Matta rivela: “Era Moggi a
combinare questi incontri” insieme al factotum Gigi Pavarese.
Borsano conferma: “Delle prostitute si occupava Moggi”. Adriana (la
squillo arbitrale), Vittoria e Marina (addette ai guardalinee)
raccontano: “Nella hall dell’albergo ci davano le chiavi delle
stanze degli arbitri. Noi salivamo durante la partita e li
attendevamo lì”. La scena si ripete per almeno tre turni della coppa
Uefa 1991-’92. Moggi si difende come Scajola: non s’era accorto di
nulla, pensava a innocenti “hostess” o
“interpreti”, comunque faceva tutto Pavarese. Che si prende tutta la
colpa.
Alla fine i giudici ritengono indimostrabile lo sfruttamento della
prostituzione. Resta il reato di frode sportiva,
che però scatta solo per le gare Coni (campionato e coppa Italia),
non per quelle Uefa. Ce ne sarebbe abbastanza per una squalifica
della giustizia sportiva, ma questa si volta dall’altra parte. E la
Juve di Umberto Agnelli si precipita a ingaggiare Moggi. Anche se,
nel decreto di archiviazione del gup Piera
Caprioglio (24 ottobre 1995), si legge: “Non può esser revocato in
dubbio un piano di assistenza femminile degli illustri ospiti” nè
che “la scelta di connotare l’ospitalità con presenze femminili sia
riferibile al Moggi”. Ne consegue un “severo giudizio sulla
lealtà dei dirigenti” che resero “più ameno il soggiorno
degli arbitri” con “l’ingaggio di avvenenti signore addette al dopo
cena… La lesione degli interessi sportivi e la frustrazione delle
regole del calcio si stagliano in modo anche troppo evidente”.
Davvero così fan tutti?
L'Inter oggi ha vinto lo scudetto n. 18, il
quinto consecutivo. Ma, come noto, la Procura federale ha aperto un
procedimento su Calciopoli-2 e, anche su instanza della Juventus,
ora dovrà esaminare a fondo la posizione dell'Inter. Ci vorrà molto
tempo, forse la decisione si avrà fra un paio di mesi e sicuramente
non prima dell'avvio della prossima stagione: ma è sempre più
probabile che al club nerazzurro venga revocato lo scudetto del
2006, quello che fu tolto alla Juve e assegnato alla prima
classificata. Ci sono fatti nuovi infatti che dovrebbero portare ad
una decisione clamorosa, che Massimo Moratti combatterà però con
tutte le forze. L'Inter quel titolo ("di cartone", come fu chiamato)
non ha alcuna intenzione di restituirlo. Dovranno sfilarglielo con
la forza. Sono due le telefonate più imbarazzanti e che potrebbero
costare care all'Inter.
11 maggio 2005, vigilia semifinale di Coppa Italia fra Inter e
Cagliari: Facchetti al telefono con Bergamo, designatore in coppia
(la strana coppia) con Gigi Pairetto.
Facchetti: "Guarda che ho guardato, ho guardato lo score di Bertini
(quando ha arbitrato l'Inter, ndr) ... quattro vittorie, quattro
pareggi, quattro sconfitte..."
Bergamo: "Porca miseria, facciamo cinque, quattro, quattro allora...
eheheh"
Facchetti: "Eheheh..."
Bergamo: "Ma vittorie però..."
Facchetti: "Digli che è determinante domani"
Bergamo: "Sì, no lo devi sentire ora, mi ha chiamato ma non potevo
rispondere"
Facchetti: "E' determinante, ha fatto dodici partite, quattro,
quattro, quattro..."
Bergamo: "Una, dici te, una la smuove, ma deve smuovere quella che
comincia per "V""
Facchetti: "Quella giusta, quella giusta, quella giusta"
Bergamo: "Sì, ma viene, vedrai, bene, perché è un ragazzo
intelligente e ha capito ora come si cammina. C'è voluto un po' per
capire, ma insomma, meglio tardi che mai". Pressioni di Facchetti,
sembrerebbe, e Bergamo che, come consuetudine, dava ascolto a tutti,
sembrava che tifasse per tutti ma in realtà tifava solo per se
stesso.
Altra telefonata (25 novembre 2004) fra Facchetti e Gennaro Mazzei,
allora designatore assistenti. Il n.1 dell'Inter vorrebbe Collina
per Inter-Juventus (ma poi arriverà Rodomonti e Collina arbitrerà
Chievo-Milan): in pratica Facchetti consiglia Mazzei di "non fare i
sorteggio...", e di mettere due arbitri preclusi in griglia ("Rosetti
che è di Torino" e De Santis che "ha già fatto la Juve domenica e
non può"), cosa che non è possibile. E difatti Mazzei,
correttamente, lo fa presente a Facchetti ("devono lasciare un campo
aperto almeno del 50%, non possono forzare per le preclusioni...".
Queste, soprattutto queste, sono le intercettazioni al vaglio di
Stefano Palazzi e i suoi investigatori e che potrebbero configurare
una violazione dell'articolo 1 per comportamenti "poco limpidi". Ci
sono poi anche chiamate fra Bergamo e Moratti, fra Fachetti e
Pairetto e De Santis (proibito, anche allora, parlare con gli
arbitri prima delle partite) e altre telefonate dove si parla di
pranzi, di regali da ritirare in sede, eccetera. Se questo materiale
fosse stato a disposizione della Procura Figc durante il processo
per Calciopoli (CLAMOROSO ERRORE
SEMANTICO: LA PROCURA DI NAPOLI HA FATTO METTERE A VERBALE NEL
PROCESSO PENALE CHE QUELLE TELEFONATE DELL'INTER ERANO AGLI ATTI
!!!! QUELLE TELEFONATE ESISTEVANO MA NESSUNO LE RITENNE
FONDAMENTALI PER STABILIRE IL COINVOLGIMENTO DELL'INTER IN UN
SISTEMA DELINQUENZIALE, CONDANNA DI GIRAUDO DOCET !!!! ),
anche l'Inter sarebbe stata deferita e le sentenze nei confronti
della Juventus forse sarebbero state diverse. Di sicuro nessuno
avrebbe assegnato all'Inter lo scudetto 2006: né Guido Rossi,
tantomeno i tre saggi (Coccia-Pardolesi-Aigner). Ma ora sarà la
Figc, con il suo consiglio federale, che dovrà decidere se revocare
quel titolo all'Inter: è molto probabile che lo farà, ma con calma.
In via Allegri si stanno convincendo. Anzi, qualcuno, si è già
convinto.
Il tecnico del Chelsea al processo: "Che strano
quel gol annullato al Milan a Siena...". Poi aggiunge: "Mai visto
Moggi nello spogliatoio dell'arbitro, perché non ci sono mai
entrato, ma Gattuso mi riferì di avercelo visto dopo uno Juve-Milan".
La difesa di Pairetto chiede di trascrivere altre 30
intercettazioni. Intanto slitta a luglio l'inchiesta della
Federcalcio. Prossima udienza il 25 maggio con Mancini a
testimoniare
NAPOLI, 11
maggio 2010 - "No nessuno mi chiese se avessi delle preferenze su
quali squadre incontrare nelle prime dieci partite". Carlo Ancelotti
nella deposizione di oggi al processo napoletano di Calciopoli non
conferma che c'era la longa manus
di Moggi pure sul calendario quando lui allenava la Juve. Ma
sottolinea che nel campionato di Calciopoli "successero cose strane"
e che da allenatore del Milan si sentì ”defraudato” di fronte a una
serie di episodi a sfavore. Poi parla del rapporto "confidenziale
fra Moggi e De Santis che però era caratterialmente più
estroverso degli altri arbitri. Sono stati ascoltati anche il
maresciallo Di laroni, che condusse l`inchiesta sul filone schede
svizzere, il guardalinee Cuttica e Fabio Vignaroli, oggi in
Australia, protagonista di quel Lecce-Parma finito fra le carte di
Calciopoli. Il giocatore ha confermato quel "questa partita non la
vincete" che avrebbe detto l'arbitro De Santis durante la partita.
L'udienza odierna è stata dedicata pure a una nuova puntata della
battaglia delle intercettazioni bis, diventate 225 con le
integrazioni delle difese di Moggi e Pairetto ma anche del'accusa.
Per la trascrizione ufficiale ci vorranno due mesi e quindi
l`inchiesta del procuratore federale Palazzi non partirà prima del
20 luglio. Quanto alla prossima udienza del processo penale
l`appuntamento è per il 25 maggio con la deposizione di Roberto
Mancini, l`ultimo testimone del'accusa.
STRANE CIRCOSTANZe
— Per avvalorare il concetto del defraudato ecco
cosa risponde Ancelotti nell'interrogatorio del pm Narducci, che
parte da Siena-Milan 2-1. Il tecnico se lo ricorda bene per quel gol
annullato a Shevchenko per "fuorigioco inesistente segnalato dal
guardalinee Baglioni". L'arbitro era Collina. "Io rimasi
esterrefatto". Dopo la partita, Ancelotti tornò a casa a Parma
insieme con Leonardo Meani, l'addetto agli arbitri del Milan di
allora, presente in aula per la prima volta come imputato. "Se
abbiamo parlato della partita? Sì e soprattutto dell'annullamento di
questo gol che mi era sembrato strano perché mi sembrava un episodio
molto chiaro. Lo ritenevamo un torto grosso subito dal Milan".
Strano, "circostanze strane", un'espressione che Ancelotti usa
ripetutamente per ricordare quel campionato della stagione di
Calciopoli.
Memoriale di Facchetti
Moggi radiato dal calcio per l'eternità.
Il figlio dell'ex presidente dell'Inter consegna ai pm
che indagano su calciopoli, un memoriale scritto dal padre prima di morire.
Intanto la corte di giustizia della Figc precisa: Moggi radiato da ogni ruolo
NAPOLI - La
radiazione di Luciano Moggi dal calcio italiano è effettiva. Lo si evince
dal comunicato ufficiale pubblicato oggi dalla Corte di Giustizia federale.
La Sezione consultiva, riunitasi il 13 aprile scorso sotto la presidenza del
dottor Giancarlo Coraggio, come si legge in una nota "esprime il proprio
parere interpretativo dell'articolo 19 del Codice di Giustizia sportiva, in
materia di preclusione nei ranghi della Figc". Il presidente della
Federcalcio, Giancarlo Abete aveva chiesto alla Corte di giustizia federale,
il 31 marzo scorso, di sciogliere il nodo su chi dovesse decidere
sull'eventuale radiazione dell'ex dg juventino e degli ex dirigenti
condannati a 5 anni di squalifica, visto il vuoto di potere determinato
dalla modifica dello statuto intervenuta dopo Calciopoli.
Prima dello scandalo del 2006, infatti, le norme federali prevedevano che la
giustizia sportiva potesse proporre al presidente federale la radiazione di
un tesserato condannato per fatti di "particolare gravità"; e così fu per
Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini, ex vicepresidente
federale. Ma con la riforma varata sotto il commissariamento di Guido Rossi,
il potere di radiare un tesserato passò alla giustizia sportiva. Di fatto,
la squalifica di Moggi, Giraudo e Mazzini scadeva nel 2011, ma sulla
proposta di radiazione non si era espresso nessuno nè poteva esprimersi
Abete. La Corte di giustizia sportiva, in sezione consultiva il 13 aprile
scorso, ha fornito oggi le sue risposte: "Si ritiene che il provvedimento di
preclusione debba ritenersi implicito, quale effetto ex lege, nelle
decisioni con cui gli organi della giustizia sportiva, dopo aver irrogato la
sanzione della sospensione nella misura massima, si sono pronunciati nel
senso della 'particolare gravità delle infrazioni'".
MOGGI: "SI DEVONO VERGOGNARE" - "Che significa la mia radiazione?
Non so che significa, si dovrebbero vergognare dopo quello che è venuto
fuori. Parlo per me, per Giraudo, per coloro che soffrono di questa
situazione come Mazzini". Lo ha detto l'ex dg della Juventus Luciano Moggi,
intervenuto telefonicamente nel corso della registrazione del "Chiambretti
Night" con ospite il capitano della Juventus Alessandro Del Piero. Alla
domanda se la teoria del tutti colpevoli nessuno colpevole è una strategia
difensiva per cercare di dimostrare la propria innocenza, Moggi ha
risposto:"No, io non l'ho mai detto, io ho soltanto detto che esisteva una
prassi. Allora dovrebbero radiare Carraro quando diceva salviamo la
Fiorentina e la Lazio". Poi ha aggiunto:"Io non devo difendermi, devono
difendersi loro"
MEMORIALE FACCHETTI- Il memoriale di Giacinto Facchetti entra nel
processo sullo scandalo Calciopoli. Gli appunti scritti a mano dall'ex
calciatore e dirigente dell'Inter sono stati consegnati ai pm Giuseppe
Narducci e Stefano Capuano dal figlio di Facchetti, Gianfelice, che è stato
anche sentito come teste lunedì pomeriggio negli uffici della Procura di
Napoli. I magistrati hanno comunicato il deposito degli atti al termine
dell'udienza di martedì. Su quei fogli, Facchetti aveva annotato le
circostanze che gli erano state confidate da Danilo Nucini, arbitro fino al
2005, circa i rapporti fra Luciano Moggi, esponenti della classe arbitrale e
i dirigenti di alcune società. Appunti che, secondo quanto ricostruito fino
a questo momento, risalirebbero a un periodo compreso fra il 2003 e il 2004
e dai quali emergono molti degli elementi destinati a finire due anni più
tardi nell'inchiesta Calciopoli. Compresa l'esistenza di un giro di schede
telefoniche, all'epoca non ancora straniere, utilizzate per comunicazioni
riservate.
"Arbitri nel giro di M.", scriveva ad esempio Facchetti prima che il male
lo consumasse. Dove "M." sta per Luciano Moggi del quale, si legge ancora in
uno dei documenti messi a disposizione della difesa, l'allora arbitro
Massimo De Santis, oggi imputato, viene definito come "la lunga mano nella
Can". A Facchetti, Nucini aveva parlato dell'esistenza di una vera e propria
organizzazione, quella che nel processo verrà configurata con l'ipotesi di
reato di associazione per delinquere, della quale Moggi era il vertice, De
Santis e Mariano Fabiani, all'epoca dei fatti dirigente sportivo, i bracci
operativi. Nel manoscritto si legge ad esempio delle modalità con le quali,
ai raduni arbitrali di Coverciano, i giudizi sugli arbitri cambiavano a
seconda della loro vicinanza al gruppo Moggi. Circostanza anche questa che,
nella interpretazione fornita ai pm dal figlio di Facchetti, sarebbe stata
ricostruita all'allora presidente dell'Inter da Danilo Nucini. Altro
episodio annotato riguarda la scelta di mandare prevalentemente arbitri
giovani, e come tali ritenuti più facilmente condizionabili, a dirigere la
Juve durante il torneo 2001-2002. Non un campionato come gli altri, per gli
interisti, perché si concluderà il 5 maggio 2002 con la clamorosa sconfitta
dell'Olimpico (contro la Lazio) e la conseguente aggiudicazione dello
scudetto proprio alla Juventus. Il campionato "perso a Roma", lo definisce
Facchetti in uno dei fogli acquisiti dai magistrati. Il processo riprenderà
l'11 maggio.
Le verità di Tavaroli
L'ex investigatore privato, coinvolto nello scandalo
delle intercettazioni Telecom, evocato dallo staff di Moggi come il simbolo
delle trame dell'Inter
ROMA -
Lo spettro di Tavaroli aleggia sul processo di Calciopoli, e presto si
materializzerà. Massimo De Santis, il poliziotto penitenziario di Tivoli
considerato dall'accusa l'arbitro di Moggi, quando ha preso la parola
nell'aula 216 di Napoli ha detto che quattro anni di accuse lo hanno
rovinato, che anche l'allenatore Zdenek Zeman avrebbe certificato che lui
nel "biscotto" del famoso Lecce-Parma 3-3 non c'entrava nulla e che - al
fondo di tutto - sarebbe vittima dell'affaire Tavaroli-Telecom-(Inter). Non
è vero, innanzitutto, che Zeman lo avrebbe scagionato. In aula, lo scorso 20
novembre, il boemo disse: "In campo, si sa, si parla molto, ci si scambia
informazioni: ne venne fuori una partita anomala, brutta. Nel secondo tempo
andai dietro la panchina e mi misi spalle al campo. Non si poteva guardare".
No, Zeman non ha scagionato nessuno per l'orribile Lecce-Parma, ha solo
incluso alcuni uomini della sua squadra, il Lecce, tra i tesserati
censurabili. La pubblica difesa in aula di Massimo De Santis è diventata
utile invece, in questo oceano di controinformazione alzata per lecite
finalità difensive e meno lecite finalità di tifo, per far entrare in scena
la questione Tavaroli. Quel nome - Giuliano Tavaroli da Albenga, ex
brigadiere dei Ros, capo della struttura investigativa di Telecom - viene
evocato dallo staff di Moggi, e rilanciato come un'eco dai siti di
riferimento della vecchia Juventus, come il simbolo delle trame nerazzurre.
Tavaroli uguale Telecom deviata, uguale Inter che controlla Calciopoli. È
questo l'assioma moggiano. Superficiale, scorretto. Bene, l'ex investigatore
privato a fine maggio andrà a patteggiare a Milano per il suo processo
Telecom, ma su Calciopoli ha già detto - in un interrogatorio sostenuto in
carcere - molte cose. Se si decide di dargli fede, e quindi lo si fa in
tutte le direzioni, si scopre che Tavaroli il 29 settembre 2006 ha rivelato
situazioni più utili all'accusa dell'inchiesta "Off side" piuttosto che alla
difesa di Moggi (che pure ha convocato l'ex brigadiere come prossimo teste a
Napoli).
Leggendo le "pagine Tavaroli" si comprendono con esattezza le colpe
dell'Inter sulla questione Calciopoli: è stato un "eccesso di difesa",
certo, chiedere al "Tiger Team" della Telecom indagini sull'arbitro De
Santis, oggi imputato per associazione a delinquere ai fini della frode
sportiva, e poi controlli sulle sua qualità patrimoniali. E' stato un
"eccesso di difesa" censurabile, poi, accumulare progressive informazioni
sul guardalinee Enrico Ceniccola, su Mariano Fabiani, direttore sportivo di
provincia di ispirazione moggiana. Costeranno 50 mila euro queste e altre
indagini segrete all'Inter (appaiono meno censurabili i pedinamenti dei
calciatori a libro paga Vieri, Jugovic, Ronaldo, forse si può riconoscere a
una società il diritto di tutelare il proprio patrimonio umano di fronte a
informazioni che ne mettono a rischio il rendimento in campo). Ma restiamo
all'eccesso di difesa, al controllo arbitrario di direttori di gara e
dirigenti che l'Inter sospetta avversari a tavolino. Bene, il club di
Moratti prima salderà l'onorario di Emanuele Cipriani, uomo di punta del
team di investigatori abusivi, attraverso una società inglese: "Vorremmo che
questi versamenti non fossero facilmente riconducibili a noi", spiegheranno
al cliente, temendo cattiva pubblicità. E in un secondo tempo Cipriani
intesterà una nuova fattura alla Pirelli, la società madre di Tronchetti
Provera, già consigliere dell'Inter. "Forse Cipriani ha fatto un errore", ha
detto Tavaroli nel suo interrogatorio alludendo all'indicazione
dell'intestazione.
Gli interrogatori di Tavaroli ci fanno sapere cose ancora più importanti sul
piano sportivo e penale. E riguardano sia Luciano Moggi che Massimo De
Santis che i resti della cupola. Fondamentalmente, il grande spione
riferisce cose ascoltate da Giacinto Facchetti (e quindi non più
verificabili alla fonte). E sono queste: Facchetti mi disse che l'arbitro
Danilo Nucini si era presentato da lui per denunciare il marcio del calcio
italiano. Nucini, racconta Tavaroli, disse a Facchetti: De Santis è in mano
alla Juventus, De Santis si è arricchito con il sistema Moggi, De Santis mi
ha chiesto di entrare nel giro, di aiutare la Juve. Moggi, ancora, è al
centro di un sistema di condizionamento delle partite di calcio con
l'arbitro De Santis come punto di riferimento. De Santis mi ha detto,
ricorda Nucini (e questa volta lo fa con deposizioni dirette): "In questo
modo si sale in serie A, si guadagnano soldi. Io mi sono fatto la Jaguar e
ho acquistato una nuova casa". I controlli (abusivi) del Tiger Team
confermano le proprietà immobiliari dell'arbitro romano più un paio d'auto,
tra cui una Mercedes.
Nell'interrogatorio di Tavaroli si torna a parlare, ancora, del viaggio
dell'arbitro Nucini da Bergamo a Torino insieme al direttore sportivo
Fabiani. Di una scheda telefonica consegnata e poi buttata e della camera
dell'albergo torinese dove, improvvisamente, spunta Luciano Moggi: il dg
della Juventus è pronto a dargli un cellulare riservato, a segnalargli
alcuni numeri sicuri. Sì, Moggi va a incontrare gli arbitri di persona,
visto che non intende telefonare. Questo, sul piano sportivo, è un illecito.
Anche le carte Tavaroli, però, non sono entrate nel processo sportivo
dell'estate 2006. La necessità di fare in fretta ha tolto, certo,
possibilità alla difesa, ma anche all'accusa federale.
Questa versione, compreso il viaggio autostradale con Fabiani, Nucini non
l'ha raccontata solo a Facchetti (che poi l'ha riferita sia a Tavaroli che a
un pm della Procura di Milano). Questa versione Nucini è andato a
confermarla in Tribunale a Napoli, quasi un anno fa. E il suo racconto ha
resistito alla mitraglia del controesame di Maurilio Prioreschi, l'avvocato
moggiano delle domande difficili. Già. L'arbitro De Santis ha detto che
Calciopoli gli ha rovinato la vita, ma evocare lo spione Tavaroli potrebbe
non essere utile. Né a lui, né a Moggi.
"Giraudo e il suo gruppo
influenzavano campionato"
Depositata dal giudice De Gregorio la
sentenza del processo con rito abbreviato che ha portato alla
condanna dell'ex ad della Juventus
NAPOLI -
Negli anni di Calciopoli un gruppo di persone "amministrava di
comune accordo il campionato di calcio". E fu una vera e propria
"associazione per delinquere", scrive il giudice Edoardo De
Gregorio nelle motivazioni della sentenza con la quale, il 14
dicembre scorso, aveva condannato 4 imputati assolvendone 7. Per
associazione a delinquere il gup aveva inflitto tre anni di
reclusione, escludendo l'aggravante di promotore, all'ex
amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo. Per lo
stesso reato erano stati condannati a 2 anni e 4 mesi 'ex arbitro
Tiziano Pieri e a 2 anni l'ex presidente dell'Aia Tullio Lanese.
Due anni di reclusione, ma per frode sportiva, all'ex arbitro
Paolo Dondarini. Assolti gli ex arbitri Gianluca Rocchi e Marco
Gabriele e gli assistenti Duccio Baglioni e Stefano Cassarà,
imputati di associazione per delinquere, l'ex arbitro Domenico
Messina, gli assistenti Giuseppe Foschetti e Alessandro Griselli.
Gli altri imputati, fra i quali l'ex dg della Juventus Luciano
Moggi, hanno scelto il giudizio ordinario che riprenderà domani
mattina.
Oggi il gup ha depositato le ragioni
poste alla base del verdetto di primo grado. L'esistenza
dell'associazione, argomenta il magistrato, emerge da alcuni "dati
certi": come "l'uso di utenze riservate da Moggi acquistate e
distribuite ai designatori agli arbitri e ai dirigenti di altre
società". E come le riunioni "che con buona frequenza si facevano
tra gli imputati Moggi, Giraudo, Paolo Bergamo, Pierluigi Pairetto,
(ex designatori arbitrali che hanno scelto il rito ordinario n. d.
r.) Lanese e Mazzini (ex vicepresidente federale anche lui a
giudizio con rito ordinario n. d. r.)". Nel campionato sotto
inchiesta, quello 2004-2005, il sodalizio, sottolinea il giudice
De Gregorio, "raggiunse tutti gli scopi già programmati e quelli
che, nel corso degli eventi, si propose di conseguire: la
compagnie riuscì a determinare l'esito del campionato sia con
riguardo all'assegnazione della vittoria finale della Juventus,
all'evidenza scopo principale del gruppo, sia con riguardo alle
retrocessioni, cui illecitamente fu sottratta almeno la
Fiorentina". Moggi si muoveva come una persona che esercitava
"diritto di vero e interdizione" sulle scelte arbitrali. Giraudo
non era, secondo il giudice il "gemello" di Moggi. Ciò nonostante
"non limitò la sua attività al perseguimento degli interessi della
sua società ma fu pienamente coinvolto nell'operatività del
sodalizio". I difensori degli imputati condannati hanno
preannunciato ricorso in appello.
L'avvocato Massimo Krogh, difensore di Giraudo, afferma: "Non ho
letto ancora la sentenza, depositata solo oggi, ma a quanto ho
sentito, il mio cliente sarebbe stato condannato per interferenze
in due o tre partite della Juventus e per qualche commento al
telefono su accuse di doping da cui è stato pienamente assolto.
Una motivazione così si commenterebbe da sola, però bisogna
leggere la sentenza, e la commenteremo nell'atto di appello".
Cinquecentoundici contatti verificati su due utenze
di Luciano Moggi. Tanti ne hanno contati gli investigatori
esaminando il traffico telefonico di due delle schede segrete che
l'ex dg della Juve avrebbe fornito all'arbitro Tiziano Pieri, uno
degli imputati condannati a dicembre al processo calciopoli con
rito abbreviato le cui motivazioni sono state depositate oggi.
Nella parte finale della sentenza il gup Eduardo De Gregorio passa
in rassegna le posizioni dei singoli imputati soffermandosi in
particolare sulla questione delle sim estere che sarebbero state
nella disponibilità sia dei designatori Bergamo e Pairetto sia di
arbitri (Pieri, Racalbuto, Paparesta, Cassarà, Dattilo, De Santis,
Gabriele). E il giudice esamina anche il traffico telefonico
ricavato dai tabulati delle utenze estere. Per Pieri, dall'ottobre
2005 al marzo 2005, sono riscontrate con un telefono 266 volte in
uscita e 151 in entrata e con un altro 65 in uscita e 29 in
entrata a cui si aggiungono 19 in entrata e 27 in uscita con
l'utenza di Mariano Fabiani, ex ds del Messina indicato come
l'alter ego di Moggi. Il gup ricorda, tra l'altro, che "proprio
l'uso delle schede straniere e i contatti con Moggi nei giorni
degli incontri di calcio a lui affidati sono la base per la
declaratoria di responsabilità dell'imputato per due delitti di
frode". Nelle motivazioni della sentenza confuta una delle tesi
difensive, sostenuta anche da Moggi, secondo cui l'uso di schede
estere dovevano "servire a difendere le trattative di mercato
nelle quali Moggi era notoriamente maestro, e da tentativi di
spionaggio industriale provenienti dalla società di Massimo
Moratti"
Il suo ruolo fu pregnante nell'epilogo
di quello che ormai nella storia del calcio viene classificato
come Calciopoli I. E ogni sua espressione, parola, accenno a
quanto è stato e a quanto si profila in questo nuovo spaccato che
ci offre il processo napoletano con annesse conseguenze sul
versante della giustizia sportiva, non può che essere annoverato.
Lui è Piero Sandulli che ha rilasciato un'intervista alla
trasmissione sportiva 'Controcampo' in cui si inquadrano il senso
della strategia dei legali di
Luciano Moggi
e le conseguenze di quanto emerge dalla nuove 74 intercettazioni
acquisite come prove da Teresa Casoria, presidente della giuria
napoletana.
L'ex presidente della
Corte Federale ha affermato che le condanne pronunciate nel
2006: "sono state riconfermate dalle ultime vicende anche se
avrebbero potuto essere coinvolte più squadre. Moggi? La sua
difesa è un'ammissione di colpevolezza". Interrogato, Sandulli
ha chiarito che: "I campionati 2005 e 2006 furono falsati".
Una affermazione che non può essere trascurata. Le dichiarazioni
non hanno tardato a divenire argomento di discussione sui forum di
matrice juventina. Su www.vecchiasignora.com, l'intervista
viene contestata da alcuni tifosi in quanto espressione di parte.
Così come in diversi newsgroup a tema che si soffermano sul
nodo stagioni 2005-2006. Domani, intanto, è prevista una
importantissima udienza che vedrà protagonista Carlo Ancelotti.
Tra i convocati figura anche Massimo De Santis, l'ex arbitro a cui
verrà chiesto di una telefonata in cui si accennava a delle
indagini in corso a Napoli, come se ne avesse sentito parlare in
anticipo. Su questa delicatissima conversazione dovrebbero
esprimersi anche gli autori delle indagini di Torino, quelle che
anticiparono l'inchiesta partenopea e che vennero archiviate dal
giudice Maddalena. La prima volta che si parla di griglie
arbitrali, ritenute non rilevanti all'epoca dal magistrato. I
tifosi? Ovviamente anche questo nuovo capitolo ha prodotto una
sorta di accorpamento: non è da escludere che una manifestazione
venga organizzata in vista di domani.
NON SONO RIUSCITI A
DIMOSTRARE DI ESSERE INNOCENTI, ANZI.....
Si pensava che,
vista l’enfasi degli annunci, la poderosa controffensiva di Luciano
Moggi sarebbe almeno riuscita a dimostrare, craxianamente, che "così
facevan tutti". Invece manco quello.
Anzi tutto il contrario. Chi legge le 75
fantasmagoriche telefonate che dovevano ribaltare Calciopoli scopre
che molti dirigenti di molte squadre (persino il Chievo) parlavano
con designatori e arbitri. Ma parlare non è reato né illecito
sportivo (è illecito sportivo da dopo Calciopoli): dipende da cosa
si dice e si fa. Moggi con la sua corte di vassalli, valvassori e
valvassini più o meno forzati (Milan, Fiorentina, Lazio, Reggina)
condizionava designazioni, arbitraggi, moviole e campionati. Gli
altri no. Infatti la giustizia sportiva e quella penale han colpito
quelle cinque società e non le altre (ora l’inchiesta della Figc
stabilirà se ne manca qualcuna).
Se chi ha pubblicato le 75
intercettazioni sapesse anche leggerle, ne trarrebbe l’unica
conseguenza possibile: bene han fatto il colonnello Auricchio e i pm
Narducci e Beatrice a escluderle dal processo, visto che non
contengono notizie di reato. Infatti Moggi le ha tirate fuori solo
dopo cinque anni, per buttarla in caciara sui giornali, non certo
per squisite ragioni giuridiche.
La sua fortuna è che si occupano del
caso molti giornalisti sportivi che, quando non sono compagni di
merende di Lucianone (in aula si abbracciano e si danno di gomito),
non sanno distinguere un reato da un paracarro. Ma anche noti
tuttologi che allestiscono penosi teatrini con tanto di magliette,
bandierine, raganelle e tricchetracche: tipo i soffietti a Lucianone
firmati sul Corriere da Ostellino e i duetti fra Battista ("Visto
dal bianconero") e Severgnini ("Visto dal nerazzurro"). Come se un
giornalista, solo perché parla di calcio, potesse ridursi a
trombetta della squadra del cuore, a prescindere dai fatti. I fatti
dicono che Moggi telefonava ai designatori per ordinare arbitri à la
carte, come al ristorante, per le coppe e addirittura per le
amichevoli, mentre per il campionato dettava le griglie per tener
lontani i (rarissimi) fischietti sgraditi. E veniva puntualmente
accontentato. Se, come sostiene il clan, la cupola non esisteva o
non contava, perché Moggi chiedeva un arbitro e quello puntualmente
arrivava? Perché il ministro Pisanu telefonò a Moggi per salvare la
Torres (e la Torres fu salvata)? Perché Della Valle chiamò Moggi per
salvare la Fiorentina (e la Fiorentina fu salvata, con tanti saluti
al Bologna)? Perché Moggi procurava carte sim svizzere agli arbitri
per parlare lontano da orecchi indiscreti? Perché è stato condannato
dal Tribunale di Roma a un anno e sei mesi per violenza privata nel
caso Gea, la cupoletta dei figli di papà che comandava sul calcio?
Perché ha minacciato un testimone, l’ex direttore della Roma Franco
Baldini, in pieno tribunale? Perché ordinava ai giornalisti cosa
scrivere e non scrivere, dire e non dire in tv, addirittura come
nascondere gli errori degli arbitri amici ed enfatizzare quelli dei
nemici? Perché chiamava minaccioso i giudici disciplinari dei
procuratori pallonari perché salvassero suo figlio da sacrosanta
condanna? Perché, quando il presidente del Palermo Zamparini (l’ha
raccontato lui) voleva l’arbitro Rizzoli, Moggi alzò il telefono e a
Palermo arrivò Rizzoli? Si dirà: anche Facchetti chiese al
designatore Bergamo che Collina arbitrasse Inter-Juve. A parte il
fatto che Collina lo nomina Bergamo e non Facchetti, pochi sanno
come andò a finire: fu designato Rodomonti che negò un rigore
all’Inter e ne diede uno alla Juve. L’Inter contava come il due di
picche: infatti la segretaria dell’associazione arbitri, Mariagrazia
Fazi, moggiana di ferro, istruiva Bergamo su come intortare
Facchetti fingendo di "stare con tutti, non come dicono che tu stai
solo con Juve e Milan". Per tenerlo buono.
La telefonata conferma quel che si era
sempre saputo, ma prima che Moggi la facesse pubblicare era
sconosciuta. Si difende talmente bene da far sorgere un dubbio: che
abbia dietro Taormina o Ghedini?
Moggi e la sua difesa non conoscono la
vergogna: dopo tanto can can, si scopre che la "madre di tutte le
intercettazioni" era una bufala e che a fare il nome di Collina non
è Facchetti, ma Bergamo - La telefonata è ascoltabile su Youtube
Bergamo:
è lui a parlare di Collina nell'intercettazione con Facchetti
Mercoledì, 14 Aprile 2010
Ci mancava solo il vilipendio di cadavere.
Se è vero che l'articolo 410 del codice penale recita: “Chiunque
commette atti di vilipendio sopra un cadavere o sulle sue ceneri è
punito con la reclusione da uno a tre anni. Se il colpevole deturpa
o mutila il cadavere, o commette, comunque, su questo atti di
brutalità o di oscenità, è punito con la reclusione da tre a sei
anni”, allora – allegoricamente parlando, ma non troppo – la
“Moggi-band” alla fine ci è arrivata. In una tragicommedia che non
conosce la vergogna, Moggi e la sua difesa – nella persona
dell'avvocato Trofino – sono arrivati al punto, nell'ultima udienza
al Tribunale di Napoli, di taroccare un'intercettazione di Giacinto
Facchetti, il presidente dell'Inter scomparso il 4 settembre del
2006, mettendogli in bocca una frase che invece era stata
pronunciata da Paolo Bergamo, il designatore. In quella che la
difesa di Moggi ha presentato come “la madre di tutte le
intercettazioni” (citazione testuale), l'avvocato Trofino denunciava
una frase scabrosa e inequivocabile di Facchetti che a un certo
punto dice a Bergamo: “Metti dentro Collina” (per arbitrare
Inter-Juventus). Sulla base di ciò, Trofino ha messo alle corde il
colonnello Auricchio: “Perché questa telefonata non è stata messa
agli atti?”. “La telefonata è stata registrata e trascritta – ha
risposto Auricchio, che di telefonate ne ha ascoltate a migliaia,
ritenendo degna di fede la citazione di Trofino -, ma non è
nell'informativa perché non è stata considerata investigativamente
utile”. A queste parole, molti in aula si sono stracciati le vesti.
Per l'indignazione.
MOGGI
E LA CUPOLA. Il processo in corso a Napoli si basa sulle
intercettazioni disposte dalle Procure di Torino (che poi ha
archiviato il procedimento) e di Napoli fra l’estate del 2004 e
quella del 2005. Il mattatore assoluto è l’allora direttore generale
della Juve, Moggi, che secondo l’accusa sedeva al vertice di una
«cupola» in grado di condizionare partite, campionati, arbitraggi,
calciomercato, organi di controllo, stampa, tv e persino ampi
settori del mondo politico e delle forze dell’ordine. C’è il
controllo militare sui designatori arbitrali Pierluigi Pairetto e
Paolo Bergamo. Ci sono le istituzioni, dalla Figc all’Uefa, piegate
a interessi di parte: per sistemare gli amici e soprattutto per
avere arbitri malleabili, in campionato e in Champions League. E ci
sono addirittura le riunioni in casa di Antonio Giraudo,
amministratore delegato della Juventus, con Lucianone e i due
designatori. Poi c’è la «Gea World», una società che «gestisce»
centinaia tra calciatori, allenatori e dirigenti e fa capo a
un’agguerrita pattuglia di «figli di papà»: Alessandro Moggi, Chiara
Geronzi, Giuseppe De Mita, Francesca Tanzi, Andrea Cragnotti, Davide
Lippi. Secondo gli investigatori, sarà proprio grazie a questo
colossale conflitto d’interessi che il presidente della Roma Franco
Sensi, inizialmente riottoso al sistema Moggi, ma indebitato fino al
collo con la sua Italpetroli nei confronti di Capitalia (allora
presieduta da Cesare Geronzi), sarà indotto a cedere la guida del
club alla figlia Rosella, ben presto risucchiata nell’orbita
geronzian-moggiana; e a sacrificare uno strenuo oppositore della
«cupola», il direttore sportivo Franco Baldini.
Moggi viene intercettato
a Torino, nel precampionato, mentre sceglie gli arbitri preferiti
per le partite della Juventus: i due designatori prendono nota e
obbediscono. Il dg bianconero è in grado d’influire sulle loro
carriere, e su quelle dei fischietti, non solo intervenendo sui
dirigenti del calcio, ma anche controllando capillarmente uno stuolo
di giornalisti sportivi, della carta stampata e della tv. Compresi i
«moviolisti» incaricati di analizzare le scelte arbitrali e di
condizionare così i giudizi sugli eventuali errori. Chi sbaglia a
vantaggio della Juve e dei suoi amici, viene coperto e salvato. Chi
invece sbaglia contro, o fa semplicemente il suo dovere, se ne pente
amaramente: viene attaccato dai giornalisti moggiani e punito dagli
organi federali. Moggi vanta pure ottimi rapporti con molti
politici, a partire dal ministro dell’Interno, Beppe Pisanu (che
chiede e ottiene il salvataggio della Torres Sassari in serie C1), e
da quello dell’Ambiente, Altero Matteoli (tifoso bianconero). Poi ci
sono le telefonate intercettate dal Ros di Roma per la Procura di
Napoli. Le più inquietanti sono due: quella in cui Moggi racconta di
aver chiuso a chiave nello spogliatoio dello stadio di Reggio
Calabria l’arbitro Gianluca Paparesta, «reo» di non aver favorito la
Juventus contro la Reggina (il direttore di gara, intimidito, nel
suo referto non riferirà una parola del fattaccio); e quella in cui
il dirigente bianconero concorda col designatore Bergamo i sorteggi
arbitrali a vantaggio della sua squadra, ma anche di quelle alleate.
Il sistema è quello delle «griglie»: le partite sono divise in
diverse fasce e così gli arbitri. Basta escludere dalla fascia della
Juventus quelli sgraditi a Moggi e inserire quelli graditi, e ogni
«rischio» per i bianconeri e i loro amici è azzerato. Tanto più se
le griglie le detta lo stesso Lucianone al designatore. È il 9
febbraio 2005.
Moggi: Ora ti dico quello che mi
ero studiato io.
Bergamo: Vai!...Vediamo cosa
torna con quello che ho studiato io...Chi ci metti in prima griglia
di squadre? Di partite?
Moggi: Aspe’...Fammi piglia’ il
foglietto! Perché io me la son guardata oggi per bene...Allora, io
ho fatto: Inter-Roma, Juventus-Udinese, Reggina-Milan,
Fiorentina-Parma che non può non essere messa qui, e Siena-Messina.
Bergamo: Sì.
Moggi: Ho fatto di 5, ma si po’
fa’ anche di 4 però! Non è che però Siena-Messina...mi sembra una
partita abbastanza importante! Mi sembra, eh?
Bergamo: Poi c’è anche
Livorno-Sampdoria che all’andata è stato un casino!
Moggi: Sono due squadre che in
pratica so’ un po’ più tranquille.
Bergamo: Vabbè, vai, tanto questo
cambia poco, se ne può aggiungere anche una volendo, però arbitri
per la prima fascia ce ne ho pochi. Dimmi!
Moggi: Io ci ho messo Bertini,
Paparesta, Trefoloni, Racalbuto, ci avevo messo Tombolini, però
Tombolini poi ha fatto un casino con la Lazio, non lo so qui com’è,
ha dato un rigore... questi qui erano gli arbitri che io avevo messo
in questa griglia!
Bergamo: E Rodomonti al posto di
Tombolini, no?
Moggi: Va bene pure!
Bergamo: E allora s’era fatta
uguale vedi!
Moggi: Io credo che questa qui
possa essere una griglia.
Bergamo: Io ce ne avevo 4.
C’avevo: Bertini, Racalbuto, Rodomonti e Trefoloni. E sinceramente
Tombolini volevo tenerlo un turno fermo perché ha sbagliato, sennò
questi se non li punisci mai...
Moggi: Guarda, ora ti dico, può
darsi pure che mi sbaglio, io pure c’ho della gente da tene’ sotto,
no? Se tu, per esempio, non punisci Collina e Rosetti, gli altri
sono tutti autorizzati...
Bergamo: Ma infatti io Collina e
Rosetti non li ho mica messi, eh?
Moggi: No, per dirti! Ma gli
altri sono autorizzati a dire: «Se lo fanno loro possiamo farlo
anche noi»...Non ci devono rompere i...!
Bergamo: Sì sì, infatti che ti ho
detto...
Moggi: Questa, questa è una legge
di gruppo!
Due giorni dopo ecco le
designazioni: Juventus-Udinese, Rodomonti; Livorno-Sampdoria,
Taglia-vento; Inter-Roma, Trefoloni; Fiorentina-Parma, Paparesta;
Bologna-Palermo, Messina; Reggina-Milan, Racalbuto; Siena-Messina,
Bertini; Lecce-Chievo, Morganti; Brescia-Cagliari, De Marco;
Lazio-Atalanta, Brighi. Tutto come ordinato: un sorteggio à la
carte.
VIOLA, LAZIO E MILAN.
Anche la vicenda della Fiorentina di Diego e Andrea Della Valle è
emblematica. I due fratelli rilevano la società viola da Vittorio
Cecchi Gori nel 2002. L’uno è presidente onorario, l’altro
presidente effettivo. E subito provano a scardinare la cupola del
calcio e si battono per cacciare Carraro dalla Figc e Galliani dalla
Lega. Ma ben presto sono costretti a scendere a patti con la cupola
da un’autentica persecuzione arbitrale, che precipita la Fiorentina
sull’orlo della retrocessione. I Della Valle contattano Bergamo e
Moggi. E alla fine la Fiorentina si salva per il rotto della cuffia
a discapito del Bologna. L’ultima giornata è decisiva: il Parma non
deve vincere a Lecce, altrimenti si salva e manda in B la
Fiorentina. Arbitra il solito De Santis. Il designatore lo chiama
prima della partita per le ultime raccomandazioni:
Bergamo: Massimo, è tutto a
posto?
De Santis: Ho parlato con i
guardalinee, gli ho spiegato un po’ velatamente le cose, ci mettiamo
in mezzo noi.
Bergamo: L’importante è che tu
vinca.
Infatti la Fiorentina batte il
Brescia 3-0 e Lecce-Parma finisce rocambolescamente 3-3. Mazzini si
felicita con Della Valle per la missione compiuta.
Mazzini: I cavalli boni vengono
sempre fori. Le nostre pedine funzionano sempre, l’operazione
chirurgica è stata perfetta.
Della Valle: Certi errori non li
faremo più.
Il ruolo della Lazio è
complesso: il presidente Lotito avrebbe agito – si legge nella
sentenza dell’arbitrato del Coni (l’ultimo della lunga serie di
verdetti della giustizia sportiva) – nella "putativa convinzione di
dover reagire a torti subiti e di poterlo fare avviando contatti non
trasparenti con i vertici federali". Le sue proteste vanno a buon
fine, anche perché Carraro ha bisogno del voto di Lotito per essere
confermato alla presidenza della Figc. Non per niente il 3 febbraio
2005, in vista dell’incontro fra Chievo e Lazio che si giocherà il
giorno 20, Carraro ordina a Pairetto: "Bisogna dare una mano alla
Lazio". Quanto al Milan, visto che gli arbitri li controlla Moggi,
si accaparra i guardalinee. Se ne occupa un consulente "esterno" del
club berlusconiano, in stretto contatto con Galliani: il ristoratore
Leonardo Meani, molto addentro alle segrete cose del calcio, essendo
stato guardalinee. Anche lui, come Galliani e gli altri dirigenti
coinvolti nello scandalo, già squalificato dalla giustizia sportiva.
Del Piero ''Ridateci
gli scudetti di calciopoli....E LIBERATE GIRAUDO DAL CARCERE !!!!''
Il capitano bianconero rivuole indietro i
due tricolori (2004-2005 e 2005-2006) spazzati via dall'inchiesta
sul calcio malato: ''Noi li sentiamo nostri. Gli ultimi fatti fanno
pensare a qualcosa di diverso dalla sentenza, ma per ora bisogna
attenersi ai fatti'' Ecco i fatti ATTUALI SONO CHE IL SUO DIRIGENTE
PRINCIPALE GIRAUDO E' STATO CONDANNATO A TRE ANNI DI CARCERE. DEL
PIERA SI E' GIA' DIMENTICATO DEL FATTO, PARLA DI STRONZATE A 15
PUNTI DALLA PRIMA IN CLASSIFICA...(
VAI A GIRAUDO CONdannato a tre anni....)
Da segnalare
ancora che la vittoria dell'Inter a Londra contro il Chelsea, oltre
a permettere ad una rappresentante italiana di accedere nuovamente
ai quarti di finale di Champions dopo il fiasco collettivo della
scorsa stagione, è anche stata importante per i coefficienti Uefa.
Prima delle gare di Europa League di stasera, l'Italia conta infatti
un margine di quasi due punti sulla Germania. Un vantaggio che
accresce notevolmente le possibilità di mantenere quattro squadre in
Champions League anche nella stagione 2011-2012. (Ansa)

Quarantotto ore di speranza, poi siamo ritornati alla realtà:
probabilmente la realtà del calcio italiano e quella
dell'Inter sono talmente differenti che siamo di fronte a due
storie distinte e separate che non c'entrano niente l'una con
l'altra. A poca distanza dallo Stamford Bridge, dove l'Inter
aveva consumato il suo trionfo nel segno di Mourinho, si è
conclusa una delle pagine più nere degli ultimi difficili anni
juventini. Uscire dall'Europa League - la Coppa europea di
scorta - presi a schiaffi dal Fulham, club inglese non certo
di primo livello, fa molto, molto male. E non solo alla
Juventus, ma all'intero calcio italiano: che non solo perde
preziosi punti nella classifica Uefa, ma viene addirittura
umiliato. E' stata una partita anche peggiore rispetto al 4-0
della sconfitta del Milan all'Old Trafford: lì l'avversario
era un grande Manchester United. Questo ko invece offre la
misura della pochezza della Juventus di quest'anno. Poco conta
che ci sia Zaccheroni o Ferrara in panchina: è l'intera
squadra e la società e l'allenatore che hanno perso il credito
che avevano così faticosamente accumulato negli ultimi due
mesi. Si ricomincia da capo dunque. E dal basso.
Potremmo attaccarci qui alla differenza di approccio che
hanno avuto l'Inter di Mou e la Juventus di Zac alla partita
europea, sottolineando il fatto che l'Inter si è presentata
con coraggio estremo alla sfida col Chelsea con tre punte e un
trequartista, mentre nella sostanza la Juventus con una sola
(Trezeguet) a difendere la vittoria dell'andata. L'Inter ha
avuto coraggio, la Juventus ha avuto paura: certamente è così.
Ma credo che questo sia solo un punto secondario: il primo e
più evidente è che l'Inter è una grande squadra, con una
dimensione europea ormai acquisita, la Juventus assolutamente
no. Ricordo che non è la prima volta quest'anno che va
incontro a umiliazioni di questo tipo: era già successo col
Bayern in casa col 1-4 (risultato maledetto che si ripete...)
eliminando la squadra dal girone di Champions League.
Banalmente parlando, visto che non lo si è capito in mesi e
in mesi di crisi, la Juventus ha una difesa impresentabile,
costruita e concepita male e messa in campo ancora peggio. La
Juventus ha un difesa quasi da zona retrocessione in serie A
(39 gol subiti) e ne ha incassati altri 13 tra Champions
League e questo spezzone di Europa League: un disastro. Se
l'espulsione di Cannavaro è stata certamente ingenerosa e
sbagliata è altrettanto vero che la responsabilità del
difensore sul primo gol è stata evidente. Cannavaro purtroppo
- e dispiace dirlo essendo un campione del mondo e un'icona
dell'Italia del calcio - è il simbolo del crac della Juventus.
E così via con gli altri: vogliamo parlare di Grosso, o di
Felipe Melo che gioca davanti alla difesa? Se Zaccheroni da
qualche settimana ha rinunciato a giocare con la difesa a tre
anche questo è un sintomo della sua stessa evidente
preoccupazione.
E ancora: una squadra come la Juventus, sia pure in dieci e
poi in nove, ha il dovere di costruire qualcosa di più e non
di essere letteralmente schiacciata da una squadra di
quartiere come il Fulham. Se Diego interviene in area
sventolando un braccio e rimediando un rigore, mi chiedo con
quale concentrazione giochi, quali siano le sue condizioni
psicologiche, che tipo di giocatore sia. Il campione che
pensavamo (e che ammiravamo in Germania) o il brocco che
vediamo?
Il ko del Craven Cottage ha causato un crollo che rischia di
essere irreversibile e di affondare ulteriormente la squadra
anche in campionato, riaprendo ferite che con Zaccheroni
sembravano guarite. Salire dal quinto al quarto posto sarà
durissima, più facile peggiorarla quella classifica se le
partite col Siena e col Fulham diventano la regolarità. La
Juventus all'improvviso è rientrata nel tunnel buio della sua
crisi: che non tutto fosse risolto lo si era capito da qualche
settimana, la rimonta dei tre gol da parte del Siena aveva
evidenziato il problema, il crac di Londra ricreato quel clima
di tensione e paura precedente all'arrivo di Zaccheroni. Le
dichiarazioni del dopo match hanno evidenziato tutto ciò:
Zebina ha fatto un gestaccio (dito medio alzato) verso queio
tifosi che poi ha accusato di razzismo e di insultarli per
tutto il tempo. Del Piero ha detto chiaramente che questo è
"uno dei momenti più brutti della carriera". Ogni giudizio,
ogni parola sembrano ultimativi e disperati. I tifosi
contestano la squadra persino a Londra. L'aria è tornata a
essere pessima.
Adesso sarà difficile per la Juventus ritrovare quella
forza e quella serenità per lottare per il quarto posto. I
tifosi sono disperati e delusi; la società ripiomberà
nell'incertezza sulla scelta dell'allenatore, quando sembrava
convincersi di voler confermare Zaccheroni, l'anno rischia di
trasformarsi nuovamente in un calvario. Insomma o la Juventus
riparte subito da domenica a Genova contro la Samp o rischia
l'implosione.
E l'allarme rosso si accende ovviamente anche per il calcio
italiano e per la nazionale italiana che si prepara per i
mondiali in Sudafrica: se l'ossatura è tutta bianconera c'è da
preoccuparsi veramente.
TVTTB NTRST.ORG (20-02-2004)
L'esperimento SMeSaggi di interisti.org inizia con stile
innato, e resisterà fin quando qualche sconsiderato non
scriverà una montagna di insulsaggini costringendoci a chiuderlo.
Intanto presi a caso tra i primi messaggi arrivati: "Ma
perché Inter.it chiede notizie a Facchetti sul Mondiale per Club? Ora che ci arriviamo noi è presidente Riccardo Ferri",
"Un saluto a tutte le mie fans", "An ghè gninta da fér,
sta squedra as fà sùfrir ma a sam seimper chè a tifer e
sperer", "Costacurta sarà anche attempato ma intanto
lui sta con la Colombari". Infine, un smessaggio da tale
A.Galliani: "Si impartiscono lezioni di stile,
anche private"(10-06-2004)
Febbraio 2003: nel firmamento di Interisti.org nasce una stella:
la cantante russa Alla Pougaciova...
PASQUALLA - Grande vittoria e nessuna polemica per un altro
sabato sera rovente alla Pinetina: protagonista il giovane
Pasquale. Come sempre piovono ormoni nelle stanze del
giovane terzino, catturato dalle seduzioni dell'eroina della steppa,
Alla Pougaciova. La star dell'Est, esibitasi con Pupo
alla festa del Lokomotiv, è arrivata in Italia e si è esibita a
Milano in un noto ristorante russo accompagnata da Pasquale
alla chitarra. I due hanno poi ballato diverse mamutchke, tra cui
una sensualissima Kalinka, prima di eclissarsi
verso una lunga notte milanese.

VENTIQUATTRESIMA GIORNATA 2004-2005
FACCHETTI: "UN ALTRO PASSO AVANTI. Sfruttando
le regole del marketing sociale la società si sta muovendo per far
iscrivere altre tre squadre in corsa nel presente campionato, allo
scopo di allungarlo in modo da permetterci un ipotetico aggancio.
D'altra parte ci ritroviamo tifosi che inneggiano ai diciotto trofei
vinti da Repusher (CONTANDO NATURALMENTE LE 15 SUPERCOPPE A PARTITA
UNICA,LE TRE INTERCONTINENTALI NON TRASMESSE DA CANALE 5 E TUTTA LA
TEORIA DI TROFEINI E TROFEETTI DEL CAZZO CHE SI SONO INVENTATI PER
ALLARGARE IL PALMARES...) e di conseguenza noi come società che sta
entrando nel marketing sociale non possiamo essere da meno!!
-
L'Antitrust
attacca
l'Inter per non aver comunicato all'Autorità l'acquisto del
pacchetto di controllo dello Spezia Calcio. Ora, quand'anco la
notizia riportata
per esteso
da Inter.it sotto una forma forse equivocabile ("L’Inter è
ufficialmente azionista di maggioranza ") non avesse mosso il fiuto
degli Sherlock Holmes del garante, un qualche sospetto avrebbe
potuto destarlo la politica gestionale morattiana degli allenatori
del fortissimo team ligure. Dal settembre 2002 hanno infatti posato
le terga sulla panca spezzina: Fabio
Brini,
Antonio
Sassarini,
Stefano
Cuoghi,
Roberto Bosco, Walter
Nicoletti,
Marco Alessandrini, Loris
Dominissini.
Un turn-over col copyright. Ora si è capito perchè il Morattenstein
ci va cauto con Sciarpetta, ha trovato la sua valvola di sfogo in
quel di Spezia. Per la gioia degli innumerevoli tifosi neroazzurri
ormai anche l'Inter va calcando le orme dinosauriche del marketing
sociale. Così come la nazione viene diretta dal venditore di
pannolini e carta da culo, così anche il calcio va infettandosi di
quel virus devastante. Anche da Torino le notizie si fanno
inquietanti: nonostante la riblindatura del campionato omologato
della Germania Est, dopo la sconfitta dell'Udinese da parte di
Recalbuto ( vi ricordate la mitica vaccata in Empoli-Juvenilia del
1998??) e dopo le urla di Moggi contro il mondo mediatico che vuole
la distruzione delle tre mummie al potere, ecco che Lapo-Mapo cala
col suo monito. Con gli smiles la Juvenilia avrà una svolta. Lo
crediamo bene. Gli americani hanno rifiutato di sobbarcarsi una Fiat
decotta. Fallito il pacco alla Nani Loj, Montezuma subito si è
attivato per una nuova campagna per la rottamazione allo scopo di
rastrellare soldi dallo stato. Di fronte all'imminente fiumara di
danaro pubblico ("Non
abbiamo intenzione di far intervenire lo stato.
Ma
Berlusconi
parla chiaro: "Abbiamo in animo di farlo".) la terza generazione
degli Agnelli alza immediatamente la cresta ed impone il repulisti
delle mummie. All'interno di questo squarcio si capisce anche
l'affanno di Facchetti, la nuova testa di legno morattiana. A quanto
pare, cifre temporali alla mano, il lascito avito per le tre mummie
scadrà nel 2006, per gli scienziati neroazzurri del marketing
sociale ci sono quindi ancora poco meno di 365 giorni a disposizione
per entrare di prepotenza nell'economia dei passaggi di mano. Sulla
giornata appena trascorsa rimane molto poco da dire, se non che il
parmetta ora si ritrova in piena zona retrocessione: pronti
immediatamente i DVD per la storica rimonta dell'Inter, come
comunicato dalla Gazzetta: "Inter:
le grandi rimonte
Le immagini di
"Incredibile Inter" (Dvd in edicola con Gazzetta) delle partite più
emozionanti di questa stagione: INTER-BOLOGNA (da 2-1 a 2-2),INTER-LAZIO
(da 1-0 a 1-1),ROMA-INTER (da 1-3 a 3-3),INTER-PALERMO (da 1-0 a
1-1),CHIEVO-INTER(da 0-1 a 2-2),SIENA-INTER(storica,in superiorità
numerica e con un rigore a favore da 0-1 a 2-2)"

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Ecco come fu spartito il calcio italiota
dal 1995: "
E'
il 5 luglio 1995.
La Juventus ha appena vinto lo scudetto
e la Triade e' alla guida dei bianconeri
da due anni.
Galliani si incontra all'Hotel Palace di
Torino con Giraudo.
Parlano di Roberto Baggio e poi
definiscono i dettagli di quella che
diventerà la Santa Alleanza del calcio
italiano.
Galliani: "Il nostro obiettivo e' una
vera e propria associazione come il
basket NBA. Solo che il nostro sarà un
menage a due, cosi' saremo sempre
d'accordo. Secondo un sondaggio noi e la
Juventus rappresentiamo il 55% del tifo,
il nostro prodotto sara' piu' allettante
per le aziende".
Sembra all'inizio un accordo
commerciale. L'idea e' scambiarsi gli
sponsor, fare delle sinergie dovunque si
possano arraffare piu' soldi e spendere
di meno.
Le reazioni arrivano, Cragnotti e Sensi
protestano, il ricorso all'Antitrus di
Amato non porta a nulla.
Giraudo e Galliani si incontreranno per
anni almeno una volta alla settimana per
sistemare gli affari, puntano ai veri
nuclei dell'interesse: il potere
politico e i diritti televisivi
NEL
DICEMBRE 2009 IL LORO GENERAL MANAGER
GIRAUDO PRENDEVA TRE ANNI DI RECLUSIONE
IN PRIMO GRADO PER FRODE SPORTIVA,
CONTEMPORANEAMENTE IL LORO DIRETTORE
MAFIOSO GENERALE DI MERDA MOGGI, SI
PRENDEVA 18 MESI DI RECLUSIONE PER
MINACCE ED ASSOCIAZIONE A
DELINQUERE(Processo Gea). POI C'E' IL
PROCESSO FARLOCCOPOLI CON LA
RIESUMAZIONE DI 10 MILIONI DI NASTRI DI
CONVERSAZIONI CON PERSONE DEFUNTE, PER
ARRIVARE A QUESTO PRINCIPIO: SICCOME
TUTTI QUANTI TELEFONAVANO, NOI NON
FACEVAMO NIENTE DI MALE E QUINDI SIAMO
INNOCENTI. (SALVO NATURALMENTE LE
TELEFONATINE IN CUI SI STABILIVANO A
PRIORI CHI DOVEVA ARBITRARE CHI E CHI
DOVEVA POI ESSERE AMMONITO PER SALTARE
IL TURNO SUCCESSIVO...). UNO STUOLO
INFINITO DI STUOINI SI E' POI PRESENTATO
A QUESTO PROCESSO PER PROFESSARE, LE
ANIME BELLE DEI MIEI COGLIONI, LA LORO
ESTRANEITA' A TUTTA LA MERDA
SCOPERCHIATA. NEL GIRO DI UN ANNO TUTTA
QUESTA MERDA SI E' RIFATTA UNA
STRAORDINARIA VERGINITA' E COSA FANNO:
Agnelli:
''Chiederemo
di ridarci gli scudetti''
Hanno la faccia come il culo !!!!
La Juve
chiederà alla Figc la
riassegnazione dei due scudetti
che sono stati tolti alla società
in seguito alla vicenda Calciopoli.
Lo ha annunciato il presidente
bianconero, Andrea Agnelli, nel
discorso di apertura all'assemblea
degli azionisti della società
bianconera al Centro congressi del
Lingotto di Torino. "Una volta
accertata la correttezza della
società negli anni in questione
potremmo avanzare la richiesta di
riassegnazione dei titoli", ha
spiegato Agnelli. "Il procedimento
giudiziario al Tribunale di Napoli
è uno dei due aperti. L'altro
riguarda l'esposto che abbiamo
presentato per la revoca dello
scudetto 2006. Abbiamo avuto dalla
Federcalcio sufficienti garanzie
che a breve avremo una risposta a
questo esposto. Attendiamo con
fiducia".
Alla sua prima riunione con i soci
da quando è stato nominato
presidente del club, Agnelli ha
sottolineato che "la mia presenza
qui rappresenta l'unità d'intenti
della nostra famiglia, la mia e di
mio cugino John Elkann". Poi ha
parlato della ricostruzione
avviata quest'anno. "L'ultima
stagione sportiva è stata tra le
più burrascose della storia
ultracentenaria della società. Dal
mio ingresso, abbiamo così portato
avanti una serie di riflessioni su
tre aspetti. Il rafforzamento
manageriale, con l'ingresso di
Beppe Marotta come direttore
generale area sport, la guida
tecnica, con l'arrivo di Delneri,
e il rinnovamento del Cda''.
BLANC: "NON MI DIMETTO"
- Dopo
l'intervento di apertura dei
lavori del presidente Andrea
Agnelli, la parola è passata a
ventitre azionisti della società
bianconera. Tra questi Giuseppe
Belviso che ha chiesto "le
dimissioni di Jean-Claude Blanc,
protagonista del fallimento
sportivo bianconero e della
peggior gestione di sempre". La
risposta dell'ad juventino è stata
telegrafica: "Non ho mai pensato a
dimettermi". Nel mirino anche
l'azionista di riferimento John
Elkann, colpevole di essersi
intrattenuto in assemblea soltanto
per una manciata di minuti (per
portare il suo saluto al cugino
Andrea, per la prima volta
impegnato come presidente della
Juventus all'assemblea dei soci),
"periodo troppo breve,
evidentemente proporzionale al suo
interesse per la causa juventina",
ha sottolineato l'azionista
Salvatore Cozzolino. Fabio
Bellucci ha chiesto "di rinnovare
al più presto il contratto di Del
Piero", oltre a maggiori
informazioni sulla modalità di
cessione di Trezeguet, "uno che
farebbe ancora comodo alla squadra
e che avrebbe comunque meritato un
addio diverso, all'altezza di
quello che è stato il suo
contributo alla causa bianconera".
"POULSEN? UNA SCELTA DI
RANIERI" - C'è poi chi
come l'azionista Marco Bava, oltre
a invocare una presa di posizione
da parte del club "sulla questione
dei cori razzisti lanciati dalla
nostra tifoseria", ha voluto una
spiegazione da parte di Blanc sul
mancato acquisto di Xabi Alonso
nell'estate 2008. "Avevamo due
strade - ha risposto l'ad
bianconero -: Xabi Alonso o
Poulsen. Trovati gli accordi con i
giocatori e con i rispettivi club,
non volendo imporre la nostra
scelta al mister, abbiamo chiesto
allo stesso Ranieri di scegliere.
E' stato lui a decidere di
ingaggiare Poulsen". Tutti
d'accordo invece sull'atmosfera
nuova, con forte aria di
restaurazione, portata dal nuovo
presidente. Tutti compatti nel
chiedere "maggiore rispetto sul
fronte Calciopoli, presso il
tribunale di Napoli". E tutti
orgogliosi di avere tra i quattro
nuovi membri del cda del club una
bandiera bianconera come Pavel
Nedved. "La sua nomina - ha
sottolineato l'azionista Paolo
Bertinetti - è la conseguenza
coerente all'impostazione data al
club da Andrea Agnelli".
STADIO SI RIPAGA DA SOLO -
Blanc ha anche risposto ad una
domanda sul nuovo stadio. "Il
business plan del nuovo stadio
evidenzia la capacità della
società di sostenere i costi di
gestione e di ripagare il debito.
Il project financing permette al
nuovo stadio di ripagarsi da
solo". D'accordo Agnelli. ''Quando
il nuovo stadio sarà aperto - ha
detto - sarà un grandissimo
successo di Blanc, che l'ha
accudito e gestito quasi come un
figlio, ma sarà anche il segno
della continuità nel perseguire
gli obiettivi, in quanto è dal '94
che la Juventus voleva dotarsi di
uno stadio di proprieta'".
AGNELLI: "STIMO MOGGI" -
"Stimo Luciano Moggi per il lavoro
che ha svolto da noi e non solo,
l'ho già ribadito anche in
pubblico più volte, e questa stima
non verrà mai meno. Oggi, però, il
nostro punto di riferimento per
l'area tecnica è Giuseppe Marotta,
che ha tutta la mia stima e che
vorrei avesse anche quella di
tutti i sostenitori della Juventus".
Lo ha detto il presidente della
società bianconera, Andrea Agnelli
nel corso dell'assemblea a
proposito di come la società
intende comportarsi in merito ad
un'eventuale futura collaborazione
con l'ex dg Moggi. Agnelli ha
quindi escluso anche un eventuale
ritorno di Roberto Bettega che era
presente in sala e che è stato
salutato con un caloroso applauso:
"Roberto è stato, è e sarà per
sempre una bandiera juventina", ha
voluto sottolineare il presidente
Agnelli.
MAROTTA E NEDVED
CONSIGLIERI - Il
presidente Agnelli ha motivato
così la recente nomina di Beppe
Marotta e Pavel Nedved a
consiglieri di amministrazione
bianconeri: "E' estremamente
importante per il nostro consiglio
avere il responsabile dell'area
sportiva Marotta e condividere le
decisioni con lui che ha in mano
una grossa parte del nostro
bilancio. Nedved, invece, ha una
un ruolo multiplo: aiuta lo
sviluppo tecnico della prima
squadra e del settore giovanile,
ha un compito di rappresentanza
verso gli stakeholders, farà da
cassa di risonanza e trasmetterà
ai consiglieri di amministrazione
cosa significa giocare, lottare e
vincere per la Juve. Tutte
sfumature che soltanto un grande
campione come lui può dare e
trasferire al consenso della
nostra governance".
AGNELLI: "FORZA BAYERN"
- L'azionista Salvatore Cozzolino,
tra le tante critiche mosse a
Jean-Claude Blanc, ha ricordato
che, in occasione della finale di
Champions League, l'ad bianconero
aveva dichiarato di tifare Inter,
perché l'eventuale vittoria dei
nerazzurri avrebbe avuto ricadute
positive per le altre squadre
italiane impegnate a qualificarsi
al massimo torneo continentale. La
replica del presidente Agnelli:
"Anche il vicepresidente del Milan
Galliani disse di sostenere l'Inter,
ma con una precisazione: il tifo
per i nerazzurri sarebbe durato
fino al 120', perché gli eventuali
calci di rigore non avrebbero
influito sul calcolo del ranking
Uefa. Dopodiché, forza Bayern".
BILANCIO APPROVATO -
L'assemblea dei soci ha approvato
il bilancio di esercizio 2009-10,
che si è chiuso con una perdita di
11 milioni di euro, a fronte di un
utile di 6,6 milioni
nell'esercizio precedente. I
ricavi sono rimasti
sostanzialmente stabili a quota
240,2 milioni (-0,2 milioni sul
2008-2009) e sono composti
principalmente da 'diritti tv e
proventi media', che ammontano a
151,4 milioni (il 63,1% del
fatturato complessivo). I costi
operativi sono cresciuti invece
dell'1,2% a 196,5 milioni. "Non
faremo un aumento di capitale - ha
spiegato il presidente, Andrea
Agnelli - perché la società ha le
risorse adeguate per affrontare
l'esercizio in corso. A dicembre,
poi, aggiorneremo il piano
industriale pluriennale e in
quella sede faremo le
valutazioni". L'assemblea degli
azionisti ha approvato anche
l'aumento da 7 a 11 del numero dei
componenti del Consiglio di
amministrazione e il conseguente
ingresso in Cda del direttore
generale, Beppe Marotta, di Pavel
Nedved, Michele Briamonte e Aldo
Mazzia.
Rosetti: "Bergamo
duro
durante Lazio-Fiorentina"
L'ex arbitro
internazionale, chiamato come teste dalla difesa
di De Santis al processo a Napoli, racconta cosa
accadde nella gara del maggio 2005 dove non vide
un clamoroso fallo di mano di Zauri:
"Nell'intervallo arrivò una telefonata e Bergamo
mi rivolse frasi molto forti sull'episodio".
Parlano anche Nesta e Ledesma
NAPOLI
-
Si torna in aula, alla nona sezione del
Tribunale di Napoli, per la seconda udienza
dopo la pausa estiva al processo di Calciopoli.
La giudice Casoria verifica chi c'è e chi
invece manca tra le decine di testimoni
chiamati in causa dai vari imputati,
trattandosi ancora di un'udienza interamente
dedicata all'esame dei testimoni della difesa.
Tra i convocati dall'avvocato Gallitelli,
legale dell'ex arbitro De Santis, dunque, una
delle deposizioni più interessanti è quella
dell'ex arbitro Roberto Rosetti. "Quell'episodio
mi è sfuggito, a me è sembrato un colpo di
testa. E' stato sicuramente un errore, ma in
quel momento l'ho valutato così", così l'ex
fischietto internazionale torinese ha risposto
alla domanda relativa al fallo di mano di
Zauri in Lazio-Fiorentina del maggio 2005.
LA TELEFONATA DI BERGAMO
NELL'INTERVALLO - Alla richiesta se
avesse avuto durante l'intervallo di quell'incontro
telefonate Rosetti ha raccontato un episodio
singolare. "In 27 anni non ho mai tenuto
acceso il cellulare nell'intervallo, per mia
scelta - ha spiegato -. Tra il primo e il
secondo tempo di quella partita, però, arrivo
una telefonata da parte di Bergamo al quarto
assistente. Parlai con Bergamo che usò toni
molto duri sotto il profilo psicologico, con
frasi del tipo 'come hai fatto a non vederlo,
era un mani clamoroso'. Io però poi ho pensato
solo a finire bene la partita".
ROSETTI: MAI SAPUTO CHI ERA DIFFIDATO
- Più
in generale l'attuale
responsabile degli arbitri di serie B ha
dichiarato: "Non ho mai ricevuto pressioni né
arbitrato mai la Juventus (essendo della
sezione Aia di Torino). Non mi è mai
interessato sapere chi erano i diffidati",
quest'ultima affermazione rispondendo alla
domanda sull'ipotesi di ammonire i giocatori
diffidati che poi avrebbero saltato il
successivo match contro i bianconeri.
DEL PIERO ASSENTE: NON HA RICEVUTO
NOTIFICA - A proposito di Vecchia
Signora, Alessandro Del Piero non sarà in
tribunale oggi. Il capitano della Juve non ha
ricevuto la notifica e forse sarà ascoltato
nelle prossime udienze. Presente invece
Cristian Ledesma, centrocampista della Lazio
chiamato da De Santis per testimoniare sulla
gara Lecce-Juve 0-1. In aula anche Alessandro
Nesta e, oltre a Rosetti, l'arbitro Bergonzi e
l'assistente Calcagno.
LEDESMA: "LECCE-JUVE? PIOVEVA
MOLTO..." - Proprio Ledesma, ai tempi
capitano del Lecce, parla della partita contro
la Juve del novembre 2004. "Ricordo che
pioveva molto, ma abbiamo giocato lo stesso
- dice il centrocampista -. Non ricordo di
aver chiesto di verificare le condizioni del
campo, e non so se lo abbia fatto il capitano
della squadra avversaria". Ledesma ha ammesso
che molti dettagli di quel periodo gli sono
ormai sfuggiti dalla memoria. In riferimento
alla partita Lecce-Parma del 29 maggio 2005,
invece, ha dichiarato: "Il giocatore del Parma
Morfeo fu espulso a fine gara, ma non ricordo
la motivazione. Ricordo che Zeman ad un certo
punto vide la partita da dietro la panchina,
il pubblico cominciò a protestare ma non ho
mai chiesto al mister i motivi di quel gesto".
NESTA: "MILAN-JUVE? NON RICORDO
POLEMICHE" - Il difensore del Milan
Alessandro Nesta, invece, ha dichiarato di non
ricordare gli episodi dei due rigori
contestati dalla Fiorentina in occasione della
gara con i rossoneri del 30 aprile 2005. Nesta
non ricordava neppure di essere diffidato
prima di quel match. "Ricordo di aver giocato
la partita successiva Milan-Juventus e che in
quell'occasione fui ammonito per un brutto
fallo. Polemiche? Tra Milan e Juve, che erano
in lotta per lo scudetto, ognuno tirava dalla
propria parte". A chiedere la deposizione di
Nesta è stata la difesa dell'ex arbitro De
Santis proprio per cercare di dimostrare che
le ammonizioni ai giocatori diffidati, prima
dei match con la Juve, non erano scientifiche.
VERRA' ASCOLTATO IL FIGLIO DI
FACCHETTI - Nelle udienze successive
dovrebbero essere citati altri testimoni
indicati dalla difesa del principale imputato,
l'ex dg della Juventus Luciano Moggi. Secondo
indiscrezioni, sarebbe confermata l'intenzione
dei legali di rinunciare alle testimonianze di
Moratti e Tronchetti Provera, presidente e
vicepresidente dell'Inter, che erano state
annunciate nelle scorse udienze. Una volta
esauriti i testimoni della difesa, i pm
Capuano e Narducci potrebbero decidere di
ascoltare altri testi di accusa.
Pare comunque scontata la convocazione di
Gianfelice Facchetti, figlio dell'ex
presidente dell'Inter, che nei mesi scorsi
consegnò ai magistrati un memoriale autografo
del defunto campione nerazzurro. Nel documento
Facchetti riferiva, tra l'altro, di aver
ricevuto segnalazioni sul presunto sistema
illecito che governava il mondo del calcio e
sottolineava la necessità di trovare prove.
POI INTERROGATORI DEGLI IMPUTATI -
Concluse le testimonianze si passerà all'esame
degli imputati che intenderanno sottoporsi
all'interrogatorio. Tra questi potrebbe
esserci lo stesso Moggi che finora, più volte,
ha rilasciato in aula dichiarazioni spontanee
per replicare alle accuse. Nel frattempo IL
SIGNOR PAGATO DALLO STATO DE LA REPUBBLICA
BIANCHI, CONTINUA A VOLER L'INTER NON SOLO IN
B MA RADIATA: Calciopoli, avanti a tappe
forzate: udienza (oggi) a Napoli, nei prossimi
giorni la Procura federale si metterà al
lavoro, dopo non poche titubanze, sull'esposto
presentato dalla Juventus in merito allo
scudetto 2006 assegnato dai saggi (saggi?)
all'Inter. Niente più alibi. Ora il
superprocuratore, Stefano Palazzi, ha tutte le
carte, i cd, le trascrizioni, i brogliacci,
eccetera, per poter finalmente procedere.
Entro fine stagione (30 giugno 2011) dovrebbe
chiudere la sua inchiesta: le carte finiranno
poi al consiglio federale che dovrà decidere
se revocare o meno lo scudetto all'Inter.
Scudetto che il club interista non ha alcuna
intenzione di restituire. I rapporti fra
Giancarlo Abete e Massimo Moratti, d'altronde,
non sono certo buoni (eufemismo...). Secondo
l'avvocato Paco D'Onofrio, uno dei legali di
Moggi,"l'Inter dovrebbe rinunciare alla
prescrizione" davanti alla giustizia
sportiva,SEMPRE L'AVVOCATUCOLO PROPONE LA
RADIAZIONE DELL'INTER PER VIA DELLE
INTERCETTAZIONI TELECOM CHE VEDONO COINVOLTO
IL SIGNOR TRONCHETTI PROVERA. Non credo che
Moratti lo farà mai(NON HANNO RINUNCIATO ALLA
PRESCRIZIONE ANDREOTTI E BERLUSCONI PERCHE'
DOVREBBE FARLO MORATTI, IN UN PAESE CHE DA 16
ANNI PERMETTE IL GOVERNO AD UN
PLURIPREGIUDICATO PRESCRITTO ED ASSOLTO GRAZIE
A LEGGI AD HOC FATTE PER LUI....:
Falsa testimonianza sulla P2, CONDANNATO
ED AMNISTIATO, 1990
La prima condanna di Silvio Berlusconi da
parte di un tribunale arriva nel 1990: la
Corte d’appello di Venezia lo dichiara
colpevole di aver giurato il falso davanti ai
giudici, a proposito della sua iscrizione alla
lista P2. Nel
settembre 1988, infatti, in un processo per
diffamazione da lui intentato contro alcuni
giornalisti, Berlusconi aveva dichiarato al
giudice:"Non ricordo la data esatta della mia
iscrizione alla P2, ricordo che è di poco
anteriore allo scandalo". Per questa
dichiarazione Berlusconi viene processato per
falsa testimonianza. Il dibattimento si
conclude nel 1990: Berlusconi viene dichiarato
colpevole, ma il reato è estinto per
l'intervenuta amnistia
del 1989.
Tangenti a Craxi (All Iberian 1)
CONDANNATO E PRESCRITTO NEL 2002
Per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a
Bettino Craxi (Ë la pi˜ grande tangente mai
pagata a un singolo uomo politico in Italia),
passati attraverso la società estera All
Iberian, in primo grado è condannato a 2 anni
e 4 mesi. In appello, a causa dei tempi lunghi
del processo scatta la prescrizione del reato.
La Cassazione conferma.
Falso in bilancio (All Iberian 2)
PROSCIOLTO PER INTERVENUTA LEGGINA AD HOC, LA
DEPENALIZZAZIONE DEL FALSO IN BILANCIO, 2003
Berlusconi Ë stato indagato (anche sulla
base di una voluminosa consulenza fornita
dalla Kpmg) per la rete di 64 società e conti
off shore del gruppo Fininvest (Fininvest
Group B) che, secondo l'accusa, ha finanziato
operazioni "riservate" (ha scalato societý
quotate in Borsa, come Standa e Rinascente,
senza informare la Consob; ha aggirato le
leggi antimonopolio tv in Italia e in Spagna,
acquisendo il controllo di Telepi˜ e Telecinco;
ha pagato tangenti a partiti politici, come la
stecca record di 21 miliardi di lire data a
Craxi attraverso la societý All Iberian). La
rete occulta della Finivest-ombra ha spostato,
tra il 1989 e il 1996, fondi neri per almeno 2
mila miliardi di lire. Per questo Berlusconi Ë
stato chiamato a rispondere di falso in
bilancio. Ma nel 2002 ha
cambiato la legge sul falso in
bilancio, trasformando i suoi reati in
semplici illeciti sanabili con una
contravvenzione e soprattutto riducendo i
tempi di prescrizione
del reato (erano 7 anni, aumentabili fino a
15; sono diventati 4). CosÏ il giudice per le
indagini preliminari nel febbraio 2003 ha
chiuso l'inchiesta: negando l'assoluzione,
poichÈ Berlusconi e i suoi coimputati (il
fratello Paolo, il cugino Giancarlo Foscale,
Adriano Galliani, Fedele Confalonieri) non possono dirsi
innocenti; ma decidendo di prosciogliere
tutti i 25 imputati, poichÈ il tempo per il
processo, secondo la nuova legge, è scaduto.
Lodo Mondadori condannato per
corruzione semplice, SCATTA LA PRESCRIZIONE
NEL 2001
Berlusconi è accusato di aver pagato i
giudici di Roma per ottenere una decisione a
suo favore nel Lodo Mondadori, che doveva
decidere la proprietà della casa editrice. Il
giudice dell'udienza preliminare Rosario Lupo
ha deciso l'archiviazione del caso, con
formula dubitativa. La Procura ha fatto
ricorso alla Corte d’appello, che nel giugno
2001 ha deciso: per Berlusconi è ipotizzabile
il reato di corruzione semplice, e non quello
di concorso in corruzione in atti giudiziari;
concesse le attenuanti generiche, il reato
dunque è prescritto,
poiché risale al 1991 e la prescrizione, con
le attenuanti generiche, scatta dopo 5 anni.
Il giudice ha disposto che restino sotto
processo i suoi coimputati Cesare Previti,
Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Vittorio
Metta, tutti condannati.
Toghe sporche-Sme . Anche quì
condannato per corruzione semplice e quindi
PRESCRITTO NEL 2004
Berlusconi è accusato di aver corrotto i
giudici durante le operazioni per l'acquisto
della Sme.
1. Per il pagamento di
500 milioni di lire uscite dai conti di
Berlusconi e arrivate al giudice Squillante,
attraverso i conti diPreviti:
la sentenza afferma che
il fatto è avvenuto, ma il reato è
"corruzione semplice" (negli anni in cui è
stato commesso, una distrazione del
legislatore, poi corretta, non ha previsto il
reato di "corruzione in atti giudiziari" per
chi paga i giudici. Così la pena è più blanda
e soprattutto la prescrizione scatta in soli 7
anni e mezzo (e non in 15). Così, riconoscendo
all'imputato Berlusconi le attenuanti
generiche, scatta la
prescrizione.
Si sono fatte intanto
nuove scoperte sull'indagine: in un
brogliaccio dei carabinieri (mai consegnato
alla Figc) e ritenuto "non rilevante" dagli
investigatori, si dava conto di un colloquio
fra Pairetto e Facchetti sulle griglie.
Inoltre in merito a Inter-Juve 2-2, Lanese
aveva detto a Pairetto che l'arbitro Rodomonti
era "pro milanesi...". Nell'occasione,
Rodomonti non espulse Toldo per fallo da
ultimo uomo: secondo Bergamo era ammonizione,
secondo Collina no (e ne parla con Pairetto).
Il processo di Napoli proseguirà il 19
ottobre.
Moratti convocato a Napoli
per Calciopoli 1,
De Santis chiede i danni all'Inter per lo spionaggio
Telecom unendosi a Vieri,Palazzi pronto a partire con l'inchiesta per
la revoca dello scudetto Inter 2006.
Calciopoli non
finisce mai: non sono bastate le condanne sportive, passate ormai in
giudicato. Adesso c'è un nuovo filone in Federcalcio, mentre a Napoli,
il processo penale, è ormai ben avviato e il presidente Maria Teresa
Casoria spera di chiudere, andando appunto a sentenza, verso
gennaio-febbraio del prossimo anno.
Il 1° ottobre riprenderà il processo, con una nuova sfilata di
testimoni chiamati dalle difese di Bergamo, Pairetto e c.: toccherà ad
Abete, Collina, ad uno dei notaio che "certificava" il sorteggio, a
Baldini e altri dirigenti. Sempre il primo ottobre la difesa di
Luciano Moggi, imputato numero 1 al maxiprocesso, depositerà altre
intercettazioni (un centinaio) che sono nuove: sono state sbobinate
durante l'estate dallo staff curato dal perito Nicola Penta.
Riguardano Abete, Petrucci, Ghirelli, Mazzini, Collina, Paparesta,
Lanese, Rosetti, eccetera. Le intercettazioni saranno acquisite dalla
Casoria e affidate poi al perito del tribunale, Roberto Porto.
Successivamente saranno di scena,
come testi, il n.1 dell'Inter, Massimo Moratti (che ha già ricevuto la
convocazione dagli avvocati di Moggi), Tronchetti Provera, Tavaroli,
Cipriani. Dovrebbero andare a Napoli il 5 ottobre.
Un'altra raccomandata, in sede Inter, è arrivata il 15 settembre dallo
studio legale Lucarelli di Roma, che rappresenta l'ex arbitro
internazionale Massimo De Santis. Come noto, De Santis fu oggetto di "dossieraggio"
(termine molto in voga in questi giorni) con l'Operazione Ladroni, e
adesso chiede i danni all'Inter
(pare molti
milioni di euro). Nel procedimento Telecom di Milan, infatti, Tavaroli
aveva detto di essere stato ''contattato dalla segreteria del dottor
Moratti..''. E così adesso De Santis chiede i danni, da quantificare
da parte dell'Inter. Se il club non dovesse rispondere, o rifiutare un
accordo, allora De Santis si rivolgerà al tribunale.
Resta, poi il filone Figc: la prossima
settimana il superprocuratore Stefano Palazzi e il suo staff (5-6
persone) si metterà subito al lavoro, appena ricevute le 140 (nuove)
intercettazioni acquisite dalla Figc a Napoli. Una quarantina
riguardano l'Inter: la Juve ha chiesto la revoca dello scudetto 2006.
Fra Andrea Agnelli e Massimo Moratti c'è ruggine. L'inchiesta
(sportiva) sarà abbastanza rapida: Palazzi sentirà nei prossimi mesi
Moratti, Lanese, Pairetto, Bergamo, De Santis, eccetera. Poi la
decisione finale da parte del consiglio federale della Figc.
Agnelli: «Moratti? Nervoso
Noi siamo tranquilli» Anche la sua squadra di merda lo è: TRE PERE
PRESE IN CASA DAL PALERMO che gli fotte ben 9 punti in tre partite!!!
MILANO, 23 settembre - È già Inter-Juventus, almeno da un punto di
vista dialettico. Il presidente della società bianconera Andrea
Agnelli ha commentato le dichiarazioni di Massimo Moratti sulla
richiesta juventina di far revocare lo scudetto del 2006 in seguito
agli ultimi sviluppi di Calciopoli bis. «Evidentemente dopo aver
vinto ieri per quattro a zero era nervoso e quindi ha pensato di
pensare a noi - ha detto Agnelli, uscendo dalla sede della Lega di A
- ah, l'ha detto prima? Allora era nervoso prima».
Il numero uno bianconero ha poi aggiunto che «da parte nostra non
c'è motivo di essere nervosi. Da parte loro? Non lo so. Io guardo
alle vicende delle Juventus, ho già ribadito in altri momenti, siamo
tranquilli, sappiamo cosa c'è nell'esposto, lo sa la Federazione,
attendiamo fiduciosi un loro giudizio». Inter e Juventus nuovamente
ai ferri corti come ai tempi di Moggi? Agnelli nega: «Da parte mia è
molto sereno questo rapporto tra Inter e Juventus. Conoscete
l'esposto. Sulla base delle nuove intercettazioni anche l'Inter ha
compiuto/ha avuto delle telefonate. Quindi che non venga assegnato».
"Scusi, ma in quelle telefonate ci sono gli auguri del vostro duo
arbitrale preferito Bergamo-Paieretto alla sorella di
Facchetti, che accidenti c'entrano con Calciopoli BIS ??". "Senta,
non mi faccia innervosire con queste domande capzione.....Me ne
sbatto se nelle telefonate ci sono gli auguri al Barboncino di
Moratti....stiamo parlando di telefonate....non conta un cazzo il
fatto che noi telefonavamo per prenderci gli arbitri pro Juve,
mentre loro telefonavano per scambiarsi stupidi convenevoli, è tutto
sullo stesso piano, per noi non ci sono differenze tra un assassino
che telefona per pianificare uno sterminio e la Signora Rossi che
telefona per prenotare un taglio di capelli !!!"

"Evidentemente
dopo aver vinto ieri per quattro a zero era nervoso e quindi ha
pensato di pensare a noi. Ah, l'ha detto prima? Allora era nervoso
prima. Da parte nostra non c'è motivo di essere nervosi. Da parte
loro? Non lo so. Io guardo alle vicende delle Juventus, ho già
ribadito in altri momenti, siamo tranquilli, sappiamo cosa c'è
nell'esposto, lo sa la Federazione, attendiamo fiduciosi un loro
giudizio " ANDREA AGNELLI
(nella foto
Javier Pastore indica la strada dell'ovile ad un nervoso Andrea
Agnelli)
MADRID - Forse
nemmeno un grande scrittore avrebbe
potuto immaginare questa scena, e
cioè il figlio che 45 anni dopo il
padre conquista la stessa Coppa, con
la stessa squadra non ereditata ma
testardamente ricomprata nel 1995 -
37 anni dopo l'addio del padre al
club del cuore - e un allenatore che
somiglia proprio a quello del
trionfo di allora. Angelo Moratti e
Massimo Moratti, Helenio Herrera e
Josè Mourinho, Sarti e Julio Cesar,
Facchetti e Zanetti, Jair ed Eto',
Mazzola e Milito, e così via:
dovrebbero stare tutti nella stessa
foto, per capire quanto è stretta,
intensa, passionale la storia che li
lega. La Champions League
conquistata dall'Inter a Madrid in
questo anno così ricco di vittorie
(nessuna squadra italiana era mai
riuscita a conquistare nella stessa
stagione Champions, Scudetto e Coppa
Italia) è qualcosa di molto di più
delle tante altre conquistate dal
calcio italiano, senza che gli altri
ce ne vogliano e senza togliere
nulla a nessuno. Questa Coppa ci
riporta proprio a quei tempi
lontani, perché dietro c'è tanta
fatica, sofferenza, perché i suoi
tifosi hanno dovuto sopportare e
ingoiare milioni di prese in giro,
di barzellette a detti stretti, di
cappuccini andati di traverso al
mattino dopo l'ennesima
eliminazione.
Quindici anni per ottenere questo
risultato: tanto ci ha messo
Massimo Moratti - compreso una
cospicua fetta del patrimonio
personale - arrivato al
convincimento a 50 anni di ritentare
le imprese del padre, per
eguagliarlo solo a 65. L'Inter aveva
ricominciato a vincere in Italia,
anzi è una superpotenza in Italia,
ma in Europa era rimasta agli anni
60. L'Inter che non vinceva era una
leggenda, tanto quanto quella di
allora era un mito nel mondo.
Quarantacinque anni sono un vita, la
maggior parte dei tifosi arrivati a
Madrid quella partita del 1965
contro il Benfica l'hanno vista solo
nei documentari tv e negli albi di
foto ricordo. Non erano nemmeno
nati, era un calcio bianco e nero
quello: tanti protagonisti non ci
sono più, a cominciare dai
principali, Moratti padre, Herrera e
Facchetti. Il calcio dell'Inter 2010
è molto diverso e distante ma le sue
radici, certo, arrivano fino ad
allora.
Per dire quale differenza ci sia tra
il calcio di oggi e quello di
allora - quello di Sarti, Burgnich,
Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi,
Jair, Mazzola, Milani, Suarez, Corso
(non fu questa però precisamente la
squadra che vinse la Coppa del 65)
- ricordiamo che l'Inter quell'anno
entrò in corsa solo dagli ottavi di
finale, in quanto detentrice della
precedente Coppa dei Campioni vinta
nel 64, in finale a Vienna contro il
Real Madrid (3-1, due gol di Mazzola
e uno di Milani). Quindi in tutto
fece 7 partite superando Dinamo
Bucarest agli ottavi, i Rangers ai
quarti, il Liverpool in semifinale,
e il Benfica in partita secca a
Milano (1-0, gol di Jair). L'Inter
di oggi, quella di Mourinho, ha
dovuto fare 13 partite per alzare
questa Coppa, quasi il doppio, un
vero percorso di guerra; sette
partite le ha fatte - e ne ha vinte
sei su sette - solo nella seconda
fase, quella a eliminazione diretta.
In una stagione l'Inter di Mou ha
dovuto vedersela quattro volte col
Barcellona (2 nel girone e 2 in
semfinale), e poi col Chelsea, e col
Bayern. Insomma se potessimo
misurare almeno la fatica possiamo
dire che questa ne ha fatta anche di
più, all'interno di una stagione
massacrante: 57 partite ufficiali,
13 di Champions League, 38 di
campionato, 5 di Coppa Italia, una
di Supercoppa italiana. Lo sport è
evoluzione, i calciatori di oggi
sopportano ritmi massacranti e
tensioni anche maggiori.
E l'Inter delle 3 "M", abbiamo già
scritto: Moratti (il presidente),
Mourinho (l'allenatore), Milito
(l'uomo gol). Come quella degli anni
60 era l'Inter di Moratti (Angelo),
Herrera e Mazzola. Fra i tanti
simboli (uno su tutti il capitano
Zanetti che arrivò all'Inter nel
1995, nella prima estate da
presidente di Moratti) bisogna
indicare Eto'o. Il Barcellona, col
quale aveva vinto la famosa "triplete"
un anno fa, lo ha usato come merce
di scambio a favore di Ibrahimovic,
e lui ha vinto tutto - un'altra "triplete"
- con la squadra che lo ha
ingaggiato. Incredibile.
L'Inter ha raggiunto il massimo dei
risultati gestendo alla perfezione
la sua stagione, ma senza
preoccuparsi affatto di essere
perfetta. Ha rallentato e accelerato
a seconda dei momenti, per poi
arrivare sempre prima al traguardo
però. In campionato ha dovuto
soffrire fino all'ultima giornata
per vincerlo; nella prima fase della
Champions l'Inter ha preso lezioni
dal Barcellona, la squadra più
forte, per poi dargliele al momento
giusto: le è bastato vincere una
partita su 4 contro i Campioni
d'Europa per fare il colpo. Ha
sofferto partite incredibili l'Inter
di Mourinho come quella di Kiev,
quando ormai fuori dalla Champions
l'ha ribaltata con coraggio e
decisione. A Barcellona nella
semifinale di ritorno ha risfoderato
il catenaccio, perché in 10 solo
quello poteva fare: quella sconfitta
per 1-0 è stata forse la vittoria
più esaltante, il segno che l'Inter
era diventato un grande gruppo
tornato ad altissimi livelli
internazionali.
Mourinho ha puntato su un gruppo ben
definito, ristretto, anche in parte
improvvisato nell'estate: ma il cui
puzzle è stato, questo sì, perfetto.
Nessuno avrebbe detto un anno fa che
la partenza di Ibrahimovic sarebbe
stata la fortuna dei nerazzurri:
eppure è successo e bisogna renderne
merito a chi la squadra ha
costruito. Sei giocatori nuovi -
Lucio, Milito, Thiago Motta,
Sneijder, Eto'o, Pandev -
innestati su una squadra è stata
un'operazione impossibile ma
magistrale. Mourinho ha messo
insieme una squadra dalla linea
difensiva sicura (Maicon, Lucio,
Samuel, Chivu) ma anche offensiva
essa per prima, un centrocampo
composto quasi esclusivamente da due
giocatori, motori sia della difesa
che del gioco d'impostazione (Cambiasso
e Zanetti), una linea offensiva
poderosa, fantasiosa con Sneijder,
ricca di punte vere e non fasulle
(Milito, Eto'o, Pandev o Balotelli)
micidiale in zona gol, ma anche
capace di rientrare e mettersi a
difendere per prima. Giocatori
fisicamente poderosi, sempre
aggressivi in campo un po' come il
loro allenatore. Il calcio
dell'Inter di Mourinho costa energie
fisiche e psicologiche immani,
questo è sicuro. Impossibile
confrontare la squadra di oggi con
quella del mito, con quella di
Mazzola e Facchetti. E non c'entra
niente che questa sia una formazione
tutta straniera o quasi, e quella di
allora molto italiana: è proprio
cambiato il tipo di calcio e di
calciatore, le sue fibre muscolari,
i campi, il gioco, le tensioni, il
contesto sociale, tutto. Così come è
difficile se non impossibile
paragonare Livio Berruti a Usain
Bolt.
I personaggi di ieri e di oggi che
si somigliano di più allora sono
proprio i presidenti e gli
allenatori, proprio perché non sono
calciatori. Massimo Moratti ha
ripercorso la stessa strada del
padre, come lui ha dovuto spendere
moltissimo, e soffrire e attendere
molti anni prima di vincere.
Mourinho è davvero l'Herrera degli
anni 2000, un tecnico evoluto, dal
carattere fortissimo e addirittura
esasperato, un comunicatore e un
leader proprio come lo era
l'Herrera degli anni 60. Helenio
arrivò da numero 1 e venne anche
pagato da numero 1. Mourinho ha
vinto due Champions League con due
squadre diverse, la prima in
Portogallo, la seconda Italia: è
un'impresa storica la sua, bisogna
riconoscerglielo.
Nella notte di Madrid insomma un
pezzo di storia del calcio è stato
riscritto: la "Grande Inter" adesso
non è più solo quella degli anni 60,
da oggi in poi bisognerà
specificarlo ogni volta. Del resto
ci sono voluti 45 anni: ed è più
bello così.
1970-71 Inter ;
1971-72 Juventus; 1972-73 Juventus;
1973-74 Lazio; 1974-75 Juventus;
1975-76 Torino; 1976-77 Juventus;
1977-78 Juventus; 1978-79 Milan;
1979-80 Inter;
1980-81 Juventus; 1981-82 Juventus;
1982-83 Roma; 1983-84 Juventus;
1984-85 Verona; 1985-86 Juventus;
1986-87 Napoli; 1987-88 Milan;
1988-89 Inter;
1989-90 Napoli;
1990-91 Sampdoria; 1991-92 Milan;
1992-93 Milan; 1993-94 Milan;
1994-95 Juventus; 1995-96 Milan;
1996-97 Juventus; 1997-98 Juventus;
1998-99 Milan; 1999-00 Lazio;
2000-01 Roma; 2001-02 Juventus;
2002-03 Juventus; 2003-04 Milan;
2004-05 Non assegnato;
2005-06 Inter; 2006-07 Inter;
2007-08 Inter; 2008-09 Inter;
2009-10 Inter.

Mourinho, un
anno di silenzi
Via Ibra,
rivoluzione totale
Il racconto del
campionato dell'Inter
La cronaca
Il tabellino
Risultati e
classifica
Inter,
scudetto numero 18
Milito-gol per il tricolore
A Siena decide
la 22ª rete stagionale dell'argentino,
dopo una traversa di Balotelli nel
primo tempo. Per i nerazzurri è il 18°
titolo, quinto consecutivo
-
La gioia del
capitano Javier Zanetti, Ansa
SIENA, 16 maggio
2010 - Sedici e diciassette: ecco il
diciotto. Non è una successione
numerica scontata: ore 16.17, Zanetti
penetra verso l’area e tocca per
Milito. Il Principe taglia fuori il
difensore con un semplice movimento
del corpo, e infila di diagonale di
destro. E’ il gol che vale lo scudetto
numero 18 per l’Inter: la Roma resterà
campione solo per 36 minuti, la 22ª
rete in campionato dell’argentino la
rispedisce a -2. Poi un po’ di
sofferenza, prima dell’urlo "i
campioni d’Italia siamo noi". Mourinho
corre dentro gli spogliatoi, i
giocatori saltano in campo, mentre si
monta il palco per la premiazione. Il
braccio di ferro è finito, ma potrebbe
non essere finita: il sogno di "triplete"
continua, il secondo "titulo" è in
bacheca.
GOL SCUDETTO
— Al gol di Milito entra in campo
tutta la panchina (solo Mou mantiene
un certo aplomb), mentre chi era in
campo finisce sotto la curva, quella
piena di interisti. E’ una festa
scudetto anticipata, che verrà ripresa
30’ dopo: è anche una liberazione,
perché per un’oretta un pizzico di
paura viene. Il 5 maggio è stato
esorcizzato: non succederà un altro
patatrac, ma se succede? Il dubbio si
insinua nei cuori interisti per i gol
della Roma, per qualche lancio in
avanti alla cieca di troppo, per
alcuni balbettii "vecchio stile" dei
veterani, per una paratona di Curci a
inizio ripresa. Paura? Ci pensa
Milito: la firma scudetto non poteva
che essere sua.
-
Milito segna
l'1-0. Ansa
LA PARTITA
— Ci si aspettava un assalto alla
diligenza sin dal primo minuto, invece
l’Inter parte con ritmi bassi,
peccando in intensità per tutto il
primo tempo. Nonostante sia sottogiri,
la squadra di Mourinho, schierata col
solito 4-2-3-1, crea pericoli. Si
parte quasi sempre da destra, con
cross anche dalla trequarti, di Maicon,
che vanno a pescare quasi sempre
Balotelli. Mario è stato preferito a
Pandev: ci prova di testa, poi fa la
sponda per Milito, poi si inventa una
girata al volo che colpisce la
traversa (38’). Curci metterà insieme
almeno quattro parate, tutte d’istinto
e tutte senza tuffarsi, compresa una
su un tacco di Eto’o: più centrato che
miracoloso. La mossa per sbloccare la
situazione è inserire la quarta punta:
esce Motta. Il rischio paga, dopo il
gol subito Stankovic per Balotelli.
SIENA
DECOROSO, DOMINIO INTER —
Nonostante l’invasione nerazzurra, il
pubblico senese spinge i suoi: alle
15.41 esulta per il gol di Vucinic,
prima e dopo si dispera per le
occasioni fallite da Ekdal e Jajalo, e
si infiamma per la bomba da fuori
provata da Maccarone. Il Siena gioca:
non proprio alla morte, ma almeno non
si scansa. Sarà un caso, ma fra i più
attivi c’è Aleandro Rosi, giallorosso
in comproprietà, che sfiora persino
l’1-1 con un tiro cross. Da Roma non
potranno rimproverare nulla, a lui e
ai suoi compagni. Ma a Verona non ci
sarà festa: De Rossi e compagni
gliel’hanno fatto sudare, ma l’Inter
ha infilato il quinto scudetto. Un
dominio: ampliarlo all’Europa è la
prossima missione. L’appuntamento è
fra sei giorni.
I nerazzurri
vincono 4-3 una partita molto più agevole di quanto
dica il risultato e condizionata dagli aggiornamenti
su Roma-Cagliari, che costringeranno Mourinho a
giocarsi il tricolore a Siena. Le reti: autogol di
Motta e Mantovani; poi Cambiasso, Milito, Balotelli,
Granoche e Pellissier. E San Siro "perdona" SuperMario
MILANO, 9 maggio 2010 - Lazzari. San Siro si alza, e
cammina verso lo scudetto. Totti, e ancora Totti. San
Siro si risiede, la Roma è resuscitata, il 18° titolo
bisogna andare a prenderlo a Siena. L’Inter batte il
Chievo 4-3, con meno patemi di quanto dica il
risultato: se ha incassato tre gol è solo perché da
Materazzi in giù tutti avrebbero giocato la ripresa
con un auricolare, per sentire gli aggiornamenti da
Roma. Dall’Olimpico solo una illusione, ci si giocherà
lo scudetto all’ultima giornata, domenica: Inter a
Siena, Roma a Verona col Chievo.
-
Mario
Balotelli accompagna in porta con lo sguardo il
pallone del 4-1. Reuters
LA PARTITA — Il match
coi "mussi" dura poco più di 35 minuti, tempo di
vedere due autogol in poco più di un minuto e di
trovare il vantaggio con Cambiasso. Poi è tutta
discesa, e il pallonetto di Milito (deviato dalla
schiena di Frey, ma comunque molto bello) è
sufficiente per spostare definitivamente l’attenzione
sulla Roma. Nemmeno al 13’, sull’autogol di Motta, che
devia di corpo anticipando Scardina su una punizione
di Mantovani, San Siro trema. Anche perché la
cinquantina di tifosi del Chievo non fanno in tempo ad
esultare: Mantovani al 14’ devia il cross di Eto’o e
pareggia. Quando segna Cambiasso, poi, è 1 fisso.
Cross di Maicon sul secondo palo, piatto sinistro al
volo incrociato alla grande e 2-1.
AMORE BALOTELLI — La
ripresa? Si vedono tre gol, si resta appesi alla Roma,
ma serve anche a sancire la ritrovata pace (anzi di
più, l’amore) fra Balotelli e il suo pubblico. Il suo
rapporto coi tifosi è una storia d’amore
adolescenziale: litigano come pazzi, quando la rottura
pare definitiva, basta un bel gesto per far ripartire
la passione. Nell’occasione San Siro, già ben
predisposto, esplode al 7’, quando su un gran lancio
di Maicon, Mario anticipa Sorrentino in uscita e
segna.
-
Le
indicazioni di Mourinho a Stankovic a Maicon.
Reuters
CHIEVO, TRE GOL — Il
Chievo oppone la resistenza che può, prova a chiudersi
con un 5-3-2 che crea affollamenti in area difensiva,
ma lascia troppo campo agli avversari. L’assenza di
Yepes dietro si sente, Pellissier e Granoche sembrano
sperduti, l’uruguaiano poi trova la deviazione
vincente sul tiro di Marcolini, per il 4-2. E quando
lo scudetto interista pare prendere forma Pellissier
sfrutta un errore difensivo per fare 4-3.
INTER, QUATTRO GOL —
Per l’ultima a San Siro della stagione va in campo
l’Inter formato 4-3-3, con Eto’o e Balotelli larghi e
Milito centravanti-goleador. Stankovic, Cambiasso e
Motta dietro alle punte sono pronti a inserirsi a
turno: l’argentino segnerà, ma il serbo più volte si
libera al tiro (traversa scheggiata e gran parata di
Sorrentino). A destra Maicon scorrazza incontrastato,
piazzando un numero imprecisato di cross e facendo
partire l’azione andando a ricevere la palla da Julio
Cesar. Due assist non bastano per festeggiare con una
settimana di anticipo. La rincorsa al triplete, prima
di Madrid, passa per Siena.
I FATTI ALLO SFRATTO (30-06-2005)
Juventus alla canna del gas. In tempi di gravi
ristrettezze economiche, la societ? bianconera ha
deciso di fare cassa
vendendo<;/a> la sede di Corso
Ferraris a Torino. Dal pomeriggio di ieri, un gruppo
immobiliare piemontese ? dunque il padrone di casa di
Moggi, Giraudo e Bettega, con tutti i rischi che ne
conseguono: il figlio del titolare della nuova
propriet? starebbe infatti per accasarsi e
reclamerebbe un posto in cui andare a vivere. Per
questo, dalla prossima settimana, cominceranno i
lavori di ristrutturazione dello stabile: verniciatura
dei plafoni, lamatura del parquet, installazione di un
bagno per gli ospiti in sala dei trofei, affissione
sul cancello d'ingresso della targhetta "Attenti a
Montero" e riutilizzo di Zalayeta come appendiabiti.
Ad occuparsi dei lavori di fatica dovrebbe essere
Fabio Cannavaro, in virt? del
cuore tonicissimo che si ritrova. Nella foto, Del Piero con un
centrotavola per il salotto.
Mourinho
provoca: "Ora la Roma può pagare il Siena". Video
La società
capitolina starebbe valutando azioni legali nei
confronti del tecnico.
Inter-Roma, tensione e follia in campo
I nerazzurri vincono la loro sesta Coppa Italia battendo
1-0 la Roma. Decide un gol di Milito. Espulso Totti per
un brutto fallo su Balotelli. Mourinho perde per
infortunio Sneijder e Cordoba
-
› Inter-Roma in 3D
Coppa Inter,
Totti perde la testa
Per la sesta volta nella
storia i nerazzurri vincono la manifestazione
tricolore. Roma battuta 1-0, decide un gol
dell'argentino. Gara nervosa, il capitano entra nella
ripresa ma si fa espellere per un fallaccio su
Balotelli
I
nerazzurri vincono la Tim Cup, è la sesta nella
storia dell'Inter, che non vinceva questo trofeo
dalla stagione 2005-2006. Conquistato il primo
dei tre obiettivi a disposizione della squadra
di Mourinho.
Inter, paura poi torna in testa
La squadra di Mourinho vince contro
l'Atalanta 3-1, riconquista la vetta della classifica e aspetta la
Roma. Tiribocchi spaventa i nerazzurri: Milito, Muntari e Chivu
gol sorpasso
"MEMORIAL
SHALAH DUDEK",
25 MAGGIO 2006:
A KEMHEL KELHAMI
- Dopo aver onorato a testa alta il 5 maggio con il
tradizionale birrale dell'orgoglio, giovedì 25 maggio
celebreremo il primo anniversario della finale di Istanbul
con una meravigliosa esibizione, il "Memorial Dudek",
una emozionante partita 11 contro 11 tra la rappresentativa di interisti.org City A e la rappresentativa di interisti.org
City A. I ranghi non sono ancora completi, quindi se siete
interessati a bagnare la ricorrenza con una sgambata vi
invitiamo a
chiederci tutti
i dettagli per partecipare. Ritrovo alle ore 20.15
presso il centro sportivo calcio Cimiano, Milano, Via Don Calabria
16. Partita e poi birrale. Per non dimenticare:
Allah, Allah, Gerrard Allah Gerrard, Helhua,
Helhua e una straordinaria ricostruzione
del match Liverpool-Milan riassunto in soli
21 secondi. E
per la par condicio la
versione dance
del gol di Magath. E poi perché vogliamo inutilmente
infierire
Madre Mia Que Guaparia,
la rete di Luque in Depo-Milan. Nella foto, un
Moggi in
versione
a kemhel kelhami.
PASSATEMPO (30-03-2004)
Languono le notizie mentre Zaccheroni e lo staff sono impegnati a
guardare videocassette voyeur che ritraggono Brechet che si
scàppera seduto in panchina. Persino Facchetti rinuncia a polemiche
con la Juve che nel silenzio generale anche domenica ha rubacchiato
il gollettino quotidiano. Per ingannare la noia ecco un evergreen:
nella foto il pezzo giornalistico dell'anno, scritto su acmilan.com
il giorno prima della finale di Intercontinentale.
Le mani degli ultrà
sul business del calcio
Ora vogliono comandare. Il tifo estremo è
entrato nell'orbita di "cupole criminali". Che puntano agli affari
legati agli stadi, dai parcheggi ai negozi. E che si impongono
intimidendo società e giocatori
ROMA
- C'è solo rivalità di campanile, e un gemellaggio antico, dietro le
pallottole spedite a Lotito e la sconfitta che gli ultrà della Lazio
hanno "consigliato" ai loro giocatori nella partita contro l'Inter? È
bastata la logica tribale anti-romanista ad azionare il ricatto delle
bande della curva Nord o, piuttosto, nelle curve degli stadi sta
succedendo qualcosa di più e di peggio che solo adesso stiamo
iniziando a conoscere? "Magari fosse solo così - dice una fonte
investigativa del Viminale che questa sera sarà in servizio fuori da
uno stadio Olimpico blindato e destinato a trasformarsi di nuovo in
teatro di scontri -. Magari potessimo rubricare come semplice spirito
antisportivo quello che è accaduto prima e durante Lazio-Inter.
Il problema è che gli ultrà, ed è un elemento comune a tutte le
principali tifoserie, soprattutto quella metropolitane, stanno alzando
il tiro. Molte curve sono finite in mano a gruppi criminali
organizzati. Che sanno con quali metodi esercitare il loro controllo e
come imporlo alle società. Non lo fanno gratis, ovviamente. Lo fanno
per interessi economici. Perché se prima c'era la figura del capo
tifoso che metteva da parte qualcosa facendo la cresta sui biglietti,
oggi ci sono vere e proprie cupole interessate a mettere le mani sui
grossi introiti. Non si scatenano più solo contro le forze
dell'ordine, ma anche contro le società. Il messaggio che deve passare
è: comandiamo noi, e noi oggi siamo criminali. Punto".
Chi frequenta le curve e chi ne studia i flussi e le dinamiche lo
conosce benissimo il salto di qualità che si sta consumando; sa qual è
il virus che ha infettato le legioni dei guerrieri della domenica
trasformandole in piccoli mandamenti "dove tutto è possibile e dove
tutto può accadere", per dirla ancora con le parole
dell'investigatore. È così da almeno un paio di stagioni. E forse
anche solo casualmente tutto questo coincide con il giro di vite
deciso dal ministero degli Interni, la "stretta" che ha reso la vita
difficile ai tifosi più scalmanati. Le trasferte vietate. I biglietti
nominali. Poi la tessera del tifoso, fumo negli occhi per gli ultrà
che infatti sono scesi sul piede di guerra (gli ultimi scontri a
Genova, prima del derby dell'11 aprile scorso, doriani contro forze
dell'ordine).
Questo cambio di passo ha un origine e una data. Il 2 febbraio 2007.
La morte a Catania dell'ispettore di polizia Filippo Raciti. Da lì in
poi nulla è stato più come prima. Anche la violenza è cambiata. Non se
n'è andata, si è solo riorganizzata. "È una violenza anomica, senza
regole e per questo anche più pericolosa perché può esplodere in
qualsiasi momento - ragiona Carlo Balestri, studioso e anima di
Progetto ultrà, il laboratorio nato 15 anni fa all'interno dell'Uisp
Emilia Romagna -. Siamo arrivati al capolinea o all'anno zero. Resta
un panorama desolante, dove gli aspetti positivi che c'erano,
l'aggregazione, l'entusiasmo, il tifo, le coreografie, sono andate a
morire lasciando il posto a quello che vediamo: scontri tra bande,
dove a volte tutto è deciso da chi ha interessi forti e si è
infiltrato in curva. Come accade nelle grosse città".
È la linea dura imposta dalle nuove cosche del tifo. Quelle che
guardano lontano e, sul modello mafioso, per ingrossare le casse, non
guardano in faccia a nessuno. E quasi sempre scelgono lo scontro
frontale. Roma e Milano. E Torino. Sono i laboratori di Ultras s. p.
a., l'azienda che allunga i suoi tentacoli su tutto quello che c'è da
mangiare dentro e fuori gli stadi: servizio d'ordine (steward),
parcheggi, merchandising, biglietti, bagarini. Persino i porchettari o
"paninari", come li chiamano a Roma dove gli ambulanti, se vogliono
lavorare senza scocciature, devono "scucire" qualcosa ai capibastone
delle due curve. "È brutto doverlo ammettere ma qui hanno tutto in
mano loro - aggiunge un'altra fonte di polizia che si definisce ormai
"un pezzo d'arredo dell'Olimpico" -. Molte facce conosciute in curva
le trovi ai cancelli, che regolano gli ingressi. Anche in tribuna
Tevere, dove un tempo c'era gente normale e invece oggi, ai derby,
trovi gli ultrà perché sanno che lì possono fare casino. Io mi chiedo:
ma questo le società lo sanno?".
Di certo di una cosa si sono accorte. I capi delle curve stanno
tentando di "commissariare" i club. Un piano incubato per anni e
esploso quando il movimento ultrà - sotto i colpi della repressione -
si è trovato di fronte a un bivio: scomparire o cambiare pelle. Da qui
la devastante mutazione. Con lo sbarco della malavita organizzata che
vuole decidere le campagne acquisti (o cessioni). Che prende a
schiaffi i giocatori (Torino, 6 gennaio e 28 marzo, prima Toro poi
Juve). Che li "avverte" fuori dal campo di allenamento (è accaduto al
laziale Baronio alla vigilia dell'ultimo Lazio-Inter, "dovete perdere
altrimenti...").
Che si dichiara "contro il calcio moderno" e intanto stringe la presa
sul business. La descrive bene il pm milanese Luca Poniz, questa
trasformazione, quando firma la richiesta di rinvio a giudizio per la
cupola (in 7 dietro le sbarre) dei "Guerrieri", il gruppo che ha
cannibalizzato la curva Sud milanista sotto l'egida del
pluripregiudicato Giancarlo Lombardi detto "Sandokan", imprenditore in
Ferrari: "Sotto la copertura di una sedicente organizzazione di tifosi
- scrive - il metodo scelto rispondeva a una logica prettamente
criminale, del resto coerente con il profilo di Lombardi". Anche qui,
come a Roma con Lotito, a Torino con la vecchia dirigenza della Juve o
con Cairo presidente del Toro, gli ultrà si sono messi in rotta di
collisione con i club. Scrive ancora Poniz: attraverso "un chiaro
atteggiamento intimidatorio nei confronti della società Ac Milan,
l'organizzazione inseriva nei rapporti con il club l'utilizzo di
metodologie riferibili alla criminalità comune". La strategia si
chiama "condizionamento ambientale". Lanci in campo di bengala,
estorsione ai danni di dirigenti, contestazioni mirate, agguati ai
giocatori all'aeroporto, per strada, al ristorante.
Ma le società sono sempre e solo vittime? Secondo il sociologo
Alessandro Dal Lago - autore del celebre saggio "Descrizione di una
battaglia: i rituali del tifo" - la risposta è no. "Gli ultrà hanno la
complicità dei club, che data la situazione non chiara di dissesti
finanziari avrebbero interesse a ricevere aiuti dal governo, e le
violenze potrebbero mascherare questi aiuti o renderli accettabili".
Violenze sempre più spesso decise a tavolino. È il capo della polizia
Antonio Manganelli, settembre del 2008, a certificare la presenza
della camorra dietro gli ultrà napoletani giunti a Roma con un treno
"preso" con le maniere forti. Mastiffs, Niss ("Niente incontri solo
scontri"), Masseria Cardone. Sono i padroni del San Paolo, dove i clan
della Sanità e dell'alleanza di Secondigliano hanno costruito negli
anni solide roccaforti. Zone franche, luoghi di potere. Gli stessi
appaltati dai gruppi che comandano le curve romane: Padroni di casa e
Boys (Roma), "In basso a destra" e "Irriducibili" (Lazio). Gli stessi
per i quali a Milano si è molto adoperato Lombardi, uno che nel suo
curriculum (rapina, lesioni, estorsione, tentato omicidio mediante
armi da fuoco) vanta pure una performance cinematografica: l'anno
scorso ha interpretato se stesso, un capo ultrà, nel film "L'ultimo
ultras" di Stefano Calvagna, regista e protagonista, già ultrà laziale
misteriosamente gambizzato fuori da un teatro romano qualche anno fa e
poi finito in carcere.
Date che si incrociano. Movimenti strani. Il 23 settembre 2009 in un
consiglio di zona milanese va in scena un incontro sul tema del tifo
organizzato. È l'occasione per un vertice a tre tra Giancarlo
Lombardi, Franco Caravita, leader storico della curva interista, e
Christian Mauriello, rappresentante dei Viking della Juve. Il dominus,
secondo la Digos di Milano, è sempre Lombardi. Il quale dopo aver
conquistato coi suoi gorilla la curva del Milan, sarebbe intenzionato
a continuare su larga scala. La fase due del progetto prevede
l'estensione della penetrazione criminale alle altre curve. In primis
quelle di Inter e Juve. Che vogliono dire tanti soldi. Le rivalità
storiche si sotterrano nel nome degli affari. E negli affari si può
convivere. Fa niente se ogni tanto ci scappa una sparatoria. Come il
17 ottobre 2006, a Sesto San Giovanni. Vittima un ultrà di 32 anni,
agguato ascrivibile - secondo la Procura di Monza - alla scalata della
curva rossonera. Così si muovono oggi i nuovi ultrà.
THE PASSION OF ADRIAN (08-04-2004)
E' prossima all'uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo
l'ultima fatica di Mel Gibson: "The Passion - Parte
II". Il protagonista del film è un anziano dei templi della Lega Calcio, che dopo aver sparso il proprio verbo
spocchioso fra le genti di ogni fede calcistica si ritrova
tutto solo lungo un percorso che conduce ad una fine
ingloriosa. Girata in Galizia, la pellicola offre istanti
di profonda drammaticità. Durante il viaggio conclusivo,
l'uomo è infatti costretto a portare con sé un pesante fardello
d'innanzi alle stesse persone che aveva tentato di convertire
al proprio credo: per tre volte cade e si rialza,
ma la quarta rimane a terra affranto, coperto di insulti
e sputazzi della folla. Nella foto, la locandina.ROMA VINCENTE SULL'ORLO DELLA BANCAROTTA
DOPO IL RITIRO DELL'ADVISOR MEDIOBANCA, LA PALLA È
PASSATA NELLE MANI DEL LONGOBARDO PROFUMO, TIFOSO SFEGATATO
DELL'INTER CHE DOVRÀ DECIDERE SE CALARE LA SCURE SU ITALPETROLI
OPPURE RICAPITALIZZARLA PER SALVARE GLI ASSET E LA ROMA
Oggi Alessandro Profumo varerà la squadra di Unicredit con la
nomina di un centrocampista che i giornalisti economici chiamano
country manager.
L'operazione va
in porto in maniera meno dolorosa di quanto si pensasse e il
banchiere genovese ne esce tutto sommato da vincitore. Le
pretese delle Fondazioni azioniste per il momento sono state
appagate e il prezzo pagato alla politica dall'ex-boyscout ed
ex-McKinsey non è tale da compromettere il suo potere.
l'operazione che sarà varata dal
Consiglio di amministrazione Profumo potrà dire di avere
indossato la maglietta della Nazionale che va ad aggiungersi a
quella di banchiere europeo.
C'è però una terza maglietta che
Mister Arrogance potrebbe vestire a giugno ed è quella della
Roma, la squadra controllata da Rosella Sensi. In estate verrà
al pettine il destino di Italpetroli, la holding sommersa da 330
milioni di debiti che potrebbe chiudere il bilancio 2009 con una
perdita di 35 milioni.
 GIANNI
LETTA
Un articolo puntuale
di "Repubblica" lascia intravedere che quell'appuntamento sarà
decisivo per il destino dell'impero creato da Franco Sensi e
gestito dalle tre figlie Rosella, Maria Cristina, Silvia. A
quanto sembra la società di certificazione Bdo, costituita da 13
partners nel 1965, sta guadagnando tempo sul bilancio e - come
scrive il giornale - non è esclusa l'ipotesi del fallimento di
Italpetroli.
Dopo il ritiro dell'advisor
Mediobanca, la palla è passata nelle mani del longobardo
Profumo, tifoso sfegatato dell'Inter che dovrà decidere se
calare la scure su Italpetroli oppure ricapitalizzarla per
salvare gli asset e la Roma. Il dilemma non è affatto semplice
perché se la squadra di Totti dovesse vincere il Campionato, il
valore complessivo di AS Roma andrebbe ben oltre i 100 milioni
di euro già assicurati da sponsor, diritti televisivi,
merchandising e Champions League.
ALESSANDRO
PROFUMO - copyright Pizzi
Nel quartier generale di Unicredit sanno
che nella famiglia Sensi le opinioni si scontrano perché la
39enne Rosella, a differenza delle sue sorelle, è disposta a
svendere ciò che rimane di Italpetroli per valorizzare al
massimo la "Magica". Anche se a Piazza Cordusio dicono che
comunque vada il Campionato la banca dovrà riprendersi i suoi
soldi, è facile immaginare che Profumo voglia evitare la guerra
civile.
Anzi, in caso di vittoria finale della
Roma sarà in prima fila per ammirare nell'apoteosi del Circo
Massimo le curve di Sabrina Ferilli e Hillary Totti.
APRILE ANDIAMO, E' TEMPO
DI MIGRARE (28-04-2004)
Non solo il falco pecchiaiuolo torna in Italia ad Aprile per nidificare. Un altro uccellone finisce
la migrazione nello stesso periodo: Stephan Dalmat.
Il Tottenham ha così amato il nostro campione da
disfarsene prima della fine della stagione. Incredibilmente
Dalmat, il primo giocatore a essere prestato in modo
ufficiale
a due
squadre
diverse, potrebbe giocare le ultime gare della stagione con
Zac. Nella foto, il francese ad Appiano inganna
il tempo.
MORATTI
A LUCE ROSSA. Si apre un nuovo filone mercantilizio nell'Inter
morattiana . Il patron dei necro azzurri si è scatenato in un
valzer di contatti di veline e veloni allo scopo di inchiodare
Vieri e Totti alla sua squadra. L'apertura di credito sessuale
ha il chiaro intento di ingolosire ancora di più i giocatori ad
indossare la casacca nero azzurra che rappresenta la
garanzia di un seggio vitalizio che nemmeno il prossimo
parlamento federale di pregiudicati è in grado di dare. Il nuovo
filone morattiano di trattative di mercato si unisce
all'irruzione di La7-Telecom di Troncetti Provera nel cartello
delle partite trasmesse in digitale terrestre . Il tortone delle
partite infatti vede il socio numero due del megaborg nero
azzurro rastrellare il 50% delle squadre di serie A,
rastrellamento che casualmente ha prodotto per i colori nero
azzurri tre rigori e due espulsioni a favore. Insomma dopo la
compartecipazione a perdere di PAGINE UTILI, dopo la
suddivisione dei costi di gestione con Mediaset
dell'Olimpia Milano, i feudatari dell'Inter entrano a pieno
titolo nel marketing sociale calcistico anche se purtroppo per i
tifosi dell'Inter non è ancora risultato tangibile constatare il
nuovo vento a favore. CESARA, OGGETTO DEL DESIDERIO - "Per
Cesar serve un'offerta seria". Così sintetizzato, il
pensiero
di Lotito potrebbe avere un
senso, almeno in italiano. Il presidente della Lazio, che in
settembre ha denunciato Mancini
perché
Stam lo ha preso il Milan,
ha espresso nella sua lingua madre un complicato pensiero al
termine del quale si potrebbe evincere l'idea di cedere a caro
prezzo l'esterno brasiliano, trentenne e che non può partecipare
alla Champions. Nella foto, la Stele di Lotito: sopra le sue
dichiarazioni, sotto la traduzione in grafia demotica.
PABLO
E' SCOPERTO - Riapre il calciomercato ed il primo colpo è
della Juventus, con Adrian Mutu. iL secondo è dell'Inter che riesce
a smazzare al Siena PASQUALE. Il regalino ha avuto subito effetti
deleteri sui senesi che ne prendono cinque in casa dalla Zomba, uno
stupro che porta i giallosbiaditi ai quarti di Coppa Italonia.
Grazie ad un
blitz
dei propri dirigenti, coadiuvati nell'operazione da un reparto dei
NAS di Torino, il club di corso Ferraris nel frattempo è riuscito a
bloccare il giocatore all'aereoporto. Bisogna senz'altro rilevare
come la PRESCRIZIONE MODELLO BERNASCONI( vedere a tal proposito il
nostro
voto
MEDIATICO ) sopra l'affare DROGA
(vedere il
nostro Precetto numero trentadue)
ha convinto i dirigenti juventilioti ad insistere sulla strada
intrapresa rilevando nel giocatore il simbolo, il nume tutelare di
un fare "stupefacente" che ormai identifica il club ministeriale.
Purtroppo l'Atalanta guasta per un momento i piani di rilancio della
Vecchia Ladrona. Nella settimana del colpo ALLA MOTA DE REAL i
bergamaschi inchiodano i ministeriali sul tre a tre nella ghiacciaia
di Torino, togliendo all'Inter la soddisfazione di una rivincita
della ferale ( e manipolata) semifinale di Coppa Italiota dello
scorso febbraio. Si vocifera che dietro a tutto ciò ci sia la regia
occulta di Pablo, che si è risentito della cessione in quel di
Torino del suo migliore corriere espresso per l'Europa. Enorme soddisfazione da parte di Luciano
Moggi, che ha tuttavia preferito glissare sulle domande della stampa
in proposito, annunciando però la volontà di concludere anche altri
affari di questo tipo.
Era da tempo immemorabile che non si ricordava una ripartenza così
PIANTATA dell'Inter. Di solito i necroazzurri si lasciavano
andare a tutta una serie di merdate che finivano per pregiudicare
una intera stagione. Non a caso la foto ci ricorda quello che andava
accadendo nel 1998, quendo l'Inter, ad esempio cadeva in casa col il
Bolognetta. Ieri invece in Coppa Italiota, l'Inter di Mancetta
schierava dopo 5 anni una formazione titolare allo scopo di
tutelarsi da una eventuale rimonta dei felsinei. Stankovic a dire il
vero ha cercato in tutti i modi di riaprire il "discorso
qualificazione" consegnando il pallone dell'1 a 0 ai rossoblu che ad
un certo punto ci credevano. La nebbia scesa a fette ha vanificato
tutto. Nascosti in mezzo alla foschia Martins e Recoba distruggevano
quello che rimaneva della squadra di Mazzone che nel frattempo si
lasciava andare in uno dei suoi caratteristici show sopra la
"questione della moviola in campo alto" ( una variante suggerita da
Maria De Filippi in collaborazione con Orianal Fallaci - già il nome
è tutto un programma- con quest'ultima entrata di prepotenza nel
circo calcistico visto come appendice fondamentale per la teoria
dello scontro di civiltà) la cui spiegazione è andata a coprire ben
tre ore di conferenza stampa condita ed arricchita di stacchetti
pubblicitari inneggianti la svolta impressa dall'irruzione del
digitale terrestre. Nel frattempo il pullmann dell'Inter riusciva
nell'impresa di raccattare tutti i giocatori dispersi in mezzo alla
nebbia ed a riportarli ad Appiano. Uno splendido falò realizzato per
la cottura delle salamelle ha chiuso la vitrea giornata sportiva
italiota.
IL
SENSO DEL MARKETING SOCIALE -Il
Padrone dell'Inter si è risentito non poco,stamane,per il silenzio
surreale dello stadio Meazza nei confronti dell'Inter. La dura
protesta orchestrata dalla curva derivava dall'ideuzza dei mercatari
inseriti nella macro dirigenza neroazzurra di inventarsi un DVD
idiota concernente le rimonte dell'Inter. Rimonte di partite, non di
campionati. Infatti tutti ci aspettavamo la stagione 1970-71 riletta
in chiave a colori invece ci siamo ritrovati con TIR di DVD sopra
partite che purtroppo hanno lasciato il tempo che hanno trovato.
Questa cosa NON è stata digerita, non solo perchè è suonata come una
presa per il culo, ma soprattutto perchè l'Inter ha dimostrato di
avvoltolarsi in maniera scomposta all'andazzo del Marketing
sociale creativo, fraudolento,banncarottiero,condito di leggine ad
hoc. Fin quando sono i mediasettisti a protestare sui biglietti, la
cosa risulta originale: siamo di fronte a gente che non solo
pretende di vincere ma lo vuole fare gratis, ovvero in linea con
quello che è il pensiero del loro presidente dai tacchi rinforzati.
Il problema dei tifosi dell'Inter è che spendono l'ira di Dio per
seguire l'armata delle tenebre che poi si presenta in campo, dopo
una settimana di allenamenti puliti senza rotture di cazzo
infrasettimanali, in maniera merdosa contro squadre che vengono da
cinque sconfitte consecutive racimolando un luridissimo pareggio.
Inevitabile risulta il sorvolo della partita che dopo Inter-
Bologna, Siena-Inter,Reggina-Inter si ascrive nel novero delle
peggiori disputate. Sintomatico che queste difficoltà si
riscontrino con club dal bassissimo spessore sopra il marketing
sociale nonchè scarse a livello di effettivi. Eppure nel putridume
si eleva splendida la figura di PappagalloPapparesta che annulla un
gol regolarissimo all'INter sullo 0-0. Cosa dire,piove sul bagnato.Pareggiare
le partite ma battere la storia: il record di Invernizzi è ormai
muffa come
ben racconta Inter.it,tuttavia i
tifosi del
Chiavo ne hanno pieni i coglioni.L'UOMO DI SPORT E DI SCOPATE -Da interisti.org riprendiamo con
piacere il "discorso De Cranio". L'allontanamento di Simoni
NON porta MAI bene. Ne sa qualcosa il Padrone Moratti che nel
novembre 1998 ebbe la malsana idea di allontanarlo dopo una
vittoria al novantesimo contro la Salernitana (che portava
l'Inter a cinque punti dalla prima in classifica). Da quel
momento si verificherà un crollo così scomposto dell'Inter da
annoverare quella stagione tra le più brutte dopo quella
ferale di RITARDELLI (altro decotto gobbo che nell'Inter ha
fatto solo malissimo....). Ne sa qualcosa anche il Piacenza,
che esonerava Simoni per poi precipitare in B. Altre vittime
eccellenti saranno l'Ancona (finito poi in C2....) ed il
Torino. Il vate del Siena evidentemente non si è reso conto
della sinistra statistica ed altresì è voluto andare oltre
ingaggiando "l'uomo di sport" De Cranio. Questo fenomeno
nel caldo febbraio del 2003 in cui l'Inter battè in casa la
Reggina, allora allenata dal medesimo tecnico Gea,
segnando tre gol nei primi 45' di una partita mai cominciata (
l'1-0 lo segnò Vieri, gli altri due il suo sostituto Kallon,
entrato perché Jiranek, non ammonito, aveva abbattuto Bobo
come un procione distratto sulla SS14) a fine gara, se ne
usciva con queste frasi dogmatiche
massimaliste:
"Sono indignato per
l'arbitraggio, le valutazioni del direttore di gara sono state
tutte a senso unico". Precisò che queste dichiarazioni le
faceva in quanto "uomo di sport". La querelle verteva attorno
alla mancata espulsione di Batistuta per una gomitata su
Franceschini. La vicenda ebbe un contorno delizioso: per
Batistatua due giornate di squalifica alla prova tv
quando due settimane prima Nedved aveva atterrato con un
laccio californiano proprio un giocatore della Reggina senza
incappare in nulla perché la sua condotta era stata
considerata a posteriori "non
violenta". L'uomo
di sport allora non si era espresso. Le espressioni le
riservava infatti per una splendida coniglietta che aveva
conosciuto sui viali di Milano mentre razzolava così come da
par nostro facciamo anche noi con impegno e dedizione, anche
se poi alla fine ci rimangono gli "scarti". In ogni caso la
Coppa Italiota ha immediatamente scatenato la congiunzione
cosmica dell'unione statistica simoniana all'umano delle
scopatine serali fatte per ovviare di esprimersi nei confronti
dei ministeriali di Torino. Il Siena partiva con un 2 a 1
ottenuto in trasferta ed ha concluso con un complessivo
tennistico di 3 a 6. Stiamo ancora attendendo le espressioni
di De Cranio in merito a questa sua prima puttanata.
CHI
SBAGLIA FA CAGARE - Il trasferimento di Adrian Mutu dal Chelsea alla
Juventus potrebbe rivelarsi un vero bidone per il Livorno. Come
ampiamente ripreso da interisti.org: CHE COSA CAZZO LE SCRIVONO A
FARE LE REGOLE? Purtroppo anche l'Inter con l'affare SAMUEL ci ha
messo la sua zampa pelosa in quello che è il Far West inaugurato da
sua eccellenza mediatica italiota. Di nuovo interisti.org ci rivela
che : "
SAMUEL-DAVIDS
SUBITO? SI', ECCO COME - Samuel
all'Inter e Davids al Real: l'operazione è possibile a gennaio? No,
secondo alcuni giornalisti poco inclini alla fantasia.
Spiegava
Nando Sanvito: "Le normative
FIFA a tutt’oggi impediscono a un giocatore di ottenere due volte
nel corso di una stessa stagione (1 luglio-30 giugno) un transfer
internazionale". In realtà come insegna la nazionalizzazione di
metà degli abitanti di Rio della Plata (i.e. Camoranesi) e boscaglie
limitrofe (Kakà) o le capriole per il tesseramento di Gamarra, nel
calcio le regole vengono fatte perché fa fico, non per una reale e
condivisa manifestazione di principi sportivi. I dirigenti di Inter
e Real starebbero dunque studiando un piano in 5 semplici mosse per
ovviare al problema: 1 cessione di Davids al Diano Marina / 2
Cessione di Diano Marina alla Spagna / 3 scambio tra la Polisportiva
Diano Marino e il Madrid di Davids e Samuel / 4 Annessione militare
di Diano Marina / 5 Cessione di Samuel all'Inter. Il programma
aggirerebbe così il problema del "transfer internazionale". " CINQUE
MOSSE per sdoganare il Pit Bull e prendersi un congregazionalista
della Pampa. Naturalmente Juv(epo)poli non poteva rimanere a
guardare. Dopo aver avanzato dubbi circa i futuri progetti col
Mediaset (evidentemente le interessenze di spaccio con Re Pusher
incominciano a stare strette), ecco scatenarsi in un tubillon di
spostamenti allo scopo di trascinare sotto silenzio mediatico il
celebre corriere di Pablito il colombiano. Nella trappola dei
transfert (al cervello) c'è caduta in pieno il Livorno. La
formazione anti trockista infatti ha deciso di tenere bordone alla
grande ladrona riesumando un vezzo delatore e fiancheggiatore di
sinistra memoria . Niente di sorprendente, per la verità: si tratta
semplicemente di una riedizione di quanto già sperimentato
dall'Inter con
Gamarra
nell'agosto scorso e che noi abbiamo stigmatizzato da par nostro con
la domanda: CHE FINE HA FATTO CARLITO? Ecco di nuovo il resoconto:
"di fronte alle cagate necroazzurre,ormai scomposte,ci permettiamo
di massacrare il fu CARLITO'S WAY GAMARRA. La ripresina,alla Ciampi,ce
la fornisce come al solito
www.interisti.org. Noi cercheremo di aggiungervi un qualche cazzo di
cosa piccante. Carlito's,dopo i 10 anni di galera inflittagli dal
giudice Nowork,in relazione a false intercettazioni telefoniche per via
di una questione di droga,esce in pompa magna ringraziando il suo
avvocato Sean Penn,che poi,per rimetterlo in sesto,gli propone di
gestire UN SUO CLUB nella Grande Mela newyorkese. Carlito's
accetta,anche perchè vanta dei sospesi con la società necroazzura,che
naturalmente si era già fatta viva per esigere il suo. Le cose per un
certo periodo sono andate bene,almeno fino al periodo olimpionico che
aveva fruttato molto al CLUB. Poi qualcosa è andato storto. Ad essa si è
subito associato il mistero di Carlitos Gamarra in maglia necroazzurra.
Il difensore Sean Penn, infatti, riferisce costantemente di suoi
allenamenti differenziati,
come se si trattasse di un
atleta
infortunato, salvo poi sottolinearne le brillanti
prestazioni
in nazionale. (?!? e il CLUB.........)Che in tutta questa storia ci sia
qualcosa che non va è più che evidente..........Il segreto di una
situazione così evidentemente anomala sta tutto nella macchinosa
operazione
con cui Gamarra venne svincolato alla scarcerazione e riacquistato
durante il calciomercato estivo di inizio campionato,in piene olimpiadi.
Con Adani ceduto al Brescia e Burdisso alle acciaierie Dalmine, i
dirigenti necroazzurri decisero di fare dietro front rispetto alla
decisione di concedere al giocatore la lista gratuita SHINDLER . Ma
poiché nel frattempo Juan Veron era stato tesserato come unico VU CUMPRA
disponibile per la stagione in corso, Carlitos non potè essere
semplicemente ripreso a contratto: venne così ingaggiato dal
Chievo(UNA
DELLE SOCIETA' LUSSEMBURGHESI DELL'AVVOCATO SEAN PENN CHE DETIENE LA
MAGGIORANZA DELLE QUOTE DELLA SOCIETA'), che lo girò all'Inter in
prestito. Risultato: secondo qualche indiscrezione, in Lega Calcio la
manovra non sarebbe passata inosservata e il permesso di lavoro del
difensore sarebbe stato bloccato cautelativamente per qualche mese IN
BOLIVIA. Nella foto, Carlitos inganna il tempo a LA PAZ vangando
un orticello di MOTA...........".
C'E' ANCORA
SPAZIO PER I SOGNI (16-12-2003)
Il settimanale Controcampo, noto ai più per la tiritera
pubblicitaria che è talora interrotta dalle partite,
svela la
favola bellissima. Come nelle più belle storie d'amore,
le due veline hanno dato un calcio nel sedere ai quei due signori
nessuno e falliti di fidanzati storici, per diventare le
topine di un calciatore playboy: una con Fabio Galante,
l'altra con Filippo Inzaghi (per chi non lo ricordasse,
fresco reduce dalla sconfitta in Intercontinentale giocatasi
un mese dopo la nostra vittoria per 3-1 contro la Juventus).
Nella foto, d'altronde, con un fisico così.
ALLUCINAZIONI
PERVERSE-
Adriano:
"Quando parlo di sogni, intendo
cose che accadranno tra sei o sette anni". Il brasiliano costetto ad
abbandonare la conferenza stampa per smaltire un'erezione notturna
del gennaio '99.
Caso Adriano: l'Inter si cautelerà attraverso
un fitto scambio di fax
con il Real. Sacchi confermerà
per iscritto che siamo dei beoti.
Mourinho: "Adriano
attaccante ideale". Il Chelsea non perde tempo: già contattato
Viganò per fissare un'intervista. Non accenna a diminuire il caos
scatenato dal brasileiro, che vaticina fantasmagorici salti
temporali con la mente, mandando in crisi tutto lo staff
dirigenziale neroazzurro. Oltre agli avversari, l'Inter si sente
sotto assedio anche sotto l'aspetto onirico-linguistico. Decisamente
caso unico nella storia moderna. IN ogni caso Facchetti si è subito
affanato a chiarire il tutto CONFERMANDO CHE ADRIANO NON SI MUOVERA'
DA MILANO. Dichiarazioni forti,pesanti che fanno il paio
all'esposizione in prima persona che il Presidente ( a seconda del
momento) formulò all'indomani di Empoli- Inter della scorsa
stagione,partita che consegnava ai nero azzurri un risicatissimo
quarto posto. In quella festosa occasione FACCHETTI RIBADIVA CHE
ZACCHERONI NON SI SAREBBE MOSSO DA MILANO.
( VEDERE LE DICHIARAZIONI UFFICIALI DEL SITO
UFFICIALE,UFFICIALIZZATE ANCHE DALLE AGENZIE STAMPA UFFICIALI DI
TUTTO IL MONDO UFFICIALE)
THE PASSION
OF ADRIAN (08-04-2004)
E' prossima all'uscita nelle sale cinematografiche di tutto
il mondo l'ultima fatica di Mel Gibson: "The
Passion - Parte II". Il protagonista del film è un anziano
dei templi della Lega Calcio, che dopo aver sparso il proprio
verbo spocchioso fra le genti di ogni fede calcistica
si ritrova tutto solo lungo un percorso che conduce ad una fine
ingloriosa. Girata in Galizia, la pellicola offre istanti
di profonda drammaticità. Durante il viaggio conclusivo,
l'uomo è infatti costretto a portare con sé un pesante fardello
d'innanzi alle stesse persone che aveva tentato di convertire
al proprio credo: per tre volte cade e si rialza,
ma la quarta rimane a terra affranto, coperto di insulti
e sputazzi della folla. Nella foto, la locandina.
SI
LAVORA E CI SI SFONDA PER LA GLORIA E PER LA FELICITA' - Dagli innominati leggiamo: "La campagna
acquisti a tema è un fiore all'occhiello della nostra dirigenza.
Come i parchi di Walt Disney, ogni anni il nuovo progetto si basa su
un filone da seguire: ad esempio questo è stato l'anno de "usato
sicuro o da revisionare" (Veron, Davids, Zé Maria, Favalli,
Mihajlovic) con qualche buona variazione sul tema (Cambiasso). Ma ci
fu la moda de "la coesistenza del fantasista" (Dj, Baggio, Pirlo,
Recoba), l'anno de "giovane e italiano" (Ferrari, Cirillo, Brocchi,
Colombo) e ancora di recente la caccia al "giocatore di fascia"
(Eriberto, Fadigà, Vdm, Kily). Tra queste iniziative
ossessivo-compulsive la più sfortunata coincise con l'acquisto
di Khalilou Fadigà: arrivato
all'Inter con passaporto fiammingo (ceppo di cui mostra tutti i
caratteri salienti), il centrocampista
fu fermato
per problemi di cuore dopo pochi
giorni. Nella foto, la campagna
acquisti a tema che stiamo
aspettando con ansia: gnocca, un poco zoccola e con un cuore così
grande da essere visibile persino dall'esterno."
LASSU'
QUALCUNO CI AMA (02-12-2003)
A patto di saper leggere correttamente determinate
situazioni, chiunque può prevedere il proprio destino.
Che la giornata di sabato scorso sarebbe stata
straordinaria per i colori nerazzurri era possibile immaginarlo
fin dalle prime ore del pomeriggio, ovvero da quando in
Inghilterra si era verificato un evento eccezionale. Più raro
di un passaggio anticipato della cometa di Halley, il
gol
con cui Vratislav Gresko ha regalato un successo alla propria
attuale squadra contro il Tottenham era un chiaro messaggio
per tutti i tifosi interisti, e neppure tanto difficile da
decrittare. Alla luce di quanto accaduto, rimane in sospeso
soltanto un quesito: cosa potrebbe succedere il giorno in cui
Alessando Pistone dovesse alzare al cielo un Pallone d'Oro?
Nella foto: troppa grazia, Sant'Antonio.
TRISTEZZA
PER FAVORE VAI VIA, NON AVER LA MANIA DI ABITARE CON ME (01-07-2005)
L'uomo dei 100 gol o uno da 5 maggio? La bandiera
nerazzurra o quello delle fughe dal ritiro? Due palle
d'acciaio o solo una turbominchia? Argomenti che ci
coinvolgeranno per i prossimi mille anni. Nel frattempo, resta
la nostalgia di quando eravamo pi? giovani, pagavamo
il Calippo con la Lira, la Cina serviva per i take
away, e Bobo umiliava Thuram con colpo di tacco e
tiro al volo. Nella foto, colpo di mezza tacca.
UOMINI
E TOPI(NE) (11-12-2003)
Il
successone in Champions League obbliga gli uomini di
mercato nerazzurri a rivedere ogni progetto di rafforzamento
della rosa per la stagione in corso. In questo senso, un
rinvio a giugno
dell'affare Stankovic appare ragionevole, soprattutto
considerando l'abbondanza di centrocampisti centrali a
disposizione di Zaccheroni. E a maggior ragione sembra piuttosto
fantasioso l'interessamento segnalato da
indiscreto.it
per Ciprian Marica, emergente signor nessuno del
calcio rumeno. Con Moratti non è mai detta l'ultima parola,
ma se proprio si deve fare un investimento, forse varrebbe la pena
farlo per
questa
Marika (nella foto).
EL
SEGNA SEMPER LU, MA VADA VIA EL CU (08-11-2003)
"Puntare tutto su Ronaldo è sbagliato, per vincere
qualcosa ci vuole il gruppo". Maurizio Ganz l'aveva
presa male:
il centravanti buzzicone lui non lo voleva proprio. Ma "non
sono invidioso" chiosava. E per questo tre mesi dopo se ne
andava in malomodo tra quelli dell'altra sponda: colà
ci segnò contro in un derby di Coppa Italia e fece grande
baccano per la sua incontrollata gioia (festeggiò meno quando al
ritorno li massacrammo con un gol di Branca). Domenica
torna a San Siro con l'Ancona ma ormai, pur restando ancora
bellocci, siamo tutti invecchiati e abbiamo altri problemi:
non vale manco la pena fischiarlo. Nella foto, quando
segnava sempre lui.
ASPETTANDO L'ANNO NUOVO: GENNAIO 2003, PRIMA
PARTE (22-12-2004)
In
attesa dell'anno che ci porta certamente a Istanbul, ecco la
prima parte del riepilogo dei gennaii precendenti.
Anno 2003 E' il 2 gennaio quando Sergione Conceiçao
acquista tutti i 7000 biglietti disponibili per il match
della squadra portoghese in cui ha esordito, l'Academica di Coimbra.
In un'ambientazione da Star Trek,
inter.it mostra il "sofisticato sistema di ventilazione
che giace sotto il terreno di gioco del Meazza" che dovrebbe
riportare l'erba in campo oltre che sulle tribune. Ma la notizia
regina di gennaio è il possibile arrivo di Santiago Solari,
una riserva pippona che il Real dovrebbe darci come rinforzino
al contratto capestro di Ronaldo. Interisti.org scopre la
sorella (nella foto) dell'argentino e i lettori la
acclamano: "Niente ala, vogliamo le cosce". E' tempo di
calciomercato quando Giggs è
contestato a Manchester, per
Hubner pare fatta e Matthaeus, per ingannare il tempo, si
fa una
minorenne. Continua...
ADRIANO, ADRIANOO, ADRIANOOO
(19-01-2004)
Fuori dalla Champions League, un centravanti che
decide a quali partire presenziare, un presidente prezzemolino,
una sconfitta contro l'ultima in classifica. In queste
condizioni qualcuno difende comunque Moratti e la
squadra, altri no. Gloria: "Sono stanca di
andare a vedere partite che sono giocate come se fossimo all'oratorio!
(...) Se io fossi il presidente inizierei a far capire che non siamo
più una grande famiglia e chi sbaglia paga: perdi? Non ti
pago; pareggi? Ti pago la metà; vinci? Ti pago...forse!".
Luca: "Proposta alternativa: c'è un modo per
allontanare Moratti dall'Inter almeno come presidente? (Io lo
vorrei ancora ma come proprietario...finchè caccia solo i
soldi va bene)". GD: "Possibile che non si renda conto
che lei non sa fare il presidente! I suoi (tanti) soldi non
l'autorizzano a disporre della salute di tanti onesti
cittadini (tifosi di una squadra bellissima) e che lei sta
dimostrando di non amare rimanendo a fare il presidente".
Arkispazio: "E avanti così nel segno della coerenza di un
presidente che rilascia 100.000 interviste, poi un giorno si
arrabbia con i giornalisti che distorcono le sue verità,
salvo poi ricominciare il giorno dopo rilasciandone un'altra
decina.Senza dubbio un uomo che impara dai propri errori".
Nella foto, in ogni caso, abbiamo bisogno di nuova speranza:
assoldato.
BULGARI
COMUNISTI: MANGEREMO I VOSTRI BOLLITI DIRETTAMENTE DALLE CULLE (30-03-2006)
Quarto di finale che ci vede favoriti, ma non
abbastanza per poterlo saltare a piè pari. L'Inter sfida
i campioni di Bulgaria, il Villareal, in una festa poco
nazionalista: se i nerazzurri schierano un solo italiano,
gli avversari addirittura non inseriscono alcun giocatore
bulgaro. Il terreno di San Siro si presenta in
perfette condizioni dopo l'ultima stabbiatura, fatta con
un'ottima qualità di bambini bolliti. Si parte: per
riequilibrare il match, Wome concede il primo gol a
Forlan. Un gesto molto bello che in Camerun viene
festeggiato,
bruciandogli
un appezzamento adibito ad orto. Gli uomini di Mancini
caricano, segnando con Adriano, che per una volta si trova
eccezionalmente dentro l'area, e poi con Martins, che per
fortuna sul cross di Stankovic non ha il tempo di
provare a tirare apposta. Il 2-1 è un risultato che
non permette smargiassate, ma è inutile nascondere il
rammarico per le ammonizioni di Samuel e di Veron: i due
non sono diffidati, quindi rischiano di saltare l'antipasto
parigino della vittoria al Mondiale per Club in Giappone.
Nella foto, Tania Karabelova, Miss Bulgaria 2001, nuda
per una bellissima causa: la pace nel mondo.
STORIA
DEL DIRETTORE DELLA COMUNICAZIONE CHE NON COMUNICAVA (13-06-2004)
Spiegava Nino Frassica: "Il bravo presentatore non
deve mai introdurre un ospite dicendo "Ecco un personaggio
che non ha bisogno di presentazioni" perché altrimenti
dimostra che non c'è bisogno che lo paghino". Allo
stesso modo è curioso che un direttore alla comunicazione
come Paolo Viganò non ritenga necessario comunicare
le proprie decisioni quando queste riguardano siti di tifosi
come il nostro, non ignoto, e con migliaia di visitatori ogni
giorno. E di tempo per avere più cura e rispetto dei
tifosi sembrerebbe esserci visto che, invece di
realizzare contenuti, è
ormai
consuetudine
per
inter.it
affidare all'Ansa
le
notizie:
dalle interviste di Tronchetti e Moratti fino ai premi vinti,
48
news negli
ultimi 37
giorni sono
copiate dall'agenzia
di
stampa.
Ora: quanto sopra rientra nel diritto di opinione o è
penalmente perseguibile? Nella foto uno dei contributi
più interessanti regalatici dall'attuale direttore alla
comunicazione.
TIC TOC TIC TOC (CUGINO, IL RUMORE
CHE SENTI E' LA FRECCIA DEL SORPASSO) (03-12-2005)
Sabato positivo per le milanesi: nel pomeriggio un Milan
pimpante sfiora il colpaccio nella sempre
ostica
Verona, mentre in serata l'Inter sconfigge quell'Ascoli che
in tempi gloriosi vinse la Mitropa Cup, trofeo
condiviso con squadre del valore di Eisenstadt, Iskra,
Celik Zenica e i fortissimi ungheresi del Tatabanya.
Rispetto all'ultima esibizione a San Siro gli ascolani devono
rinunciare a Bruno Giordano e a Troglio; Mancini manda
invece Materazzi in panchina, Wome in tribuna e Zé
Maria in Curva. Una punizione di Adriano sblocca la
gara, che per il resto fa aumentare le quotazioni al
Fantacalcio del portiere ascolano Coppola, altrimenti noto
come il parrucchiere delle dive. Nella ripresa tra i
bianconeri c'è spazio anche per l'ex più rimpianto,
Ferrante: tutti ancora rimpiangono il giorno in cui
Tardelli lo chiese,
preferendolo
a Romario; Ferrante ripagò la fiducia del tecnico
segnando un solo gol in cinque mesi (ma, a suo onore, si
trattò di una vera prodezza, capace di una zampata di
rapina contro l'Udinese). Intanto nell'Inter escono Recoba con
un risentimento muscolare e Figo con un risentimento
emotivo; Cristiano Zanetti, subentrato, sfiora il suo
personale, facendosi ammonire dopo soli quattro minuti di
campo. Nella settimana del derby, noterete, in alto nella
foto dell'Albo d'Oro, che la Mitropa fu vinta anche
dai gagliardi rappresentanti del Tatran Presov.INSCIALLAH,
INSCIAQUA (19-11-2003)
E' rischio espulsione per quattro giocatori nerazzurri. Nelle
prossime ore Belozoglu Emre, Okan Buruk, Mohamed
Kallon e Obafemi Martins potrebbero vedersi sventolare
sotto il naso non tanto un cartellino rosso, quanto un
foglio di via: secondo indiscrezioni provenienti direttamente
dal Ministero dell'Interno, infatti, i nomi dei quattro interisti,
tutti di religione islamica, sarebbero stati rinvenuti su
alcuni carteggi privati dell'Imam di Carmagnola. Nella
foto, il testo incriminato.Non
speculare su situazioni
spiacevoli
sta diventando un lavoro: secontinua
così apriremo la rubrica "L'arrestato milanista della settimana
è...". Interisti.org incalza anche sui colori necro
azzurri con un articolo illuminante sopra la scomparsa "strana" di
alcune pedine giudicate fondamentali per il rilancio dei colori
societari così sbiaditi. Infatti leggiamo: " MEDIANI
IN FUGA - Scomparsi. Nell'Inter che si appresta ad iniziare
un filotto di vittorie per il sicuro trionfo in campionato e
Champions League, due giocatori sembrano aver fatto perdere
completamente ogni loro traccia. E non due qualsiasi, ma gli unici
in tutta la rosa che negli ultimi cinque anni abbiano vinto un
titolo sportivo superiore al torneo di canasta dell'associazione
anziani di Appiano Gentile. Gli ultimi avvistamenti pubblici di
Giorgio Karagounis ed Edgar Davids risalgono ad oltre un mese fa,
quando in occasione di un allenamento si scambiarono alcuni sguardi
languidissimi. Terminato il lavoro con la squadra, si sarebbero poi
recati assieme alle docce, prima di lasciare la Pinetina per non
ritornarvi mai più. A Palazzo Durini, sulla vicenda è calato il
massimo riserbo. Unica voce libera, quella dell'usciere
settantaduenne Adalberto Pestalozzi, che mostrando una cartolina
anonima arrivata in sede da Haiti, dichiara mesto: "El greco e l'ulandes
me sun sempr sembrà duu cunt la venina dulsa. Ma pensavi minga che
ieren du bus del ...". Nella foto, saluti da Honolulu." La spirale
autodistruttiva, che sembra non scalfire nemmeno i colori
ministeriali di Arcore, angoscia invece i tifosi della Juvenilia,
l'altra parte del ministero, che sempre su Interisti.org (??)
raccontano i loro crucci di ordine morale:"
PUBBLICHIAMO
QUESTA COME FOGLIA DI FICO - Ci
scrive Enrico, tifoso juventino, facendo riferimento alla
sciagurata Genoa-Inter del 1983 (link):
"[Con questa storia spero
capiate] il disagio di tanti juventini onesti (ce ne sono, anche
se non ci credete) che si vedono condannati e sbeffeggiati per una
vicenda che non è ancora del tutto chiara, nonostante la sentenza.
Sia chiaro, non voglio certo difendere chi imbroglia con il
doping, se si scoprisse che la Juve e solo la Juve ha frodato
bisognerebbe punirla. oltre che con la restituzione dei titoli.
con la serie B e lunghe squalifiche. Per adesso, però , la
certezza non c'è, e credo che al di là del tifo le persone oneste
lo riconoscano". Nella foto, Liz Solari brutta. "Le speculazioni
NON finiscono quì: "Vi
ricordate
lo Juve store che un anno fa
vendeva a 150 Euro la "Maglia n.10 di Michel Platini Coppa
Campioni 1984-85. 100% cotone mako. Taglia unica, riprodotte in
numero limitato vidimate dal Vice Presidente della Juventus
Roberto Bettega." Ci siamo chiesti: hanno smesso? Ecco la
magata."
Simoni:
"All'Inter lo
scudetto del 1998". Gigi uno di noi.
Processo alla Juventus, Coni
e Figc chiedono pareri illuminati.
"Si dovrebbero vergognare. Dilettanti".
Gigi
Simoni non ci sta. Dalle pagine dell'Espresso, in edicola
venerdì, l'ex tecnico dell'Inter, nel commentare la sentenza
per doping che ha condannato il medico sociale della Juve,
Riccardo Agricola, rivendica il titolo perso nel 1998 e non
solo.
"Se la sentenza del processo alla Juventus per frode sportiva
divenisse definitiva la federcalcio dovrebbe prenderne atto e
toglierle i titoli vinti in quel periodo - ha detto Simoni- Io
nel 1998 con l'Inter sono arrivato secondo. Oggi scopro che
forse non giocavamo alla pari, Mi sentirei defraudato se la
sentenza fosse confermata in appello".
Simoni ha poi sottolineato di esser rimasto impressonato dalla
prestanza fisica dei giocatori juventini nel periodo in cui
l'Inter di Ronaldo contenedva lo scudetto alla Juve.
"Ero ammirato dalla prestanza fisica degli juventini: a Milano
ci presero a pallate. Erano fisicamente molto superiori a noi.
Pareva che avessero raggiunto quei risultati solo con il
lavoro in palestra. Allora mi dissi, bisogna che facciamo
anche noi tutto quel lavoro in palestra".
E se alla fine fosse proprio un tribunale a restituire
all'Inter quello scudetto perso nel 1998 con la Juventus?
"Farò una bella festa con tutti i ragazzi che allenavo quell'anno.
Ma non ci conto. Se anche la sentenza diventasse definitiva, -
chiude Simoni - la Federcalcio non avrebbe mai il coraggio di
togliere uno scudetto alla Juve".
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L'AMARO
IN BOCCA....
Tirata d'orecchie a sports.it per la news: "via
Mancini, arriva
Prandelli per valorizzare l'Inter dei giovani".
Ma come: niente soluzione-ponte Suarez?
Dopo il derby Massimo Moratti
domenica sera è fuggito via a capo chino,inkazzato come un Mammuth e senza rilasciare
dichiarazioni. Ci ha pensato lunedì Facchetti a parlare per bocca di
Moratti e tra le righe delle sue parole, pronunciate davanti ai
giornalisti, si è potuto intuire che il tempo degli esperimenti è
finito. Mancini deve cominciare a fare risultato senza più
nascondersi dietro l'alibi della imbattibilità. Il problema per
SCIARPETTA è che l'imbattibilità ORA non esiste più e fatto ancora
più grave è che l'ha persa contro il Mediaset seppellendo
definitivamente qualsiasi stronzata di rimonta.
Il terzo posto e la Champions sono obiettivi importanti per il
futuro della società, anche da un punto di vista economico, visto
che il 'rosso' in bilancio di 78 milioni di euro costringerà Moratti
all'ennesima ricapitalizzazione nei prossimi giorni.
I meriti di Mancini, soprattutto nell'ultimo periodo, non mancano
avendo cercato di dare un'identità alla sua sua squadra puntando su
quei 14/15 giocatori da ruotare. Tuttavia in questo senso è palese
come, l'esclusione da questo zoccolo duro di giocatori come Davids e
Burdisso, apra inquietanti interrogatvi sul rapporto tra gestione
tecnica e area mercato (Branca).
Mancini è troppo legato agli ex laziali e di questo qualcuno
all'interno della società gliene fa una colpa. Come è noto la scelta
a giugno del SCIARPETTA era stata osteggiata da una parte dei
dirigenti nerazzurri che avrebbero voluto Fabio Capello sulla
panchina bollente dell'Inter.
Proprio da quella parte di dirigenti
filtra un clamorosa indiscrezione congiunta a quella arrivataci ieri
sulla volontà di prolungare il contratto di Adriano. Il futuro del
progetto Mancini sarebbe legato strettamente ai risultati ottenuti
al suo primo anno. Per questo motivo il raggiungimento della finale
di Champions resta l'obiettivo MINIMO ULTIMO per questa stagione.
Giornali e Tv hanno parlato di Arsene Wenger ma è l'ombra di Cesare
Prandelli che incombe su Mancini. L'ex tecnico del Parma tornerà ad
allenare dalla prossima stagione, si dice alla Fiorentina che però
non ha ancora trovato ancora l'accordo economico.
Secondo voci di calciomercato ben delineate, infatti, tra Cesare
Prandelli e il club viola si sta lavorando per trovare un accordo
per il prossimo anno.
Il tecnico ha chiesto 1.250.000 euro l'anno, esclusi premi. I
fratelli Della Valle sono rimasti piuttosto perplessi dalla
richiesta ritenuta eccessiva. La trattativa resta aperta ma il club
viola sta per sondare altri terreni: quelli di Spalletti e
Novellino.
La scelta nerazzurra di Prandelli avrebbe un preciso obiettivo,
quello di convincere Adriano a restare almeno sino al 2009.
L'attaccante brasiliano, che ha parlato con Moratti per trenta
minuti, non ha invece ricevuto alcun chiarimento da Mancini per la
panchina di domenica.
Adriano si telefona spesso con il suo ex allenatore e la strategia
dell'Inter per respingere le 'avanches' del Real Madrid passa anche
attraverso il possibile ingaggio tecnico di Orzinuovi oltre ad un
adeguamento contrattuale piuttosto sostanzioso (3,5 milioni di euro
l'anno) del brasiliano.
Oltretutto con molti giocatori in rosa oltre i 30 anni, un
allenatore come Prandelli potrebbe valorizzare al massimo anche
l'Inter dei giovani(Marchionni, Kompany, Barzagli) che prenderebbe
corpo già dalla prosssima stagione.
A quanto pare la prima sconfitta
stagionale è risultata fatale a SCIARPETTA e le ore sono contate. A
QUATTORDICI ANNI LUCE DALLA COPPIA DI TESTA, CON UN PIAZZAMENTO IN
COPPA DEI CAMPIONI TUTTO DA GIOCARE VISTO IL RIENTRO DI SAMPDORIA,UDINESE,PALERMO
E ROMA,LA SOLA SEMIFINALE DI COPPA ITALIA RISULTA UNA STRONZATINA DI
FRONTE ALLA PROSSIMA ENNESIMA RICAPITALIZZAZIONE DEL GENERALE
GLOBALE. Ora anche i pareggi sono considerati una puttanata
indigeribile....
GLI
ORFANI DEGLI AVITI: GIURO DI DIRE TUTTA LA VERITA', SOLO LA VERITA',
TUTT'ALTRO CHE LA VERITA' - La
sentenza sui
farmaci juventini se la prende
sorprendentemente con le dichiarazioni dei giocatori, a noi apparse
invece convincenti e lineari (ricordiamo ad esempio quelle di
Montero: "Cough cough, brrr, ehmmm, no entiendo italianos").
Torricelli: 'verosimilmente costruita ad arte'. Tacchinardi: 'false
dichiarazioni'. Vialli: 'fumosa'. La Juve prende subito posizione
per bocca dei propri manager e chairisce le singole situazioni. "Torricelli?
So che
gioca nell'Arezzo,
non è mai stato alla Juve. Tacchinardi? Aspettate, dite 'quel'
Tacchinardi? Ah sì, gran bel ragazzo. Quanto a Vialli, noi diciamo
da sempre no al fumo". Già le prime testate stampa stanno riportando
la difesa Juventina che in sostanza chiude il caso. Nella foto,
Moreno Torricelli: quando un'immagine vale più di mille processi.
LA TERRA INIZIA A SCOTTARE SOTTO I
PIEDI :"
TORINO - "Nessuno potrà mai toglierci
nulla di quello che abbiamo conquistato". Così il vice presidente
della Juventus, Roberto Bettega, ha risposto alle domande
sull'eventualità che alla società bianconera possano venire tolti
degli scudetti dopo le motivazioni della sentenza di condanna per
doping del medico sociale Agricola, depositate ieri. "Sono
orgoglioso, sereno e felice - ha ancora sottolineato Bettega - per
quello che abbiamo vinto; anche i giocatori - ha
quindi aggiunto - dovrebbero far sentire la loro voce; io rispondo
delle mie responsabilità e mi farebbe piacere che tutti
rispondessero delle loro".
COSA E' SUCCESSO? Da un articolo di gazzetta.it leggiamo:"
ROMA, 24 febbraio 2005 - "Sulla base di
quanto è scritto nella sentenza dobbiamo valutare se questi fatti
accertati ci consentano di riaprire un'indagine archiviata
all'epoca dell'autodenuncia di Agricola e poi verificare che non
siano intervenute prescrizioni". E' il capo delle Procura
antidoping del Coni, Giovanni Verde, a parlare sulla base delle
motivazioni della sentenza di primo grado del processo per doping
alla Juventus, depositate presso la cancelleria del tribunale di
Torino.
"Ho chiesto al presidente del Coni,
Gianni Petrucci, di farmi avere immediatamente copia della
decisione - ha spiegato il professor Verde -; io conto nella
prossima settimana di fare una riunione con i miei collaboratori
per valutare che cosa possiamo fare. Il caso comunque è troppo
delicato per cui ritengo che sia opportuna una valutazione
collegiale, bisogna comunque tenere conto che si tratta di un
fatto storicamente datato e che risale a sette anni fa". Per poi
assicurare: "Se ci dovessimo convincere che ci sono gli estremi
per poter riaprire il caso lo faremo subito e non staremo ad
aspettare".
Immediate le reazioni, su tutti i fronti.
Durissima quella di Moreno Torricelli, l'ex giocatore della
Juventus: "Non ci sto, questa sentenza mi offende perché io non
sono una persona falsa". Il giocatore è stato indicato come uno
dei giocatori che avrebbero mentito durante le deposizioni in
Tribunale. "Sono sconcertato e arrabbiato - ha sottolineato
Torricelli, attualmente tesserato in serie B dall'Arezzo -. Non
capisco come un giudice si possa permettere di affermare cose
tanto gravi. Io sono tranquillissimo, so di aver detto quello che
effettivamente ho fatto e preso. Mi sento pulito, non ho mai fatto
uso di sostanze dopanti".
Si profilano nubi oscure sul futuro del
calcio italiano e il Codacons si inalbera chiedendo un
risarcimento danni di 4 milioni di euro, l'accertamento delle
responsabilità e le sanzioni adeguate. Sono le richieste contenute
in una diffida presentata alla Juventus, al Coni, alla Figc e al
ministero della Salute in seguito al deposito delle motivazioni
della sentenza di condanna del medico della squadra bianconera
Riccardo Agricola.
L'Associazione chiede il risarcimento
"per la sistematica e illecita somministrazione di farmaci agli
atleti e per la manipolazione clinica finalizzata al miglioramento
delle prestazioni". A Coni e Figc si chiede invece di accertare e
sanzionare la responsabilità per il doping e frode sportiva,
nonché ogni altra eventuale violazione delle norme federali. Il
Ministero della Salute infine è stato sollecitato per quanto
riguarda la realizzazione di una efficace campagna contro il
doping e per stabilire la partecipazione di rappresentanti delle
associazioni di consumatori negli organismi di vigilanza e
controllo sul doping.
Come in un flipper impazzito, la pallina
è schizzata anche in Parlamento. Ad alzare la voce è Paolo Cento,
vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, nonché
presidente del Roma Club Montecitorio. "Queste notizie - ha detto
il parlamentare verde - confermano la necessità di una commissione
di inchiesta interna alla Federcalcio molto seria. Anche in sede
parlamentare è del tutto evidente la necessità che venga
immediatamente riconvocata la commissione di inchiesta sul calcio
che ha lavorato nei mesi scorsi. Occorre riaprire la riflessione -
ha concluso - per evitare che in futuro si ripetano episodi del
genere e anche per accertare la veridicità dei verdetti sportivi
di quegli anni". Siamo solo all'inizio." IN PRECEDENZA ERA
SUCCESSO..."
TORINO, 24 febbraio 2005 - Il capo
dello staff medico della Juventus, Riccardo Agricola, ha
utilizzato “tutti i possibili espedienti per ottenere
miglioramenti nelle prestazioni dei giocatori”. Lo scrive il
giudice, Giuseppe Casalbore, nelle motivazioni della sentenza di
primo grado del processo per frode sportiva, somministrazione di
epo e abuso di farmaci, depositate oggi presso la cancelleria
del tribunale di Torino. Il medico - scrive il magistrato - "ha
ottenuto il risultato di potenziare fraudolentemente e non
fisiologicamente la prestazione agonistica dei calciatori, così
conseguentemente influendo anche sul risultato della
competizione sportiva nella quale i giocatori stessi venivano
schierati, alla quale cioè prendeva parte la società Juventus".
Il dispositivo, letto dallo stesso
giudice il 26 novembre scorso, aveva assolto l'amministratore
delegato della Juve Antonio Giraudo e condannato Antonio
Agricola a un anno e dieci mesi, all'interdizione per il periodo
della condanna, a una multa di duemila euro e al pagamento delle
spese processuali per frode sportiva e somministrazione di
medicinali in modo pericoloso comminata.
Antonio Giraudo deve essere assolto
“perchè la prova a suo carico non risulta completa e
sufficiente”. L' epo “è stata sicuramente acquistata ed è stata
somministrata ai giocatori” della Juventus. Lo scrive il
giudice, Giuseppe Casalbore, nelle motivazioni della sentenza.
Secondo il giudice, Agricola - il medico sociale – “non può
avere fatto tutto da solo”. Ma la certezza delle prove a carico
dell' amministratore delegato, Antonio Giraudo, non è stata
raggiunta. Non solo: si scopre dalle motivazioni che per gli
stessi reati era stato indagato anche Luciano Moggi, ma la
posizione del direttore generale della Juventus fu archiviata
già nel mese di agosto del 2000.
Innocenzo Mazzini, vicepresidente della
Figc e responsabile della politica antidoping della Federcalcio,
a margine del congfresso Ussi, ha commentato le motivazioni
della sentenza sul processo doping che vede condannato il medico
sociale della Juve, Riccardo Agricola. "Ancora non ho letto le
motivazioni - ha sottolineato Mazzini -, comunque tengo a
ribadire che la Figc ha preso l'impegno di leggere tutte le
valutazioni e, dopo, prenderà le posizioni necessarie in merito
anche al processo per doping che riguarda la Juve".
CON VIOLENZA INAUDITA.....Sarò sincero: a
me la logica del marketing sociale mi fa vomitare e l'ultimo anno di
grazia ha visto ormai l'inter, purtroppo, entrare a mani basse in
quel racket. L'idea di uno stadio nuovo per l'Inter naturalmente si
condirà di tutta quella spatafiatta di merdate allegate tipo area
vip,troiai plastificati,box per il merchandising o come cristo si
scrive e quant'altro per gli abbonati tutti formattati ed omologati
come in unione sovietica. Detto ciò, all'interno dell'egira merdosa
autodistruttiva, il fatto di scrostarsi di dosso da quei
merdosissimi del mediaset con la loro putrefazio che aleggia su quel
campaccio fottuto che è ormai il Meazza NON mi dispiace affatto.
Naturalmente per il sottoscritto sarà d'uopo sbattersi per farsi la
connessione ad un milione di giga per vedere le partitonze in quanto
l'ingresso sarà per i fotomodelli similberlusconia e consimili. Non
accederò al digitale terrestre perchè è un voto a quel bastardo,
allora se devo scegliere una carogna che almeno sia dell'Inter!
L'Inter
nel 2002 ne fava quattro in casa del NEWCASTLE, nel 2003 ne dava tre
in casa dell'ARSENAL ,l'anno scorso il PORTO passeggiava sulle
macerie del Manchester u., tuttvia per tutta la stampa italiota
l'impresa naturalmente la fa il Mediaset Ministeriale. Dopo aver
preso letteralmente a mazzate il televisore passiamo a riaprire la
sequela dei PRECETTI che vedono SCIARPETTA seriamente intenzionato a
passare il resto dei suoi giorni in VIETNAM. Le grandi rimonte in
DVD si sono trasformate in merda. Ora l?inter non riesce a tenere un
risultato nemmeno a tirare giù tutti i santi del PARADISO. Dopo
quaranta partite l'unica cosa certa che ha capito SCIARPETTA è
quella di non aver capito proprio un bel cazzo di niente. Tuttavia
siamo entrati nell'epoca del PROGETTO MANCETTA dopo una
dozzina di allenatori divorati non ci sono più allenatori da
divorare. Così chi si divora il fegato è il tifoso nero azzurro che
ormai butta veleno da tempo immemorabile. Le ballerine nero azzurre
che schiera in campo il management evoluto sembrano una accozzaglia
di truppe cammellate che riescono puntualmente a tirare fuori dal
cilindro tutta una serie di puttanate che nemmeno le più grandi
TROJE riescono a fare. Siamo stufi, siamo sfiniti ma abbiamo ancora
la forza di scagliare un profondo ANATEMA nei loro confronti:
traditori dei colori, traditori della fede, traditori di chi li
sostiene e per questo li condanniamo all'ultimo girone dell'INFERNO.
DIECI ANNI DI MORATTI E NESSUNO
SCUDETTO: CI CREDIAMO E DOBBIAMO RINGRAZIARE SEMPRE QUALCHE TESTA DI
CAUCCIU' CHE SI INVENTA SEMPRE UNA QUALCHE PUTTANATA PER VANIFICARE
QUANTO DI POCO I NEROAZZURI RIESCONO A FARE. GRAZIE.
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