I COMUNISTI TEDESCHI DEGLI ANNI TRENTA

 

“Se le altre nazioni prosperano o muoiono di fame m’importa solo nella misura in cui possiamo metterle al servizio della Nostra civiltà,altrimenti la cosa non ha per me alcuno interesse. Del fatto che 10.000 persone muoiano o meno di fatica nel lavoro,il solo aspetto che m’importa è se il lavoro sarà fatto o meno per il mondo globale.”

A Posen,nel settembre 1943, Himmler respingeva con sdegno l’accusa di “venalità” :

“…delle ricchezze che abbiamo tolto agli ebrei non abbiamo trattenuto niente per noi.” In realtà magnanimo verso una cupidigia presente in maniera scomposta ad ogni livello della SOLUZIONE FINALE,l’ometto occhialuto concludeva:

“ Abbiamo il diritto morale di distruggere tutto ciò che non si allinea al mondo globale,ma non abbiamo il diritto di appropriarci di un solo barile,di un solo orologio da polso,di un solo soldo o altro. Dobbiamo sterminare un batterio per non esserne infettati e morire di malattia. Non permetterò a nessun focolaio di sepsi,anche piccolo,di sopravvivere e diffondersi. Dovunque lo scopriremo ,lo cauterizzeremo. Dobbiamo portare a termine questo compito particolarmente difficile con amore verso il mondo globale,senza esserne danneggiati nel nostro essere interiore,nella nostra anima e nel nostro carattere.”

Il massacro come effetto collaterale dell’amore: un sofisma teologico usato per giustificare massacri di musulmani,pagani,eretici e quant’altro. Un melenso amore nascondente un sintomo d’involuzione morale. Ma un sopravvissuto scriveva: “ Nonostante le pene d’inferno patite,il mio spirito non si è piegato. Ho gli occhi bene aperti rendendomi conto di quello che accade intorno a me. Per questo non ho dimenticato l’obiettivo. Tutto ciò che subisco è come necessario,una sofferenza temporanea,in modo da raggiungere il compito di andare avanti a tessere il filo d’oro della gloria eterna del nostro popolo,per dimostrare al mondo la nostra volontà di vivere in qualunque situazione.”

L’affermazione di vita a dispetto di chi la negava: una poesia quel filo d’oro del tutto assente nella cupa atmosfera di Himmler,con le sue immagini di cadaveri,di batteri e sepsi. Dietro l’artificioso richiamo all’amore,le sue parole non evocano che morte e distruzione.

 

Repressione poliziesca,individualismo della società dei consumi avevano frantumato la società: così chi aveva sotto la depressione spingeva per averne sempre di più a scapito di chiunque . A sinistra dello spettro tedesco si agitavano diverse anime che spesso miscelavano aspetti di destra e di sinistra. I lavoratori si dividevano entro 4 sindacati: il socialdemocratico ADGB, il comunista RGO,il cattolico DGB e l’Hirsha-Dunker. Socialdemocratici e comunisti si scontravano violentemente tanto che i comunisti stigmatizzavano i primi con l’epiteto di “fascisti”. Non solo: all’interno del COMINTERN i nazisti venivano rubricati come nemici di second’ordine coi quali si poteva arrivare ad una occasionale collaborazione!

Fanatismo fino al sacrificio? Anche i nazisti si sacrificarono e molti comunisti che scamparono ai lager ci misero poco a fare lo stesso una volta che l’armata Rossa metteva tutta l’Europa orientale sotto il suo calcagno. Non basta solo la tenacia e la disciplina per giustificare le azioni. Il fatto grave era che i comunisti degli anni trenta di Germania,Inghilterra ,Francia non erano “EUROCOMUNISTI” ,in grado cioè di pensare con la loro testa,ma moscoviti al cubo,emotivamente succubi di Mosca. Una incredibile contraddizione per chi si considerava scientifico. Eppure sette membri esuli del politburo tedesco,41 su 68 capi della KAP rifugiatisi a Mosca,furono massacrati dalle purghe che investirono i partiti comunisti esteri ed il COMINTERN. Tutti pensavano a contadini abbronzati ed a nerboruti metallurgici ben felici di ubbidire ai nuovi zar e dall’altra parte spingevano il proletariato ad una feroce dittatura. Stirngendo stringendo si finiva per individuare nei comunisti dei settari sotto psicosi d’assedio da parte di socialdemocratici,deviazionisti trotzkisti,capitalisti internazionali e Internazionalisti tout court. Morbosamente legati all’idea di nazismo come “trovata dei padroni”,ad una concezione economicista del funzionamento sociale e ad un’idea deterministica della storia,i comunisti NON si resero conto della potenza irrazionale del nazismo,buttando colpevolmente a mare alcune precedenti più sottili analisi del fascismo italiano. I comunisti continentali erano brutalmente amorali e la loro superiorità la spacciavano con elucubrazioni viste come idee troppo profonde per essere capite,unita ad una illimitata disponibilità a perdonare quello che accadeva a Mosca,adottandone le sue strategie nel nome di miglioramenti della condizione umana proiettati in un futuro imprecisato. Così,presagendo un fascismo evanescente,ed una rivoluzione imminente,i comunisti si aggrapparono parossisticamente al partito,sicuri,una volta che il grosso capitale avesse voltato le spalle alla bottega,che sarebbe esplosa la rivolta. Come ovvio esisteva un errore d’analisi di partenza- quel HIC ET NUNC- ed ad esso si aggiungerà l’altrettanto catastrofico centralismo democratico ,catastrofico per un partito in clandestinità che voleva coniugare ad esso l’agitazionismo. Liste di iscritti,raccolta fondi,elenchi di comunisti trotzkisti fecero la fine di migliaia di persone una volta che finirono in mano alla Gestapo. Sarà un setaccio senza precedenti nel quale tutti furono sacrificati per preservare il morale di una base sempre più ristretta. I sovietici dal 1934 avevano cambiato strategia  nella politica estera concedendo un legame con borghesi socialdemocratici,tuttavia i contatti precari con i dirigenti in esilio non permettevano il cambio di tattica. Democrazia e nazione erano rientrati nel lessico e l’entrismo attuato dalla dirigenza sovietica aveva lo scopo di sfruttare il malcontento operaio che serpeggiava nel fronte tedesco del lavoro. Operazione tuttavia inutile perché l’entrata nel Fronte significava bollare conosciutissimi comunisti come collaborazionisti ed altresì significava subire la simmetrica infiltrazione della Gestapo.  L’incudine dell’efficientismo competitivo ed il martello degli effetti salariali della specializzazione erodevano altresì la solidarietà operaia. Il risultato era che la propaganda comunista si traduceva in fastidio. La pesantezza della GPU e le purghe  non li facevano propriamente degli ideali ideali .La stessa brutale condotta sovietica pregiudicò l’entrata nel Fronte del Lavoro. A Mosca pensavano quindi che si dovevano arrangiare per fatti loro e così ecco il Patto Ribbentrop – Molotov  del 1939. I comunisti soffocati dal moscovismo,dalla loro condotta centralizzata,credevano veramente che Hitler avesse liberato i militanti permettendo al KPD di uscirne fuori quasi legalmente. Negli ambienti anti nazisti conservatori il patto dava conferma all’idea di due regimi alle estremità di un fero di cavallo. In Germania il crollo del setaccio comunista ,più che per merito del patto,si deve ad un ridimensionamento nei numeri assai marcato,tale da destinare gli agenti della Gestapo a cacciare omosessuali,framassoni ed ebrei. Nel corso del conflitto ci saranno delle colone personali,come quelle dell’ex freikorp ROMER (ghigliottinato a Brandeburgo da Friesler nel 1944) ma sostanzialmente l’organizzazione comunista era stata liquidata.

Anche il gruppo dirigente socialdemocratico interpretò erroneamente l’ascesa del nazismo. In ogni caso,contrariamente ai comunisti,iniziarono l’opera di propaganda al di fuori dei confini del Reich. Non solo. Chi rimaneva all’interno si ritirava dalla vita politica. In questo modo la capacità di sovversione dei socialdemocratici variava da luogo a luogo: A Brema,ad esempio,i portuali dell’AG Weser esasperarono a tal punto gli agenti della Gestapo da suggerirne la loro ghettizzazione. Migliore risultava l’opera di ricostruzione sindacale. Posizionata all’estero si mise in contatto con gli attivisti in Germania. Questa rete risulterà essere assai consistente,tanto da andare a diventare soggetto di riferimento per gli ufficiali riunitisi intorno alla figura di BECK per la realizzazione del colpo di stato anti-hitleriano.

 a cura di Linea Critica e per gentile collaborazione di Andreas Obermann




    
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