POST FINANZA

Tra gli scompensi della globalizzazione abbiamo le mercificazioni delle società creative sovietizzanti. Nel corso del 2002 il ministro dell’economia italiota “inventava” la Patrimonio spa e la Infrastrutture spa. Il compito di queste due società era quello di rivoluzionare la concezione del bilancio statale. Visioni quanto meno intempestive perché a distanza di un anno qualcosa è andato storto. Patrimonio spa doveva valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico,Infrastrutture spa doveva reperire danari per far avviare la massa di lavori pubblici programmata all’interno degli enormi voli pindarici della maggioranza ologrammatica. Alle immediate difficoltà di definizione del patrimonio da valorizzare ed alla ritrosia nella costruzione di garanzie patrimoniali,si è unita l’azione dell’AGENZIA DEL DEMANIO. A quest’ultima infatti cade la giurisdizione del censimento immobiliare e la gestione degli accordi territoriali con gli Enti Locali. Nell’estate 2003 un accordo prevedeva la Patrimonio spa come visore finanziario  dell’agenzia: di conseguenza materialmente la gestione del patrimonio è finita in mano all’agenzia. La Patrimonio spa costituiva altresì il  Fondo Immobiliare da 800 milioni di euro,subito finito sotto la gestione BNL. La Banca infatti ha attivato una società di gestione che a sua volta ha creato la DIKE AEDIFICA preposta alla gestione e costruzione di qualcosa come 11 carceri ( recentissimamente rivalutate come centri Call Center di basso impatto: disponibilità di manodopera spropositata e nessuna rogna sindacale….). Così mentre Patrimonio si scorporava,Infrastrutture emetteva il primo BOND ( termine sinistro all’indomani della sindrome argentina….) atto al finanziamento dell’alta velocità (ennesimo cavallo elettorale) a fronte di un capitale di 3,2 miliardi di euro. Tuttavia anche Infrastrutture spa subisce una tara: è la CASSA DEPOSITI E PRESTITI,azionista – pubblico – unico della società che si sovrappone  alla stessa per accorparla. La tendenza infatti vede la cassa fagocitare la società per trasformarla in una divisione,mutando quindi la sua originaria funzione. In definitiva il leviatano finisce per moltiplicare se stesso,tenendo lontanissimo qualsiasi alleggerimento della cosa pubblica in barba a qualsiasi tensione liberal sbandierata ai quattro venti. Ancora una volta una dimostrazione di come lo stato,la cosa pubblica,si modifica ma non si annulla. Lo stato crea se stesso così come il debito: il debito non si estingue,si trasforma. Un concetto chiave che ci permette di capire perché,di fronte al progressivo calo della popolazione,aumenta la spesa previdenziale. Continuare ad addurre la responsabilità sulla lunghezza della vita risulta essere una forzatura. La tendenza non è nella vita ma nel flusso contributivo che regredisce pesantemente in relazione alla legalizzazione del lavoro in sub appalto che NON FORNISCE CONTRIBUTI. Il peso si scarica verso chi mantiene un posto di lavoro dipendente fisso: il contributo di chi ha un lavoro fisso  non solo è aumentato ma E’ INSUFFICIENTE PER RAGGIUNGERE LA PENSIONE CHE INFATTI DOVRA’ ESSERE INTEGRATA DI TASCA PROPRIA. Immediatamente i mega economisti si sono scatenati nelle loro analisi fondando il tutto sulla “ripresa”: la ripresa viene vista come il grimaldello per un nuovo sistema contributivo. La problematica continua a scalzare il peso costante della CARRING CAPACITY e della CURVA DI LOTKA,secondo la quale la così detta ripresa – per la costante saturazione del mercato – è destinata sempre più a restringersi nel tempo. La domanda è: come pensano, i tecnici della finanza,di produrre un sistema nuovo a fronte di unità statali non solo lievemente ridisegnate ma addirittura assillate dalla nascita di un ulteriore super stato??

Il peso debitorio del super stato non farà altro che mantenere alti i contributi e lo storno sopra una ipotetica ripresa rappresenta un privilegio: i più fortunati potranno godere di un regime pienamente integrativo,il resto – la stragrande maggioranza – NO . Il depauperamento finanziario sociale finirà per essere il contributo ai continui sostegni verso una industria ed un terziario CHE NON SI RIDEFINISCE MANTENENDO ELEVATI IL CONSUMO ENERGETICO TERMICO,CHIMICO E TECNOLOGICO,tre elementi saturanti della Carring Capacity e fagocitanti immense quantità di danari pubblici. Disastrosa anche l’ipotesi di un aumento di produttività dei lavoratori: ciò solleciterebbe oltre misura il consumo mancando il rifiuto di un complesso produttivo fortemente erodente le risorse del pianeta. E’ quindi necessario ripensare cosa produrre perché siano garantite conservazione ambientale,diminuzione del lavoro ed aumento della capacità di far valere il soldo. Il continuo vaglio delle SOLUZIONI INFERIORI LENINISTE è morboso ed anti umano,soprattutto perché dimenticanti quella che dovrebbe essere la fase SUPERIORE DI QUELLO “STATO E RIVOLUZIONE”.

 

 

a cura di Linea Critica e per gentile collaborazione di Andreas Obermann



    
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