GUERRE PLANETARIE

Nel golfo persico non si concentrano solo le divisioni anglo statunitensi per l’annientamento dei centri terroristici e dei covi dispensatori delle armi di distruzione di massa. Stiamo parlando dell’ “esterna” Francia che con l’Italia sta combattendo una guerra diplomatico industriale per la fornitura di navi da guerra ai paesi dell’area. Le diplomazie dei rispettivi stati infatti sorreggono gli sforzi di Fincantieri e di Direction des Costruction Navales (DNC). Gli acquirenti sono gli Emirati Arabi Uniti,grimaldello d’entrata per giungere a fornire navi da guerra ad Oman,Qatar,Bahrein,Kuwait. (navi da guerra per scudi di sabbia,grandi quanto la Lombardia o poco più….). Fincantieri è decisa e motivata al massimo: per arrivare alla commessa è disposta ad acquistare il 40% della ABU DABHI SHIPBUILDING,il cantiere navale degli Emirati Arabi. Il socio di maggioranza della società è il governo degli Emirati Arabi in cerca di un acquirente per vendere quel 30% detenuto dalla NORTHTROP GRUMMAN,la società USA fuggita dalla ABS di fronte al costante indebitamento del cantiere. Quindi acquisire la maggioranza relativa del cantiere significherebbe raggiungere una preferenza di peso nella battaglia per la costruzione della flotta da guerra. La Francia tuttavia ha riversato nell’affare tutto il suo peso diplomatico: lo scopo è prendere l’ordine senza accollarsi il peso della società cantieristica. A quanto pare i francesi si sono messi in pole position in quanto la progettistica viene discussa tra i francesi della DNC e la marina militare degli Emirati scavalcando Fincantieri.  In soccorso di questi ultimi dovranno muoversi il vice ministro al commercio estero Adolfo Urso ed il ministro della difesa Antonio Martino. Questa guerra tra alleati si inserisce nel costante dissesto politico dell’area: la guerra perenne significa sollecitazione verso l’industria bellica con questi paesi d’area intenti a rendersi autonomi dai grossi colossi – Iran e Arabia Saudita – creandosi una propria forza militare. Gli USA si sono già mossi in tal senso vendendo caccia F-16,ma anche i francesi hanno piazzato i loro Mirage. Per l’Italia l’ “affare” Emirati Arabi  significherebbe il ritorno nell’area a vent’anni dalla famosa commessa iraniana,commessa che sarà usata come sfondo per il famoso film di Alberto Sordi “Tutti Dentro”. Gli italiani altresì si vedono coinvolti nell’area in relazione ai 42 miliardi di dollari che il ministro dell’economia e del commercio degli Emirati vuole investire a Milano per una non meglio definita catena alberghiera. Gli alberghi introducono quello che dovrebbe essere il progetto della creazione di una vasta area di libero scambio tra UE ed i 6 paesi dell’area,ovvero Emirati ,Bahrein,Kuwait,Qatar,Oman ed Arabia Saudita. Di nuovo rientra la Francia: infatti questa applica dei dazi in entrata troppo elevati all’alluminio prodotto a Dubai e tutto ciò è un ostacolo alla realizzazione del libero scambio. All’Italia gli onori in quanto già presente a Dubai alla mostra del settore edilizio. L’edile è uno dei settori di punta della media e piccola impresa italiana,quindi Dubai e gli EAU si presentano come area privilegiata per il sostegno ed il rilancio del made in Italy. Così ecco l’impresa per desalinizzazione delle acque FISIA farsi avanti assieme alla IMPREGICO che si sta occupando della realizzazione della più grande moschea di Dubai. In realtà l’enorme e vispa attività delle imprese italiane si lega ad una sostanziale crisi che i casi CIRIO e PARMALAT non fanno che esemplificare. Esiste cioè un fiato corto risalente al 1987,ovvero a due anni prima del crollo del muro. La Federmanager dichiara che da quell ’anno ad oggi sono scomparse quasi la metà delle grandi aziende e le ristrutturazioni seguenti hanno lasciato a spasso parecchi manager di punta che poi non sono riusciti a rientrare. Nel giro di 10 anni la guerra dei ridimensionamenti ha defalcato qualcosa come 20mila iscritti al CIDA – Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte professionalità. Il taglio vede l’espulsione di cinquantenni a favore dei trentenni,i quali costano di meno ma hanno una bassissima “ideologia” d’impresa a fronte di guadagni – che per quanto contenuti – sono esorbitanti. Ciò che colpisce è che la guerra del taglio dei costi sociali vede crescere anche nei manager espulsi la “coscienza di classe”. Sorgono infatti associazionismo per la difesa dei diritti acquisiti dei lavoratori (?!?) per persone che magari poco prima avevano compartecipato al trogolo delle dismissioni depennando personale. Associazionismi che vedono l’irruzione dei quarantenni che le nuove norme pensionistiche interpretano come troppo giovani per la pensione e troppo vecchie per il rientro nel mondo del lavoro.  Incredibilmente gli ex rampanti dell’era del socialismo tangentocrate oggi vedono con terrore l’allungamento dei tempi: i 57 anni erano infatti visti come fondamentale ammortizzatore sociale. Altresì la contribuzione volontaria viene vista come un peso insopportabile soprattutto per il tenore di vita fino a quel momento mantenuto. A livello internazionale uno dei più grossi bruciatori di risorse umane  è stato lo stock optino responsabile di aver gonfiato la bolla della New Economy (stock optino: il diritto ai dipendenti di una azienda di comperare i titoli della suddetta a data e prezzo pre-fissati).

Lo stock option permetteva liquidità all’azienda e piccola speculazione all’azionista che poteva esercitare quando si attivavano le opzioni. Tutto ciò quando la Borsa NASDAQ tirava: quando è iniziato il crollo ,lo stock è divenuto una tara: la speculazione veniva pregiudicata e con essa l’attività del bilancio della società. Gli stock così sono stati sostituiti da pacchetti azionari come premio di produttività,azioni che diventano di proprietà del lavoratore a 5 anni dall’emissione senza caduta di valore in caso di caduta dell’azione stessa. Un incentivo attivato per sollecitare lavoratori e manager nella guerra della competitività ,uno splendido stratagemma taylorista . All’omni-comprensiva banca JP Morgan il compito di rastrellare le opzioni sott’acqua (underwater) col placet dell’autorità di controllo della borsa americana. La guerra della competitività vede colossi come Microsoft essere aggrediti da interfacce come LINUX ed il taylorismo viene addotto come fondamentale per mantenere i cervelli maggiori. In questa spirale la massa di espulsi  muore e basta. Negli USA è la morte il fondamentale ammortizzatore sociale per il peso degli inutili. Gli “utili” invece vengono reinvestiti per la realizzazione di NETWORK digitali ultraveloci : per ultra velocità viene inteso un collegamento  100 volte più rapido dell’attuale. Esso coinvolgerà internet,tv digitale e telefonia. L’ultracollegamento viene visto come attrattiva per la produttività . Gli iniziatori di questo cyberspazio ultrapotente sono nello UTATH  e si chiamano UTOPIA. A loro il compito di servire quasi una milionata di persone e più di 30 mila aziende a 22 euro di canone mensile. In realtà il progetto dell’iper spazio era già stato battuto dalle società Telecom e Tvcable. Gli investimenti realizzati furono talmente elevati da portare alla crisi del settore quando la domanda si rivelerà disinteressata all’altissima velocità. Ora però in ballo ci sono soldi pubblici per 470 milioni di dollari ed i buoni uffici della University of Utah: anche negli USA il leviatano che ritorna…… Nella guerra per la produttività si inserisce il granaio rappresentato dal BRASILE: il MATO GROSSO ex polmone verde forestale amazzonico. Questo neo nato granaio produce soia,ovvero la così detta carne vegetale dai più alti tassi di redditività . Per arrivare a ciò si è proceduto a spianare la foresta trasformandola in distese sconfinate di campi cerealicoli. Da una parte l’attrattiva offerta ad imprenditori e contadini,dall’altra la cancellazione di ossigeno e precipitazioni. La soia prende qualcosa come 14 milioni di ettari  con un aumento produttivo del 216%. Lo scudo orografico favorisce la meccanizzazione ,il caldo perenne la crescita. Si arriva a realizzare il doppio raccolto in un anno. Nella produttività gli USA sono stati surclassati  ed il Brasile è divenuto il primo paese mondiale esportatore di soia. I contadini del Mato Grosso guidano trattori con l’aria condizionata,mossi da GPS, e guadagnano 10 volte di più dei disperati della canna da zucchero. La prospettiva prevede di portare al 40% l’intera superficie agricola erodendo – naturalmente entro i limiti della legge – la foresta. ( stiamo parlando di 10 milioni di ettari di terreno pari alla superficie dell’Italia settentrionale.). La ruralizzazione intensiva corre parallelamente all’asfalto,altra corsa  per il poderoso ammodernamento  del paesaggio di questo stato brasiliano posto al centro del sud – america. Le truppe d’assalto alla foresta sono rappresentate dai contadini : questi   tagliano gli alberi ,poi bruciano,impiantano il riso o realizzano della piccola zootecnia prima di cedere il tutto alla grossa impresa agricola che passa alla meccanizzazione. Il volume,la massa d’ettari  è fondamentale per la coltivazione della soia,sono i volumi ad abbattere i costi di produzione. Questa viene trasportata per due vie sull’Atlantico ; il progetto di una idrovia boliviana permetterebbe l’apertura del mercato Pacifico accedendo ad ulteriori terre per 28 milioni di tonnellate. Tuttavia la vera contesa è per la strada statale 163 che collegherebbe la capitale del Mato Grosso al porto fluviale di Santa REM sul Rio delle Amazzoni. Il governo federale brasiliano ha già placitato  il progetto ma la problematica delle strade che attraversano l’Amazzonia sta nel taglio selvaggio degli alberi: in questo modo l’erosione è raddoppiata. Nella guerra per la produttività è coinvolta anche l’UE,un coinvolgimento che ha spinto ancora di più ai margini gli estremi confini europei orientali rappresentati ora dalla Polonia. Per entrare nel super stato ,la Polonia ha dovuto chiudere i 1240 km di frontiera con Russia,Bielorussia,Ucraina,inaridendo immediatamente quella osmosi che nei 10 ani di transizione dal COMECON  all’UE aveva visto crescere un certo commercio. Il post-proletariato sovietico aveva fatto della spola oltre confine un modo per sbarcare un lunario sovietizzante: oggi quel lunario viene mangiato completamente dai visti. La smobilitazione generalizzata ha visto immediatamente crescere la disoccupazione insieme all’accresciuta sicurezza per i territori occidentali: sicurezza correlata a competitività necessaria nella guerra dei mercati.

 

a cura di Linea Critica e per gentile collaborazione di Andreas Obermann



    
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