• Ora vogliono comandare. Il tifo estremo è entrato nell'orbita di "cupole criminali". Che puntano agli affari legati agli stadi, dai parcheggi ai negozi. E che si impongono intimidendo società e giocatori

    Le mani degli ultrà sul business del calcio

    ROMA - C'è solo rivalità di campanile, e un gemellaggio antico, dietro le pallottole spedite a Lotito e la sconfitta che gli ultrà della Lazio hanno "consigliato" ai loro giocatori nella partita contro l'Inter? È bastata la logica tribale anti-romanista ad azionare il ricatto delle bande della curva Nord o, piuttosto, nelle curve degli stadi sta succedendo qualcosa di più e di peggio che solo adesso stiamo iniziando a conoscere? "Magari fosse solo così - dice una fonte investigativa del Viminale che questa sera sarà in servizio fuori da uno stadio Olimpico blindato e destinato a trasformarsi di nuovo in teatro di scontri -. Magari potessimo rubricare come semplice spirito antisportivo quello che è accaduto prima e durante Lazio-Inter.

    Il problema è che gli ultrà, ed è un elemento comune a tutte le principali tifoserie, soprattutto quella metropolitane, stanno alzando il tiro. Molte curve sono finite in mano a gruppi criminali organizzati. Che sanno con quali metodi esercitare il loro controllo e come imporlo alle società. Non lo fanno gratis, ovviamente. Lo fanno per interessi economici. Perché se prima c'era la figura del capo tifoso che metteva da parte qualcosa facendo la cresta sui biglietti, oggi ci sono vere e proprie cupole interessate a mettere le mani sui grossi introiti. Non si scatenano più solo contro le forze dell'ordine, ma anche contro le società. Il messaggio che deve passare è: comandiamo noi, e noi oggi siamo criminali. Punto".

    Chi frequenta le curve e chi ne studia i flussi e le dinamiche lo conosce benissimo il salto di qualità che si sta consumando; sa qual è il virus che ha infettato le legioni dei guerrieri della domenica trasformandole in piccoli mandamenti "dove tutto è possibile e dove tutto può accadere", per dirla ancora con le parole dell'investigatore. È così da almeno un paio di stagioni. E forse anche solo casualmente tutto questo coincide con il giro di vite deciso dal ministero degli Interni, la "stretta" che ha reso la vita difficile ai tifosi più scalmanati. Le trasferte vietate. I biglietti nominali. Poi la tessera del tifoso, fumo negli occhi per gli ultrà che infatti sono scesi sul piede di guerra (gli ultimi scontri a Genova, prima del derby dell'11 aprile scorso, doriani contro forze dell'ordine).

    Questo cambio di passo ha un origine e una data. Il 2 febbraio 2007. La morte a Catania dell'ispettore di polizia Filippo Raciti. Da lì in poi nulla è stato più come prima. Anche la violenza è cambiata. Non se n'è andata, si è solo riorganizzata. "È una violenza anomica, senza regole e per questo anche più pericolosa perché può esplodere in qualsiasi momento - ragiona Carlo Balestri, studioso e anima di Progetto ultrà, il laboratorio nato 15 anni fa all'interno dell'Uisp Emilia Romagna -. Siamo arrivati al capolinea o all'anno zero. Resta un panorama desolante, dove gli aspetti positivi che c'erano, l'aggregazione, l'entusiasmo, il tifo, le coreografie, sono andate a morire lasciando il posto a quello che vediamo: scontri tra bande, dove a volte tutto è deciso da chi ha interessi forti e si è infiltrato in curva. Come accade nelle grosse città".

    È la linea dura imposta dalle nuove cosche del tifo. Quelle che guardano lontano e, sul modello mafioso, per ingrossare le casse, non guardano in faccia a nessuno. E quasi sempre scelgono lo scontro frontale. Roma e Milano. E Torino. Sono i laboratori di Ultras s. p. a., l'azienda che allunga i suoi tentacoli su tutto quello che c'è da mangiare dentro e fuori gli stadi: servizio d'ordine (steward), parcheggi, merchandising, biglietti, bagarini. Persino i porchettari o "paninari", come li chiamano a Roma dove gli ambulanti, se vogliono lavorare senza scocciature, devono "scucire" qualcosa ai capibastone delle due curve. "È brutto doverlo ammettere ma qui hanno tutto in mano loro - aggiunge un'altra fonte di polizia che si definisce ormai "un pezzo d'arredo dell'Olimpico" -. Molte facce conosciute in curva le trovi ai cancelli, che regolano gli ingressi. Anche in tribuna Tevere, dove un tempo c'era gente normale e invece oggi, ai derby, trovi gli ultrà perché sanno che lì possono fare casino. Io mi chiedo: ma questo le società lo sanno?".

    Di certo di una cosa si sono accorte. I capi delle curve stanno tentando di "commissariare" i club. Un piano incubato per anni e esploso quando il movimento ultrà - sotto i colpi della repressione - si è trovato di fronte a un bivio: scomparire o cambiare pelle. Da qui la devastante mutazione. Con lo sbarco della malavita organizzata che vuole decidere le campagne acquisti (o cessioni). Che prende a schiaffi i giocatori (Torino, 6 gennaio e 28 marzo, prima Toro poi Juve). Che li "avverte" fuori dal campo di allenamento (è accaduto al laziale Baronio alla vigilia dell'ultimo Lazio-Inter, "dovete perdere altrimenti...").

    Che si dichiara "contro il calcio moderno" e intanto stringe la presa sul business. La descrive bene il pm milanese Luca Poniz, questa trasformazione, quando firma la richiesta di rinvio a giudizio per la cupola (in 7 dietro le sbarre) dei "Guerrieri", il gruppo che ha cannibalizzato la curva Sud milanista sotto l'egida del pluripregiudicato Giancarlo Lombardi detto "Sandokan", imprenditore in Ferrari: "Sotto la copertura di una sedicente organizzazione di tifosi - scrive - il metodo scelto rispondeva a una logica prettamente criminale, del resto coerente con il profilo di Lombardi". Anche qui, come a Roma con Lotito, a Torino con la vecchia dirigenza della Juve o con Cairo presidente del Toro, gli ultrà si sono messi in rotta di collisione con i club. Scrive ancora Poniz: attraverso "un chiaro atteggiamento intimidatorio nei confronti della società Ac Milan, l'organizzazione inseriva nei rapporti con il club l'utilizzo di metodologie riferibili alla criminalità comune". La strategia si chiama "condizionamento ambientale". Lanci in campo di bengala, estorsione ai danni di dirigenti, contestazioni mirate, agguati ai giocatori all'aeroporto, per strada, al ristorante.

    Ma le società sono sempre e solo vittime? Secondo il sociologo Alessandro Dal Lago - autore del celebre saggio "Descrizione di una battaglia: i rituali del tifo" - la risposta è no. "Gli ultrà hanno la complicità dei club, che data la situazione non chiara di dissesti finanziari avrebbero interesse a ricevere aiuti dal governo, e le violenze potrebbero mascherare questi aiuti o renderli accettabili". Violenze sempre più spesso decise a tavolino. È il capo della polizia Antonio Manganelli, settembre del 2008, a certificare la presenza della camorra dietro gli ultrà napoletani giunti a Roma con un treno "preso" con le maniere forti. Mastiffs, Niss ("Niente incontri solo scontri"), Masseria Cardone. Sono i padroni del San Paolo, dove i clan della Sanità e dell'alleanza di Secondigliano hanno costruito negli anni solide roccaforti. Zone franche, luoghi di potere. Gli stessi appaltati dai gruppi che comandano le curve romane: Padroni di casa e Boys (Roma), "In basso a destra" e "Irriducibili" (Lazio). Gli stessi per i quali a Milano si è molto adoperato Lombardi, uno che nel suo curriculum (rapina, lesioni, estorsione, tentato omicidio mediante armi da fuoco) vanta pure una performance cinematografica: l'anno scorso ha interpretato se stesso, un capo ultrà, nel film "L'ultimo ultras" di Stefano Calvagna, regista e protagonista, già ultrà laziale misteriosamente gambizzato fuori da un teatro romano qualche anno fa e poi finito in carcere.

    Date che si incrociano. Movimenti strani. Il 23 settembre 2009 in un consiglio di zona milanese va in scena un incontro sul tema del tifo organizzato. È l'occasione per un vertice a tre tra Giancarlo Lombardi, Franco Caravita, leader storico della curva interista, e Christian Mauriello, rappresentante dei Viking della Juve. Il dominus, secondo la Digos di Milano, è sempre Lombardi. Il quale dopo aver conquistato coi suoi gorilla la curva del Milan, sarebbe intenzionato a continuare su larga scala. La fase due del progetto prevede l'estensione della penetrazione criminale alle altre curve. In primis quelle di Inter e Juve. Che vogliono dire tanti soldi. Le rivalità storiche si sotterrano nel nome degli affari. E negli affari si può convivere. Fa niente se ogni tanto ci scappa una sparatoria. Come il 17 ottobre 2006, a Sesto San Giovanni. Vittima un ultrà di 32 anni, agguato ascrivibile - secondo la Procura di Monza - alla scalata della curva rossonera. Così si muovono oggi i nuovi ultrà.

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    Diritti televisivi, respinto
    il ricorso di Conto Tv

    Resta in vigore il contratto da 1,149 miliardi tra la Lega e Sky per i prossimi due campionati. La sentenza è una buona notizia per i club: molti avrebbero rischiato la bancarotta. Crispino: ''Ordinanza assurda''

    MILANO - Il Tribunale civile di Milano ha respinto il ricorso cautelare di Conto Tv sui diritti televisivi delle partite di Serie A nelle prossime due stagioni. Rimane quindi in vigore a tutti gli effetti il contratto tra la Lega Calcio e Sky, del valore di un miliardo e 149 milioni di euro. La decisione di Claudio Marangoni, giudice della Sezione specializzata proprietà industriale, è un'ottima notizia per i club di calcio: se fosse saltato quel contratto, diverse società medio-piccole avrebbero visto concretizzarsi lo spettro della bancarotta e il campionato 2010-'11 sarebbe stato ad altissimo rischio. Ora avranno invece la possibilità di mettere a bilancio la loro quota dei diritti e, di conseguenza, muoversi sul calciomercato, pagare gli stipendi e iscriversi alla prossima stagione (entro il 30 giugno).
    Conto Tv chiedeva di "congelare" gli effetti dell'accordo tra la Lega Calcio e Sky perché, a suo dire, il bando di gara sui diritti tv delle prossime due stagioni non aveva rispettato i criteri della concorrenza. Nei mesi scorsi l'emittente a luci rosse aveva "vinto" un ricorso cautelare dello stesso tipo, ma quella sentenza era stata annullata dalla Corte d'appello che aveva stabilito la competenza a decidere della Sezione specializzata proprietà industriale.

    Conto Tv non ha "sofferto particolari svantaggi nella teorica possibilità di accedere" al pacchetto che ha assegnato i diritti per trasmettere le partite. Lo scrive oggi il giudice civile Claudio Marangoni nelle motivazioni del provvedimento con cui ha respinto il ricorso dell'emittente toscana, che chiedeva di sospendere gli effetti del contratto fra la Lega Calcio e Sky per la trasmissione delle partite delle prossime due stagioni. Nelle 28 pagine il magistrato, in sostanza, spiega che nel bando di gara di assegnazione dei diritti per le partite di serie A è stata garantita in modo sufficiente la concorrenza e la possibilità anche per gli operatori televisivi più piccoli di accedere ai diritti, potendosi mettere insieme. "Non pare - scrive il giudice - che la ricorrente (Conto Tv, ndr) al di là delle differenze di dimensioni finanziarie ed organizzative innegabilmente esistenti rispetto alla concorrente Sky Italia Srl, abbia sofferto particolari svantaggi" nella possibilità "di accedere allo stesso pacchetto platinum live, per ciò che riguarda in particolare il suo profilo tecnico-organizzativo". Soddisfazione da parte della Lega Calcio e ovviamente dei club. L'avvocato Mario Morelli, titolare dello Studio Legale Morelli e che ha coordinato la difesa di Infront con gli avvocati De Nova, Alù, Bianchi e D'Addio, ha spiegato: "L'ordinanza del giudice Marangoni elimina qualsiasi dubbio sulla correttezza del comportamento tenuto dalla Lega Calcio e dal suo advisor Infront. Il giudice Marangoni ha esaminato le vicende che hanno caratterizzato il procedimento di vendita e concluso che l'offerta formalizzata dalla Lega Calcio risponde ai requisiti imposti dalla legislazione vigente e dalle indicazioni dell'Autorità Antitrust. Qualsiasi operatore, volendo, avrebbe quindi potuto parteciparvi a parità di condizioni e senza alcuna limitazione".
    Ferdinando Emanuele e Marco D' Ostuni, dello studio Cleary Gottlieb, hanno assistito Sky Italia: "Il Tribunale ha rilevato che, secondo le autorità che hanno esaminato la questione, il mercato rilevante della pay tv include tutte le piattaforme televisive e Conto Tv  non ha dimostrato la sussistenza di alcun abuso".

    ORDINANZA ASSURDA -
    "Con la serie B e con le sintesi non si può fare concorrenza, mi fa sorridere leggere queste motivazioni", ha spiegato Marco Crispino facendo riferimento ad alcuni passaggi dell'ordinanza in cui il tribunale civile chiarisce che Conto Tv ha la possibilità di 'gareggiarè per altri pacchetti dell'offerta, come quello sulle sintesi delle partite e quello sulla trasmissione degli incontri di serie B. Il giudice civile Claudio Marangoni nell'ordinanza spiega anche che Conto Tv aveva la capacità tecnico-organizzativa per partecipare al bando di gara. "E' assurdo - prosegue Crispino - dire che noi abbiamo questa capacità e fare riferimento al fatto che abbiamo cinque canali satellitari". Secondo l'ad di Conto Tv, infatti, "non contano i cinque canali, ma la capacità trasmissiva che cambia se trasmetti porno come facciamo noi, rispetto a se mandi in onda partite di calcio". Una sentenza, ha concluso Crispino, "che mi lascia stupito: il monopolio è salvo, il calcio meno".

    Inter, arrivano 100 milioni
    Tutti in cassa per il mercato

    La vittoria della Champions farà ricco il club di Moratti: 40 milioni dall'Uefa, 18 dagli incassi di San Siro, 6 dagli sponsor, 8 dal merchandising diretto e royalties, 4 dalla Supercoppa europea, 8 dal Mondiale per club. E 16 dal Real per strappare Mourinho ai nerazzurri

    MILANO, 24 maggio 2010 - La Champions League porta ricchezza immediata all’Inter di Massimo Moratti: 100 milioni. È un presidente che in cassa non tiene niente, anzi quasi sempre aggiunge. Quindi è certo che tutti i danari freschi che arrivano per la conquista del trofeo saranno messi sul mercato per un’Inter nuova capace di confermare il più possibile la supremazia in Italia e in Europa. Che vorrà estendere anche al mondo visto che la Champions darà diritto a partecipare al Mondiale per club. Negli Emirati Arabi Uniti inoltre l’Inter siglerà contratti personali con aziende per pubblicità.

    La festa del presidente Massimo Moratti. Reuters

    La festa del presidente Massimo Moratti. Reuters

    incassi uefa — In Champions League i club tengono per sé tutti gli incassi delle partite interne: l’Inter ha raggiunto 18 milioni in sei partite, con un pieno da quasi 80 mila spettatori e quasi 4 milioni di euro due volte con il Barcellona, una con il Chelsea e qualcosina in meno con il Cska Mosca. Più bassa l’affluenza e gli introiti per il Rubin Kazan (quasi 50 mila spettatori) e con la Dinamo Kiev: 25 mila, Mourinho invitò il pubblico ad essere più numeroso e caloroso nelle partite future perché in effetti San Siro pieno per un terzo per la Champions non era una degna cornice per un’impresa in corso. Bisogna poi calcolare gli introiti commerciali legati alle partite di pertinenza dell’Inter. L’Uefa firma e incassa come organizzatrice tutti i contratti per i diritti tv e per gli sponsor. Poi li ridistribuisce ai club con il criterio del merito, del cammino, delle vittorie, del sistema paese (siamo messi bene perché le tv danno molti soldi all’Uefa) e anche della solidarietà. Ora l’Uefa sta facendo i conti precisi, ma all’Inter dovrebbe versare circa 40 milioni di euro puliti puliti. Al Bayern Monaco dovrebbero andare circa 35 milioni.

    Per aver Mourinho il Real dovrà versare 16 milioni. Ansa

    Per aver Mourinho il Real dovrà versare 16 milioni. Ansa

    monaco, abu dhabi, madrid — Ma la Champions dà diritto a partecipare a due manifestazioni che garantiscono un introito minimo. Se poi si vince il premio quasi si raddoppia. La Supercoppa di Montecarlo del 27 agosto porta come minimo 4 milioni, il Mondiale per club di Abu Dhabi dell’8-18 dicembre ne garantisce come minimo 8. Per la Champions anche premi extra dall’intero universo sponsor: circa 6 milioni. Ma pensate solo ai due partner principali Pirelli (del socio Marco Tronchetti Provera) e Nike: la conquista del trofeo in maniera così esaltante garantisce visibilità e vendite in tutto il mondo. Inoltre 8 milioni complessivi nella stagione per il merchandising diretto e le royalties. Infine, Moratti ha già fatto capire che non rinuncerà a un solo euro dei 16 milioni che per contratto deve dare il Real per portar via Mourinho. Sono 100 milioni. Ma staranno molto poco in Corso Vittorio Emanuele.

     

     

     


 

Leonardo dà l'addio: "Lascio il Milan". Galliani: "Mi dispiace"

Il tecnico annuncia l'addio in conferenza stampa. Pesano i dissapori con

leonardo

"Io e il Milan ci diciamo addio". Com'era nell'aria Leonardo annuncia la sua dipartita dal Milan, confermando la lacerazione di un rapporto arrivato ai titoli di coda. Il tecnico ha formalizzato in conferenza stampa che non sarà l'allenatore dei rossoneri il prossimo anno. La decisione era nell'aria dopo gli screzi con il presidente Silvio Berlusconi con il quale il brasiliano era entrato più volte in conflitto e si era detto "incompatibile" a livello caratteriale.

Leonardo ha dichiato pacatamente: "Stamattina ho incontrato la società e abbiamo deciso di separarci consensualmente".  Annuncio importante, fulmineo, in apertura di conferenza stampa a Milanello: "Siamo qui insieme per comunicare consensualmente che ci separiamo, in un modo tranquillo e sereno, come è sempre stato il nostro rapporto negli anni. Non c'è niente di sorprendente, è tutto molto chiaro, oggi come sempre. Siamo arrivati alla fine. L'obiettivo Champions, al quale io tenevo tantissimo, è raggiunto e stamattina abbiamo deciso di ufficializzare la scelta  e l'abbiamo fatto in via Turati. E' arrivato il momento di chiudere, ma in modo tranquillo". 

Adriano Galliani, al tavolo conferenza in sala stampa con Leonardo, ha lasciato la parola per primo al tecnico rossonero,  salutandolo con dispiacere: "Mi dispiace molto. Siamo arrivati a questa decisione consensualmente: l'abbiamo concordata con l'amicizia e la stima di sempre. Al momento non ci sono stati contatti con altri allenatori: non ci sono urgenze", ha spiegato l'ad.

BALLOTTAGGIO ALLEGRI-TASSOTTI PER IL DOPO LEO - A questo punto si apre dunque ufficialmente anche la corsa alla successione di Leonardo sulla panchina del Milan, successione che vede favorita la soluzione interna costituita dalla coppia formata da Filippo Galli e Mauro Tassotti, quest'ultimo già "vice" di Carlo Ancelotti prima e dello stesso brasiliano poi. Alle spalle del duo, minori chance per Massimiliano Allegri, ex-tecnico del Cagliari molto apprezzato da Silvio Berlusconi, e Roberto Donadoni, che porterebbe in più rispetto ai concorrenti una dote di esperienza internazionale maturata sulla panchina della Nazionale e che sarebbe un valore aggiunto per una squadra che ha sempre fatto della Champions il suo principale obiettivo stagionale.

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Mourinho: «Prima o poi allenerò il Real Madrid»

Mourinho: «Prima o poi
allenerò il Real Madrid»

Il tecnico dell'Inter parla del suo futuro e poi attacca De Laurentiis e Mazzarri: «Mi fa ridere quando...

 

 

Fiorentina, solo pari
Siena, addio premio ???

Derby acceso solo in avvio al Franchi con Marchionni che risponde a Vergassola. Nel finale gli ospiti sfiorano il colpo con un clamoroso palo di Larrondo: sfuma la possibilità di raggiungere il terz'ultimo posto. Della Valle: "La Figc non ci ha chiesto Prandelli"
 

Fiorentina, solo pari Siena, addio premio

FIRENZE  -  Un derby toscano senza particolari scosse per due squadre deluse e ormai senza più nessuna motivazione. Finisce con un pareggio giusto (1-1) la sfida al 'Franchì tra Fiorentina e Siena. I viola, fuori dall'Europa, non riescano a regalare ai propri tifosi la vittoria nell'ultima partita tra le mura amiche. A fine gara Prandelli chiama a raccolta i suoi e compie un giro di campo per quello che per il tecnico di Orzinuovi potrebbe essere il congedo definitivo da Firenze. Il Siena, già retrocesso da domenica scorsa, non riesce, a sua volta, a riscattare la figuraccia dell'andata (finì 5-1 per i viola) e perde anche la possibilità di agguantare il terzultimo posto, che in caso di ipotetico ripescaggio, sarebbe valso i 2 milioni di premio salvezza promessi dal presidente Mezzaroma.

MARCHIONNI RISPONDE A VERGASSOLA  -
  Alle prese con numerose assenze, Prandelli punta su una squadra giovane e lancia in avanti Keirrison (classe 1988) supportato da Jovetic (1989) e Ljajic (1991). In mezzo Bolatti e Marchionni vengono preferiti a Donadel e Zanetti. Nel Siena Malesani sostituisce Pratali con Terzi. A centrocampo torna Vergassola dopo la squalifica. In avanti Codrea, Ghezzal, Maccarone alle spalle di Calaiò. Il  Siena non parte a razzo ma è più concentrato dei padroni di casa, un po' troppo 'morbidi'. Tanto basta per portarsi in vantaggio già al 3' grazie a Vergassola che sfrutta una bella combinazione Maccarone-Calaiò. I viola accusano il colpo ma si riprendono, spinti da un ispirato Jovetic. Il pari arriva al quarto d'ora con Marchionni che capitalizza una bella giocata dell'asso montenegrino. Raggiunto l'1-1 è sterile possesso palla della Fiorentina. Il Siena perde lo sprint iniziale, si spegne e si limita a difendersi. Ma nel finale ha una buona occasione con un velenoso tiro-cross di Ghezzal che non trova la deviazione dei compagni.
LARRONDO, ULTIMO BRIVIDO - La ripresa è appena più vivace dell'ultima parte del primo tempo. Ma non ci voleva tanto. Si cominciano a sentire anche i tifosi, fino a quel momento protagonisti di un surreale silenzio. E allora i viola, anche per evitare contestazioni, spingono con più insistenza. Prandelli lascia negli spogliatori Keirrison e si gioca la carta Gilardino. La squadra ne trae giovamento anche se, in realtà, le vere occasioni sono poche e Curci fa comunque buona guardia. Dalla parte opposta anche Frey quando è chiamato in causa si fa trovare attento. E quando non ci può arrivare è salvato dal palo come al 41' quando Larrondo centra clamorosamente il legno da posizione favorevolissima. È l'ultimo brivido della partita. Si chiude con il saluto (o l'addio?) di Prandelli ai tifosi. Il Siena si prepara a ospitare l'Inter in una sfida sulla carta impossibile che deciderà lo scudetto.

 

Siena, due milioni
per battere l'Inter

Massimo Mezzaroma conferma le dichiarazioni rilasciate da Davide Buccioni, noto organizzatore di pugilato e amico personale: "Resta il premio salvezza per la squadra se arriviamo terzultimi"

SIENA - Il presidente del Siena Massimo Mezzaroma, grande tifoso della Roma, torna sulla discussa partita tra Lazio e Inter, e lo fa senza mezzi termini: "Prenderei a calci nel sedere ogni singolo mio giocatore se fosse protagonista la mia squadra - spiega ai microfoni di Sky -. Non ho visto la partita perchè ero imbottigliato nel traffico, ma ho letto i giornali questa mattina. Visto che sono tutti concordi vuol dire che qualcosa di verò ci sarà stato. Un presidente non può vedere l'immagine di una città sporcata in questo modo. Non permetterei a nessuno di sporcare l'immagine di Siena". Mezzaroma chiarisce anche la voce di un premio a vincere per i giocatori in caso di successo all'ultima giornata contro l'Inter: "Non ci sarà alcun premio speciale per questo - spiega Mezzaroma - Venerdì ho incontrato i giocatori, ho chiesto loro il massimo impegno e lo abbiamo dimostrato contro il Palermo. Ho promesso il premio salvezza di due milioni, che avevamo già concordato, nel caso dovessimo arrivare terzultimi e per un motivo qualsiasi dovessimo essere ripescati. Chiedo due prestazioni da professionisti, per onorare la maglia e anche perchè in serie B sarò costretto a ridurre la rosa e alcuni di questi giocatori dovranno partire e hanno interesse a farsi notare da altri club".

In pratica, niente premio a vincere, che in Italia è vietato, ma una sorta di escamotage. La notizia, rimbalzata velocemente in rete, era partita da dichiarazioni fatte da Davide Buccioni, amico personale del presidente Mezzarona, al sito romanews.eu. "Il presidente Massimo Mezzaroma mi ha detto lui stesso di tranquillizzare i tifosi della Roma, ma soprattutto ai tifosi che amano lo sport prima del calcio. Nessuna partita verrà venduta o comprata e i giocatori lotteranno fino all'ultimo minuto di recupero. Sappiamo - dice Buccioni - che potrebbero scattare dei ripescaggi a seguito di quanto si sta evidenziando con la nuova calciopoli. Per questo il Siena punta a conquistare tutti i punti che restano a disposizione".

Tifosi Genoa: ''Non
vogliamo i milanisti''

La tifoseria organizzata del Grifone non gradisce la decisione dell'Osservatorio di consentire la trasferta di domenica ai tifosi del Milan. L'obiettivo è rendere il più difficile possibile l'accesso al settore ospiti. Rapporti tesi dopo la morte nel 1995 del tifoso rossoblù Vincenzo Spagnolo


 

GENOVA - Dura presa di posizione da parte della tifoseria organizzata del Genoa contro la decisione dell'Osservatorio di consentire la trasferta in Liguria ai tifosi milanisti in occasione di Genoa-Milan di domenica prossima. L'obiettivo è rendere il più difficile possibile l'accesso al settore ospiti. "Tutti i tifosi del Genoa sono invitati domenica - si legge nel comunicato della tifoseria organizzata - ad una grande adunata pacifica in piazza Verdi, antistante la stazione Brignole, attorno alle 13, da dove partirà un corteo fino al nostro stadio, dove svolgeremo un presidio agli ingressi del settore ospiti per cercare di rendere quanto più disagevole possibile l'accesso dei tifosi rossoneri nella porzione di stadio che è stata loro riservata. Vogliamo far sapere loro, nel modo più netto e risoluto, che nemmeno dopo 20 o 30 anni il nostro dolore e la nostra rabbia cesseranno, così come non smetteremo mai di ricordare il nostro fratello Spagna che continua a vivere nei nostri cuori". "Spagna" è Vincenzo Spagnolo, il tifoso genoano ucciso a coltellate, nel gennaio del 1995, negli incidenti che scoppiarono prima di Genoa-Milan. "Riteniamo inoltre vergognosa - conclude la nota - la decisione dell'Osservatorio e auspichiamo che le massime autorità cittadine preposte all'ordine pubblico correggano tale assurda decisione".

 

ALLO SCOPO DI RACCATTARE SOLDI IN TUTTI I MODI POSSIBILI, ECCO IL MEGA TOUR INTERPLANETARIO INVENTATO DAGLI SCIENZIATONI DELL'INTER PER RIPIANARE UN BUCO DA 200 MILIONI DI EURO. L'ALLENATORE TUTTAVIA, DOPO IL RITOCCO DELL'INGAGGIO PER IL 99,99%, NON E' SODDISFATTO:

Mourinho: «Non è la rosa dei miei COGLIONI,
Siamo troppi, DEGLI INFORTUNI DURANTE L'ANNO ME NE FOTTO, e non al livello delle grandi, E GLI ULTIMI DUE MESI DI CAMPIONATO SCORSO L'HANNO DIMOSTRATO ( MA NON E' LUI L'ALLENATORE???)»
 

Il tecnico portoghese nel giorno del raduno: «Nedved? Non parlo di giocatori che non ho»

L'arrivo di Ibra ad Appiano Gentile (Image)

L'arrivo di Ibra ad Appiano Gentile (Image)

MILANO - «Avere una rosa di 28 elementi è un problema, non mi piace avere tanti giocatori, si gioca 11 contro 11 e averne 28-30 non è positivo, non è bello avere in ritiro giocatori che non voglio e che sanno che non conto su di loro». José Mourinho lamenta problemi di abbondanza. Almeno dal punto di vista numerico. Perché il tecnico dell'Inter, nel giorno del raduno nerazzurro, ammette che «quando abbiamo progettato questa stagione abbiamo pensato ad 8 giocatori da cedere e 4 da acquistare in ruoli ben precisi. Non c'è nessuna polemica, né critiche al mio club, anzi. Sono andati via solo 4 giocatori, 3 in scadenza di contratto e uno in prestito, significa che il mercato ha portato 0 euro alla cassaforte dell'Inter. Quando una società non fa soldi, il suo allenatore deve essere pragmatico e rispettoso della situazione. Volevamo un centravanti, un trequartista, un centrocampista e un difensore centrale, in questo momento abbiamo Thiago Motta e Milito. Non credo che arriveranno altri giocatori, sarebbe perfetto avere un trequartista di qualità o un centrale, ma non possiamo avere una rosa di 40 elementi, né spendere sempre. Sono tranquillo, non sono arrabbiato, né deluso, ho una squadra, una rosa che non era quella dei miei sogni di due mesi fa e gli obiettivi di squadra saranno adattati alla rosa. Champions League? La possiamo vincere, ma non siamo ancora ai livelli delle 3-4 migliori squadre di questa competizione. Ma adesso mi devo chiudere la bocca e lavorare con il potenziale che ho, con più voglia e più motivazione per dimenticare questo mercato. Posso lavorare di più, quello che invece non posso fare sono i miracoli, io non sono Merlino o Harry Potter».

 

MERCATO - È davvero possibile l'arrivo di Nedved? «Non parlo di giocatori che qui non ci sono né di quelli che possiamo avere o volere». «Il mercato è aperto fino al 31 agosto - prosegue l'allenatore - è come una porta tipo far west che si apre in tutti e due i modi, bisogna anche vedere se qualcuno è interessato ad un giocatore nostro». Mourinho accarezza l'idea di rilanciare Quaresma. «Per 3-4 anni è stato il miglior giocatore portoghese, ma ha fatto molto bene anche in Champions League e in Nazionale - spiega -. Poi c'è stato anche il Quaresma dell'Inter. È stata una scommessa importante della società, ha il diritto, e noi abbiamo il dovere di dargli una seconda opportunità. Con l'addio di Figo che l'anno scorso è stato ancora importante per noi, perché non dare una chance a Quaresma?». E su Ibra, Mourinho taglia corto: «Non mi sorprende di vedere Ibrahimovic qui, l'ho detto durante la scorsa stagione e durante quest'estate, non ho mai pensato che potesse andar via, per me è normale che sia qui con noi».

ANCELOTTI - Parlando con i giornalisti inglesi, presenti alla conferenza stampa, e che gli chiedevano di fare un pronostico sull'avventura del suo amico Carlo Ancelotti al Chelsea, Mourinho ha risposto pronto: «Ancelotti non è mio amico, ma se dovesse vincere lo scudetto, sarebbe bravo perché sono tre anni che non lo vincono».

IBRA - L'Inter riparte anche da Ibrahimovic. Che si presenta senza nessun «mal di pancia» e con tanta voglia di far bene. TUTT E STRONZARTE, IL MERCATO E' APERTO FINO AL 31 AGOSTO E QUINDI DEI MERDOSI SI POSSONO FARE AVANTI TRANQUILLAMENTE: SERVONO SOLDI. LA CAMPAGNA ABBONAMENTI SEGNA UN PROGRESSO MA NON C'E' L'ASSALTO ALLA TESSERA, NON SI RIESCONO A VENDERE GIOCATORI ED ADDIRITTURA PER SBOLOGNARLI BISOGNA PAGARE PARTE DEI LORO REGALI INGAGGI...... L'attaccante svedese, dopo le voci di un suo possibile trasferimento, si dice «felice di essere qui ad Appiano». Una buona notizia per il popolo nerazzurro che ha temuto di perdere il suo campione. «Se ho letto i giornali nelle ultime settimane? Sì, ma non ho trovato nulla di interessante - spiega lo svedese ai microfoni di "Inter Channel" -. Quello che accade accade, io ora sono felice di essere qui, sono contento come il primo giorno in cui sono venuto all'Inter».

La contestazione a Milanello. Craighero

Leonardo: "Sempre pù convinto"
Ma i tifosi del Milan contestano

Lancio di fumogeni e cori contro la società davanti all'ingresso di Milanello nel giorno dell'inizio del...

 

Il neoallenatore del Milan Leonardo (Image Sport)

Il neoallenatore del Milan Leonardo (Image Sport)

MILANO - A molti ricor­da il raduno dell’estate 2006. Il Milan, indebolito dalla par­tenza di Shevchenko e travol­to dallo scandalo di Calciopo­li, veniva riammesso a estate inoltrata ai preliminari di Champions League, passag­gio fondamentale per poter investire risorse nel mercato. Ibrahimovic fu il giocatore prescelto per sostituire l’ucraino: peccato che non eb­be la pazienza di attendere l’esito della doppia sfida con la Stella Rossa. Alla fine, a una manciata di ore dalla chiusura del mercato, venne ingaggiato Ricardo Oliveira e nonostante lo scarso rendi­mento alla fine di quella sta­gione il Milan vinse ad Atene la Champions League.

 

Tutto questo per ricordare che il giorno in cui i rossoneri inizia­rono i lavori a Milanello in quell’anno, Adriano Gallia­ni fu costretto a introdursi all’in­terno del centro sportivo percor­rendo una stradina seconda­ria attraverso i campi per evi­tare la contestazione dei tifo­si. Oggi come allora la piazza è in ebollizione. I tifosi non sono soddisfatti della campa­gna acquisti effettuata dalla società. Gli ultrà sono convin­ti che la vendita di Kaká al Re­al Madrid sia esclusivamente da addebitare ai desideri di Berlusconi di risanare il bilan­cio: il brasiliano ai loro occhi sarebbe solo la vittima sacrifi­cale dei tagli operati dai verti­ci rossoneri. Una nutrita rap­presentanza di tifosi è attesa oggi a Milanello dove alle 11 confluiranno giocatori (ecce­zion fatta per Gattuso, Pirlo, Zambrotta, Pato reduci dalla Confederations Cup e Abate, di ritorno dall’Europeo un­der 21), tecnici, medici e fi­sioterapisti (non ci sarà più Tomislav Vrbnjak , a tutti no­to come Tomo). Gli ultrà pro­mettono di restare a Milanel­lo tutto il giorno, almeno fi­no a quando un giocatore o un dirigente accetterà di in­contrarli. Forse è per questo motivo che il club dopo aver rafforzato il servizio d’ordi­ne, ha già deciso di bloccare la stradina di accesso che por­ta ai cancelli del centro sporti­vo e al momento non dà per scontato che la consueta par­titella di allenamento del pri­mo giorno si svolga sul cam­po esterno. Insomma, i tempi di Ronal­dinho acclamato come nuo­vo Messia sono lontani.

Ma dentro Milanello cosa succe­derà? A parte il pranzo con gli sponsor, i giocatori oggi dovranno sottoporsi ai test di Milan Lab. Particolarmen­te attesi sono quelli che ri­guardano Alessandro Nesta e Marco Borriello. Il primo, do­po aver giocato in tutta la sta­gione scorsa un tempo di un’amichevole in Albania e briciole di gara a Firenze nel­l’ultima partita di campiona­to, dovrà dimostrare di aver del tutto superato il grave in­fortunio alla schiena che l’ha tenuto bloccato per tutta la stagione scorsa e che, a detta dei medici, ha messo a ri­schio la sua stessa carriera. Tornerà il fortissimo difenso­re di un tempo? Dicono che a Miami abbia svolto un eccel­lente lavoro di rieducazione ma la risposta definitiva sul suo recupero verrà fornita so­lo dal lavoro sul campo. Lo stesso discorso vale per Mar­co Borriello, su cui grava più di un’incognita dopo l’opera­zione subita nel febbraio scorso dal professor Castel­lacci che trovò, nel tentativo di rimuovere una cisti mio­tendinea al flessore destro, un muscolo lacerato e stacca­to dal tendine. Nell’ultimo mese l’attaccante ha lavorato con Giorgio Puricelli, fisiote­rapista del club, ma su di lui come su Kaladze (intervento di pulizia al ginocchio effet­tuato a marzo) e su Abbiati (a cui è stato ricostruito il lega­mento crociato del ginocchio destro nello stesso mese) gli interrogativi si sprecano. Fra delusione della piazza e dubbi sugli infortunati sto­rici, il Milan inizia i lavori. In bocca al lupo, Leonardo. Da oggi tocca a lei.

Partito Kakà, se ne vanno gli abbonati

Clamoroso crollo delle tessere, sono meno di mille i tifosi del Milan che hanno rinnovato

Nostalgia Kakà (LaPresse)

Nostalgia Kakà (LaPresse)

MILANO — Chissà se la trat­tativa avviata per Luis Fabiano, il Fabuloso della Confederations Cup, restituirà ai tifosi milanisti, mai così abbacchiati, entusia­smo e voglia di sostenere la squa­dra nel prossimo campionato. Il club che, secondo i dati comuni­cati nei giorni scorsi in Sardegna nel workshop con gli sponsor, è stato seguito negli ultimi dieci anni da 10 milioni di spettatori a San Siro (praticamente la media di un milione all’anno), sta su­bendo un vero e proprio proces­so di disaffezione. Sarà l’effetto della cessione di Kaká, del man­cato arrivo, al suo posto, di un fuoriclasse o della recessione glo­bale, fatto sta che in via Turati in questi giorni si sta registrando un record negativo. Si mormora che ancora non sia stata toccata quota 1.000 abbonamenti: i dati non ufficiali sono a dir poco sconfortanti. Si sussurra di 800 tessere: poche, pochissime consi­derando la grande passione che il pubblico rossonero ha sempre dimostrato verso la squadra. In­somma, d’accordo che i tempi dei 70 mila abbonamenti staccati negli anni Novanta sono lonta­nissimi ma l’inversione di ten­denza attuale preoccupa non po­co i vertici rossoneri. I numeri ov­viamente non sono confermati perché l’ufficio booking, su input di Adriano Galliani (l'uni­co a visionarne gli aggiornamen­ti quotidianamente), non li ha re­si pubblici. «Il periodo di prela­zione scadrà il prossimo 8 luglio, perciò prima di quella data non ufficializzeremo alcuna cifra» di­chiara Daniela Gozzi, il direttore stadio del club rossonero. «Dicia­mo che i numeri sono in linea con quelli dello scorso anno nel medesimo periodo». Peccato che nella passata stagione il periodo di prelazione si chiuse con più di 12 mila abbonamenti staccati, numeri impossibili da raffronta­re con quelli odierni.

Del resto pure tra gli ultrà il sentimento comune è di gelo e in­differenza. Il tam tam fra gli ap­partenenti alla curva è la diserzio­ne al botteghino come ripicca per la vendita di Kaká e per una cam­pagna acquisti di basso profilo. Una folta rappresentanza di tifosi è annunciata nella giornata di lu­nedì a Milanello, quando il Milan si radunerà per il ritiro estivo.

Umori opposti dall’altra parte del Naviglio
: duemila persone giovedì si sono assiepate alla Banca Popolare di Milano per esercitare il diritto di prelazione scaduto ieri. Sono già quasi 24.000 i tifosi nerazzurri che han­no deciso di seguire l’Inter di Mourinho nel prossimo campio­nato. I numeri certificano un in­cremento di vendita del 15% ri­spetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sarà merito degli innesti già avvenuti di Milito e Thiago Motta o della possibilità di acquistare posti al primo anel­lo blu (fino al passato campiona­to destinati ai tifosi ospiti), fatto sta che mai come in questa esta­te il popolo nerazzurro ha confer­mato di apprezzare il progetto in­terista. E la Juve? Reduce da 18 mila abbonamenti sottoscritti lo scorso anno, aspetta di chiudere il periodo di prelazione l’11 lu­glio prossimo prima di comuni­care i dati ufficiali. Consideran­do che al momento mancano al­l’appello tutte le tessere degli Ju­ventus Club (l’anno scorso si ag­giravano attorno alle novemila unità), al momento sono rappre­sentate solo da poche migliaia gli abbonamenti staccati. La crisi si fa sentire, ecco perché a Tori­no il club bianconero offre l’ab­bonamento (pur arricchito di una partita in più, ovvero il der­by) allo stesso prezzo dello scor­so ann

Juve, solo 1-1: l'orgoglio c'è, il resto ce l'ha l'Inter Mario Balotelli, 18 anni, segna l'1-0 battendo Buffon. AnsaL’Inter si avvicina ma non si prende il 17° scudetto a Torino, nel confronto con la sua prima antagonista, la Juventus, all’Olimpico (guarda la sintesi). Quando ormai sembrava che Balotelli avesse chiuso i conti, nel recupero è arrivato il gol del protagonista meno atteso, Grygera. Che regala il pari a una Juve in 10 uomini con Tiago, che viene cacciato da Farina per una reazione su Balotelli, non popolarissimo tra i bianconeri. I punti di distanza restano 10. A sei giornate dalla fine. Aspettando il Milan, che domani potrebbe agganciare la Vecchia Signora. L’Inter ha sfiorato il colpaccio in maniera pragmatica, in contropiede, in una gara fisica. Non bella. Spezzata da una firma, quella di Balotelli, che fra qualche anno potremmo probabilmente definire illustre. La sua scelta ripaga Mourinho, che lo preferisce a sorpresa a Cruz. La Juve tiene botta, non sfigura, ma mostra i consueti limiti di creatività. Però come spesso le accade, getta il cuore oltre l’ostacolo, ed esce tra gli applausi del suo popolo. Ora la semifinale di Coppa Italia di mercoledì contro la Lazio diventa la gara da non fallire.

ATTESA - Il primo tempo non è granché. La gara è molto fisica, anche se non cattiva. E la precisione diventa un optional. La Juve prova a tenere in mano il pallino del gioco, ma, e non è una novità, fatica ad articolare una manovra fluida a metà campo. Poulsen non è un playmaker, Tiago sì, ma si esprime sotto ritmo, soffocato dal pressing ospite. L’Inter gioca di rimessa con un 4-1-4-1 che si trasforma in un più propositivo 4-3-3 quando gli esterni Figo e Balotelli guadagnano metri. Ma anche i nerazzurri faticano in fase di impostazione, penalizzati dall’assenza di sovrapposizione degli esterni bassi, Zanetti e Chivu, prudenti sulle fasce. Maicon manca da impazzire.

PALLE GOL - Le occasioni latitano. Balotelli, beccato dal pubblico quasi quanto Ibra, se ne va sulla destra, rientra e calcia di sinistro, Buffon tocca, ma la palla rotola verso la rete, Tiago in recupero salva sulla linea di porta. Come un gol per il compassato portoghese. Poi si susseguono tante mischie, ma per vedere due palle gol bisogna aspettare i tocchi sapienti dei giocatori di maggiore spessore tecnico: Del Piero e Ibrahimovic. Ale inventa per Marchionni, che controlla male e si fa ipnotizzare da Julio Cesar in uscita. Poi la palla la dà Ibra a Figo, fermato da Buffon in uscita. Azioni simili, belle nella costruzione, sciagurate nella finalizzazione, anche per merito dei portieri. All’intervallo è 0-0. La Juve ha spinto di più, ma l’occasione clamorosa è stata di marca nerazzurra.

BALOTELLI GOL - L’Inter passa al 19'. Con Balotelli. Su contropiede da azione d’angolo per la Juve, che reclama per una mancata punizione. Ibra fa involare Muntari che centra per il baby fenomeno nerazzurro. Spietato sottoporta.

TIAGO FUORI - La Juve reagisce con un’incursione di Marchionni, Julio Cesar è ancora attento. Ma Tiago si fa cacciare per una reazione scomposta su Balotelli. Juve in 10. E gara che si incattivisce. Stankovic prova a chiudere i conti, Buffon c’è. Anche su Cruz. Ibra chiede invano un rigore. La Juve sembra aver finito benzina ed entusiasmo.

PARI GRYGERA - E invece, al 1' di recupero, il nuovo entrato Giovinco su angolo da sinistra trova la testa del difensore ceco: 1-1. La Juve salva l’onore, l’Inter si fa beffare ma si consola con lo scudetto sempre più vicino.

TORINO, 18 aprile - Finisce 1-1 il big-match tra JuventusInter, anticipo serale del 32° turno della Serie A. Succede tutto nella ripresa, con il vantaggio nerazzurro firmato da Balotelli e la Juve che resta in dieci per l'espulsione di Tiago. Al primo minuto di recupero i bianconeri sono riusciti a trovare il gol del pareggio con Grygera, che tiene la Juve a -10 dall'Inter.

POCO SPETTACOLO - Lo spettacolo all'Olimpico lascia decisamente a desiderare, soprattutto nel primo tempo. Pochi gli spunti da una parte e dall'altra, con Juve e Inter che si limitano soprattutto a presidiare il centrocampo. Ranieri decide per la coppia d'attacco Iaquinta-Del Piero, con Tiago e Poulsen a centrocampo e Nedved e Marchionni esterni. Nell'Inter c'è Balotelli in coppia con Ibrahimovic e Figo dal primo minuto. Sulle fasce la Juve sembra in grado di creare qualche difficoltà all'Inter, ma è dell'Inter la prima azione-gol con Balotelli che impegna Buffon e Tiago che salva sulla linea. La gara resta bloccata, e le conlcusioni in porta sono smorzate da Julio Cesar e Buffon, che si confermano i migliori nel loro ruolo.

GRYGERA RISPONDE A BALOTELLI - Nella ripresa formazioni invariate, e gioco che stenta a decollare. La Juve tenta di affacciarsi in avanti, ma lascia qualche metro di troppo all'Inter che tenta di rendersi pericolosa in contropiede. Proprio su una ripartenza, forse viziata da un fallo iniziale, arriva il vantaggio nerazzurro con Balotelli, servito da Muntari. L'inerzia della partita si sposta, e nella Juve entrano prima Trezeguet e poi Giovinco per un Del Piero poco incisivo. Le cose per i bianconeri, però, si complicano ulteriormente quando Tiago rimedia scioccamente un'espulsione per due interventi fallosi. La Juve ha il merito di non mollare e, anche con un uomo in meno, di cercare il gol del pareggio. Gli sforzi dei bianconeri vengono premiati al 91' con il colpo di Grygera che trova l'1-1. In classifica, il distacco resta invariato.

Inter, partenza alla grande
poi il Palermo rischia di vincere

Nerazzurri in doppio vantaggio a metà gara con Balotelli e Ibra (rigore). Poi nella ripresa i rosanero tornano sotto con Cavani e Succi. E negli ultimi minuti vanno più volte vicini al colpaccio

Inter, partenza alla grande poi il Palermo rischia di vincere

MILANO - L'Inter mantiene vive le speranze di rimonta della Juventus dissipando un vantaggio di due gol e facendosi raggiungere in casa dal Palermo. E' la sintesi estrema di una partita che può dare nuove energie ai bianconeri in vista del posticipo col Genoa e soprattutto a una settimana dal decisivo scontro diretto con la capolista.

Cosa è accaduto a San Siro? Dopo gli applausi e gli striscioni di solidarietà per l'Abruzzo, l'Inter approfitta di un Palermo troppo rinunciatario, mantiene il possesso palla al piccolo trotto e chiude il primo tempo in vantaggio per 2-0. Apre le marcature Balotelli con un colpo di testa sotto misura su cross da sinistra di Muntari (15'). Il Palermo perde Liverani al 25' per infortunio, dentro Bovo con Ballardini che rimodella la difesa.

Al 35' Muntari si vede negare un rigore quando va giù in area rosanero per un intervento di Migliaccio in chiaro ritardo. Tre minuti più tardi l'arbitro Russo rimedia fischiando la massima punizione per un'entrata molto meno netta di Kjaer su Ibrahimovic. Lo svedese trasforma e il "Meazza" fa festa. Il tempo si chiude con Balotelli che fallisce il 3-0, controllo mancato solo davanti ad Amelia su contropiede orchestrato sulla sinistra da Maxwell e Ibrahimovic. E con lo svedese che delizia la platea con tocchi di fino poco pratici ma esteticamente godibilissimi.

Proprio l'approccio con cui l'Inter affronta la ripresa. Ormai sin troppo tranquilli, gli uomini di Mourinho non affondano mai i colpi. Quando se ne presenta l'occasione, Ibrahimovic si intestardisce nel cercare il colpo a sensazione piuttosto che servire compagni perfettamente liberi in area. Nel frattempo, Ballardini spedisce in campo gli uomini che determinano il cambio di marcia della sua squadra. A inizio ripresa si vede Bresciano per Migliaccio, quindi al 57' ecco l'attaccante Succi per il sofferente Nocerino.


L'australiano opera praticamente a centrocampo e in assenza di Liverani è lui il principale ispiratore per uomini come Cavani e Miccoli, che nella prima frazione non avevano mai visto una palla. Si arriva così alla fase decisiva del match. Al 72' Cavani impegna Toldo in un difficilissimo intervento con una conclusione dal limite, forte con parabola a scendere, che il portiere alza oltre la traversa con gran colpo di reni. Sull'altro fronte, il sempre più lezioso Ibrahimovic passa praticamente la palla ad Amelia cercando una conclusione effettata, invece di appoggiare a Stankovic solo in area. La ripartenza del Palermo sortisce effetti ben più devastanti: Cassani serve in profondità Cavani che davanti a Toldo non sbaglia. E' il 73', Inter sorpresa e partita riaperta.

Solo tre minuti e il Palermo trasforma il rilassante pomeriggio della difesa interista in un incubo a occhi aperti. Bresciano dalla tre quarti sinistra alza una lunga palla in area nerazzurra, dall'altra parte Miccoli raccoglie sulla linea di fondo e appoggia in mezzo dove Succi ci crede più di Chivu e batte Toldo da distanza ravvicinata. L'Inter adesso è davvero scossa. Mourinho prova a rimetterla in partita con tre cambi. Con Vieira in campo per Balotelli già dopo il gol di Cavani, ecco il momento di Figo e Crespo per Muntari e Maxwell. Effetto uguale allo zero. E' invece il Palermo a sfiorare il colpaccio con Miccoli, che al 90' balla in dribbling al limite dell'area e poi di interno sinistro manda la palla a lambire il palo alla destra di Toldo

 

 

Grazie ad un’autorete a 13 minuti dalla fine l’Inter ha vinto per 1-0 sul campo dell’Udinese nella 30.ma giornata del campionato di Serie A aumentando il vantaggio sulla Juventus, ora staccata di nove punti con otto giornate da disputare. Questo perché tre gol pesantissimi di Pellissier potrebbero decidere l'esito del campionato: la sua tripletta e il Chievo pareggia per 3-3 all'Olimpico di Torino contro la Juve. In zona Champions vittorie per il Milan sul Lecce (2-0), per la Fiorentina (2-1 a Bergamo contro l'Atalanta), per la Roma (2-1 all'Olimpico contro il Bologna) e per il Genoa (1-0 a Reggio Calabria contro la Reggina). Successi anche per il Siena (2-0 alla Lazio), il Cagliari (1-0 al Catania) e il Palermo (1-0 al Torino), mentre il Napoli pareggia per 2-2 a Marassi contro la Sampdoria, con un gol al 92' di Denis.

UDINESE-INTER - I nerazzurri hanno sofferto a lungo l’iniziativa dei padroni di casa, che nel primo tempo hanno reclamato un rigore per un contatto in area interista tra l’attaccante bianconero Fabio Quagliarella ed il portiere brasiliano Julio Cesar, poi costretto ad uscire nella ripresa per infortunio. L’autorete che ha deciso il match porta la firma del cileno Mauricio Isla. Il centrocampista sudamericano è incappato in una sfortunata deviazione nel tentativo di chiudere sul francese Patrick Vieira, smarcato sul filo del fuorigioco - in posizione regolare - da un assist dello svedese Zlatan Ibrahimovic. Ad otto giornate dalla fine del campionato l’Inter - in testa a quota 72 punti - ha ora un rassicurante margine di nove lunghezze sulla Juventus.

Inter, le mani sullo scudetto

La squadra di Mourinho conquista contro l'Udinese tre punti che potrebbero essere decisivi per lo scudetto dopo il passo falso della Juve. Decide uno sfortunato autogol di Isla di JACOPO MANFREDI

Inter, le mani sullo scudetto

 

UDINE - Nella fuga verso il 17° titolo, l'Inter trova... l'Isla della felicità. Mai come questa volta la battuta è calzante visto che in una giornata già di partenza favorevole, dopo il passo falso della Juve nel pomeriggio con il Chievo, i nerazzurri strappano a Udine il miglior risultato possibile con il minimo sforzo. A firmare il gol che vale i 3 punti non è stato infatti nessuno dei tanti fuoriclasse a disposizione di Mourinho, bensì il malcapitato Isla che, nel giorno in cui è stato costretto ad inventarsi difensore per sopperire alle tante assenze nella propria squadra, si è ritrovato ad essere sfortunato protagonista per un tocco involontario in porta dopo un mal riuscito rinvio di Zapata. L'Inter incassa e vola così a 9 a 8 giornate dalla fine. Se non è scudetto davvero poco ci manca.
La sconfitta brucia davvero all'Udinese che avrebbe decisamente meritato qualcosa in più. Se non altro per aver cercato la via della rete con maggior determinazione degli avversari per oltre un'ora. E invece alla fine è costretta a ingoiare un rospo inatteso, per di più figlio di un pasticcio involontario.
BANTI NON VEDE UN RIGORE - Con Santon dirottato a destra per l'infortunio di Maicon e Maxwell rilanciato a sinistra, l'Inter inizialmente ha sofferto la vivacità di un'Udinese sempre pronta a ripartire in velocità. Proprio sulla destra, infatti, Santon ha faticato ad arginare le discese di Floro Flores che più volte ha messo in crisi l'intera retroguardia nerazzurra. E non è un caso che proprio da un lancio dell'ex attaccante dell'Arezzo l'Udinese sia riuscita a creare, al 34', la migliore palla gol del 1° tempo: Quagliarella si è ritrovato solo davanti a Julio Cesar che l'ha atterrato. Rigore netto per tutti tranne che per Banti che ha lasciato proseguire intuendo un inesistente tocco del portiere brasiliano.

IBRA RISVEGLIA L'INTER - L'Inter ha ringraziato e, dopo aver a lungo sonnecchiato, ha atteso la ripresa per dare cenni di vitalità. Merito soprattutto di Ibrahimovic che, dopo 45' anonimi, ha deciso di salire in cattedra dando miglior profondità alla squadra. Lo svedese ha prima mancato di un soffio il bersaglio di testa su una punizione di Balotelli poi, al 64', ha servito a Stankovic un pallone d'oro che il serbo, da due passi, ha incredibilmente calciato a lato. E l'Udinese? Nel frattempo non è stata a guardare e per due volte ha fatto gridare al gol i propri sostenitori con Inler, che ha spedito un destro da fuori a fil di palo, e con Quagliarella, la cui girata è stata alzata in angolo da Julio Cesar.
VIEIRA, INGRESSO PESANTE - La svolta alla gara è arrivata dopo il doppio innesto di Mourinho che ha lanciato nella mischia Vieira e Figo al posto di Santon e Balotelli per cercare maggior fisicità in mezzo al campo. Obiettivo riuscito visto che proprio con un'azione di sfondamento l'Inter è riuscita a trovare la rete da 3 punti: Ibrahimovic ha lanciato in area Vieira che, pur scivolando a due passi dalla porta, ha trovato il modo per costringere Zapata a calciare il pallone addosso a Isla che lo ha fatto carambolare in rete.
L'INTER LEGITTIMA IL SUCCESSO - Il gol ha tranquillizzato l'Inter, che subito dopo, complice un'Udinese inevitabilmente più scoperta, ha voluto legittimare il successo mancando in altre tre circostanze il bersaglio con un sinistro ed un colpo di testa di Ibrahimovic ed una deviazione aerea di Stankovic. Sul fronte opposto l'unico a spaventare Toldo, entrato nel finale al posto di uno Julio Cesar fermato da un problema inguinale, è stato Obodo con un colpo di testa in tuffo su centro di ighalo. Ma ormai era troppo tardi per rimediare al patatrac.

UDINESE-INTER 0-1 (0-0)
Udinese (4-3-3): Belardi 6; Isla 5, Zapata 5, Felipe 6,5, Pasquale 6,5; Inler 6,5 (38' st Obodo sv), D'Agostino 6, Asamoah 7; Pepe 5, Quagliarella 6,5, Floro Flores 7 (40' st Ighalo sv) (12 Koprivec, 99 Sala, 65 Sissoko, 18 Zimling, 66 Bradaschia). All: Marino.
Inter (4-3-1-2): Julio Cesar 7 (28' st Toldo sv); Santon 5,5 (24' st Vieira 6), Cordoba 6, Chivu 6,5, Maxwell 6,5; Zanetti 6,5, Cambiasso 6,5, Muntari 7; Stankovic 6; Balotelli 5 (24' st Figo sv), Ibrahimovic 7 (25 Samuel, 23 Materazzi, 9 Cruz, 18 Crespo). All: Mourinho.
Arbitro: Banti di Livorno, 5
Rete: nel st 32' aut. Isla.
Note: recupero 1' e 6'. Ammoniti: Quagliarella per proteste, Maxwell e Vieira per gioco falloso Angoli: 5 a 5. Spettatori: 24 mila.

Ibrahimovic riporta l'Inter a +7. «Andare via? Vedremo...»

Lo svedese avverte la Juve: «Continuiamo così per vincere il campionato, mancano nove partite e faremo di tutto per vincerle». Poi una battuta che fa tremare l'Inter: «Finita la stagione, vediamo cosa succede...»

MILANO, 22 marzo - «È la prima volta che arrivo a 19 gol. Mi mancano ancora tante partite, voglio segnare ancora di più e vediamo dove arrivo». Ibrahimovic promette nuove prodezze nel giorno che lo incorona, per la prima volta da quando è in Italia, capocannoniere della serie A, seppur insieme a marco Di Vaio. La sua seconda doppietta consecutiva ha consentito all'Inter, insieme al gol di Cambiasso, di battere la Reggina e ristabilire le sette lunghezze di vantaggio dalla Juve che insegue: «Non so chi si aspetta che facciamo delle cagate o che sbagliamo- dice l'attaccante nerazzurro a Sky- Noi continuiamo così per vincere il campionato, abbiamo tanta fiducia, mancano nove partite alla fine e faremo di tutto per vincerle».

L'INTER TREMA - La domanda: «Vuoi sgombrare il campo dai dubbi sulla tua permanenza all'Inter?». La risposta: «No». Zlatan Ibrahimovic, parlando alla Rai, insiste nel lasciare in sospeso il suo futuro nell'Inter, dopo la prima frecciata scagliata al termine della gara con la Fiorentina: «Adesso c'è questo campionato e sono molto concentrato per vincerlo- dice l'attaccante svedese- Dopo, vediamo cosa succede».

Doppietta di Ibrahimovic, l'Inter stende 2-0 la Fiorentina

 

© Foto Liverani

Colpo di testa decisivo dell'attaccante nerazzurro all'11'. Sul calcio di punizione sospetto fuorigioco e gioco pericoloso dello svedese. Gol incredibile fallito da Mutu al 9'. Nella ripresa il rumeno sbaglia ancora. Nel finale espulsione per Mourinho, poi la seconda prodezza di Zlatan al 49'

MILANO, 15 marzo - Ibra spegne i sogni della Juve. L'Inter si riprende subito dall'eliminazione in Champions battendo la Fiorentina con una doppietta dello svedese e tenendo così la squadra di Ranieri ancora a sette punti di distanza. A dieci giornate dalla fine si fa sempre più forte la sensazione che a meno di imprevedibili crolli, i nerazzurri si cuciranno sul petto il loro quarto scudetto di fila. Imbattuta da nove giornate, in casa addirittura da un anno, la capolista ha ribadito di essere tanto fragile in Europa quanto possente in campionato, anche in quelle giornate dove non meriterebbe di vincere.
POCHE OCCASIONI - Tipo questa. Perché a parte la capocciata di Ibrahimovic che ha aperto la gara (su cui pendono sospetti di fuorigioco prima e gioco pericoloso poi) e la fucilata su punizione nel recupero che l'ha chiusa, Frey ha avuto poco altro da fare. Ma la Fiorentina, a differenza dell'Inter, non ha la cattiveria nel suo dna e ha sprecato con Mutu (due volte) e Gilardino le chance per andare in gol. Ai viola resta la magra consolazione di essersi ritrovati dopo la brutta prestazione con il Palermo e la consapevolezza che con un pizzico di freddezza in più forse avrebbe potuto lasciare il Meazza con un punto in tasca utile per tenere la Roma a distanza. Invece i giallorossi adesso sono quinti insieme alla squadra di Prandelli, mentre al quarto posto c'è il Genoa.
CHE AMAREZZA - La classifica fa aumentare l'amarezza, come il ricordo di quell'occasione sprecata da Mutu in apertura, che avrebbe potuto cambiare il corso alla partita. Il romeno spara sui piedi di Julio Cesar al 10' e Ibrahimovic un minuto dopo punisce la Fiorentina di testa, seppur agevolato da un rimpallo fortunoso. Julio Cesar si ripete al 14' su Gilardino, lasciando così all'Inter la possibilità di gestire la gara come meglio crede. I viola inspiegabilmente non spingono e la squadra di Mourinho si adegua, facendosi vedere dalle parti di Frey appena una volta, con un sinistro di Stankovic.
I RISCHI - Ma nel finale l'Inter rischia di pagare a caro prezzo questo atteggiamento e deve ringraziare Julio Cesar (straordinario su una volee di Gilardino) e la cattiva mira di Kuzmanovic e Jorgensen. Mourinho negli spogliatoi cambia Chivu (ancora non in perfette condizioni) con Figo e ridisegna la squadra con un 4-2-3-1 dove Cambiasso fa il centrale di difesa, Zanetti e Muntari i mediani, Figo, Stankovic e Balotelli i trequartisti dietro Ibrahimovic. È ancora Julio Cesar però a fare la differenza, al 7' alza in angolo una frustata di Montolivo. Mutu si divora un'altra palla gol al 18', Julio Cesar salva su Donadel al 37', quindi nel finale, dopo che Mourinho si è fatto cacciare dall'arbitro per proteste, torna in partita l'Inter, che con una super punizione di Ibrahimovic chiude la partita. E sempre di più il discorso scudetto.

Quando non c'è di mezzo la Champions League, l'Inter è capace di fare anche buone partite contro avversari tonici ma sciuponi come la Fiorentina e Ibrahimovic riesce persino a tornare a segnare due gol, pur non disputando una gara memorabile. Nella ventottesima giornata, dopo la Juve, dà spettacolo anche il Milan. I rossoneri, trascinati da Pato e Inzaghi (autori di due doppiette), dilagano a Siena: 5 a 1. SuperPippo festeggia i 300 gol in carriera con una maglia ad hoc e soprattutto permette alla squadra di Ancelotti di rafforzare il terzo posto mantenendo le distanze (+6) dal Genoa, vittorioso sabato a Cagliari (1 a 0). Sempre in zona Champions, la Roma non va oltre il pareggio sul campo della Sampdoria: 2 a 2, doppiette di Pazzini e Julio Baptista. INTER CINICA - L’Inter ha sconfitto per 2-0 la Fiorentina al Meazza nel posticipo della ventottesima giornata del campionato di Serie A. Nerazzurri in vantaggio al 10’ con Zlatan Ibrahimovic (in gioco pericoloso, tocco con una mano e in posizione di dubbio fuorigioco). Al 64’ il difensore nerazzurro Davide Santon è protagonista di una entrata pericolosissima da karateka: con la gamba alta colpisce violentemente al fianco il viola Gianluca Comotto, meriterebbe il cartellino rosso, ma l’arbitro Daniele Orsato di Schio estrae un timido cartellino giallo. Al 93’ l’allenatore nerazzurro Jose Mopurinho trova il coraggio di protestare con l’arbitro per la presunta mancata ammonizione di un viola e si fa cacciare dal campo. E al 94’ arriva il col che chiude il match, firmato ancora da Ibrahimovic, stavolta direttamente su calcio di punizione. La vittoria permette quindi all’Inter di ristabilire le distanze sulla Juventus, con la capolista salita ora a quota 66 punti ed i bianconeri tornati a -7. La sconfitta costa invece alla Fiorentina il quarto posto, occupato ora dal Genoa.IBRAHIMOVIC - Puntare a campionato e coppa Italia: così Zlatan Ibrahimovic, autore dei due gol con i quali l'Inter ha superato la Fiorentina, ai microfoni di Sky Sport. «La squadra deve continuare a giocare così - ha detto Ibra - siamo primi in classifica. Mi dispiace che siamo usciti dalla Champions, era il mio primo obiettivo, ma abbiamo ancora la Coppa Italia e il campionato. E dobbiamo giocare per questi due trofei». Poi aggiunge: «Si è sofferto in tutte le partite, ogni partita è difficile, non è facile. Ogni anno il campionato diventa sempre più difficile e anche quando sei campione e arriva l'anno successivo tutti ti vogliono battere è normale che soffriamo ma alla fine vinciamo».
MILAN SHOW - La trasferta di Siena si rivela dunque una passeggiata per la squadra di Ancelotti. Il tecnico del Milan lascia inizialmente in panchina i tre Palloni d'Oro (Kakà, Ronaldinho, Shevchenko), affidandosi in attacco alla freschezza di Pato e all'esperienza di Inzaghi, supportati da Beckham. Il Milan sblocca subito il risultato: Pirlo, al 7', mette in rete dagli undici metri il rigore concesso per un fallo di Kharja su Flamini. Il raddoppio arriva nel recupero del primo tempo: angolo di Beckham e Inzaghi sigla la sua rete n.299 con un sinistro al volo. Nella ripresa gran gol di Pato al 10', poi - dopo il sussulto di Maccarone - SuperPippo infila in rete in diagonale. Esplode la festa: il bomber mostra una maglietta speciale con il numero «300» stampato sul dorso. Al 33' Pato fissa il risultato sul definitivo 5-1. Unica nota dolente, gli infortuni: per Abbiati si sospetta la lesione dei legamenti del ginocchio destro (stagione a rischio), mentre Kakà è stato costretto a uscire pochi minuti dopo il suo ingresso in campo.
ZONA CHAMPIONS - Una vittoria, quella del Milan, che permette ai rossoneri di mantenere invariato il proprio vantaggio sul Genoa. Nel primo anticipo della 28/ma giornata, la squadra di Gasperini ha infatti espugnato il campo del Cagliari (ridotto in 10 per la discutibile espulsione di Cossu) grazie al gol di Oliveria nel finale, rimanendo al quarto posto (in attesa della Fiorentina). Frena la Roma, che in piena emergenza è costretta al pareggio sul campo della Sampdoria: blucerchiati trascinati da Pazzini (autore di una doppietta), giallorossi che ringraziano soprattutto Julio Baptista (due gol anche per lui).
LE ALTRE - Il Palermo schianta il Lecce: 5 a 2. Reti di Cavani (2), Miccoli, Simplicio e Kjaer. Per gli ospiti, a segno Tiribocchi (2). Amaro esordio per Gigi De Canio sulla panchina dei pugliesi. E' andata meglio per Roberto Donadoni, che ha sostituito Reja alla guida del Napoli: i partenopei hanno pareggiato 1 a 1 a Reggio Calabria. Lavezzi, nella ripresa, ha risposto al gol del vantaggio della Reggina siglato da Corradi. Una doppietta di Floccari permette all'Atalanta di superare il Torino per 2 a 0. La Lazio crolla in casa contro il Chievo: gli ospiti si impongono con un netto 3 a 0, grazie alle reti di Pellissier (2) e Bogdani. Pareggio per 1 a 1 tra Udinese e Catania: alla nuova prodezza di Mascara replica Quagliarella (pochi minuti dopo il suo ingresso in campo).
JUVE OK - Successo netto della Juve che nell'anticipo ha superato il Bologna per 4 a 1. Una vittoria che tiene vive le speranze residue di rimonta. Senza Amauri (infortunato) e Trezeguet (lasciato a casa «dallo staff medico e tecnico» dopo il diverbio a distanza con Ranieri), oltre agli indisponibili Sissoko, Camoranesi, Marchionni, Zanetti, Nedved e Legrottaglie, il tecnico si è affidato in attacco alla coppia obbligata Del Piero-Iaquinta, supportati dalla fantasia di Giovinco e dalle geometrie di Tiago. Il portoghese stavolta delude (tanto da essere sostituito nell'intervallo con Poulsen), mentre il giovane talento bianconero appare ispirato fin dalle primissime battute. Trascinati dai dribbling e dagli assist di Giovinco, in versione «Formica atomica», i padroni di casa partono bene e mettono pressione al Bologna. Ma è la squadra di Mihajlovic ad andare in vantaggio: al 24' Mutarelli si infila nelle maglie centrali della difesa e infila Buffon. La reazione juventina, nella ripresa, è veemente. Il pareggio arriva al 4' del secondo tempo: angolo di Giovinco, colpo di testa vincente di Salihamidzic. Al 26' Iaquinta scatta sul filo del fuorigioco, serve indietro e Giovinco, con un tiro un po' sporco, batte Antonioli. Quattro minuti dopo Del Piero si libera in area e sigla il 3-1. Al 42' il capitano va di nuovo a segno, dopo una ribattuta di Antonioli. E sfiora addirittura la tripletta: tiro dal limite e traversa. Nel finale, Ranieri regala una doppia standing ovation: a Giovinco e a Del Piero.

Subito in vantaggio con un discusso gol dello svedese, i nerazzurri si limitano poi a controllare la Fiorentina che riesce però a costruire parecchie palle gol sprecandole tutte. Poi una potente punizione di Ibra chiude la gara nel recupero. Mourinho espulso, la Juve torna a -7

Il contestato intervento di Ibrahimovic sul cross di Balotelli: dal rimpallo arriverà il suo colpo di testa. Afp

Il contestato intervento di Ibrahimovic sul cross di Balotelli: dal rimpallo arriverà il suo colpo di testa. Afp

MILANO, 15 marzo 2009 - Distanze immutate. L’Inter respinge l’affondo della Juventus battendo la Fiorentina (2-0) con doppietta di Ibrahimovic. Nell’ultima partita giocata con la maglia celebrativa del Centenario, la squadra di Mourinho, espulso poco prima del secondo centro dello svedese, è riuscita a respingere i tentativi di recupero di Mutu e Gilardino. I punti di vantaggio sulla seconda, a dieci giornate dalla fine, restano sette. Il carico di fiducia, dopo aver evitato il contraccolpo da k.o. europeo, è molto più consistente.

IL PIANO - Prandelli aveva impostato la partita nel modo giusto. Il solito arsenale offensivo (Mutu-Gilardino) e un centrocampo a "T": Jorgensen davanti alla difesa per dare qualità alle ripartenze più Felipe Melo, utile sia come uomo radar nella zona di Cambiasso sia come pedina di disturbo nel punto più delicato del rombo interista, piazzato tra Kuzmanovic e Montolivo. Ma se giochi contro una squadra che domina la serie A da tre stagioni sul campo, fallire la Grande occasione complica anche i piani ben congegnati.

SUBITO IBRA - Sono passati 9 minuti quando Chivu buca l’intervento aprendo a Gilardino il corridoio giusto. La palla arriva a Mutu per un rigore in movimento, la conclusione è molle e centrale, pane per i denti di Julio Cesar. Nemmeno 100 secondi ed ecco l’1-0 di Ibrahimovic, pescato da Balotelli e fortunato nel rimpallo provocato dall’uscita di Frey sull’entrata al limite del gioco pericoloso dello svedese. La partita è tutta qui: assalto fallito e immediata stoccata di risposta. Letale.

CONTROLLO - Accomodatasi sul terreno più favorevole, l’Inter arretra di qualche metro adattandosi come un guanto all’avversario. Balotelli arretra spesso e volentieri come un tornante all’antica. Di fatto, al di là del diagonale di Stankovic vicino al bersaglio, Mourinho difende con tre uomini dietro Ibra e controlla la situazione. Gila resta una minaccia costante con i suoi inserimenti, senza comunque intaccare la sicurezza della linea interista.

LA RABBIA DEL GILA - A proposito di difesa, Cambiasso festeggia le 200 partite nerazzurre giocando il secondo tempo da centrale al posto di Chivu. In mezzo va Figo, terzo di destra in un assetto che perde qualcosa in equilibrio. Se la Fiorentina non guadagna subito il premio della sua superiorità territoriale, è comunque per demeriti propri. Mutu fa sbiancare di rabbia Gilardino per un contropiede 4 contro 3 chiuso con un diagonale largo dal romeno (62’). Diversa la considerazione sulla cannonata di Montolivo, precisa ma neutralizzata da Julio Cesar qualche minuto prima.

SAMUEL SALVA - Nell’ultima mezz’ora emerge la freschezza dei viola: Muntari fa una faticaccia a star dietro a Montolivo e in definitiva il contropiede gestito da Figo non è mai incisivo (l’unica eccezione è il tentativo di Maicon). L’Inter insomma va in apnea. E anche se Ibra chiede il rigore per un intervento di Kroldrup senza trovare il consenso di Orsato, subissato dai fischi del Meazza, la prima della classe è costretta a difendere il fortino. Julio Cesar resta in piedi con la collaborazione di Samuel (salvataggio da tre punti su Gilardino a porta spalancata).

TRIBUTO A MOU - E’ l’ultimo brivido che corre sulla schiena del portiere brasiliano, perché la Fiorentina lascia campo a Figo e Santon per due occasioni adatte al raddoppio interista. Clamorosa quella fallita dal baby terzino, ispirato da un’apertura di Ibrahimovic e protagonista indiretto dell’espulsione di Mourinho (per proteste dopo un fallo sul difensore). C’è comunque spazio per il sigillo su un successo più rotondo: arriva proprio mentre lo stadio accompagna l’uscita del tecnico con un boato che rende ancora più solida l’allenza tra il tifo nerazzurro e l’uomo di Setubal. E’ una punizione violenta di Ibrahimovic, con Frey non esente da responsabilità. Il colpo ad effetto che chiude la settimana aperta dall’amara sconfitta di Manchester.

LO SPECIAL ZERO SI CONFERMA SOLO GRAN PARLATORE.

zero europa

Il Manchester batte l'Inter 2-0 come nel 1999,in 10 anni non è cambiato niente: nerazzurri eliminati. Roma fuori ai rigori: 7-6 per l'Arsenal; il giorno prima la Juve eliminata dal Chelsea. Per il secondo anno consecutivo le squadre multinazionali inglesi asfaltano quelle italiote. Le speranze di mantenere i quattro posti d'oro aggrappate ora alla Coppa UEFA

L'Inter rinasce a Marassi
Ibra-Balotelli, Genoa ko

Nerazzurri subito in gol con lo svedese, che al 2 produce uno dei suoi colpi di genio. Il raddoppio arriva nella ripresa. I rossoblù non avevano mai perso in casa. Materazzi e Burdisso infortunati: Manchester a rischio
di GIACOMO LOI

L'Inter rinasce a Marassi Ibra-Balotelli, Genoa ko

GENOVA - Con due reti per tempo, di Ibrahimovic e Balotelli, l'Inter espugna Marassi e allunga almeno temporaneamente sulla Juve. I nerazzurri, oggi in campo con la maglia del Centenario, raccolgono il massimo risultato senza strafare costringendo il Genoa al primo ko interno della stagione. Con la vittoria di oggi Mourinho recupera un po' di tranquillità dopo una settimana segnata dalle polemiche con i colleghi e dalla pesante sconfitta in Coppa Italia, sempre a Marassi, con la Samp. Lo Special One può così preparare al meglio la supersfida di Manchester, per il ritorno degli ottavi di Champions. Unica grana per il tecnico portoghese gli infortuni in difesa di Materazzi e Burdisso, a rischio per mercoledì. La squadra di Gasperini oggi ha ben poco da rimproverarsi. I rossoblù non riescono ad approfittare del mezzo passo falso della Roma in casa con l'Udinese ma alla vigilia una sconfitta con la capolista era certamente stata messa nel conto. Le ambizioni Champions rimangono comunque immutate.
Ibra a freddo - Rispetto alle previsioni della vigilia, Mourinho schiera una squadra con molte novità. Non ci sono Cordoba, Muntari e Adriano. Al loro posto giocano Burdisso, Balotelli e Figo con il portoghese dietro la coppia d'attacco Ibra-Balotelli. Nel Genoa Gasperini butta dentro dall'inizio Jankovic al con Mesto in panchina. L'avvio di partita non è per deboli di cuore. Al fischio di Morganti, il Genoa si porta subito in avanti e va vicino al vantaggio con Thiago Motta. Il brasiliano manda fuori dopo una bella iniziativa. Passa un minuto ed è l'Inter a fare festa. Sul lancio di Stankovic, Ibra controlla il pallone di testa, si porta in area e beffa Rubinho in uscita con un preciso pallonetto.
 reagire ma senza creare pericoli. A creare apprensione non è il Grifone ma l'infortunio di Materazzi, problemi al flessore della gamba sinistra, che costringe il difensore azzurro a lasciare il campo per Cordoba. I rossoblù non riescono a farsi vivi in attacco fino al 21'. E quando lo fanno trovano uno strepitoso Julio Cesar ad abbassare la saracinesca. Sul cross di Biava, Thiago Motta colpisce di testa a colpo sicuro da distanza ravvicinata ma il portiere dell'Inter si supera e devia. Dieci minuti dopo l'Inter perde un altro pezzo in difesa. Si fa male anche Burdisso (gamba destra) che viene sostituito da Muntari con Cambiasso che arretra. Il Genoa acquista fiducia ma è ancora Julio Cesar nei minuti finali a respingere un tocco sottomisura di Biava.
Balotelli chiude - Nella ripresa non cambia il motivo conduttore. Il Genoa continua a tenere il possesso palla e si avvicina con più insistenza all'area nerazzurra. Ma al 17' l'Inter trova il raddoppio e chiude il match con un'azione da rivedere. Ibrahimovic spizza per Balotelli che entra in area, si libera degli avversari, supera anche Rubinho e mette dentro in diagonale. Sulla linea di porta c'è Marco Rossi che potrebbe spazzare ma pasticcia: la palla è appena dentro. Morganti convalida e la sua decisione appare giusta. Rossi potrebbe farsi perdonare al 21' ma manda malamente alto. Poi l'occasione per l'1-2 è tra i piedi di Biava dieci minuti ma la sua conclusione fa la barba al palo. La carica rossoblù si esaurisce e l'Inter può controllare prima di uscire dal Ferraris con tre punti d'oro.

Genoa-Inter 0-2 (0-1).
Genoa (3-4-3): Rubinho 5, Biava 6, Ferrari 6, Bocchetti 6 (27' st Mesto 5,5), Rossi 6, Thiago Motta 6, Juric 6.5, Criscito 6.5, Sculli 5.5 (21' st Olivera 5), Milito 5.5, Jankovic 5.5
(10' st Palladino 6). (73 Scarpi, 15 Sokratis, 23 Modesto, 77 Milanetto). All.: Gasperini 6.
Inter (4-4-2): Julio Cesar 7, Maicon 7, Burdisso 6 (31' pt Muntari 6), Materazzi 6 (16' pt Cordoba 6), Santon 6.5, Zanetti 7, Cambiasso 7, Stankovic 6.5, Figo 6.5 (27' st Mancini 5.5),
Ibrahimovic 6, Balotelli 5 (1 Toldo, 11 Jimenez, 18 Crespo, 10 Adriano). All.: Mourinho 6,5.
Arbitro: Morganti di Ascoli 5.5.
Reti: nel pt 2' Ibrahimovic; nel st 16' Balotelli.
Angoli: 6-2 per il Genoa
Recupero: 4' e 3'.
Ammoniti: Motta, Biava, Ferrari, Mancini, Ibrahimovic per gioco scorretto; Balotelli e Milito per comportamento antiregolamentare.

 

MILANO, 7 marzo - Si sapeva che per gli arbitri non sarebbe stata una giornata facile, dopo tutte le polemiche seguite a Inter-Roma. Nessuno, però, poteva immaginare che sarebbe stata ancora una volta semidisastrosa. A Roma Tagliavento ignora un netto fallo di mano di Mexes in area, negando un sacrosanto rigore all’Udinese. A Marassi Morganti “regala” un gol all’Inter, giudicando oltre la linea un tiro di Balotelli che in realtà non entra del tutto in porta. I nerazzurri, già avanti 1-0 grazie a una rete di Ibrahimovic dopo appena due minuti, vanno così sul 2-0 spegnendo le velleità di rimonta del Genoa. Il non-gol di Balotelli, comunque, non è l’unica pecca nella direzione di Morganti, che in due occasioni risparmia il secondo giallo proprio al giovane attaccante di origine africana, autore di falli da ammonizione su Criscito e Juric.

Lasciando da parte gli errori arbitrali, sulla partita non c’è moltissimo da dire. A parte i due gol - splendido quello di Ibrahimovic, che parte sul filo del fuorigioco e, dopo un controllo di testa, supera Rubinho con un pallonetto - poche le occasioni da segnalare. Clamorosa, comunque, quella capitata sulla testa di Thiago Motta, che costringe Julio Cesar a un intervento da campione assoluto. In chiave Champions, si fa difficile la situazione in difesa per Mourinho. L’Inter ha infatti perso sia Materazzi sia Burdisso. Difficile pensare che possano essere a disposizione per il ritorno degli ottavi di Champions League di mercoledì a Manchester. considerando che anche Samuel è a rischio, le opzioni per lo Special One rimangono davvero poche.


GENOA-INTER 0-2: CRONACA E TABELLINO

Antonio Cassano, in rete dopo 9 minuti contro l'Inter. Ansa Antonio Cassano, in rete dopo 9 minuti contro

Cassano-Pazzini da urlo!
Sampdoria-Inter 6-0
. MENTRE L'ALLENATORE si industria a lenguasciare come un coglione,la sua squadra prende UNA MERDATA IN FACCIA STORICA CHE CI FA RITORNARE AI TEMPI DI TARDELLI. La squadra che vorrebbe eliminare il Manchester va racimolando primi tempi da diarrea nera, ed il suo allenatore non solo indugia in puttanate, ma continua imperterrito a schierare giocatori  spaventosi come Rivas,Burdisso,Vieira,Maxwell,Mancini; degli zombi allucinanti

Semifinale di andata di Coppa Italia. Nerazzurri travolti nel primo tempo di Marassi: apre Cassano al 9' con un pallonetto dopo un errore di Rivas, poi si scatena l'ex attaccante della Fiorentina con una doppietta (30' e 42')

Inter salvata da Crespo
Con la Roma finisce 3-3

Il gol con cui De Rossi ha aperto le marcature. Ansa

Il gol con cui De Rossi ha aperto le marcature. Ansa

MILANO, 1 marzo 2009 - Pazzesco 3-3 a San Siro. L’Inter recupera una situazione apparentemente compromessa contro la Roma, avanti di due gol all’intervallo grazie a De Rossi e Riise. Doppietta di Balotelli nella ripresa (contestato il 2-3 su rigore). Gli ultimi centri sono di Brighi e Crespo prima del finale.

GLI ASSENTI - In un certo senso il testa a testa comincia già dal riscaldamento: Totti prova qualche movimento ma alla fine si arrende alle bizze del suo ginocchio destro; Ibrahimovic non va in campo per un piccolo problema muscolare, restando fuori dai 18 per la seconda volta in questa stagione. Così è Balotelli a ritrovare un posto da titolare a più di due mesi dall’ultima volta (Siena-Inter 1-2).

TILT INTER - A Spalletti mancano sette giocatori con Pizarro in condizioni problematiche per una caviglia in disordine. C’è Panucci di nuovo in campo dopo oltre un mese ma il tecnico toscano è quasi obbligato a cambiare modulo, piazzando Brighi dietro Baptista, con Vucinic e Taddei più larghi in un 4-2-3-1 di difficile interpretazione per i nerazzurri. Il risultato infatti è devastante: in 46 minuti Julio Cesar incassa due gol, come solo a Bergamo era accaduto, e si salva in altre tre occasioni. Il tilt interista è totale e all’intervallo il punteggio è di 2-0 per la Roma, grazie al magnifico colpo di testa di De Rossi (su servizio da destra di Motta), e all’inserimento di Riise sulla sinistra, con palleggio sulla testa e tocco beffardo sotto le gambe di Julio Cesar.

LA MANATA DI PANUCCI - Il passivo, come già accennato, è addirittura benevolo per Mourinho, che osserva impietrito i salvataggi disperati di Cambiasso su Baptista e di Burdisso su Vucinic, cui va aggiunto il rigore in movimento fallito da Brighi al 7’. Filtrando le scorie di un primo tempo da incubo restano solo il triangolo di Maxwell con Santon, chiuso dal brasiliano con un tentativo poco preciso, e il contatto tra Panucci e Adriano nell’area giallorossa, una "manata" meno lieve di quella con cui Ferdinand ha fermato l’Imperatore martedì scorso.

BRIGHI TRIS - Nella "prima" da protagonista vissuta accanto a Santon, mai insieme dal primo minuto i due ex Primavera dell’Inter, Mario segna una doppietta che tiene in piedi la prima della classe. L’opera l’avvia Mourinho, che ribalta la squadra rischiando di brutto: fuori Maxwell e Burdisso, dentro Vieira e Figo con Cambiasso centrale difensivo e tre uomini dietro Adriano. La scossa è garantita, anche se ad incendiare la partita è un rigore molto controverso, quello del 2-3. Dopo il primo centro di Balotelli, scaturito da un affondo di Adriano all’alba del secondo tempo, la Roma mette il dito nella piaga di uno schieramento improvvisato. Baptista sfrutta l’errore di Cambiasso ed è bravo a girarsi dopo l’anticipo fallito dall’argentino in veste difensiva. Tocca materialmente a Brighi mettere dentro il 3-1 scrivendo una parola comunque non definitiva sulla partita.

MARIO SOFFIA SUL FUOCO - Passano sei minuti e Mario costruisce il quinto gol della sua tormentata stagione cadendo in area dopo un doppio dribbling. Il rigore è generoso, oltre che indigeribile per Pizarro e Mexes. Balotelli trasforma, fa il gesto del "tutti zitti" alla curva giallorossa riscaldando ulteriormente il tono della contesa, e per poco non inchioda pure il 3-3 con una girata poco fortunata.

IL VECCHIO HERNAN - Questione di minuti, anche se l’eroe della serata finirà per essere Hernan Crespo. L’inerzia della sfida "gira" definitivamente quando Vucinic brucia la carta del 2-4, deviando di testa senza crederci la traiettoria disegnata da Pizarro. Un errore pesantissimo, visto che "Valdanito", pochi secondi dopo essere entrato in campo, stacca come ai tempi d’oro trasformando un passaggio alto di Figo. Da non credere, soprattutto per Spalletti.

CHE RISCHI - Partita malissimo, tenuta a galla dal più giovane e contestato dei suoi attaccanti, l’Inter cerca il successo nelle ultime curve del tracciato esponendosi al contropiede giallorosso. Menez, e soprattutto De Rossi, sprecano l’opportunità di capovolgere un match incredibile. Che premia il coraggio dell’Inter e in definitiva mantiene in linea di galleggiamento anche la Roma, che guadagna un punto sul Milan.

 

MILANO - Guardando il bicchere mezzo pieno, allora si potrebbe dire che neanche stavolta sir Alex Ferguson è riuscito a battere Josè Mourinho: con questo fanno 13 incontri, con una sola vittoria per il maestro scozzese. Ma per l'Inter è l'unica consolazione di una serata tutto sommato negativa.
Lo 0-0 di San Siro contro il Manchester United rimanda alla sfida di Old Trafford (11 marzo) ogni responso sulla qualificazione ai quarti di Champions League, ma ha soprattutto evidenziato la superiorità tecnica e tattica dei campioni d'Europa, che escono da San Siro con parecchi rimpianti. Il primo tempo per i nerazzurri è stato terribile. Costantemente in soggezione di fronte al palleggio dei centrocampisti avversari, ispirati da un magnifico Carrick, e sempre con almeno otto uomini dietro la linea della palla, l'Inter è stata schiacciata nella propria trequarti, rischiando a tratti l'asfissia. L'unico demerito del Manchester è stato quello di non concretizzare le cinque limpide occasioni da gol che si è costruito, già tre nei primi otto minuti con un Cristiano Ronaldo travolgente al tiro da fuori su punizione e con un colpo di testa al 5' su cui Julio Cesar ha compiuto un miracolo con un riflesso ghepardesco. Con il 35enne Giggs imprendibile nella trequarti, il Manchester ha dominato tutto il primo tempo, e proprio il gallese ha avuto sul sinistro il pallone dell'1-0 (25') ma ha trovato ancora un Julio Cesar decisivo, mentre tra il 28' e il 29' Cristiano Ronaldo si è di nuovo segnalato in tutta la sua grandezza: palo pieno su punizione da 30 metri e poco dopo colpo di testa a lato di un soffio su assist di Giggs.

Tornati negli spogliatoi storditi da tanto bel calcio, i nerazzurri hanno affrontato la ripresa con un atteggiamento più aggressivo, approfittando anche della crescita di Cambiasso a centrocampo, mentre il diciottenne Santon riusciva a prendere le misure a Ronaldo. Ma a parte le buone intenzioni, l'Inter non ha costruito limpide azioni da gol, a parte quella del 2': cross radente di Cambiasso e sinistro alto di Adriano da buona posizione. Per il resto molti palloni buttati in area senza troppa lucidità, qualche mischia pericolosa e su una delle ultime, nel finale, Cambiasso è andato vicino al gol. Però la sconfitta sarebbe stata una punizione eccessiva per il Manchester, che ha dato l'impressione di essere superiore all'Inter in ogni zona del campo. Il ritorno, nel tempio di Old Trafford, si preannuncia un supplizio per i nerazzurri. Che ancora non sembrano aver trovato la loro dimensione europea, Mourinho o non Mourinho.

INTER- MANCHESTER U: 0-0
INTER (4-3-1-2): J. Cesar; Maicon, Rivas (st 1' Cordoba), Chivu, Santon; Zanetti, Cambiasso , Muntari(st 31' Balotelli); Stankovic, Ibrahimovic, Adriano (st 31' st Cruz).
In panchina. Toldo, Maxwell, Figo, Burdisso. Allenatore: Mourinho .
MANCHESTER UTD (4-4-2): Van der Sar ; O'Shea, Evans, Ferdinand, Evra; Fletcher , Carrick , Giggs, Park (st 39' Rooney ); C. Ronaldo, Berbatov.
In panchina: Foster, Nani, Fabio, Scholes, Gibson, Tevez. Allenatore: Ferguson.
ARBITRO: Medina Cantalejo (Spagna).
NOTE: serata fredda, terreno in discrete condizioni, spettatori 80.074 (tremila i tifosi inglesi), angoli 6-3 per il Manchester Utd.
AMMONITI:il panchinaro Toldo per proteste, Chivu, Maicon, Fletcher, Rooney, Cordoba. Recupero: 1'-3'.

Manchester Utd ai punti
all'Inter va bene lo 0-0

A San Siro finisce senza gol il primo round degli ottavi di finale. Partita ostica per i nerazzurri che soffrono a dismisura gli uomini di Ferguson più volte vicini al gol. Padroni di casa migliori nella ripresa, ma è Julio Cesar a fare la differenza

Adriano e Rio Ferdinand lottano nell'area inglese. Ansa

Adriano e Rio Ferdinand lottano nell'area inglese. Ansa

Balotelli più Julio Cesar
L'Inter piega il Bologna

Mario segna il gol del 2-1 al 37' della ripresa, un minuto dopo il suo ingresso in campo, il portiere chiude su Di Vaio: Mourinho vola a quota 59. Gran secondo tempo dei rossoblù, trasformati dall'ingresso di Marazzina

Mario Balotelli, 18 anni, ha appena segnato il 2-1 al Bologna. Afp

Mario Balotelli, 18 anni, ha appena segnato il 2-1 al Bologna. Afp

BOLOGNA, 21 febbraio 2009 - L'Inter non ha fatto scherzi al suo allenatore. A tre giorni dall'incrocio con il Manchester United non concede regali al Bologna, battuto (2-1) con gol di Cambiasso e Balotelli nel secondo tempo (pari momentaneo firmato da Britos). Nel giorno del ricordo di Giacomo Bulgarelli, la prima della classe conserva quindi intatta la dote su Juve e Milan nonostante l'assenza di Samuel, messo fuori nel giorno della sua centesima partita nerazzurra da un problema muscolare al polpaccio sinistro che andrà valutato in ottica Champions.

PIU' IBRA CHE GOL - Davanti a Roberto Mancini, in tirbuna con Pagliuca e a distanza di "sicurezza" da Massimo Moratti, l'Inter offre subito venti minuti d'assalto, come probabilmente aveva previsto Mihajlovic. Ibra martella Antonioli da fuori e dispensa passaggi da genio a Muntari, prezioso nell'inserimento ma fuori contesto quando deve impostare nella posizione di Stankovic. Da apprezzare anche il modo di ripartire dei nerazzurri, che "aprono" verso gli esterni quasi sempre dopo il salto dell'uomo. Il problema comunque resta quello del gol, che non arriva anche per merito del Bologna, tosto e coraggioso.

IL GRANDE FREDDO - Si gioca al Dall'Ara, ma sembra già di essere al Meazza con il sottofondo musicale così popolare dalla Svezia alla Turchia. Il mondo dell'Inter gira attorno alla partita contro Ferguson, Ronaldo eccetera. Ovvio quindi, che quando Zenoni entra sul ginocchio di Ibrahimovic, gli occhi della panchina dell'Inter restino a lungo velati di terrore. Ingiustificato visto che lo svedese si riprende quasi subito.

ADRI, ANCORA TU - Va detto che prima dell'intervallo c'è anche un'occasione per il Bologna, neutralizzata dall'uscita tempestiva di Julio Cesar sul capocannoniere della serie A. Con Stankovic al posto di Muntari nel ruolo cruciale del modulo di Mourinho, non cambia granché. Il gol di Cambiasso nasce da un calcio piazzato, battuto da Maicon, sul quale Adriano si esibisce per la seconda volta in 6 giorni nel fortuito colpo "testa-braccio". Giudicato, come chiede Collina e conferma il giudice sportivo Tosel, non volontario.

PIU' PUNTE, PIU' GOL - Con una mezz'ora abbondante davanti, il Bologna aggiunge peso al suo attacco con Marazzina al posto di Valiani, mossa talmente azzeccata da lasciare qualche dubbio circa la sua puntualità. Aumentando la quantità di possessi, Mihajlovic ottiene incisività davanti a Julio Cesar, che sarà ancora una volta decisivo ai fini del risultato. Il grado d'allarme sale al massimo livello per Mourinho, che infatti si copre con Vieira, inserito al posto di Adriano. Ma l'inerzia della partita resta favorevole al Bologna, che trova l'1-1 con merito sfruttando un buco difensivo grazie a Britos, solo nello stacco in mezzo all'area. Perso il vantaggio, l'allenatore dell'Inter ripristina l'assetto con due attaccanti. E fa bene...

QUELLA GIOIA DA 18ENNE - Nella sua stagione piena di musi lunghi, lacrime e polemiche, Mario Balotelli inserisce anche un gol-lampo, il primo del campionato, che arriva un minuto dopo il suo ingresso in campo. Una punizione con traiettoria beffarda, che certifica l'errore di Antonioli così come l'esultanza finalmente "smodata" del diciottenne difeso dal suo presidente e stimolato al limite dell'ostruzionismo dall'allenatore. Il finale però non è ancora scritto. Tra i ringraziamenti Mourinho è costretto ad aggiungere il nome di Julio Cesar, straordinario sul colpo di testa di Di Vaio, servito ancora una volta da Marazzina a tempo quasi scaduto. Un altro intervento che ha la valenza di un gol.

 

ROMA, 15 febbraio - L'Inter non fallisce il 'match point' e fa suo il derby, volando a +9 sulla Juventus e a +11 sul Milan. Il campionato è ancora lungo e sono tante le insidie che Mourinho dovrà affrontare, ma la stracittadina di Milano ha ribadito l'indiscutibile ruolo di leader della corazzata nerazzurra, a questo punto unica padrone del proprio destino. I rossoneri non riescono a sfatare il tabù Kakà: quattro partite giocate senza il Pallone d'Oro 2007, quattro sconfitte per la squadra di Ancelotti.
Il gol di mano di Adriano
ADRI-STANKOVIC, AL MILAN NON BASTA PATO - È nel primo tempo che l'Inter fa sua la partita: prima Stankovic, al termine di un'azione arrembante, si trova da solo davanti ad Abbiati ma cincischia e si fa anticipare da un recupero prodigioso di Ambrosini; poi, poco prima della mezz'ora Adriano capitalizza al meglio un cross di Maicon battendo Abbiati al volo. Il gol del brasiliano però è viziato da un'evidente e decisiva deviazione col braccio dopo aver colpito di testa, che sfugge a Rosetti e ai suoi collaboratori. I nerazzurri si galvanizzano e raddoppiano a due minuti dal 45': splendida torre di Ibrahimovic per l'inserimento in area di Stankovic che di destro al volo fulmina Abbiati. Ancelotti nella ripresa fa uscire uno spento Beckham per Inzaghi e il Milan si riprende: grande idea di Ronaldinho, ispiratissimo, per Jankulowski che va sul fondo e crossa in area, Pato è pronto a piazzare la sua undicesima rete in campionato. La partita si infiamma, Adriano fallisce il 3-1 e Inzaghi segna il 2-2, annullato per offside dell'attaccante. Sempre Superpippo ha sul destro la palla del pareggio a pochi minuti dal termine ma si fa ipnotizzare da Julio Cesar che in uscita tocca con la punta del piede sinistro e salva risultato e vittoria.

ROMA KO A BERGAMO, GENOA PARI THRILLER - La Roma non esce indenne dall'insidiosa trasferta a Bergamo: l'Atalanta approfitta del black out giallorosso in avvio di ripresa e piazza un triplo colpo in meno di un quarto d'ora con Capelli e Doni, che ama fare sgambetti alle grandi: doppietta all'Inter nel 3-1 di un mese fa, doppietta oggi alla Roma. Unica consolazione per Spalletti il pareggio tra Genoa e Fiorentina, che permette di mantenere vicino il quarto posto: a Marassi i padroni di casa dominano in lungo e in largo per oltre 50 minuti, arrivando a condurre 3-0 nonostante fossero in 10 per l'espulsione di Biava nel primo tempo. Poi gli uomini di Gasperini hanno tirato i remi in barca mentre Mutu iniziava a salire in cattedra, firmando tutto da solo una clamorosa rimonta: prima un rigore e poi la doppietta, con l'ultima rete (siglata al 49' st a recupero scaduto) che faceva imbufalire tutta la panchina del Grifone.

LA JUVE NON SCATTA - Poco più in alto non riesce ad accelerare neanche la Juventus, fermata sull'1-1 da una Sampdoria concreta e generosa e dalla sfortuna. Alla rete di Pazzini al 10' i bianconeri rispondono con due legni di Nedved nel primo tempo, con il gol di Amauri nella ripresa e con un'altra traversa di Del Piero. L'assedio che gli uomini di Ranieri hanno portato al fortino blucerchiato non è bastato a raggiungere la vittoria.

È UN CAGLIARI DA UEFA - Ancora una vittoria per gli isolani di Allegri, che continuano a pensare alla salvezza ma che intanto si avvicinano alla zona della classifica che vale l'Europa: Lecce che regge un tempo ma poi si deve piegare a Fini e a Matri. Dietro resta tutto invariato: pareggiano Siena e Udinese e finisce 1-1 anche Catania-Chievo: Zenga infuriato con i suoi che si fanmno raggiungere ad un minuto dal termine.

MILANO, 15 febbraio - Più nove sulla Juve, più undici sul Milan. L’Inter si aggiudica il derby e va in fuga. Ma sulla vittoria dei nerazzurri non mancheranno, come al solito, le polemiche. Adriano apre le marcature al 29’ toccando prima con la testa e poi, in maniera decisiva, con la mano. Rosetti e il guardalinee Calcagno non se ne accorgono. Oppure giudicano il tocco del brasiliano involontario. Quindi, in un finale incandescente, l’arbitro torinese fa finta di niente per un fallo di Chivu su Inzaghi in piena area. Tra questi episodi, tantissimo spettacolo, soprattutto nella ripresa, con il Milan alla disperata ricerca della clamorosa rimonta dopo essere stato sotto di due gol a causa del raddoppio di Stankovic a fine ripresa. Ma gli uomini di Ancelotti, che al 60’ perde Beckham per un problema muscolare, trovano il gol del 2-1 al 72’ con Pato, servito da Jankulovski dopo una splendida invenzione di Ronaldinho. Nel finale, come detto, il fallo su Inzaghi (cui viene giustamente annullata anche una rete per fuorigioco) e una serie di occasioni da una parte e dall’altra. Ma finisce 2-1. E, come detto, i punti di vantaggio dell’Inter sulle più vicine (si fa per dire) inseguitrici diventano un’infinità.

SCONTRI - Prima della partita, da segnaalare un breve scontro fra i tifosi milanisti e interisti, pare determinato da alcuni striscioni. Alcune persone sono rimaste leggermente contuse. In base a quanto si è appreso, gli ultrà rossoneri hanno steso alcuni striscioni dal secondo anello blu - l'area loro riservata - che però hanno coperto la visuale ai sottostanti tifosi nerazzurri. Questi ultimi hanno cercato di strappare gli striscioni e allora un gruppetto di milanisti è sceso a litigare: ne è nata una scazzottata. A loro volta ultrà interisti - che si trovano dall'altra parte dello stadio - hanno tentato di intervenire ma gli addetti alla sicurezza e le forze dell'ordine li hanno indotti a desistere.

L'Inter vince il derby e se ne va

MILANO - Temperatura prevista per le 22:30, -11. Così recitava un simpatico stendardo esposto ad inizio gara dai tifosi dell'Inter. Profetico: i nerazzurri battono il Milan 2-1, staccando i cugini di 11 punti ed allungando a 9 anche sulla Juve. Difficile a questo punto non considerare chiusi i giochi scudetto. Il tutto dopo un derby bellissimo, vibrante, destinato a generare polemiche tra gol sospetti (braccio di Adriano) e rigori reclamati.
SCIABOLA CONTRO FIORETTO - Alla lettura delle formazioni, appare evidente la scelta di Mourihno di creare una situazione del tipo ''sciabola contro fioretto'': basta vedere la coppia di panzer Ibrahimovic-Adriano. Ancelotti, oltre a Maldini (derby n° 56, l'ultimo della carriera), sceglie Kaladze per arginarli. Che la cosa sia vana emerge dopo pochi secondi, quando Ibrahimovic, lasciato solissimo, di testa mette alto. L'Inter comunque sa giocare anche palla a terra, tanto che su una azione di rimessa gestita da Cambiasso, Stankovic ha il tempo per prendere un caffè prima di segnare ma esagera, e Ambrosini sventa miracolosamente.

IL BRACCIO DI ADRIANO - Il Milan comunque, dal punto di vista del gioco, è anche più piacevole. Ronaldinho su tutti: il grande palcoscenico ispira il brasiliano, che detta passaggi in profondità e cambi di gioco a iosa. I più interessanti per Pato, che però al cospetto di Julio Cesar non denota la necessaria rapacità da predatore. Proprio nel momento migliore del Milan, arriva il micidiale uno-due interista. Maicon da destra calibra un traversone perfetto, che Adriano tocca di testa perfezionando la rete con il braccio. Buono, non buono? Su situazione analoga, la scorsa settimana a Seedorf fu annullata una rete con la Reggina. Chiamati ad esprimere una opinione, il tocco di braccio sembra troppo decisivo. A seguire, sempre su una giocata aerea che arriva il raddoppio: Ibrahimovic sovrasta Kaladze ed usa la testa come un guanto per mettere Stankovic nelle condizioni di battere comodamente a rete.

marco materazzi

 


 

Inter-Siena: il rigore clamorosamente sbagliato da Materazzi
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L'ANTEFATTO 

Mancini e Materazzi nel mirino

Il caso delle intercettazioni telefoniche 

 

Fonti della procura della Repubblica di Milano hanno smentito l'apertura di un'inchiesta sul presunto comportamento illecito dell'Inter nella fase finale dello scorso campionato.
 

A riportare la notizia dell'indagine era stato il quotidiano 'Il Giornale'. Tutto è nato da un’indagine del sostituto procuratore di Milano Stefano Civardi, che avrebbe ordinato un rapporto alla polizia giudiziaria su una fuga di notizie dello scorso maggio riguardante alcune intercettazioni tra Domenico Brescia, pregiudicato poi arrestato per traffico di droga, e alcuni interisti, il tecnico Roberto Mancini e i giocatori Marco Materazzi e Javier Zanetti. Da questa indagine sarebbe poi stato stilato un rapporto di polizia nel quale si ipotizzava che alcuni tesserati dell'Inter, Mancini e Materazzi in primis, avessero compiuto azioni tese a perdere terreno sulle inseguitrici e rilanciare le scommesse sullo Scudetto.

 

Il commento del presidente, Massimo Moratti è stato laconico: "Una buffonata", ha replicato ai giornalisti all'uscita dagli uffici della Saras che gli hanno domandato della notizia mentre la società nerazzurra ha fatto sapere che tutelerà la propria immagine nelle sedi giudiziarie competenti.

 

Su quanto pubblicato dal 'Giornale', è intervenuto stamane anche l'amministratore delegato dell'Inter, Ernesto Paolillo, liquidando la vicenda con una battuta. "Sono stupidaggini - ha detto - ci rido sopra a queste ricostruzioni fantasiose. Sono ipotesi che non vale neppure la pena di commentare".

 

Effettivamente, anche a leggere il resoconto del quotidiano, le presunte prove a carico dei nerazzurri appaiono piuttosto deboli, concentrandosi soprattutto sulle scelte di formazione dell'allenatore Mancini e sul rigore fallito da Materazzi. Nel mirino ci sarebbero anche il fatto che Ibrahimovic è rientrato solo nell'ultimo spezzone dell'ultima partita e che Balotelli è rimasto fuori.

 

Inter, la magistratura smentisce
"Nessuna inchiesta sui punti persi"

Inter, la magistratura smentisce "Nessuna inchiesta sui punti persi"

Roberto Mancini

MILANO - Fonti della procura della Repubblica di Milano hanno smentito l'apertura di un'inchiesta sul presunto comportamento illecito dell'Inter nella fase finale dello scorso campionato. A riportare la notizia dell'indagine era stamane il quotidiano Il Giornale citando un rapporto di polizia nel quale si ipotizza che i nerazzurri avrebbero deliberatamente perso alcune gare della passata stagione per rendere la competizione più avvincente e incentivare le scommesse. In quella fase del campionato la Roma si riavvicinò all'Inter capolista che conquistò il titolo soltanto all'ultima giornata. Secondo quanto si è appreso, il rapporto di polizia sarebbe allegato a un'altra indagine, quella sulla fuga di notizie relative all'inchiesta sul sarto Domenico Brescia (che sfiorò alcuni giocatori nerazzurri e l'allora tecnico Roberto Mancini), ma non è stato utilizzato per aprire un'inchiesta autonoma sull'ultimo campionato.

Su quanto pubblicato dal Giornale (di proprietà della famiglia del patron del Milan Silvio Berlusconi), è intervenuto stamane anche l'amministratore delegato dell'Inter, Ernesto Paolillo, liquidando la vicenda con una battuta. "Sono stupidaggini - ha detto - ci rido sopra a queste ricostruzioni fantasiose. Sono ipotesi che non vale neppure la pena di commentare".

Effettivamente, anche a leggere il resoconto del quotidiano, le presunte prove a carico dei nerazzurri appaiono piuttosto deboli, concentrandosi soprattutto sulle scelte di formazione dell'allenatore Mancini. Nel mirino ci sarebbero in particolare il fatto che Ibrahimovic è rientrato solo nell'ultimo spezzone dell'ultima partita, che Balotelli è rimasto fuori e il rigore tirato, e sbagliato, da Materazzi anzichè dallo specialista Cruz contro il Siena. Errori che tra l'altro il tecnico ha pagato con l'esonero anticipato.

"Il rapporto - ribadisce una nota del Giornale - riguarda le ultime partite del campionato scorso, non siamo stati noi a sollevare dubbi: abbiamo fatto il nostro mestiere di giornalisti, cioè abbiamo dato una notizia, confermata stamattina anche dagli ambienti giudiziari: ognuno è libero di commentarla come crede e anche di riderci su, ma la notizia c'è".

Floccari-Doni, l'Inter affonda:E' CROLLO TOTALE,PER VEDERE UN'ALTRA SCONFITTA COSI' SCHIFOSA BISOGNA RISALIRE AL SETTEMBRE 2005.....E' LA FINE DEL TRIENNIO. PER MORATTI CI VORRA' UN'ALTRA QUOTAZIONE FARLOCCA DELLA SARAS PER REPERIRE MILIARDI DA INVESTIRE NELLA SUA ACCOZZAGLIA MALFORME!!!!

La squadra di Mourinho sconfitta con un secco 3 a 1 contro l'Atalanta. Il Genoa in zona Champions

Un'Inter mai vista, quest'anno. Mai così brutta e impotente. All'Atalanta basta un tempo per annichilire i campioni d'Italia: a Bergamo, finisce con un clamoroso 3 a 1 per i padroni di casa. Ghiotta occasione per la Juventus, impegnata nel posticipo contro la Lazio all'Olimpico: ma i bianconeri (attualmente a -4 dalla capolista) devono fare i conti con l'emergenza difesa. La Roma supera il Torino per 1 a 0 in trasferta: decide il gol di Baptista al 92'. Il Genoa vince a Lecce (2 a 0) e sale in piena zona Champions. Le altre partite: Cagliari - Udinese 2-0, Catania - Bologna 1-2, Chievo - Napoli 2-1, Sampdoria - Palermo 0-2.

ATALANTA-INTER - Il risultato più clamoroso della giornata arriva però da Bergamo. Mourinho aveva avvisato i suoi: «Sarà una battaglia». Parole cadute nel vuoto: sin dal primo minuto, infatti, i giocatori nerazzurri sono apparsi impreparati. Sull'altro fronte, Del Neri schiera un'Atalanta pressoché perfetta. E i bergamaschi passano in vantaggio già al 18': Floccari è abile a controllare in area e a girare in rete. Al 28' la punizione di Doni viene deviata in porta. Cinque minuti dopo, il centrocampista dell'Atalanta batte di testa Julio Cesar e fissa il risultato sul 3 a 0. Nella ripresa entra Adriano, l'Inter prova a reagire ma le occasioni migliori capitano comunque sui piedi dei bergamaschi. Inutile la rete di Ibrahimovic a tempo scaduto.

 

Adriano ride, Ibra incanta
Genoa, l'orgoglio non basta

Ottavi di Coppa Italia: l'Inter batte (3-1) dopo i supplementari la squadra di Gasperini, in dieci dopo 20' per una dubbia espulsione di Biava. L'Imperatore sbaglia un rigore ma poi firma l'1-0. A segno anche Rossi, Cambiasso e lo svedese con un incredibile tunnel a Scarpi. Nei quarti nerazzurri contro la Roma

 

Adriano Leite Ribeiro compirà 27 anni il 17 febbraio. LaPresse

MILANO, 13 gennaio 2009 - Il ritorno al gol di Adriano, l'orgoglio smisurato del Genoa privo di Milito, l'ennesimo colpo ad effetto di Ibrahimovic. Il 3-1 con cui l'Inter approda ai quarti di Coppa Italia (sfiderà la Roma la settimana prossima) è un contenitore pieno di motivi di interesse. Le reti portano la firma dell'attaccante brasiliano e di Rossi nei primi 90', poi di Cambiasso e Ibrahimovic nel primo tempo supplementare.

SPETTACOLO... - Non sembra una partita di Coppa Italia, la competizione più bistrattata degli ultimi anni, quella in cui davvero pochi investono tempo ed energie. C'è meno turn over del previsto, più pubblico e addirittura Diego Armando Maradona in tribuna per studiare gli argentini dell'Inter. C'è soprattutto un equilibrio che diverte: al diavolo i tatticismi, ci si attacca senza il timore di scoprirsi e così viene fuori un primo tempo tiratissimo.

...ED ERRORI - L'unico a essere non all'altezza è, purtroppo, il direttore di gara. Il rigore di Adriano, e la conseguente espulsione di Biava (rigore e fallo fuori area), rappresentano un errore pesante per Gava, che inizialmente vede giusto assegnando la punizione, ma poi torna sui suoi passi dietro segnalazione del suo assistente decretando il penalty. La mancata seconda ammonizione di Muntari, per un'entrata sciagurata su Vanden Borre, viene appena dopo. La qualità dei fischi comunque crescerà nella ripresa, ma non parlatene a Gasperini...

IN DIECI - In dieci dal 21', minuto nel quale Scarpi respinge il tiro dal dischetto di Adriano, il Genoa si compatta e resiste come può. Il tiro al bersaglio dei nerazzurri diventa una ricerca affannosa del risultato. Ci provano Crespo (bravo Ferrari a salvare la sua porta), Chivu (meno bravo davanti al portiere), e ancora Adriano (debole colpo di testa su cross di Maxwell). Per solidarietà, anche dalla parte opposta c'è chi, come Vanden Borre, si iscrive al partito degli spreconi.

ASSALTO A SCARPI - Inevitabile, visto il nervosismo del ghanese, il cambio Obinna-Muntari all'intervallo. Meno prevedibile l'impatto del nigeriano, che non fa nulla di speciale eppure contribuisce ad allargare il gioco sulle fasce come era accaduto con il Cagliari sabato sera, anche se con interpreti diversi. Per almeno quindici minuti Scarpi cala in apnea e respinge tutto quello che può. Maicon, più di ogni altro, gira a un ritmo insostenibile per i difensori del Grifone, che infatti prova a rinforzare l'ultima linea con Criscito e Papastathopoulos. Dai e dai, il gol arriva: a un quarto d'ora dalla fine Maxwell pesca Adriano tra i due centrali e stavolta l'esecuzione è da Imperatore. Colpo di testa perfetto e un bel peso tolto dalle spalle a due mesi e mezzo dall'ultimo centro (all'Anorthosis in Champions).

SUPPLEMENTARI - Sembra fatta per l'Inter e invece Marco Rossi s'inventa un numero da favola, agevolato da un pasticcio di Samuel, appena quattro minuti dopo l'1-0 del brasiliano. Quindi si ritorna al solito copione, quello iniziato a sfogliare dopo la dubbia espulsione di Biava. Genoa in apnea, Inter (con Cambiasso e Ibra) alla carica. Scarpi si fa aiutare da Papastathopoulos per mettere un freno alle giocate dello svedese e resta in piedi fino al 10' del primo supplementare. E' a questo punto che l'Inter, quando il tabellino "dice" 18-1 nei corner, sfrutta l'unica indecisione del portiere, mettendo al sicuro con Cambiasso una qualificazione rimasta a lungo in bilico.

GENIO DI UN ZLATAN - Con un Genoa esausto dopo una partita encomiabile, è evidente che il gol di Cambiasso rappresenta la pietra tombale sull'avventura in Coppa del Grifone. A ravvivare ulteriormente la serata ci pensa Ibrahimovic, che attira a se Scarpi e lo beffa con un debole e diabolico tunnel, un'idea folle per tutti, non per Zlatan. Che prosegue la sua caccia al gol anche nel secondo supplementare. Per il bel Genoa che in campionato aveva strappato un pareggio a San Siro, sarebbe stato davvero troppo.

L'Inter rallenta: 1-1 in casa
Il Cagliari riapre i giochi

Grande partita dei sardi al Meazza: in vantaggio con Acquafresca, vengono ripresi da Ibrahimovic e poi sprecano almeno tre occasioni per vincere. Nerazzurri prevedibili nel primo tempo e poco concreti davanti. Domani la Juve può portarsi a - 4

Zlatan Ibrahimovic realizza il gol dell'1-1 sfruttando l'assist di Crespo. Ansa

Zlatan Ibrahimovic realizza il gol dell'1-1 sfruttando l'assist di Crespo. Ansa

MILANO, 10 gennaio 2009 - Dopo otto vittorie consecutive l'Inter si ferma nella prima gara del 2009. Al Meazza il Cagliari strappa un pareggio, ma poteva essere un'impresa se almeno uno tra Biondini, Acquafresca e Cossu avesse avuto un pizzico di lucidità in più. Avvio lento. Secondo tempo scoppiettante: botta del centravanti sardo a 25' dalla fine, risposta di Ibrahimovic 9 minuti dopo. Poi tre clamorose occasioni buttate alle ortiche dal Cagliari. In ogni caso l'1-1 premia il coraggio di Allegri e la sua voglia di vincere la partita; dall'altra parte risuona un campanello d'allarme per la capolista, che nella peggiore delle ipotesi domani sera andrà a riposare con 4 punti di vantaggio sulla seconda.

IMBUTO - L'aspetto più allarmante dell'inizio anno interista è la prevedibilità della manovra. Se la pressione sui tre centrocampisti è fatta bene (come dimostra il Cagliari nel primo tempo) sono guai: in mezzo l'imbuto è sempre più stretto, e senza esterni che spingono bisogna affidarsi al solito Ibrahimovic. Che non sempre può fare miracoli.

PRESSIONE - Il primo tempo si chiude senza gol per tre buoni motivi. Il primo è rappresentato da Marchetti, il portiere che anche a San Siro (Zanetti ne sa qualcosa) dimostra di poter ambire a grandi traguardi. Gli altri due? I meriti dei rossoblù, corti e pronti a ripartire ma senza peso quando si tratta di concludere, e i demeriti dell'Inter, lenta e mai insidiosa sugli esterni.

CON QUARESMA - Nell'intervallo Cordoba viene sacrificato (ma forse c'è di messo anche un problema alla schiena) per far posto a Quaresma. Il gioco acquista una dimensione diversa perché Figo si allarga a sinistra e Ibra ha un po' di spazio in più rispetto ai suoi guardiani Canini e soprattutto Astori, scuola Milan, un solo errore in questa sorta di derby. Anche se la mira dello svedese lascia a desiderare, l'Inter sembra prendere lo slancio necessario per fiaccare la resistenza del Cagliari. E invece...

PARI IBRA - L'1-0 lo piazza Acquafresca. Sul gol c'è comunque la collaborazione involontaria di Samuel: l'argentino scivola, aprendo il campo al futuro interista. La reazione di Mourinho è istintiva, come quella di un generale che scaraventa sul campo le ultime armi a disposizione. Con Crespo e Mancini l'Inter si dispone con un clamoroso 3-4-3 in cui Quaresma e l'ex romanista rappresentano le ali. A pungere però, è sempre il Cagliari, davvero troppo generoso davanti a Julio Cesar, con Acquafresca e soprattutto Biondini.

QUANTI ERRORI - Il pareggio di Ibrahimovic arriva grazie all'ottimo lavoro di Crespo sulla fascia sinistra. Allegri non fa una piega e ordina ai suoi di continuare a pressare, nonostante l'1-1, in trasferta, contro l'Inter. Se il coraggio del tecnico andasse di pari passo con la mira dei suoi giocatori, Cellino avrebbe un club in zona Uefa. E invece Cossu e ancora Acquafresca, litigano con il pallone, mandando in fumo due occasioni che gridano vendetta: senza avversari il fantasista (parata di Julio Cesar), a porta vuota l'attaccante (alto).

ULTIMI FUOCHI - Troppa grazia sprecata dal Cagliari. Tutti si aspettano il gol nerazzurro, che non arriva nonostante il lavoro di Cruz e Muntari, con il destro del ghanese a sporcare il palo di Marchetti. A un certo punto Mancini la butta dentro sugli sviluppi di una punizione ma è chiaramente in fuorigioco. Mourinho crede che sia fatta, scatta sulla panchina ma a differenza di quanto avvenuto a Siena, lo sprint finale non è dolce per il portoghese. Domani la Juve può accorciare le distanze.

Doppietta di Maicon
L'Inter passa a Siena.Passa a Siena, ma il gol di Maicon è in fuorigioco. Per la terza volta consecutiva CAMPIONE D'INVERNO (2008-09 I
nter;2007-08 Inter;2006-07 Inter; 2005-06-Calciopoli-;2004-05 Juventus;2003-04 Milan;2002-03 Juventus;2001-02 Roma;2000-01 Roma;1999-2000 Juventus;1998-99 Fiorentina;1997-98 Juventus; 1996-97 Juventus; 1995-96 Milan; 1994-95 Juventus; 1993-94 Milan;1992-93 Milan; 1991-92 Milan; 1990-91 Inter; 1989-90 Napoli; 1988-89 Inter; 1987-88 Napoli; 1986-87 Napoli; 1985-86 Juventus; 1984-85 Verona; 1983-84 Juventus; 1982-83 Roma; 1981-82 Fiorentina; 1980-81 Roma; 1979-80 Inter )

Nell'anticipo della 17ª giornata nerazzurri in vantaggio al 38' della ripresa con il terzino che aveva già segnato al 34' del primo tempo. Al 44' il provvisorio pari di Kharja. Mourinho schiera in avanti Ibra e Balotelli. Nella ripresa traversa dello svedese

Duello Del Grosso-Ibrahimovic. Reuters

Duello Del Grosso-Ibrahimovic. Reuters

SIENA, 20 dicembre 2008 - Il primo tempo di Siena-Inter si chiude 1-1. L'anticipo della 17ª giornata si sblocca al 34' con Maicon che sfrutta un liscio di Frick su angolo di Balotelli. Al 44' pari di Kharja con un bel tuffo di testa. Dopo i primi 45' sotto tono Ibra si sveglia nella ripresa e al 14' ha colpito la traversa con un gran tiro da fuori. Al 38' tiro di Cordoba, la palla finisce tra i piedi di Maicon che batte Curci.

L'Inter passa a Siena, ma il gol di Maicon è in fuorigioco

SIENA, 20 dicembre - Tre punti per chiudere l’anno in bellezza e per allungare, almeno per una sera, sulla Juve. È questo che José Mourinho chiedeva all’Inter, impegnata questa sera a Siena nel secondo anticipo della 17ª giornata di serie A. Il tecnico portoghese è stato accontentato e ora i punti di vantaggio sulla Juve, chiamata domani al difficile impegno di Bergamo con l'Atalanta, sono 9. Ma sul successo dei nerazzurri pesa come un macigno la decisione dell'arbitro De Marco di convalidare il secondo gol di Maicon, grande protagonista della gara con una doppietta, che era in nettissimo fuorigioco sul passaggio di Maxwell. Una decisione, quella del direttore di gara, destinata a scatenare polemiche a non finire.

IL PROTAGONISTA - Tornando alla partita, come detto il grande protagonista, in una serata abbastanza opaca per l'Inter, è stato Maicon, a segno la prima volta al 34' e la seconda all'83'. In mezzo, il bel gol di testa di Kharja, che non è bastato però al Siena per evitare la sconfitta. Il raddoppio dell'esterno brasiliano, fra l'altro, ha scatenato la forsennata esultanza di Mourinho, che si è lanciato ad abbracciare il suo giocatore, nel frattempo denudatosi (Vucinic ha fatto scuola) sotto la curva dei tifosi nerazzurri. Grazie ai 3 punti di questa sera, l'Inter è campione d'inverno per la sedicesima volta nella sua storia.

IL PRIMO TEMPO - palle gol dall'altro lato. Dopo un quarto d'ora Frick, dopo una presa incerta di Julio Cesar in uscita, non riesce a trovare la porta. E becca il gol, il Siena. Angolo orribile di Balotelli che trafigge la copertura di Frick, Maicon aggira la difesa come un uomo invisibile e devia a pochi centimetri dalla porta. Uno a zero. Che non significa niente. Perché a un minuto dall'intervallo il Siena pareggia: cross dalla trequarti di Del Grosso, Kharja anticipa di testa Maxwell ed ecco fatto. E chi lo sente, Mourinho nell'intervallo...

LA RIPRESA - L'Inter infatti torna in campo a testa bassa, ma quelli del Siena ce l'hanno invece altissima. Se ne fregano del blasone e attaccano. E allora Mourinho si affida ai "vecchi": dentro Figo e Crespo, fuori Jimenez e Balotelli. Ci prova Muntari, da fuori, sfruttando Ibra che ogni volta che si muove trascina con sé mezza difesa, a lato ma di pochissimo. Allora lo svedese ci prova in prima persona: botta e traversa. Poi manda in porta Crespo, ma lo ferma il guardalinee in posizione forse regolare. Sono lampi senza luce. Dentro pure Quaresma, ma non è una questione di uomini. Magari il concetto vale per il Siena, visto che l'appena entrato Maccarone, servito da Vergassola, non riesce a girare in porta il pallone giusto. Poi il gol decisivo e irregolare: tiro di Cordoba stoppato da Maxwell, tacco-assist per Maicon oltre la linea dei difensori, e palla a scavalcare Curci in uscita. Una festa da Champions, altroché. Mourinho non sta nel cappotto, Maicon si spoglia. Il Siena si arrabbia. E attacca fino alla fine. Ghezzal si mangia una gran palla gol e lancia così l'Inter campione d'inverno tra le polemiche. TITOLO D'INVERNO - «Abbiamo sei punti di vantaggio, vogliamo finire nella stessa situazione e non vogliamo diminuire il distacco. Dobbiamo fare di tutto per vincere». Così aveva parlato José Mourinho alla vigilia della partita a Siena. Vietato anche nominare il
Manchester United (prossimo avversario in Champions) prima di sabato sera. La tensione del tecnico portoghese era tale che al 38' della ripresa, quando Maicon con il secondo gol in nettissimo fuorigioco insieme ad altri due compagni, ha dato la vittoria all'Inter, si è fatto mezzo campo andando ad abbracciare il suo giocatore sotto la curva. Il tecnico però è onesto: «Non meritavamo di vincere». Non è stata la classica partita natalizia, l'Inter ha dovuto sudare l'ottava vittoria consecutiva. Al 34' del primo tempo nerazzurri in vantaggio con Maicon, lesto a deviare in porta un angolo dalla sinistra di Balotelli. Al 43' il Siena trovava il pareggio: cross dalla sinistra di Galloppa e deviazione di testa di Kharja. Nella ripresa, al 38' il raddoppio dei nerazzurri con Maicon: incredibile che il guardalinee, perfettamente piazzato, non abbia visto il fuorigioco di tre interisti. Intense ma inutili le proteste del Siena. A quattro minuti dalla fine Ghezzal da posizione ravvicinata mancava clamorosamente il pareggio per i toscani.

L'Inter ringrazia Maicon, Siena infuriato

Maicon Mourinho©

SIENA, 20 dicembre - All'Inter inarrestabile in campionato serve un regalo dell'arbitro per battere il Siena. Mourinho festeggia l'ottava vittoria consecutiva grazie ad una doppietta di Maicon, che segna il gol-vittoria in fuorigioco, ma la sua Inter stecca la prova e offre una prova opaca e senza piglio. Insomma, i campioni d'Italia questa volta non si vedono. Quanta fatica fanno i nerazzurri. Una gara da comprimari, un gol abbastanza casuale e l'ennesima disattenzione difensiva, poi la svista arbitrale e il gol liberatorio.

AVANTI A FATICA - L'Inter non trova il passo giusto, il pressing alto del Siena infastidisce i nerazzurri e i tessitori di gioco di Mourinho non riescono mai a offrire palle alle punte. Così il primo tempo si chiude sull'1-1. Prima segna Maicon, poi Kharja. Ma a far bella figura è la squadra di Giampaolo, corta, organizzata e con in campo le scommesse Brandao (al debutto) al centro della difesa, e Frick preferito a Maccarone. C'è sempre la fisicità nei gol dell'Inter. Peso, forza e centimetri dei nerazzurri finiscono per fare la differenza, anche quando il gioco non brilla. E allora basta la prestanza fisica di Ibra per aprire la difesa dei bianconeri toscani: su corner di Balotelli, Vergassola e Frick rimbalzano sullo svedese nel tentativo di rinviare e non trovano la palla su cui si avventa Maicon che con il ginocchio la mette dentro anticipando Curci, è il 34'. Il Siena non si scompone e dopo 10 minuti costruisce il pari. Sul cross di Del Grosso, la difesa nerazzurra è impreparata, Kharja in tuffo, di testa, anticipa Maxwell e batte Julio Cesar. Pari giusto per quello che il campo offre.

SIENA CORAGGIOSO - E anche in virtù del coraggio con cui gioca il Siena. La squadra di Giampaolo non se ne sta chiusa all'angolo ad aspettare le cariche dei nerazzurri. Anzi, spinge. Nel primo tempo in due occasioni, prima del pari sfiora anche il vantaggio. Dopo 32 secondi una botta di Kharjia costringe il portiere nerazzurro alla deviazione in angolo e al 15' una uscita maldestra di Julio Cesar consegna consegna la palla a Frick, ma la conclusione della punta è fuori misura. L'Inter sembra svagata, con la testa già in vacanza. Jimenez, che debutta dal primo minuto, non incide, e Balotelli, scelto come spalla di Ibra, sciupa l'occasione offertagli dal tecnico. Nell'intervallo 'Mou' striglia la squadra che torna in campo più convinta. Prima un tiro di Muntari parato da Curci, poi una traversa di Ibra con tiro dalla distanza spaventano il Siena che ora fatica a uscire dalla propria metà campo.

ENTRANO CRESPO E FIGO - Per dare la carica ai suoi, Mourinho richiama Balotelli e Jimenez e dà fiducia a Crespo e Figo. Proprio Crespo, servito da Ibra, ha una buona possibilità, ma viene fermato per un fuorigioco che non c'è. Ma la foga dell'Inter si esaurisce dopo lo sprint iniziale e il Siena può rialzare la testa. Così al 32' Maccarone, appena subentrato a Frick sciupa dal limite dell'area piccola un palla servita da Vergassola.

LA SVISTA - Poi una fiammata, una svista clamorosa dell'arbitro che non vede Maicon in fuorigioco su servizio di Maxwell e il gol del brasiliano di colore che dà la vittoria. Mourinho esulta e va fino sotto la curva ad abbracciare il suo terzino. La rabbia del Siena non basta a riequilibrare le sorti della gara: la conclusione di Ghezzal, allo scadere, deviata da Maxwell finisce fuori. La corsa dell'Inter, con un regalo natalizio dell'arbitro, continua. Il sogno dell'impresa del Siena svanisce.

Inter, stavolta decide Maicon
ma il Siena ha molto da recriminare

<b>Inter, stavolta decide Maicon<br/>ma il Siena ha molto da recriminare</b>

Maicon festeggiato dai compagni di squadra

SIENA - L'Inter - ottavo successo consecutivo - è passata a Siena con una doppietta di Maicon, anche se il secondo gol è viziato da un palese fuorigioco. E' stata una partita molto tirata, contro un bellissimo Siena che l'ha messa in grave difficoltà nel primo tempo, ribattendo con un gol di Kharja in tuffo di testa al fortunoso vantaggio di Maicon.

La squadra di Mourinho, priva di Stankovic a supporto degli attaccanti, ha sofferto il pressing e la velocità dei bianconeri, arrancando alla meglio. Galloppa, Zuniga, Del Grosso, Kharja e l'azione continua di Vergassola hanno permesso al Siena di fare una gran bella figura. L'Inter si è svegliata nella ripresa, quando sono entrati Crespo e Figo al posto dei mediocri Jimenez e Balotelli: con una bordata di Ibrahimovic ha colpito la traversa e poi "Mou", ha inserito pure Quaresma. Ma invece di segnare un attaccante, è stato ancora Maicon (in offside) a decidere e il Siena ha fallito di poco il pareggio.

Vittoria "strappata" con il mestiere, più che meritata col gioco, ma sempre tre punti importanti in questo momento in cui l'Inter, vince anche e molto, ma è spesso in ambasce. Giampaolo, dopo il serio infortunio a Rossettini, ha schierato l'esordiente Brandao (bene) al centro della difesa e ha recuperato Codrea (efficace) a centrocampo e Frick (impalpabile) all'attacco al posto di Maccarone, entrato nel finale.

Josè Mourinho, ha sostituito lo squalificato Stankovic, con Jimenez, scegliendo Balotelli (e non Mancini) per il posto al fianco di Ibrahimovic. L'Inter per mezzora non è esistita: nei primissimi minuti il Siena ha avuto due occasioni: dopo pochi secondi il tiro di Ghezzal ha costretto Julio Cesar a una deviazione in angolo e al 15' su un traversone da sinistra, il portiere nerazzurro ha smanacciato male, perdendo palla e Frick non è riuscito a inquadrare la porta. La squadra bianconera si è dimostrata molto ben organizzata e l'Inter non è riuscita mai ad arrivare al tiro. Balotelli non è sembrato in buona serata, Ibrahimovic vivacchiava, Jimenez non ha certo spinto adeguatamente e il pressing senese a centrocampo ha bilanciato bene la maggiore statura fisica e tecnica dell'Inter.


In due parole, Siena migliore, che ha persin reclamato per un intervento "robusto" di Maicon su Del Grosso in area. Ma siccome il calcio non è una scienza esatta, tutt'altro, al 34' è andata in vantaggio l'Inter su un calcio d'angolo di Muntari da sinistra: sul primo palo Frick ha controllato male, la palla è passata e Maicon l'ha messa alle spalle di Curci con la difesa bianconera ferma. La partita è salita di tono, il Siena si è riversato avanti e al 44' ha pareggiato meritatamente: Del Grosso da sinistra ha messo in mezzo una palla che Kharja in tuffo di testa (forse con un tocco di Maxwell, poco efficace) ha depositato alle spalle di Julio Cesar.

Lenta, macchinosa e prevedibile, l'Inter ha sofferto il ritmo del Siena. Gli errori in fase difensiva hanno fatto il resto. Mourinho nella ripresa ha prima aspettato una riscossa di Jimenez e Balotelli, ma questo non è avvenuto e allora ha cambiato: dentro Crespo e Figo, giocatori d'esperienza. Muntari al 13' ha sfiorato il bersaglio e l'Inter è sembrata più incisiva: una saetta di Ibrahimovic da fermo poco dopo ha fatto tremare la traversa. Insomma, nerazzurri trasformati in meglio, anche se il Siena talvolta si è spinto pericolosamente in avanti.

Un'altra mossa "offensiva" di Mourinho: Quaresma al posto di Muntari e attacco nerazzurro con Ibrahimovic, Crespo, Quaresma e Figo. Giampaolo ha risposto con Maccarone al posto di Frick, non molto incisivo. Il nuovo entrato ha messo alta una bella palla al 33'.
Poi è passata l'Inter, al 38', ma non con uno dei tanti attaccanti mandati in campo, ma ancora con Maicon (oltre i difensori) dopo un'azione Figo-Cordoba-Maxwell: tacco per il terzino brasiliano che con un delizioso tocco da sotto ha superato Curci, fra le proteste dei senesi per la posizione di fuorigioco del difensore nerazzurro. I bianconeri poi si sono mangiati il pareggio al 42' con Ghezzal che non è riuscito a insaccare su respinta di J.Cesar. L'Inter ha chiuso con l'ottava vittoria di seguito - e il titolo virtuale di campione d'inverno a due turni dal termine (tre per i rivali, la Juve, in teoria, distanziata 9 punti, può arrivare a pari merito con l'Inter, avendo perso lo scontro diretto) il 2008, il Siena si consolerà con gli elogi generali, che però non fanno punti.

SIENA-INTER 1-2

SIENA (4-3-1-2): Curci; Zuniga (44' st Calaiò), Brandao, Portanova, Del Grosso; Vergassola, Codrea, Galloppa; Kharja; Ghezzal, Frick (31' st Maccarone). In panchina: Manitta, Rossi, Moti, Jarolim, Barusso.
Allenatore: Giampaolo.
INTER (4-4-2): Julio Cesar; Maicon, Cordoba, Samuel, Maxwell; Zanetti, Cambiasso, Muntari (28' st Quaresma); Jimenez (10' st Figo); Balotelli (10' st Crespo), Ibrahimovic. In panchina: Orlandoni, Materazzi, Chivu, Mancini.
Allenatore: Mourinho.

ARBITRO: De Marco.
RETI: 34' pt e 38' st Maicon, 44' pt Kharja.
NOTE: serata fresca, terreno in buone considerazioni. Spettatori: 21 mila circa. Ammoniti: Balotelli, Vergassola, Kharja, Samuel, Del Grosso, Maicon. Angoli: 6-3. Recupero: 2' pt e 3' st.

Per l'Inter è già tempo di regali

Mourinho abbraccia Maicon dopo il secondo gol al Siena

Doppietta di Maicon, grazie a Frick e De Marco. Mourinho: «Gol in fuorigioco, non meritavamo»

ROBERTO CONDIO, INVIATO A SIENA

Il 2008 dell’Inter padrona del campionato finisce tra i fischi e i veleni. «Buffoni» e «Ladri», urlano i senesi inferociti per un ko immeritato, confezionato da un regalo del loro Frick (pallone ciccato per lo 0-1 di Maicon) e da una svista di De Marco e dell’assistente Griselli, che non vedono il clamoroso fuorigioco di Maicon sull’assist di Maxwell che all’83’ fissa il bugiardo 2-1 per Mourinho. L’8ª vittoria consecutiva (eguagliato l’ultimo Mancini) rispedisce per una notte i nerazzurri a +9 sulla Juve, garantisce loro il titolo di campioni d’inverno in anticipo, ma li fa arrossire. Per il modo con cui hanno stoppato l’imbattibilità interna dei toscani ma pure per la bassa cifra del gioco espresso e per la sofferenza per 90’ contro un Siena pimpante, che ha però sciupato troppo, dal 1’ fino all’86’ quando Ghezzal, nell’area piccola, ha tirato su Maxwell a portiere battuto.

Regali ma anche sorprese in avvio al «Franchi». Giampaolo affronta l’attacco più prolifico con una scelta che sembra un azzardo: centrale accanto a Portanova c’è il 22enne Brandao, esordio in A. Più della disperazione (Rossettini e Ficagna squalificati, Moti disastroso nelle ultime uscite) forse potè la superstizione: il 18 ottobre 2003, a 17 anni, il portoghese celebrò la sua prima partita nella Superliga segnando per il Belenenses proprio contro il Porto di Mourinho. Là dietro, però, l’anello debole della catena non è Brandao ma il tracagnotto colombiano Zuniga: infreddolito, perde palloni a raffica. Buon per lui che l’Inter, lenta e distratta, non ne approfitti.


Anche lo Special One stupisce in avvio. Il rientro di Jimenez, 20’ stagionali prima di ieri, lo aveva già annunciato alla vigilia; Balotelli titolare (non accadeva dal 9 novembre) è il regalo di Natale al talento più puro ma ancora indisciplinato di casa Moratti. Mario, però, non sfrutta l’occasione. Trotterella, gigioneggia, si fa ammonire da sciocco già al 20’. Insomma, aiuta poco o nulla l’Inter in una partita subito tosta. Il Siena, ben organizzato, pressa e sfrutta ogni distrazione altrui per pungere. Codrea e soprattutto Vergassola sono lucidissimi. Ma Frick è sciagurato, non solo nella sua area ma pure in quella avversaria: non sfrutta due voragini aperte da Julio Cesar e compagni già al 1’ e poi al 15’.

La capolista è la stessa che domenica scorsa aveva aspettato gli ultimi 20’ per stendere il Chievo: molle, involuta, Ibra-dipendente. Aggrediscono solo Cambiasso e Muntari, lo svedese è una serata un po’ così. L’Inter gestisce, convinta che prima o poi il gol arriverà. In effetti, dopo lo spavento di un contatto dubbio Maicon-Del Grosso ignorato da De Marco, passa al 34’, al primo vero tentativo. E’ Frick a lisciare l’innocuo corner di Balotelli e a smarcare Maicon dinanzi a Curci: tocco sporco ma decisivo. Rigori (2) a parte, è il primo gol incassato dal Siena dopo 8 partite casalinghe. L’ingiustizia dura appena 10’. Ripara Kharja, tuffandosi di testa per raccogliere il cross di Del Grosso, con il benestare dell’appisolato Maxwell.

Il Siena fa ancora meglio nella ripresa. Salvo una traversa di Ibra, l’unico guizzo, sono i bianconeri a meritare. Ma non la buttano dentro, nemmeno con l’appena entrato Maccarone, incapace di sfruttare l’assist di Vergassola. La beffa, però, è in agguato. La sanciscono De Marco e Griselli, la festeggia Maicon. A torso nudo, raggiunto sulla pista di atletica da un Mourinho che non ci credeva più. «E’ stata l’esultanza di un fortunato - dice -. Non meritavamo di vincere. Per il gol in fuorigioco ma soprattutto perché loro hanno giocato molto meglio. Il calcio è così: ho perso una semifinale di Champions per un errore del genere». Mou finisce il 2008 con un solo punto in meno sul Mancini 2007. E, se la Juve non vince a Bergamo, può andare in vacanza con un vantaggio maggiore sulla seconda.

ECCO L'ARRIVO DELLA PATINATURA LIBERAL ULTRA-PLASTIFICATA:

 

Trionfo Juve, 4-2 al Milan: Del Piero e Amauri che show!

CROLLO DELLE ALLEANZE

Blitz degli ultrà rossoneri
a Controcampo: un arresto

I tifosi hanno fatto irruzione per protestare contro il caro-prezzi e il divieto alle trasferte

Alberto Brandi

Alberto Brandi

ROMA - Blitz di un centinaio di tifosi del Milan nella sede Mediaset di Cologno Monzese. L'irruzione è avvenuta mentre stava andando in diretta "Controcampo". La trasmissione è stata interrotta con un blocco pubblicitario e dopo una decina di minuti i tifosi sono usciti all'esterno, anche perché stavano arrivando i carabinieri avvertiti dalla sorveglianza. Una ventina di ragazzi che non hanno fatto in tempo a salire sulle auto con cui erano arrivati hanno cominciato a lanciare contro i militari accendini, petardi e sassi, uno dei quali ha colpito al mento un carabiniere ferendolo leggermente.

FERMI E ARRESTO - Tra i tifosi ci sono 4 fermati, tra cui un arrestato, M.R. di 24 anni, per resistenza a pubblico ufficiale. Per altri tre milanisti, invece, è scattata una denuncia a piede libero.

Guarda il video dell'irruzione

DELUSIONE - I ragazzi, che nel pomeriggio avevano raggiunto Torino per assistere al posticipo Juventus-Milan, erano rientrati nel capoluogo lombardo in tarda serata, proprio perché senza biglietto. Delusi per non avere potuto tifare per la squadra del cuore, sono così andati davanti agli studi Mediaset, hanno aggirato la sorveglianza e hanno fatto irruzione a "Controcampo" dove hanno inscenato la loro protesta contro il caro biglietti e, come ha spiegato Alberto Brandi, «contro i divieti alle trasferte».

A "Controcampo" blitz in studio dei tifosi del Milan

Un centinaio di tifosi del Milan hanno fatto irruzione, ieri sera, nella sede Mediaset di Cologno Monzese, dove stava andando il diretta la trasmissione sportiva Controcampo. Gli ultras rossoneri hanno iniziato a scandire diversi slogan contro il caro prezzi dei biglietti dello stadio, mentre andava in onda la pubblicità. I ragazzi, che nel pomeriggio avevano raggiunto Torino per assistere al posticipo Juventus-Milan, sono rientrati nel capoluogo lombardo in tarda serata, perchè senza biglietto. Delusi per non avere potuto tifare la squadra del cuore, sono andati davanti agi studi Mediaset, hanno aggirato la sorveglianza e hanno fatto irruzione a Controcampo. L'intervento dei militari ha permesso di fargli lasciare la trasmisisone sportiva ma un gruppo di 20 ragazzi ha iniziato a lanciare diversi sassi contro i carabinieri. Un militare è stato colpito al mento e per lui la prognosi è di 8 giorni. Uno dei tifosi arrestati ha patteggiato otto mesi con la condizionale nel processo per direttissima svoltosi questa mattina al tribunale di Monza. L'ultrà, Roberto M., 24 anni, di San Fermo della Battaglia (Como) è stato condannato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale per aver colpito con un sasso un carabiniere.

Controcampo, invasione degli ultras Tafferugli, ferito un carabiniere

Alle 23.45 un centinaio di tifosi milanisti ha fatto irruzione negli studi di Mediaset scandendo cori e slogan per protestare contro il prezzo troppo alto dei biglietti allo stadio. La trasmissione è stata interrotta con un blocco pubblicitario.

 

 

 

Superibra fa volare l'Inter

I nerazzurri superano 4-2 il Chievo grazie a una doppietta decisiva del fenomeno svedese: ora sono a +9 sulle seconde in attesa di Juve-Milan. I giallorossi vincono 3-2 col Cagliari dopo essere andati sotto: centro numero 170 per Totti in serie A. I biancocelesti recuperano 3 gol a Udine: 3-3. Vincono Palermo, Fiorentina e Samp. Pari in Genoa-Atalanta

Il brasiliano Maxwell, subito in rete contro il Chievo. Afp

Il brasiliano Maxwell, subito in rete contro il Chievo. Afp

MILANO, 14 dicembre 2008 - I risultati della 16ª di serie A

Fiorentina-Catania 2-0 (11' s.t. Mutu, 34' s.t. Gilardino)
Genoa-Atalanta 1-1 (17' p.t. Floccari, 44' s.t. Sculli)
Inter-Chievo 4-2 (3' p.t. Maxwell, 2' s.t. Stankovic, 5' s.t. Pellissier, 20' s.t. Bentivoglio, 34' e 43' s.t. Ibrahimovic)
Palermo-Siena 2-0 (30' p.t. Cassani, 9' s.t. Simplicio)
Reggina-Sampdoria 0-2 (20' s.t. rig. Bellucci, 36' s.t. Padalino)
Roma-Cagliari 3-2 (39' p.t. Totti, 13' s.t. Conti, 24' s.t. Jeda, 32' s.t. Perrotta, 45' s.t. Vucinic)
Udinese-Lazio 3-3 (8' p.t. e 9' s.t. Di Natale, 15' p.t. Quagliarella, 14' s.t. Zarate, 27' s.t. Diakite, 39' s.t. Ledesma)

Valanga di gol nella sedicesima giornata. Che sarà ricordata come la giornata delle rimonte. Quelle portate a buon fine, come quella della Roma passata dall'1-2 con il Cagliari al 3-2 finale o della Lazio sotto 3-0 a Udine e capace di raggiungere il 3-3, e quelle fallite, come quella del Chievo. I giocatori veronesi in svantaggio per 2-0 a San Siro con l'Inter riuscivano ad issarsi sul 2-2 per poi cedere nel finale schiacciati da una doppietta di Ibrahimovic. Ora sono 9 i punti di vantaggio dei nerazzurri sulle seconde, Napoli, Juve e Milan. E proprio Juve e Milan se la vedranno nel posticipo domenicale. Questi gli altri risultati: Fiorentina-Catania 2-0, Genoa-Atalanta 1-1, Palermo-Siena 2-0, Reggina-Sampdoria 0-2. Negli anticipi di sabato: Bologna-Torino 5-2, Napoli-Lecce 3-0.

INTER- Vittoria più sofferta del previsto quella dell'Inter a San Siro sul Chievo. E dire che tutto si era messo bene grazie alle reti del brasiliano Maxwell al 3’ del primo tempo e di Dejan Stankovic al 47’. Ma qui cominciava un'altra partita. I veneti infatti riuscivano a rimontare il doppio svantaggio in 14 minuti grazie alle reti di Sergio Pellissier al 51’ e Simone Bentivoglio al 65’. Qui reagiva Mourinho che rivoluzionava la formazione schierando la consueta batteria di attaccanti che è solito mettere in campo quando le cose vanno male. Ma a risolvere l'incontro ci pensava uno che in campo c'era già prima, vale a dire l'unico vero fuoriclasse nerazzurro, Zlatan Ibrahimovic, che con due gol al 79' e all'88' fissava il risultato sul 4-2 e allungava a 9 i punti di vantaggio in classifica sul Napoli, ma soprattutto su Juve e Milan che se la dovranno vedere stasera nel posticipo.

Doppietta dello svedese: Inter-Chievo 4-2

Doppietta dello svedese: Inter-Chievo 4-2

 

Rimonta Lazio da 0-3 a 3-3 a Udine. Vucinic segna al 90': Roma-Cagliari 3-2. Mutu-Gila: Fiorentina-Catania 2-0. La Samp vince 2-0 a Reggio Calabria. Palermo-Siena 2-0, Genoa pari con l'Atalanta

 

TORINO, 14 dicembre - In attesa della sfida di stasera tra Juventus e Milan, che chiuderà la sedicesima giornata della serie A, e dopo le larghe vittorie di Bologna e Napoli (contro Torino e Lecce) negli anticipi di ieri, l'Inter supera 3-2 il Chievo con grande affanno e si porta momentaneamente a più nove dal trio Juve-Milan-Napoli. Decisiva la doppietta nel finale di Ibrahimovic dopo le reti di Maxwell, Stankovic, Pellissier e Bentivoglio.

Ibrahimovic da impazzire
Inter a +9 sulle seconde

A San Siro la squadra di Mourinho fatica ma batte 4-2 il Chievo grazie allo svedese, autore di due gol nel momento più difficile per i nerazzurri. A segno subito Maxwell, poi Stankovic, quindi il 2-2 firmato Pellissier-Bentivoglio. Espulso Morero

Zlatan Ibrahimovic, 27 anni, aveva realizzato una doppietta anche a Palermo. Lapresse

Zlatan Ibrahimovic, 27 anni, aveva realizzato una doppietta anche a Palermo. Lapresse

MILANO, 14 dicembre 2008 - Straordinario Ibrahimovic. Lo svedese risolve una gara complicatissima per l'Inter, raggiunta sul 2-2 a metà ripresa dal Chievo. A segno subito Maxwell, poi nella ripresa il raddoppio di Stankovic e la rimonta veneta firmata da Pellissier e Bentivoglio. Finale incandescente con l'assedio nerazzurro premiato dal lavoro di Figo e Maicon a destra e dalle reti di Ibra.

FIAMMATA - Niente Crespo, niente Balotelli, Adriano al check-in di Malpensa, destinazione Brasile. Così al fianco di Ibrahimovic trova posto Obinna, che con il Chievo ha un legame forte, fatto di gol, fughe e ricorsi all'Uefa. Per disinnescare la schiera di centrocampisti ammassata da Di Carlo, costretto dalle squalifiche a rinunciare a Pinzi e a Mandelli, basta un flash: da Stankovic a Maxwell, che entra in area, finta, dribbla Frey e scarica sotto la traversa a due metri dalla porta. Sembra l'inizio di una nevicata, e invece non scende neppure una goccia di pioggia per 45 minuti.

"TROPPO BASSI" - La solidità difensiva dell'Inter è la cosa migliore del primo tempo nerazzurro. Il resto non soddisfa Mourinho, che chiede ripetutamente al centrocampo di alzarsi, di spingere di più, di non adagiarsi su un vantaggio striminzito, forse anche per dare un segnale dopo la brutta figura di Brema. Il conto della prima fase si chude con le proteste per un mani di Morero in area, un tiro di Ibra fuori misura e qualche bella giocata di Cambiasso. Troppo poco per chiudere la partita.

AGGANCIO CHIEVO - Secondo flash nerazzurro, ancora una volta a inizio tempo. Discesa di Maicon, tocco delicatissimo di Ibra, missile di Stankovic all'angolino. Una fiammata destinata a restare tale. Come nel primo tempo infatti, l'Inter si adagia. Il gesto che riapre la partita è di Pellissier, e per una volta tocca a Julio Cesar salire sul banco degli imputati per il ritardo con cui si lancia, invano, sul pallone. La seconda martellata è di Bentivoglio, comodamente appostato davanti alla porta per firmare il 2-2. E' l'inizio di una nuova partita.

IBRA TRAVOLGENTE - Figo, Balotelli e Crespo. Mourinho rovescia sul tavolo tutto l'arsenale offensivo. Ci sono 25 minuti per spezzare le illusioni di Juve, Milan e Napoli, e per piegare Sorrentino, impeccabile su Balotelli (che occasione sprecata davanti al portiere!). L'operazione 3-2 si mette in moto grazie a Figo. La qualità del portoghese diventa determinante nell'azione del gol firmato da Ibrahimovic su assist di Maicon (Frey protesterà chiedendo un fallo). Ed è un fattore che rischia di pesare sul campionato, con la squadra di Mourinho (106 risultati utili consecutivi in campionato in casa) che grazie al suo uomo, forse l'unico, realmente dominante, conserva il vantaggio massimo sulle inseguitrici.

4-2 - Nel finale c'è anche lo spazio per arrotondare il punteggio, visto che senza Morero (espulso) il fiume nerazzurro tracima a destra. Ibrahimovic sembra in trance e condanna Di Carlo alla visione di un film già visto un anno fa, quando guidava il Parma. L'incredibile staffilata d'interno destro che sfonda le resistenze della difesa veneta è un diamante che offusca le difficoltà affrontate contro l'ultima della classe.

L'Inter vince a fatica con il Chievo

Maxwell, autore del primo gol dell'Inter

La doppietta nel finale di Ibra dà la vittoria (4 a 2) ai nerazzurri. La Fiorentina batte il Catania, la Roma s'impone sul Cagliari. Il Genoa pareggia in casa con l'Atalanta come la Lazio ad Udine

INTER - CHIEVO 4-2
L’Inter ha sconfitto con una certa faticva il Chievo Verona per 4-2 al Meazza di Milano.
I neazzurri hanno risolto il match con una doppietta dello svedese Zlatan Ibrahimovic, andato a segno al 79’ ed all’88’ dopo una rimonta degli ospiti.
Sotto di due gol per effetto delle reti del brasiliano Maxwell al 3’ e del serbo Dejan Stankovic al 47’, i veneti erano infatti riusciti a rimontare il doppio svantaggio in 14 minuti grazie alle reti di Sergio Pellissier al 51’ e Simone Bentivoglio al 65’. Grazie al successo odierno l’Inter ha consolidato il proprio primato in classifica salendo a quota 39 punti con nove lunghezze di margine su Napoli (ieri 3-0 al Lecce), Juventus e Milan. Juventus e Milan animeranno stasera il big match di questo quartultimo turno del girone di andata.

 

Inter, che figuraccia! Perde 2-1 a Brema

Inter, che figuraccia! Perde 2-1 a Brema

© LaPresse

 

Nerazzurri puniti da Pizarro e Rosenberg. Ibra riduce i danni

BREMA, 9 dicembre - L’Inter di Mourinho rimedia la terza figuraccia di fila in Champions League. Dopo il 3-3 a Cipro con l’Anorthosis e la sconfitta casalinga con il Panathinakos, è arrivato anche il ko di Brema contro il Werder. I nerazzurri erano già qualificati e lottavano solo per il primo posto e, come ha detto Mourinho alla vigilia, per l’onore. Ma il tecnico portoghese non ha avuto la risposta che si aspettava. È finita 2-1 per i tedeschi, che hanno punito i nerazzurri con Pizarro al 63’ e con Rosenberg all’81’. A limitare i danni è stato Ibrahimovic, entrato nella ripresa, che all’88’ ha messo dentro l’inutile palla del 2-1.

Per il Werder è tutto facile
L'Inter delude ed è seconda

Nerazzurri schiacciati a Brema e al secondo k.o. di fila in Champions. Özil ispira le reti di Pizarro e Rosenberg, nel finale Ibrahimovic firma il 2-1 spezzando il suo digiuno europeo. Tedeschi in Uefa

Adriano, 26 anni, inseguito da Mertesacker. Reuters

Adriano, 26 anni, inseguito da Mertesacker. Reuters

BREMA (Germania), 9 dicembre 2008 - L'Inter chiude nel modo peggiore la sua avventura nel gruppo B della Champions League. Il Werder, staccato dalle prime in Bundesliga e in corsa esclusivamente per un posto in coppa Uefa, vince con le reti di Pizarro e Rosenberg e le invenzioni di Özil. Nel finale il gol del 2-1 firmato da Ibrahimovic. Il successo del Panathinaikos sull'Anorthosis ridisegna le gerarchie del girone: i greci chiudono al primo posto, la squadra di Mourinho è seconda con un punto di vantaggio sui tedeschi.

TROPPO TENERI - Manca il faro e si sente. Adriano non è così solo perché Quaresma gioca molto più avanti rispetto al solito, eppure non incide. Nell'unica occasione della sua serata, propiziata da Mancini, il pallonetto dell'Imperatore resta in canna. In generale per tutto il primo tempo l'Inter dà l'impressione di viaggiare a marce ridotte: abbandonate le vesti di squadra autoritaria e sicura in campionato, ecco il blocco insicuro e fin troppo tenero visto tante volte in Champions.

JULIO C'E' - Le frecciate lanciate dai verdi muoiono abbondantemente oltre il bersaglio, e quando la mira si raddrizza entra in scena il solito Julio Cesar, che annulla la capocciata di Pizarro sul calcio d'angolo di Özil, tra i migliori di Schaaf. Passata in archivio la lieve trattenuta in area di Cordoba sullo stesso Pizarro al 45', la storia della partita apre un altro capitolo quando Ibrahimovic abbandona il posto in panchina insieme a Maxwell (sospetta frattura alla zigomo per Materazzi dopo uno scontro con Rosenberg).

ÖZIL CREA - Il Werder insiste e meriterebbe di passare, ma al tempo stesso lascia scoperto un fianco della difesa. Fuori Diego (squalificato) è Özil a filtrare ogni possesso e quasi sempre in modo efficace. Dopo l'ennesima cartuccia sprecata da Pizarro (girata alta da buona posizione), l'ex Schalke fa di testa sua, raccogliendo un regalo di Maicon e obbligando il portiere interista all'ennesimo miracolo; stavolta però la respinta favorisce i tedeschi, che passano con l'attaccante peruviano.

VERDI DI RABBIA - L'Inter, che poco prima dell'1-0 aveva imprecato per il salvataggio di Fritz sul colpo di testa di Burdisso, non reagisce. Anzi, si ripiega su se stessa. Il Werder, che può solo sperare in un posto Uefa, legittima il vantaggio mitragliando Julio Cesar. I quattro della difesa nerazzurra sbandano in modo preoccupante nella parte centrale della ripresa e a un certo punto nasce pure l'illusione che la partita, il primo posto, la dignità invocata da Mourinho possano essere "salvate" da un'invenzione, ma a Balotelli (colpo di testa alto da ottima posizione) non si può chiedere la luna dopo una partita con la Primavera.

IBRA DOPO UN ANNO - Il raddoppio di Rosenberg a 9 minuti dalla fine assegna a Özil il riconoscimento di migliore in campo, e acuisce il disagio dei nerazzurri, in balia degli avversari per lunghi tratti, soprattutto a centrocampo. Ibrahimovic, con il primo gol europeo dopo oltre un anno, rende la pillola meno amara. Per fare strada da febbraio in avanti, occorrerà un atteggiamento ben diverso.

La Roma è prima, l’Inter solo seconda. I giallorossi si qualificano agli ottavi di Champions League, superando in casa il Bordeaux per 2 a 0 e concludendo in testa il proprio girone. I nerazzurri, invece, incappano nella seconda sconfitta consecutiva (2 a 1 in casa del Werder Brema) e così lasciano sfumare la possibilità di chiudere il raggruppamento al primo posto. Adesso tocca a Juventus e Fiorentina: i bianconeri, già qualificati, affrontano i bielorussi del Bate Borisov. A Bucarest i viola si giocano la qualificazione in Uefa con la Steaua.

LA ROMA VA AVANTI – Missione compiuta, per i giallorossi. Anche se all'Olimpico non è stato affatto facile, soprattutto per la posta in palio. Spalletti ritrova in difesa Panucci, che va a occupare la fascia destra con la coppia Mexes-Juan in mezzo e Riise sull'altro out. In mezzo spazio a De Rossi con Perrotta e Brighi ai lati mentre Baptista e Menez sono confermati a supporto di Totti. Blanc riporta tra i pali il rientrante Ramè, solo panchina per Jussie e Cavenaghi, è Chamakh il partner d'attacco di Gourcuff. L'inizio è di marca giallorossa, con la prima conclusione firmata da Baptista al 3' (para bene Ramè), ma nel complesso è la formazione di Spalletti a fare la partita, col brasiliano ispirato e Menez e Totti che provano a creare scompiglio nella retroguardia dei Girondini. Opaco il Bordeaux, dove il solo Gourcuff prova a inventare qualcosa, andando a sbattere contro il muro giallorosso, mentre le conclusioni dalla distanza di Fernando hanno poca fortuna. Il primo tempo si mantiene comunque su ritmi blandi, provocati probabilmente dal timore reciproco. Nei primi minuti della ripresa il Bordeaux mette in difficoltà i padroni di casa. Al 16', però, una bella combinazione Baptista-Perrotta mette Brighi davanti al portiere: controllo e gol da pochi passi. Una rete che fa impazzire i tifosi, che scaccia via i fantasmi e che permette ai giallorossi di controllare gli avversari con più tranquillità. E al 34' è Francesco Totti, smarcato da un bel passaggio di Menez, a siglare il raddoppio con un tiro di prima dal limite dell'area. Finisce così 2 a 0: la Roma si qualifica agli ottavi e lo fa come prima del proprio girone. Un risultato che, dopo il pessimo avvio di stagione, è già un piccolo miracolo. Si qualifica anche il Chelsea, vincente per 2-1 sul Cluj, con un bottino di 11 punti.

L'INTER KO– Serata da dimenticare, invece, per l'Inter. I nerazzurri, in campo a Brema contro il Werder per difendere il primo posto, incappano infatti nel secondo ko consecutivo. Mourinho lascia in panchina Ibrahimovic e come terminale d'attacco schiera Adriano. Il primo tentativo in attacco dei nerazzuri al 14': Muntari lancia sulla sinistra Quaresma che si invola ed entrato in area crossa al centro, senza trovare compagni. Sul capovolgimento di fronte, Werder molto pericoloso con una girata di Pizarro dalla sinistra, deviata in corner. Al 19' Mancini lancia al centro Adriano che entra in area, prova il pallonetto, ma è anticipato in due tempi da Wiese in uscita. Al 44' grande risposta con i pugni di Julio Cesar su una girata di testa da due passi di Pizarro. Al rientro in campo Mourinho presenta Maxwell per Materazzi (infortunato) e Ibrahimovic per Adriano. Al 3' è il Werder a non sfruttare una ottima occasione con Pizarro che tutto solo, al centro, servito dalla sinistra, gira alto. Al 10' l'Inter va vicina al gol: corner dalla destra e testa di Burdisso, ma Fritz salva sulla linea. La partita si infiamma ed al 12' Julio Cesar si salva con i pugni sulla conclusione del solito Pizarro. Ma al 17' l'estremo nerazzurro nulla può sulla ribattuta di Pizarro, dopo che aveva respinto a terra un tiro dalla distanza di Ozil: Werder in vantaggio. Mourinho gioca anche la carta Balotelli. Il gol del raddoppio dei tedeschi è però nell'aria e arriva al 36' con Rosenberg smarcato al centro dell'area dal solito Ozil. I nerazzurri al 43' trovano la rete della bandiera con Ibrahimovic che dal limite, ben servito da Maxwell, fulmina Weise. Finisce così 2 a 1 con il Werder che conquista la Coppa Uefa. La squadra di Mourinho chiude al secondo posto con 8 punti, due in meno del Panathinaikos, che nell'altro match supera 1-0 l'Anorthosis.


 

E' un'Inter devastante
Lazio disintegrata 3-0

I nerazzurri sbancano l'Olimpico. Samuel apre dopo due minuti. Poi nel recupero del primo tempo arriva l'autorete di Diakite. Nella ripresa Ibrahimovic chiude il conto. Ora Juve e Milan sono sotto di 9 punti

Samuel festeggia con i compagni dopo il gol dell'1-0. Ansa

Samuel festeggia con i compagni dopo il gol dell'1-0. Ansa

ROMA, 6 dicembre 2008 - Se esistono antidoti e contromisure, qualcuno le tiri fuori: di questo passo il campionato potrebbe chiudersi a Natale. Il 3-0 con cui l'Inter abbatte la Lazio all'Olimpico è così perentorio da far rabbrividire. Classe e inaudita potenza fisica disintegrano i biancocelesti che alzano bandiera bianca dopo pochi secondi sul gol di Samuel. Prova di forza evidenziata alla fine del primo tempo anche con l'autorete di Diakite, perché a far impazzire è l'azione devastante di Ibra e Maicon. La rete nella ripresa dello svedesone è solo la ciliegina, la decorazione elegante che chiude il cerchio attorno all'ennesima strepitosa esibizione.

SCELTE - Delio Rossi lo sapeva: contro l'Inter i timori reverenziali possono risultare fatali. Ecco allora una Lazio spregiudicata, anche se un po' stanca dopo l'impresa contro il Milan in coppa Italia, con Foggia a fare il tridente con Pandev e Zarate. Rivoluzione poi in difesa, rispetto alle previsioni. A sinistra schiera un cursore offensivo come Kolarov. L'Inter invece allinea il suo infallibile rombo. Mourinho sceglie il meglio: Stankovic alle spalle del tandem offensivo Ibrahimovic-Cruz. Trio micidiale, soprattutto quando a supporto ci sono elementi come Cambiasso o Muntari, oppure cursori dell'altezza di Maicon e Maxwell o difensori centrali ai limiti della perfezione e insuperabili come Samuel. E bastano poco meno di due minuti all'Inter per sbrindellare la Lazio. Manovra di accerchiamento, biancocelesti schiacciati; cross dalla sinistra di Muntari con palla in mezzo all'addormentata e infreddolita difesa laziale, dove svetta Samuel: colpo di testa potente e palla che sfonda alla destra di Carrizo.

FORZA FISICA - La squadra di Delio Rossi impiega un po' per riprendersi, ma alzando il baricentro e pressando con più convinzione rientra in partita. Domanda lecita: è sufficiente per spaventare la prima della classe? Zarate e compagni ci provano, ma l'Inter limita tutto respingendo ogni tentativo. Elementare il gioco dei nerazzurri: controllo, possesso palla e ripartenze micidiali, all'insegna di uno strapotere fisico che ha pochi eguali al mondo. Classe? Da vendere. Ma anche tanto sacrificio e non è un caso vedere Cruz dare una mano alla difesa o uno Stankovic dannarsi per chiudere tutti gli spazi. Tra il 28' e il 31' Cruz e Pandev lasciano per problemi muscolari. Entrano Crespo e Rocchi. Il laziale convince di più, ma non incide come vorrebbe Rossi. Apre invece spazi l'argentino anche se il passo di un tempo sembra perduto. Ma ci sono geni pronti a colmare i vuoti. E' in pieno recupero che Ibra, il maestoso Ibra, inquadra Maicon e lo invita a nozze. Cross teso e autorete di Diakite, il migliore, fino a qul punto, della Lazio.

INVINCIBILE ARMATA - Inter micidiale e cinica che all'inizio della ripresa riparte con identico atteggiamento, mentre i romani, con Brocchi al posto di Dabo tentano timidi affondo. Alla Lazio non resta che mantenere alta la pressione, ma quando l'Inter innesta la quarta non ce n'è per nessuno. Come al 10', quando Cambiasso pennella il cross perfetto su cui si avventa il mattatore Ibrahimovic, in posizione dubbia. Ma l'inzuccata è imperiale: 3-0. E nonostante il gap devastante, i nerazzurri non mollano e continuano a pressare e correre, eseguendo alla lettera le indicazioni di Mourinho, insaziabile e incontentabile quanto loro. La Lazio non sta a guardare, ma la differenza è incolmabile. Ci prova Zarate a elencare i suoi numeri e Maicon apprezza. Ma ce ne vorrebbero almeno tre per fare male alla ormai invincibile armata di Mou. Niente di più. Tutti a casa.

RIMARRA' LA SUPERCOPPA ITALIOTA ED IL TITOLO DI VICE CAMPIONE DEI CAMPIONI INTERCONTINENTALI....

 Giusto un anno fa l'Inter distruggeva la Roma in casa sua (4-1) in una partita che poi risultò decisiva per le sorti del campionato, che già appare un lontanissimo ricordo a 4 mesi di distanza. A chi vi scrive il cambio di allenatore proprio non è piaciuto così come non è piaciuta la sconfitta,ennesima, nel derby cittadino: era dai tempi di Tardelli (2000-2001) che non si vedeva giocare così male l'Inter in un derby. Squadra con poco mordente, con due fantasmi in campo, costati quasi 40 milioni di euro,che è riuscita a prendere un gol a difesa schierata con un colpo di testa di uno che quando salta "scava una fossa"...Eppure fioccano dichiarazioni di estrema sicurezza, a mio avviso millantata perchè quando si incominciano a far discorsi del tipo "ma tanto gli altri sono indietro...", significa che qualcosa si è rotto o che comunque ci sono dei problemi. Con le chiacchere siamo senz'altro campioni assoluti, ma il sottoscritto ha una nostalgia assoluta dei silenzi di chi è riuscito a dare 3 scudetti consecutivi ad una pseudo società che non ne vinceva da 17. Non solo: la società, il dirigente maggiore, l'AZDIMAG per antonomasia, ha sempre gridato l'algida purezza dei suoi intenti, salvo poi invischiarsi in cose non proprio pulite in borsa per coprire perdite colossali (vedi indagini SARAS)(SARAS2). In un anno l'Inter precipita dal primo al terzo posto, perde una partita in trasferta dopo solo 5 giornate di campionato quando in precedenza ci vollero BEN DUE ANNI per vedere l'Inter perdere, ed ancora una volta viene fatto un favore alla squadra governativa. Purtroppo ci dobbiamo già attaccare ai ricordi di una supercoppa estiva ed ad un titolo platonico (il Vice titolo scovato su wikipedia....)pappagallando l'impianto mediatico di un certo club governativo stomachevole. (ulteriori documenti sull'inchiesta SARAS)

 

SPAZIO FREE

 

BREVE NOTIZIARIO sportivo

 

L'Inter non è in vacanza
Segna Cruz: Psv al tappeto

 

L'argentino sfrutta il grande lavoro di Suazo e firma il gol che chiude un girone...

Julio Ricardo Cruz ha segnato 8 gol in campionato e 2 in Champions. Ap

 

 

 



 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie per l'attenzione

 
 
 
 

 

NOTE NEGOZIO presenta:

SPECIALE XL
Non solo Capossela
nel numero
di novembre

 


 

 

 

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La ripresa rallenta in Usa e Cina
e le borse mondiali vanno a picco

In Europa bruciati 103 miliardi in una seduta. Piazza Affari e Madrid in coda ai listini, "gelati" anche dalle preoccupazioni della Federal Reserve e i rischi di deflazione. Wall Street chiude al -2,48%. L'euro affossato dal no slovacco al prestito per la Grecia

di LUCA PAGNI

MILANO - Sarà che la corsa delle Borse durava ormai dai primi di luglio e prima o poi c'era da aspettarsi una correzione anche forte dei mercati. Ma non c'è dubbio che l'ondata di vendite che si è abbattuta oggi sulle Borse di tutto il mondo nasconda ben altro che non una semplice voglia si speculazione. Quello che temono i mercati - così come tutte le autorità economiche mondiali - è una seconda coda della recessione che ha appena compiuto tre anni. Le avvisaglie ci sono tutte e il pericolo vero si chiama deflazione: scarsa crescita, inflazione che sale e mancata creazione di nuova occupazione.

Così è stato letto l'allarme lanciato ieri dalla Fed 1, la banca centrale americana che ha parlato di un rallentamento della crescita più alto di quanto previsto e del pericolo che l'inflazione torni a correre quanto prima. Facendo capire che potrebbero occorrere nuove manovre a sostegno dell'economia americana. Un primo esempio la decisione di investire sui titoli di stato a lungo corso.

Una notizia che ha provocato la caduta di tutte le piazze Europee, movimento accelerato da altri dati macro negativi. Dalla Cina è arrivato l'allarme inflazione: si è attestata al 3,3% rispetto al 2,9% di giugno e alla 'soglia di attenzione' del 3% fissata dal governo di Pechino. Inoltre, il dato della produzione industriale cinese è cresciuto 'solo' del 13,4% rispetto a un anno fa, segnando la variazione
inferiore da 11 mesi a questa parte.

La Banca d'Inghilterra ha previsto un tasso di crescita per il 2011 inferiore a quanto aveva previsto. Ci vorranno "diversi anni" prima che l'economia si riprenda, e possa "tornare a qualcosa che possiamo definire anche lontanamente normale", ha sottolineato in uno slancio di ottimismo il governatore, Mervin King.

Nel pomeriggio sono poi arrivati i dati sulla bilancia commerciale Usa di giugno con un disavanzo superiore alle attese: è salito in giugno a quota 49,9 miliardi di dollari da 41,98 in maggio. Il dato, il peggiore degli ultimi 21 mesi, è superiore alle attese degli analisti (42,7 miliardi). Come se non bastasse, il parlamento slovacco ha bocciato la partecipazione del Paese al prestito pluriennale dell'Eurozona a favore della Grecia. Bratislava non presterà ad Atene la quota di sua competenza pari a 816 milioni di euro. Abbastanza per rilanciare il dollaro e deprimere l'euro, tornato a quota 1,28 perdendo quasi il 2% in una sola seduta

Il complesso di eventi ha fatto sì che il grafico di Borsa odierno sia simile a un toboga: i listini sono scesi per tutta la giornata e per l'Europa, in particolare, è stato un mercoledì nero. In una sola giornata sono stati bruciati i guadagni di un mese: 103 miliardi di euro di capitalizzazione andata in fumo e soltanto per le società a maggiore capitalizzazione.

Anche l'oro ha reagito alla caduta delle Borse tornando a recuperare terreno, dopo le perdite dei giorni scorsi. Il prezzo è così tornato sopra i 1.200 dollari: per l'esattezza sulla piazza di Londra è arrivato a quotare 1205,5 dollari, in rialzo di 13 dollari rispetto alla chiusura di ieri.

In finale, tutte le piazze del vecchio Continente hanno chiuso sui minimi: il Dax di Francoforte ha perso il 2,10%, il Cac40 di Parigi il 2,74%, a Londra il Ftse 100 si ferma a -2,44%. A Milano il Ftse Mib ha chiuso le contrattazioni in calo del 3,2% mentre il Ftse All Share ha lasciato sul terreno il 3,04%.

Tra le blue chip di Piazza Affari, pioggia di vendite per i titoli finanziari che sono ormai diventati il bersaglio preferito della speculazione. La maglia nera del Ftse Mib è andata a Intesa Sanpaolo (-6,01% a 2,42). Tra i bancari male anche Bpm (-4,68% a 3,86), Ubi Banca (4,64% a 7,81) e il Banco Popolare (-3,90% a 4,74). Non si salvano neppure Unicredit (-3,46% a 2,02), su cui Nomura ha tagliato il target price (prezzo obiettivo) da 2,5 a 2,35 euro, e Generali (-3,03% a 15,06). Tra gli assicurativi il titolo peggiore è stato però Mediolanum (-3,94% a 3,17). Per Fiat un tonfo del 4,91% e scende sotto quota dieci euro, a 9,58 euro. Male anche Stm (-4,86% a 5,97) dopo che l'indice di Philadelfia sui semiconduttori è sceso ai minimi da cinque settimane. Tra gli industriali ribassi intorno al 4% per Impregilo (-4,07% a 2) e Ansaldo Sts (-3,9% a 9,48%. Sono tutti rossi i segni sul listino principale. Tra gli altri, Finmeccanica (-2,39% a 8,38), Telecom (-2,36% a 1,03), Enel (-2,31% a 3,8) ed Eni (-2,25% a 16,06).

E in serata arriva la coda negativa di Wall Street. Il Dow Jones ha perso il 2,48% chiudendo a quota 10380,35 mentre il Nasdaq ha fatto anche perggio, cedendo il 3,01 a 2208,63 punti.

 

 

Rilasciati 95 permessi di ricerca degli idrocarburi: 24 in mare e 71 sulla terraferma. Riguarda anche le aree marine protettemappa pozzi petroliferi

MAPPA PIATTAFORME

La produzione di olio greggio a terra è concentrata in 7 Regioni (Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Molise, Piemonte, Sicilia) e riguarda territori nelle province di Potenza, Matera, Modena, Reggio Emilia, Frosinone, Mantova, Milano, Campobasso, Novara, Caltanissetta e Ragusa. La produzione nel 2009 è stata in totale di 4.024.912 tonnellate, di queste il 74% arriva dalla sola Val d?Agri in provincia di Potenza. Le aree date in concessione occupano 1.275 kmq per un totale di 266 pozzi, considerando solo quelli destinati allo sviluppo della coltivazione

La folle corsa all'oro nero made in Italy. A oggi nel Belpaese sono stati rilasciati 95 permessi di ricerca di idrocarburi, di cui 24 in mare, interessando un'area di circa 11 mila chilometri quadrati, e 71 sulla terraferma, per oltre 25 mila chilometri quadrati. A queste si devono aggiungere le 65 istanze presentate solo negli ultimi due anni, di cui ben 41 in mare per una superficie di 23 mila chilometri quadrati. Sono questi alcuni dei numeri del dossier nazionale "Texas Italia" di Legambiente.
LA MAPPA DEL PETROLIO ITALIANO

La corsa all'
oro nero italiano
, evidenzia Legambiente stando alla localizzazione delle riserve disponibili, riguarda in particolare le nostre coste e non risparmia neanche le aree marine protette. Sono interessati il Mar Adriatico centro-meridionale, lo Ionio e il Canale di Sicilia. Nelle acque italiane oggi operano nove piattaforme per un totale di 76 pozzi, da cui si estrae olio greggio. Due sono localizzate di fronte la costa marchigiana (Civitanova MarcheMacerata), tre di fronte quella abruzzese (Vasto, Chieti) e le altre quattro nel Canale di Sicilia di fronte il tratto di costa tra Gela e Ragusa.

Passando dal mare alla terra, le aree del Paese interessate dall'estrazione di idrocarburi sono la Basilicata, storicamente sede dei più grandi pozzi e dove si estrae oltre il 70% del petrolio nazionale proveniente dai giacimenti della Val d'Agri (Eni e Shell), l'Emilia Romagna, il Lazio, la Lombardia, il Molise, il Piemonte e la Sicilia.

Complessivamente lo scorso anno in Italia sono state estratte 4,5 milioni di tonnellate di petrolio, circa il 6% dei consumi totali nazionali di greggio. Ma la quantità rischia di aumentare, perché si stanno moltiplicando sempre di più le istanze e i permessi di ricerca di greggio nel mare e sul territorio italiano. (Apcom)Pensiamo a salvare le coste della
Louisiana, guardiamo con costernazione e sgomento alla sciagura che sta devastando il Golfo del Messico. Ma forse non sappiamo che una decina di piattaforme petrolifere sono già in uiso a poche miglia dalle nostre coste. I pozzi in acque italiane sono sicuri?
Il dubbio deve essere sorto anche nelle menti governative se è vero che, come si legge, il
Ministero dello Sviluppo Economico ha disposto controlli urgenti sui pozzi petroliferi attivi nelle acque italiane e ha sospeso tutte le nuove autorizzazioni alle trivellazioni.

Gli impianti in Italia
Sono una decina le piattaforme off shore per l'estrazione del petrolio, ma anche di gas e metalli, in funzione nei mari italiani. Le principali piattaforme estrattive si trovano nel canale di Sicilia e in Adriatico, mentre una è nel mar Ionio, davanti a Crotone. In Sicilia gli impianti sono stati costruiti nel tratto di mare compreso tra Pozzallo, all'estremità sud-est dell'isola, e Gela.  Tre sono invece le piattaforme in mare davanti ad Ortona, in Abruzzo, mentre una si trova più a sud, all'altezza di Brindisi.

Dubbia sostenibilità ambientale
Il Mediterraneo è già purtroppo il mare più inquinato da idrocarburi, essendo solcato in lungo e in largo da petroliere che lavano le cisterne al largo, sporcando le nostre spiagge. A queste si aggiungono le piattaforme offshore che, sia nella fase esporativa che in quella estrattiva, sono responsabili del 10% dell'inquinamento totale da idrocarburi. Inoltre, per potere trivellare nel mare, le compagnie petrolifere hanno bisogno di speciali "fluidi e fanghi perforanti", sostanze altamente tossiche e difficili da smaltire (lasciano, infatti, tracce di cadmio, cromo, bario, arsenico, mercurio, piombo, zinco e rame).
Va inoltre considerata la bassa qualità del petrolio individuato nell'Adriatico, dove si concentrano le più recenti ricerche: sabbioso e bituminoso (con un alto grado di idrocarburi pesanti e ricco di zolfo), il cui prodotto di scarto più pericoloso è l'idrogeno solforato (H2S), dagli effetti letali sulla salute umana anche a piccole dosi.
Ci si augura, come sempre, che le autorità nazionali e locali tengano in debita considerazione i cosiddetti "costi esterni" dei progetti estrattivi offshore, ossia il costo che la collettività dovrà sostenere per ripagare i danni causati alla salute dell'uomo,  all'agricoltura, al turismo, alla pesca, ecc.

Catastrofi dietro l'angolo?
Le relazioni ufficiali individuano tre tipologie di possibili incidenti.
- Blow-out di gas durante la perforazione. E' il caso della sciagura della Piper Halfa, 6 Luglio 1988, quando, a causa di un malfunzionamento delle valvole di sicurezza, un'enorme quantità di gas venne rilasciata in aria, dando origine ad una serie interminabile di esplosioni. Centosessantasette uomini persero la vita. Anche le conseguenze ambientali non furono irrisorie: finirono in mare il fango di perforazione contenente i detriti perforati, le acque di lavaggio, gli oli, i rifiuti solidi urbani e assimilabili, serbatoi di gasolio che alimentano i generatori elettrici ecc.
- Blow-out con fuoriuscita di petrolio incontrollata. E' il disastroso caso verificatosi nel Golfo del Messico, con
l'incendio e il successivo crollo della piattaforma della BP.  Le relazioni prevedono la possibilità di tale evenienza ma non una sola parola viene spesa per descrivere cosa accadrebbe in caso di incidente.
- Collisioni di navi con la piattaforma. Anche in questo caso viene citato questo tipo di rischio ma vengono nuovamente menzionate solo le misure di sicurezza per evitarle.
Non va dimenticato, inoltre, che i disastri possono essere originati, oltre che da errori umani, da cause naturali (come tempeste e uragani) e che  il
rischio di subsidenza, nell'Adriatico è particolarmente alto.

Le fuoriuscite di petrolio più ingenti

Sedco 135F - Bahia de Campeche, Messico, 1979. Fuoriuscirono 3.500.000 barili di greggio. La falla fu chiusa 9 mesi più tardi.
Ekofisk Bravo - Norvegia, 1977. Fuoriuscirono 202.381 barili di greggio della Phillips Petroleum's in 8 giorni.
Funiwa - Delta del Niger, 1980. 200.000 barili di petrolio fuoriuscirono in modo incontrollato per due settimane devastando il delta del fiume.
Hasbah Platform - Golfo Persico, 1980. L'esplosione del pozzo numero 6 fece 19 vittime e causò la fuoriuscita di 100.000 barili di petrolio.
Union Oil Platform Alpha Well - Canale di Santa Barbara, 1969 - La fuoriuscita di greggio si protrasse per11 giorni con un versamento complessivo di 80.000 barili

 

Turbolenza sudamericana: Venezuela, Ecuador e Colombia sempre più ai ferri corti: L'OMBRA DELLE FARC

La scoperta di armi sofisticate di provenienza venezuelana nelle mani delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), i legami tra le Farc e l’Ecuador e la concessione di alcune basi militari colombiane agli Stati Uniti stanno infiammando la parte meridionale delle Americhe.

Secondo El País si potrebbe aprire una crisi senza precedenti, visto anche il numero e il peso dei paesi coinvolti. Se il presidente venezuelano Hugo Chávez ha fornito armi alla guerriglia colombiana, l’ecuadoriano Rafael Correa non smentisce di aver ricevuto dei soldi per la sua campagna elettorale proprio dalle Farc. E poiché la miglior difesa è l’attacco, i due si lanciano contro Bogotá e la sua amicizia con Washington. E le relazioni diplomatiche s’interrompono.

Comunque finirà, l’effetto principale e paradossale di questa crisi è quello di aver ridato peso e vigore alle Farc, che tornano alla ribalta come un fattore di destabilizzazione della regione.

Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia - Esercito del Popolo, in spagnolo Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia - Ejército del Pueblo, più note con gli acronimi di FARC o FARC-EP, sono un'organizzazione paramilitare comunista clandestina della Colombia di ispirazione bolivariana fondata tra il 1964 e il 1966 come braccio armato del Partito Comunista Colombiano.

Il movimento ha da sempre basato la sua pratica politica sulla guerriglia creando una struttura nota come "Partito Comunista Clandestino della Colombia". La nascita delle "Forze Armate" risale al 27 maggio 1964 durante l'"Operazione Marquetalia", una massiccia operazione militare dello Stato colombiano atto a reprimere con la forza le esperienze di autorganizzazione agraria contadina che si erano sviluppate nelle regioni Tolima e Huila, che rappresentavano per il governo un pericolo per l'integrità della nazione definendo le stesse come delle "inaccettabili repubbliche indipendenti". Alla luce della cruenta repressione i sostenitori di quelle esperienze stabilirono che la resistenza e la lotta armata era l'unica strada da percorrere per portare in Colombia il cambiamento e le riforme strutturali che la popolazione chiedeva.

Il loro scopo è sovvertire l'ordinamento statale colombiano per instaurare una democrazia popolare socialista.

Per il governo colombiano e le autorità degli Stati Uniti e dell'Unione Europea sono un'organizzazione criminale, in quanto responsabile, tra l'altro, del rapimento e dell'uccisione di numerosi civili e di azioni di terrorismo (quali attentati e sabotaggi) che mantengono la Colombia in uno stato di forte destabilizzazione politica e di crisi sociale. Sono anche accusate di autofinanziarsi mediante il traffico illegale di narcotici, anche se le stesse FARC hanno sempre negato il loro coinvolgimento nel narcotraffico. Nonostante le accuse di terrorismo, le FARC-EP si considerano un movimento di guerriglia. Sostengono di rappresentare gli interessi dei poveri che abitano la Colombia rurale contro le classi ricche e si oppongono all'ingerenza degli Stati Uniti d'America negli affari interni della Colombia (particolarmente al Plan Colombia), alla privatizzazione delle risorse naturali, alle multinazionali e alla violenza delle organizzazioni paramilitari.

Nel gennaio 2008 il Presidente venezuelano Hugo Chávez, recentemente impegnato come mediatore nel sequestro di Ingrid Betancourt, ha avanzato la richiesta al governo colombiano di riconoscere le FARC come "forza belligerante" di un conflitto civile e non più come un gruppo terrorista.

Le FARC sono probabilmente tra le più longeve organizzazioni ribelli del mondo ancora esistenti e ad esse aderiscono una forza stimata (al 2008) di 6.000 - 16.000 effettivi, di cui tra il 20% ed il 30% con meno di 18 anni di età.[1]. Le FARC-EP controllano il 15-20 % del territorio colombiano al 2007, concentrate principalmente nelle giungle del sud-est dello stato e nelle pianure ai piedi delle Ande.

Una giovanissima guerrigliera delle FARC

Dopo la morte dovuta ad un infarto dell'ex leader Manuel Marulanda Vélez (noto come Tirofijo, ossia colpo sicuro) avvenuta il 26 marzo 2008, le FARC sono guidate dal quasi sessantenne Guillermo Leon Saenz, detto Alfonso Cano, e da un gruppo di altri sette membri tra i quali il comandante militare Jorge Briceño.[2]

Il 1° marzo 2008 le forze armate colombiane hanno ucciso, dopo aver sconfinato in territorio dell'Ecuador, il numero 2 delle FARC nonché portavoce Raúl Reyes insieme ad altri 18 membri delle FARC tra cui anche la figlia di Manuel Marulanda Vélez compagna di Reyes.[3]

Il 24 febbraio 2008 a Roma è morto a causa di un cancro Bernardo Gutierrez, ex capo delle FARC nel 1978, colpevole secondo i ribelli di essere una figura chiave nei negoziati con il governo Gaviria. Tra il 1990 e il 1994 si incontrò più volte con l'allora presidente Cesar Gaviria, i due arrivano a firmare nel 1991 l'attuale carta costituzione colombiana e proclamarono una tregua generale fra esercito ed il EPL. Costretto all'esilio in Italia. Poco prima della sua morte lanciò un appello per la liberazione di Ingrid Betancourt.

Il 18 maggio 2008 si è costituita all'esercito colombiano Nelly Avila Moreno, detta "Karina", comandante del "Fronte 47", considerato uno dei più attivi e violenti tra i vari gruppi rivoluzionari colombiani, e responsabile dell'assassinio di Alberto Uribe Sierra, padre dell'attuale presidente della Colombia.

Il 31 agosto 2008 il governo colombiano ha denunciato i contatti esistenti tra il responsabile esteri di Rifondazione Comunista, Ramon Mantovani, e le FARC; il dossier del governo Colombiano definisce i contatti "non solo politici", le informazioni sui contatti con l'organizzazione terroristica sono venute alla luce in seguito al ritrovamento del computer di Raul Reyes (numero due della guerriglia) grazie ai cui documenti sono emersi "appoggi espliciti, raccolta fondi, scambio informazioni". Il PRC ha risposto a questa denuncia chiarendo che i contatti con le FARC sono sempre stati alla luce del sole e avevano l'obiettivo di far riprendere il processo di pace.[4]

 

all'università
tra autonomi e forze dell'ordine

Pera_a_Pisa.jpgMarcello Pera scrive testi importanti, ma che nessuno legge. Questo gigante del pensiero fa il piazzista dei suoi libri dove può, anche in un luogo pubblico come l'Università di Pisa. Mentre Pera illustra il suo testo fondamentale: "Perché dobbiamo dirci cristiani" in Ateneo, i celerini manganellano gli studenti che protestano in strada. Tutto molto cristiano. Gli studenti pagano la retta universitaria, ma non possono assistere all'esibizione di Pera. Non si può criticare il senatore Pera del PDL, prima craxiano, poi psiconano, mantenuto in Parlamento da quattro legislature con i soldi dei contribuenti.
In tutta Italia si picchiano ragazzi che protestano, anche in modo vile come è avvenuto a
Bergamo. Così non si può continuare. Prima o poi ci scappa il morto. Nessuno deve essere autorizzato a picchiare un cittadino inerme, soprattutto se indossa una divisa. Non c'è extraterritorialità per la violenza. Invito gli studenti universitari a illustrare le loro tesi in Parlamento, inizierei da: "Perché non dobbiamo dirci piduisti e neppure mafiosi". Nel frattempo senatori e deputati noti alle Forze dell'Ordine (più di un centinaio) potrebbero ricevere opportune cariche di alleggerimento della Celere.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

"Caro signor Grillo,
sono Edoardo, ho 22 anni, studio alla facoltà di Scienze Naturali di Pisa e collaboro come free lance con il giornale toscano "il Tirreno". Venerdì pomeriggio io e un amico ci siamo recati alla facoltà di Giurisprudenza per assistere all'incontro con il senatore Marcello Pera, il quale doveva presentare un libro. L'idea era quella di provare a fare qualche domanda, ma purtroppo le cose non sono andate così. Arrivati davanti alla facoltà, ci siamo uniti al sit-in di protesta, poichè la facoltà era stata blindata. I poliziotti in tenuta antisommossa non hanno permesso a noi studenti di entrare nella facoltà e hanno intimato il dietrofront. noi abbiamo fatto un cordone non violento e, a mani alzate, abbiamo continuato a chiedere a gran voce di darci la possibilità di partecipare al dibatittito... non l'avessimo mai fatto... come potrà rendersi conto dai video, è bastato un minuto perchè gli animi dei ragazzi della celere si infiammassero. Abbiamo subito tre cariche e molti ragazzi si sono fatti male. alcune ragazze hanno ricevuto manganellate sugli arti, io ho una mano lussata e molti giovani che non conoscevo si sono ritrovati con la testa rotta... io non la chiamo per chiederle solidarietà (o forse si), ma le persone che sono finite negli scontri non erano "facinorosi", bensì giovani studenti che erano li per caso: a pensi che all'ospedale ho incontrato due ragazzi di 18 anni, due studenti calabresi che vivono a Pisa per fare l'università da nenche sei mesi, apolitici, che volevano solo assitere al dibattito.... il fatto è questo ....oltra al danno la beffa.....è vero che nel video alcuni ragazzi hanno acceso un fumogeno....ma da qui a pensare che otto poliziotti si siano feriti mi viene da ridere....io c'ero...e non sono un violento.....più sono saliti i nostri ferit, più aumentavano quelli dei poliziotti..... il fatto è che dai video si vede che siamo stati aggrediti....eppure stanno incominciando a fioccare le denunce contro di noi (resistenza???) e la stampa nazionale ha riportato solo i feriti della celere ... io sono sconvolto signor Grillo, qui è sempre peggio... se persino una città con un forte animo di sinistra come Pisa incomincia a vedere queste cose vuol dire che qualcosa è definitivamente cambiato....io la prego di rispondermi, anche solo per dirmi "non mi interessa" , la prego davvero... sono tre giorni che non dormo....
Chiedo scusa per al lettera che riporta le notizie senza né capo nè coda ma mi sento ancora molto scosso....sul sito di Pisa notizie potrà visionare i video..." Edoardo
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Pisa NotizieGrillo: «Questo governo è illegale»

"Quale Paese fallirà per primo?"
l'Italia in cima alle scommesse

di VITTORIA PULEDDA


MILANO - Con l'ingegneria finanziaria si può fare quasi tutto, anche scommettere su quante probabilità ha un paese di fallire. E l'Italia, secondo alcuni parametri, ne ha una piuttosto alta. Ma partiamo dall'inizio, dalla scommessa che implicitamente fanno gli investitori che acquisteranno i prodotti strutturati proposti Jp Morgan, chiamati appunto "First to default basket" a tre anni.

Il meccanismo è complesso, ma la logica tutto sommato è semplice: il prodotto è, nella sostanza, un'obbligazione con una sua cedola trimestrale, che paga gli interessi a meno che uno degli otto paesi compreso nell'elenco - nel basket, appunto - fallisca (vada in default). Basta che un solo paesi salti, e da quel momento in poi tutto quello che l'investitore porterà a casa sarà limitato a quanto si riesce a prendere dalla procedura post default; un po' come è successo con i bond argentini. Il paese più a rischio all'interno del basket proposto da Jp Morgan è l'Italia.
Il termometro che misura la febbre dei potenziali fallimenti si chiama Cds, Credit default swap: è una sorta di premio di assicurazione, quindi più si paga e più il rischio è alto (più è probabile che davvero un paese fallisca). Ebbene, il Cds dell'Italia - all'interno di questo paniere - è stato fissato a quota 130 mentre il paese più virtuoso, l'Olanda, ha una "febbre" solo di 60, meno della metà dell'Italia.

Il peggior indicatore del rischio-paese è dunque dell'Italia, ma fuori dal paniere scelto da Jp Morgan almeno altri due stanno decisamente peggio: la Grecia e l'Irlanda. Rispetto al Cds a tre anni, Atene infatti ha un grado di rischio di 263 e Dublino di 358. Se poi ci spostiamo sulla durata dei cinque anni (molto più "popolare" per questo tipo di strumenti) il grafico della febbre mostra sempre due ammalati gravissimi, l'Irlanda e la Grecia, mentre al terzo posto troviamo l'Austria - con una "temperatura" di 255 - ma poi si arriva inevitabilmente all'Italia, con un 191. La Spagna invece viene fotografata a quota 140, il Portogallo a 130, la Francia a 88 e la Germania a 86.
Un po' come c'è il termometro e il misuratore della pressione, ovviamente i Cds non sono l'unico modo di valutare la salute di un paese (o di una società). Un altro strumento molto usato dai mercati finanziari è il rendimento dei titoli di Stato, in particolare di quelli con una durata decennale. Ebbene, questi bond considerati appunto benchmark, valori di riferimento, si possono paragonare tra di loro, oppure si possono raffrontare con una specie di "pietra miliare", un tasso di riferimento di mercato particolarmente significativo (l'euro swap a 10 anni nel nostro caso). Ebbene, ieri questo valore - dopo il taglio dei tassi della Bce - era sceso al 3,386% ma chi volesse investire in un Bund tedesco guadagnerebbe di meno; 34 centesimi in meno per la precisione. Al contrario, un investimento in un titolo di Stato francese renderebbe 24 centesimi (punti base, nel gergo degli operatori) in più del tasso swap sull'euro; fino ad arrivare ai 116 punti base dell'Italia (passando per i 106 del Portogallo e i 72 del Belgio, a titolo di esempio). E gli ultimi della classe, Irlanda e Grecia? Il primo offre un rendimento aggiuntivo, sui suoi titoli, pari a 221 centesimi, il secondo arriva a 237. In fondo, è un solo un modo diverso di valutare il rischio-default.

(6 marzo 2009)

Piazza Affari precipita: Mibtel a -5,38%

Giornata negativa per tutto il Vecchio Continente dopo le preoccupazioni espresse dalla Bce. Unicredit a 0,8 euro

Operatori di Borsa al lavoro (Photomasi)

Operatori di Borsa al lavoro (Photomasi)

MILANO - Dopo una giornata tutta in negativo per le Borse europee, Milano chiude con un pesantissimo calo del 5,38% (Mibtel) e del 5,85% (S&P/Mib). Gli indici sono precipitati ai livelli di 13 anni fa in una seduta con oltre 720 milioni di azioni scambiate. Anche le altre Borse europee hanno subito l'ennesima batosta bruciando altri 144 miliardi di capitalizzazione. A Parigi il Cac40 ha perso il 3,96%, a Francoforte il Dax il 5,02%, a Londra il Ftse100 il 3,18%, a Madrid l’Ibex35 il 4,31%, ad Amsterdam l’Aex il 5,2%. Più contenute le perdite a Zurigo dove lo Smi ha ceduto l’1,65%. L'indice Dj Stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sulle borse del Vecchio Continente, ha perso il 3,6%.BANCARI ED ENERGETICI - Il mercato ha risentito, anche più degli altri europei e di Wall Street, tutti comunque in forte calo, delle preoccupazioni per il futuro dell'economia espresse da Jean Claude Trichet che, dopo aver tagliato i tassi di un ulteriore 0,50%, non ha escluso ulteriori interventi stimando una flessione del Pil europeo nel 2009 fra -2,2% e -3,2%. A peggiorare il clima è poi giunto l'allarme lanciato da General Motors: a New York i titoli del colosso Usa sono in calo del 15% e l'intero listino americano ne risente. Particolarmente sofferenti, a Piazza Affari, i titoli delle banche e gli energetici. Unicredit ha ceduto l'11,75% a 0,8 euro, toccando un nuovo minimo storico; Banco Popolare il 10,5%, a quota 2,27 euro. A picco anche Intesa (-9,3% a quota 1,56 euro) seguita dagli assicurativi Mediolanum (-9,3%), Alleanza (-8,6%), Unipol (-7,9%) e Generali (-6,4%). Malissimo anche gli editoriali con Seat (-9%) e Mondadori (-7,8%), gli energetici con Eni (-7,5%) e Tenaris (-5,4%) e poi Lottomatica (-7,1%), Prysmian (-6,8%) e Pirelli (-6,7%). Si salvano solo Snam (+1,5%), Terna (+0,7%) e Impregilo (+0,4%). In Europa i titoli assicurativi sono stati i più colpiti in scia al crollo a Londra di Aviva, il primo gruppo britannico del settore, che ha lasciato sul terreno il 33% dopo aver annunciato una perdita netta per il 2008 di 885 milioni di sterline (992 milioni di euro) dovuta a svalutazioni di asset. In scia Legal & General (-27,8%), Prudential (-18,8%), Allianz (-9,8%), Axa (-9%).WALL STREET E ASIA - Andamento negativo per Wall Street che a due ore dalla chiusura presenta gli indici in calo di circa il 3%. Il Dow Jones cede il 3,30%, l’S&P500 il 3,54%, il Nasdaq il 2,96%. Il rischio di bancarotta per il colosso dell’auto General Motors (il cui titolo registra uno scivolone del 16%) sta frenando gli investitori dall’assumere nuove posizioni sull’azionario. Le vendite stanno interessando tutti i fronti. A segnare i maggiori ribassi è il comparto finanziario, appesantito dalla brutta performance di Citigroup, sceso per la prima volta sotto la soglia di un dollaro. Il titolo segna un calo superiore al 12%; JP Morgan, Bank of America e Wells Fargo lasciano sul terreno oltre 10 punti percentuali. Tutti i componenti del Dow Jones trattano in rosso, fatta eccezione per General Electric e per il colosso retail Wal-Mart, quest’ultimo forte delle vendite comparate migliori delle attese riportate nel mese di febbraio. Tra i titoli hi-tech, vendite sui giganti Apple, Microsoft, Intel e Google. Sugli altri mercati, nel comparto energetico arretra il greggio. I futures con consegna aprile segnano un ribasso di 1,22 dollari, a 44,16 al barile. I mercati asiatici invece hanno risentito in parte ancora del vento rialzista giunto mercoledì da New York. Chiusura in rialzo per la Borsa di Tokyo dove il Nikkei guadagna l'1,95%. Salgono dello 0,87% Shanghai e del 2,11% Taiwan. In flessione Hong Kong (-0,69%) e Seul (-0,1%).

DOPO LA BANCAROTTA DI ISLANDA E UCRAINA, E' IL MOMENTO DELL'IRLANDA. TUTTAVIA LA CRISI NON ESISTE....

Irlanda, il mito europeo fa crac

Oltre 100 mila persone sono scese in piazza a Dublino per protestare contro i tagli decisi dal governo Dal nostro corrispondente  Fabio Cavalera

(Afp)

(Afp)

LONDRA - «Consumata dal consumismo». La signora Mary McAleese, presidente dell'Irlanda, ha spiegato con queste parole il crollo della Tigre Celtica. Avendo alla spalle due professioni come quelle di avvocato e di giornalista, Mary McAleese, in carica ormai da una dozzina d'anni, ha saputo sintetizzare con efficacia ciò che è accaduto in un Paese considerato fino a qualche mese fa un «esempio virtuoso» per tutta quanta l'Europa. Dublino si è ritrovata, di punto in bianco, a dovere ripartire da zero: aveva scalato le classifiche delle migliori performance economiche a livello continentale (il suo Pil fino al 2007 cresceva annualmente del 7 per cento) ma, alla fine, si accorge che è stata solo una finta. Una gigantesca bolla che una volta scoppiata lascia in eredità un cumulo di macerie.

È vero, gli irlandesi negli ultimi dieci anni hanno consumato come pochi altri al mondo. Ma, in maniera speculare, si sono pure indebitati come pochi altri al mondo. «Consumati dal consumismo», analisi impietosa che calza alla perfezione. Le stime ufficiali dicono che, mediamente, ogni contribuente è oggi scoperto per 100 mila euro. La montagna complessiva, per i quattro milioni di cittadini della Repubblica, è dunque di 400 miliardi di euro. E, siccome sono soldi che non si vedranno mai più, lo Stato deve correre ai ripari perché l'effetto moltiplicatore è drammatico. Le sei banche più importanti hanno concesso mutui e prestiti come coriandoli, alimentando il sogno di un boom immobiliare che si è materializzato nella costruzione di 128 mila nuovi edifici nell'arco di un biennio (2005-2007). Un cantiere gigantesco, simbolo di un'Irlanda che si presumeva prospera e felice. Invece, gli istituti di credito sono con l'acqua alla gola. La Anglo-Irish Bank è stata nazionalizzata a metà gennaio nel giro di un pomeriggio e con un comunicato del ministero delle Finanze: «Dopo un consulto con il consiglio di amministrazione, l'esecutivo ha deciso di effettuare i passi necessari alla nazionalizzazione». Per le altre cinque banche più importanti lo Stato ha messo sul piatto, fra l'autunno e l'inverno, una decina di miliardi di euro.

Digitale terrestre, prime sconfitte

Gli esperti tv: «Tecnologia costosa, limitata, obsoleta» Esperienza difficile in Sardegna. E si guarda al satellite

 

Un dubbio, un forte dubbio, sta serpeggiando fra gli operatori del settore: a Mediaset qualcuno non ci dorme la notte; in Rai dicono che non è colpa loro, che se non ci fosse stata di mezzo l'imposizione dell'Unione europea…; al ministero rassicurano, non potendo fare altro. Il dubbio nasce dal fatto che, dopo infiniti rimandi, il digitale terrestre incontra più difficoltà del previsto e che, alla fine, rischia di rivelarsi per quello che è: una tecnologia obsoleta, costosa, limitata. Quello che l'ex ministro Gasparri presentava come il Paradiso terrestre delle comunicazioni pare ogni giorno di più un inferno. La messa in opera del Dtt è in sofferenza, come testimonia la Sardegna, dopo lo switch off di ottobre, lo spegnimento della tradizionale tv analogica e il passaggio coatto alla nuova tecnologia. In molte zone ci sono seri problemi di ricezione: non si vede ancora il nuovo ma non si vede più neanche il vecchio. Della nuova situazione ha approfittato Sky, aumentando il normale trend dei propri abbonamenti sull'isola. Che il passaggio da una tecnologia di vecchio tipo a una nuova comportasse una serie di problemi lo si sapeva, succede in tutti i campi. C'è molta confusione sui decoder (quelli comprati a minor prezzo non danno garanzie di affidabilità, alcuni non hanno nemmeno gli standard europei e quindi non riescono a captare le frequenze Vhf, su cui trasmette la Rai), la sintonizzazione dei canali non è impresa facile, molte antenne vanno sostituite o ripuntate e comunque liberate dei vecchi filtri. Nei centri urbani i risultati cominciano a dare i loro frutti e dove prima si vedevano 20 o 25 canali adesso se ne possono vedere 80, con una migliore qualità dell'immagine. Ma i veri problemi di fondo sono altri, due in particolare. La tecnologia del Dtt è una tecnologia pesante, ha bisogno di molti trasmettitori, più potenti e più capaci dei mille e mille vecchi tralicci con cui, in cinquant'anni di storia, la Rai è riuscita a «illuminare» l'intero Paese.

È vero, come sostiene qualcuno, che anche altri Paesi europei hanno avuto problemi nel passaggio dall'analogico al digitale ma nessun Paese europeo ha la struttura orografica dell'Italia. C'è tutto un fiorire di aneddoti e di leggende sulla straordinaria bravura dei tecnici Rai nel portare il segnale nelle più sperdute e inaccessibili zone delle valli alpine e della dorsale appenninica. Adesso il problema si ripropone, più grande ancora. Come dimostra appunto il caso dell'esperimento Sardegna. E quando, fra poco, toccherà alla Valle d'Aosta, al Piemonte, al Trentino, alla Campania cosa succederà? A fronte di questi intoppi, per altro prevedibili, c'è da registrare un'aggiunta importante: per mantenere attivi i trasmettitori ci vuole un enorme impiego di energia in un paese dove l'energia si compra a caro prezzo. Se si spegnessero tutti i trasmettitori si potrebbe tranquillamente alimentare una città, contribuendo a diminuire l'inquinamento elettromagnetico. Senza contare, al contrario, che il segnale via satellite ha bisogno di minore energia. Il secondo grande problema è questo: il Dtt è la conseguente evoluzione del segnale analogico; si pensava quindi, ragionevolmente, che il passaggio fosse più naturale, meno traumatico, specie in regioni pianeggianti. Con un semplice decoder l'utente trasforma il vecchio televisore in una macchina delle meraviglie. Il che è vero, ma solo in parte. Senza entrare troppo nello specifico, il Dtt è una tecnologia limitata, perché riesce a fornire un numero alto ma pur sempre contenuto di frequenze. Un esempio: in questo momento va in onda il Grande Fratello, un programma la cui caratteristica principale è che le telecamere nella casa romana sono accese 24 ore su 24. Su Sky c'è un canale apposito (Sky Show, 116) per vivere in diretta questa discussa esperienza. Il Dtt ne propone addirittura due, di canali: Extra1- Premium ed Extra 2-Premium. Il Dtt è più ricco del satellite? No, per niente. Su Sky Show c'è un tasto verde con cui si possono scegliere, senza cambiare canale, ben quattro inquadrature differenti, con i rispettivi sonori. Il Dtt, per fornire due inquadrature differenti, deve impiegare non uno ma due canali. Il Grande Fratello può apparire un esempio poco significativo («E chissenefrega di vedere il GF!») ma se noi ragioniamo sul futuro della tv le cose si complicano non poco. La tendenza in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti, è quella di offrire anche programmi in Alta Definizione. Che è uno strabiliante modo di vedere la tv in grado di cambiare radicalmente le nostre abitudini, non solo per lo sport o per il cinema.

Ma se, per ipotesi, si cercasse di portare l'HD sul Dtt i canali si ridurrebbero drasticamente, perché l'Alta Definizione occupa molto spazio. E poi non si era detto che l'etere bisognava riservarlo alla telefonia? L'Italia non è un paese cablato come gli Stati Uniti, o lo è solo parzialmente. A New York, con circa cento dollari al mese, ci si può collegare al cavo ed avere, contemporaneamente, i servizi televisivi (un'infinità di canali, a secondo del tipo di abbonamento) e quelli telefonici, compreso Internet. L'ideale per l'Italia sarebbe l'introduzione del WiFi, per poter usufruire dei vantaggi della Rete in ogni situazione, per facilitare l'integrazione fra televisore, pc e palmare. O la banda larga via satellite. C'è infine un problema di investimenti: impiantare il Dtt terrestre costa. Bisogna comprare nuove frequenze, bisogna alimentare i trasmettitori, bisogna programmare nuovi decoder interattivi, bisogna… ma in Rai non c'è una lira. Non a caso lo sviluppo del Dtt è asimmetrico, sia dal punto di vista tecnologico che da quello della programmazione. A parte il piccolo miracolo di Rai4, Mediaset è molto più avanti, è come se, paradossalmente, si dovesse tirare dietro il suo competitor (o presunto tale, visto che nel frattempo il posto è stato occupato da Sky). Mediaset sul Dtt ha tre ottimi canali (Mya, Joy e Steel) ma fatica a dare loro la visibilità che meritano. Quanto tempo ci vorrà ancora perché questi tre canali entrino nelle nostre abitudini visive? Per questo, l'invito a pranzo di Fiorello da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi va letto in maniera meno folcloristica di come è stato fatto. Per questo, Mediaset sta pensando di coinvolgere la Rai in una nuova avventura satellitare, Tivù Sat (48% Mediaset, 48% Rai, 4% La7). Eutelsat ha già pronto un satellite con nuovi trasponder, non bisognerà nemmeno spostare la parabola di Sky. A quel punto che fine farà il «vecchio» e costoso digitale terrestre?

Assicurazioni, crollano gli utili
Raccolta premi giù del 10%


ROMA - Crolla nei primi sei mesi del 2008 l'utile del comparto assicurativo italiano. Secondo i dati dell'Isvap, le imprese assicurative hanno conseguito un utile netto complessivo pari a 188,1 milioni di euro, con un crollo del 94,3% rispetto ai 3.287,5 milioni dello stesso periodo 2007, "sostanzialmente - spiega l'Isvap - a causa dello sfavorevole andamento dei mercati finanziari". In calo del 10,2% anche la raccolta premi.

Infatti i premi lordi contabilizzati nei rami vita e danni relativamente al portafoglio italiano ed estero, diretto e indiretto sono ammontati nei primi sei mesi dello scorso anno a 49.400,1 milioni di euro, con un calo del 10,2% rispetto allo stesso periodo del 2007.

A soffrire è stato soprattutto il ramo vita, la cui raccolta è ammontata a 29.220,6 milioni di euro (-15,9%). Con riferimento ai principali rami della gestione vita, la raccolta del ramo 'Assicurazioni sulla durata della vita umana', che è pari a 14.717,6 milioni di euro è cresciuta dell'1,7% rispetto al primo semestre 2007.

Tiene invece il ramo danni, con una raccolta premi di 18.836 milioni di euro, sostanzialmente stabile rispetto ai primi sei mesi del 2007 (+0,1%). All'interno del comparto danni, l'Isvap registra una diminuzione nel primo semestre del 2008 della raccolta del settore Rc auto. I premi contabilizzati dalle assicurazioni nel comparto sono ammontati a 9.306,2 miliardi, in calo del 2,7% rispetto ai primi sei mesi del 2007.

Per quanto riguarda l'utile, l'Isvap evidenzia che la gestione danni ha registrato un utile di periodo di 745,6 milioni di euro (contro 1.765,6 milioni di euro nel primo semestre 2007), mentre nella gestione vita si è rilevata una perdita di periodo di 557,5 milioni di euro (contro i 1.521,9 milioni di euro di utile nel primo semestre 2007).

Bce taglia i tassi dello 0,5%, ora sono al 2%
Trichet: turbolenze finanziarie più forti

Il presidente della Bce: significativo rallentamento dell'economia dei 16 che durerà a lungo

FRANCOFORTE (GERMANIA) - Colpo di scena. La Bce ha deciso con una mossa a sorpresa di tagliare i tassi dello 0,50%, portandoli al 2%, il minimo storico dalla nascita dell'euro. La Banca centrale europea ha anche deciso di tagliare i tassi sui depositi di un punto portandoli all'1%.

CALO - Nell’ultima riunione del 2008 la Bce aveva varato la più consistente riduzione dei tassi mai decisa in un colpo solo, 0,75 punti in meno che ha seguito altri due tagli, in entrambi i casi da mezzo punto percentuale.
 

 Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet (LaPresse)

Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet (LaPresse)

Lo scorso 8 ottobre, in reazione all’aggravarsi della crisi finanziaria - ora chiaramente estesa a tutta l’economia reale - la Fed, la Bce, la Bank of England e altre delle maggiori banche centrali mondiali avevano deciso un taglio simultaneo dei rispettivi tassi di riferimento per mezzo punto percentuale. Da allora hanno proseguito in ordine sparso. Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha proseguito a ridurli aggressivamente, fino ad azzerarli quasi del tutto, da alcune settimane mantiene una forchetta di fluttuazione simbolica tra zero e 0,25 punti. La scorsa settimana si è nuovamente mossa la Banca d’Inghilterra, anch’essa molto decisa in precedenza, con un taglio da mezzo punto che ha portato i tassi per la sterlina all’1,5 per cento, segnando un nuovo minimo sugli oltre tre secoli di storia di questa istituzione.

TRICHET - « Gli ultimi dati disponibili relativi ai mesi di novembre e dicembre indicano un ulteriore peggioramento dell'economia di Eurolandia. Le pressioni inflazionistiche di Eurolandia sono scese ulteriormente, anche se i rischi per la stabilità dei prezzi nel medio e lungo termine continuano ad essere bilanciati. Non è nostra intenzione ritrovarci in una trappola della liquidità» ha dichiarato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Le statistiche recenti indicano un «significativo rallentamento» per l'economia di Eurolandia dovuto ad una «intensificazione dell'instabilità finanziaria», e ciò «durerà per un periodo prolungato» ha spiegato Trichet. « «Le pressioni inflazionistiche sono diminuite» ha detto ancora il presidente della Bce secondo il quale però «i tassi d'inflazione fluttueranno fortemente» e «ci aspettiamo che l'inflazione riprenda a salire nel secondo semestre dell'anno».
Poi Trichet si è soffermato sulla possibilità di un ulteriore taglio dei tassi nei prossimi mesi: «Oggi i tassi sono al 2%. Non abbiamo mai detto che sia il limite e che non li ridurremo ulteriormente». Le stime diffuse in dicembre dalla Bce sulla crescita dell'eurozona sono «troppo ottimistiche» e, per quanto riguarda la crescita «saranno probabilmente sottoposte a una consistente revisione al ribasso in marzo», quando saranno diffuse le proiezioni aggiornate ha poi aggiunto Trichet.

 

Ing taglia 7000 posti di lavoro
Philips licenzierà 6000 dipendenti

Riduzioni di personale in tutto il mondo per il gruppo bancario e assicurativo e il big dell'elettronica

 

Un'immagine di una celebre campagna pubblicitaria della Ing (Archivio Corsera)

Un'immagine di una celebre campagna pubblicitaria della Ing (Archivio Corsera)

L'AJA (OLANDA) - Il gruppo bancario e assicurativo olandese Ing ha annunciato oggi per il 2009 il taglio di 7.000 posti di lavoro in tutto il mondo, nell’ambito di un piano di riduzione dei costi di un miliardo di euro. Stando ai risultati provvisori, nel 2008 il gruppo ha registrato una perdita netta di un miliardo di euro. Ing aveva ricevuto nel dicembre scorso un prestito di dieci miliardi di euro dal governo olandese.

 

PHILIPS - Tagli di personale in vista anche per il colosso dell'elettronica Philips, che licenzierà 6000 dipendenti in tutto il mondo. La ristrutturazione, ha aggiunto un portavoce, permetterà di risparmiare circa 400 milioni l'anno, a partire dal secondo semestre del 2009, e tutte le divisioni del gruppo verranno coinvolte. Nel 2008 Philips ha registrato una perdita netta di 186 milioni di euro, contro l'utile di 4,16 miliardi del 2007. I ricavi annui sono stati pari a 26,39 miliardi di euro, in calo dell'1,5% rispetto all'anno precedente. Nell'ultimo trimestre del 2008 Philips ha perso 1,5 miliardi di dollari.

CATERPILLAR - Cattive notizie per l'occupazione anche da oltreoceano dove sono in arrivo drastici tagli a Caterpillar, il colosso americano di veicoli industriali e per l’edilizia. Il gruppo ha annunciato che intende tagliare 20 mila posti la sua forza lavoro globale, ritrutturazioni necessarie a far fronte a un anno che si annuncia "molto difficile", secondo quanto riporta un comunicato, e in cui il gruppo prevede una contrazione del 20% sul fatturato.

SPRINT - Anche la compagnia telefonica Sprint Nextel ha annunciato il taglio di 8000 posti di lavoro.

THUN - Anche il rinomato marchio di porcellana ceca Thun, che ha la fabbrica di produzione a Karlovy Vary, licenzierà questa settimana 1.100 dei 1.800 dipendenti, secondo quanto annunciato dal direttore generale Vlastimil Argman. A suo dire, l'industria, che è in stato di crisi dal 10 dicembre, potrebbe essere salvata solo mettendola in vendita. Nonostante la dichiarazione di fallimento dal 10 dicembre, la produzione nell'impianto andrà avanti fino a fine a marzo.

Le Borse chiudono in calo
Mibtel -1,78 per cento

Wall Street in rally con il Dow Jones che chiude a +3,46 per cento
di VITTORIA PULEDDA

Le Borse chiudono in calo Mibtel -1,78 per cento


MILANO - Giornata sull'ottovolante per le Borse europee. Dopo un'apertura in deciso calo (ad un paio d'ore dall'avvio le perdite erano superiori ai due punti percentuali) le cose sono sembrate migliorare in corrispondenza peraltro con i primi segnali della pre-apertura positiva a Wall Street: gli indici hanno così ritrovato il segno positivo, in particolare Francoforte, su dell'1,5% (mentre Piazza Affari ha giocato tutta la seduta con la maglia nera e anche nel momento migliore ha limitato le perdite allo 0,8%). Ma poi, con il passare delle ore, è tornato a prevalere il pessimismo e la chiusura in Europa è stata contrastata: più 0,5% Francoforte, meno 0,77 Londra, meno 0,67 Parigi e soprattutto meno 1,78% il Mibtel, che si conferma così il peggior listino nel Vecchio Continente. In controtendenza invece Wall Street che dopo il calo pesante della seduta precedente ha chiuso con il Dow Jones a +3,46% e il Nasdaq a +4,42%.

Il minimo comun denominatore di quest'ennesima giornata difficile è stata la crisi delle banche: a partire da Barclays, di cui il mercato teme la completa nazionalizzazione, e che ha vissuto buona parte della seduta in calo di oltre il 30% (anche se poi nell'ultima mezz'ora ha limitato i danni ad un meno 9,33%); in buona compagnia, del resto, con l'altra banca britannica Lloyds, che ha ceduto il 31%, mentre la Royal Bank of Scotland ha vissuto tutta la seduta in forte rialzo, toccando guadagni superiori anche al 20%. Sorte contrastata ma alla fine bilancio positivo anche per Bnp Paribas (che il giorno prima aveva perso nettamente terreno), mentre la svizzera Ubs ha guadagnato l'11%.
Giornata difficile anche per le banche italiane: partite in fortissimo calo, Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno concluso gli scambi in maniera contrastata, poco lontano dalla parità la prima (meno 0,67%) in forte calo la seconda (meno 5,26) mentre Mps ha perso il 3,5% e Ubi è rimasta al palo (invariata). In rialzo invece Bpm (più 1,33%) e Banco Popolare (più 3,28%): l'istituto ha dimezzato i guadagni rispetto ai massimi della giornata, sull'onda delle voci speculative - ancora una volta seccamente smentite - di possibili accordi e sulle dichiarazioni rassicurati del neo-ad Saviotti.

Il titolo migliore della giornata è stato invece Fondiaria; sul versante opposto Lottomatica (meno 6,8%) e Mediaset (meno 5,46%) mentre fuori dal listino dei titoli a maggior capitalizzazione Tiscali ha perso l'8,5 nel giorno in cui ha annunciato il piano di razionalizzazione (meno 2,4% Telecom). Positiva, ma ancora sotto i 5 euro, Fiat (più 0,68%).

 

SHELL: IN ROSSO DI 2,8 MILIARDI DOLLARI NEL 4* TRIMESTRE

Il colosso petrolifero anglo-olandese Shell annuncia una perdita netta di 2,8 miliardi di dollari nel quarto trimestre, a fronte di un utile di 8,47 miliardi di dollari nello stesso periodo dell'anno scorso. Il calo dei profitti e' legato alla discesa del prezzo del petrolio. Nel 2008 gli utili netti calano del 16% a 26,28 miliardi di dollari. L'amministratore delegato della Shell Jeroen van der Veer considera "soddisfacenti" i risultati del quarto trimestre, anche in considerazione "delle pressioni sulla domanda di petrolio e di gas dovute all'indebolimento dell'economia globale". E fa sapere che la sociata' intende pagare dividendi "competitivi e progressivi". nel quarto trimestre, con l'esclusione degli oneri per i valori delle scorte, la Shell registra un utile in calo del 28% a 4,79 miliardi di dollari, mentre nel 2008 registra un profitto in crescita del 14% a 31,37 miliardi di dollari.

Auto, l'allarme di Marchionne
«In Italia 60 mila posti a rischio». Solo 24 ore prima aveva dichiarato di aver preso il 35% di Chrysler....

Banca Intesa valuta prestito a Fiat, si parla di finanziamento da 3 miliardi di euro
Il governo pensa a incentivi per la rottamazione per una cifra dai 300 ai 400 milioni

Auto, vertice su aiuti a Palazzo Chigi
Marcegaglia: a rischio 300mila posti

Scajola: "Pacchetto entro dieci giorni". Epifani: "Non si può perdere tempo"
Montezemolo: "La situazione non è rosea, servono decisioni chiare e rapide"

Auto, vertice su aiuti a Palazzo Chigi Marcegaglia: a rischio 300mila posti


ROMA - Nuovo round di discussione oggi per gli aiuti al settore auto. Dopo l'incontro di ieri sera tra il governo e i vertici del Gruppo Fiat, a Palazzo Chigi si discute delle misure da prendere e la Borsa scommette sul risultato positivo, regalando in chiusura al titolo dell'azienda torinese un +6,8%.

Scajola smentisce le cifre. Il governo è pronto a mettere sul tavolo, secondo indiscrezioni, un pacchetto che prevederebbe incentivi per la rottamazione per un totale di circa 300 milioni di euro. La somma potrebbe tuttavia essere rivista al rialzo fino a 400 milioni, anche se il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola getta acqua sul fuoco: "Le cifre non corrispondono a quello che vogliamo fare che corrisponde a provvedimenti incisivi ma compatibili con la finanza del nostro paese". Si parla soprattutto di rottamazione per incentivare l'acquisto di auto ecologiche Euro 4 e Euro 5 in sostituzione di vetture Euro 0, 1 e 2.

Ancora 10 giorni. A Palazzo Chigi, il governo annuncia alle parti sociali che entro dieci giorni l'esecutivo varerà un pacchetto di incentivi per fronteggiare la crisi del settore. L'impegno dell'esecutivo, avrebbe precisato Scajola, è su "misure per il rinnovo del parco circolante collegate all'ambiente e misure di sostegno all'innovazione".

Il ruolo delle Regioni. Per conoscere la disponibilità delle risorse che verranno messe in campo per l'auto, chiarisce alla fine del vertice il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, bisognerà attendere la prossima riunione tra governo e parti sociali. Il leader della Cgil Guglielmo Epifani precisa che prima di varare provvedimenti sugli ammortizzatori sociali e sull'auto, l'esecutivo attende l'esito del tavolo con le Regioni. Ma il tempo stringe. "I nodi vengono al pettine - aggiunge Epifani - quello che si è voluto negare prima ora è evidente", e la situazione occupazionale "sta diventando veramente pesante. Non c'è tempo da perdere".

L'idea Banca Intesa. Intanto emergono indiscrezioni sul possibile contributo di alcune banche. "Stiamo lavorando con loro sul prestito. Cifre non ne faccio", conferma da Davos l'amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulla possibilità di un finanziamento da parte delle banche alla Fiat. Secondo le voci arrivate alla stampa Unicredit, Banca Intesa e Bnp Paribas starebbero preparando un prestito da circa tre miliardi di euro.

Disoccupazione in agguato. La crisi nel settore e nell'indotto, secondo il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, rischia di mettere in pericolo fino a 300 mila posti di lavoro sul totale di una filiera di un milione di addetti. La previsione, fatta al vertice a Palazzo Chigi, si riferisce all'eventualità di un calo degli ordinativi del 60% nel primo trimestre dell'anno. La situazione dell'industria automobilistica, rincara il presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, è "molto, molto, difficile in Italia" e "le prospettive per il futuro non sono certo rosee". "Questa situazione di indecisione - aggiunge - è molto dannosa per il mercato. Quello che ci interessa è che ci siano decisioni chiare e rapide".

Veltroni contro gli annunci. "Con le voci di annunci di incentivi - denuncia invece il segretario del Pd Walter Veltroni - si blocca il mercato perché nessun italiano si compra la macchina se pensa che un mese dopo scattano gli incentivi. Il governo la deve smettere con gli incentivi e prendere decisioni nell'interesse del Paese".

Sciopero a Mirafiori. La giornata fa registrare anche uno sciopero del lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori, dalle 15 alle 17, "contro il rischio della chiusura di stabilimenti e di licenziamenti". Con un corteo attraverso la fabbrica. "Non ci faremo chiudere dagli spiccioli di Tremonti, la Fiat mantenga la produzione in Italia", commenta il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo.

«È reale il pericolo che 60 mila lavoratori restino a casa senza un intervento del governo»

 

Sergio Marchionne (LaPresse)

Sergio Marchionne (LaPresse)

TORINO - A due giorni dal tavolo sulla crisi del settore automobilistico in programma a palazzo Chigi tra Governo, imprese del settore e sindacati (Fiom, Fim, Uilm e Fismic), l'ad di Fiat Sergio Marchionne conferma i timori espressi dai sindacati e lancia l'allarme: «Il rischio che 60.000 lavoratori del comparto auto, in Italia, restino a casa, se non ci sarà un intervento del governo, è reale» ha detto l'amministratore delegato del Lingotto. Marchionne ha parlato entrando all'Unione Industriale dove si tiene la riunione del consiglio direttivo sulla crisi economica.

Berlino, 6 gen.2009  - E' morto suicida il miliardario tedesco Adolfo Merkel, 74 anni, ritrovato lungo i binari ferroviari dopo essere stato travolto da un treno. La conferma e' venuta dalla famiglia di Merkel, a capo di uno dei patrimoni piu' consistenti del mondo, ma negli ultimi tempi vittima di una grave crisi finanziaria che lo aveva costretto ad aprire serrate trattative con le banche per evitare il fallimento.

Bce taglia i tassi dello 0,5%, ora sono al 2%
Trichet: turbolenze finanziarie più forti

Il presidente della Bce: significativo rallentamento dell'economia dei 16 che durerà a lungo

FRANCOFORTE (GERMANIA) - Colpo di scena. La Bce ha deciso con una mossa a sorpresa di tagliare i tassi dello 0,50%, portandoli al 2%, il minimo storico dalla nascita dell'euro. La Banca centrale europea ha anche deciso di tagliare i tassi sui depositi di un punto portandoli all'1%.

CALO - Nell’ultima riunione del 2008 la Bce aveva varato la più consistente riduzione dei tassi mai decisa in un colpo solo, 0,75 punti in meno che ha seguito altri due tagli, in entrambi i casi da mezzo punto percentuale.
 

 Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet (LaPresse)

Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet (LaPresse)

Lo scorso 8 ottobre, in reazione all’aggravarsi della crisi finanziaria - ora chiaramente estesa a tutta l’economia reale - la Fed, la Bce, la Bank of England e altre delle maggiori banche centrali mondiali avevano deciso un taglio simultaneo dei rispettivi tassi di riferimento per mezzo punto percentuale. Da allora hanno proseguito in ordine sparso. Negli Stati Uniti la Federal Reserve ha proseguito a ridurli aggressivamente, fino ad azzerarli quasi del tutto, da alcune settimane mantiene una forchetta di fluttuazione simbolica tra zero e 0,25 punti. La scorsa settimana si è nuovamente mossa la Banca d’Inghilterra, anch’essa molto decisa in precedenza, con un taglio da mezzo punto che ha portato i tassi per la sterlina all’1,5 per cento, segnando un nuovo minimo sugli oltre tre secoli di storia di questa istituzione.

 

TRICHET - « Gli ultimi dati disponibili relativi ai mesi di novembre e dicembre indicano un ulteriore peggioramento dell'economia di Eurolandia. Le pressioni inflazionistiche di Eurolandia sono scese ulteriormente, anche se i rischi per la stabilità dei prezzi nel medio e lungo termine continuano ad essere bilanciati. Non è nostra intenzione ritrovarci in una trappola della liquidità» ha dichiarato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Le statistiche recenti indicano un «significativo rallentamento» per l'economia di Eurolandia dovuto ad una «intensificazione dell'instabilità finanziaria», e ciò «durerà per un periodo prolungato» ha spiegato Trichet. « «Le pressioni inflazionistiche sono diminuite» ha detto ancora il presidente della Bce secondo il quale però «i tassi d'inflazione fluttueranno fortemente» e «ci aspettiamo che l'inflazione riprenda a salire nel secondo semestre dell'anno».
Poi Trichet si è soffermato sulla possibilità di un ulteriore taglio dei tassi nei prossimi mesi: «Oggi i tassi sono al 2%. Non abbiamo mai detto che sia il limite e che non li ridurremo ulteriormente». Le stime diffuse in dicembre dalla Bce sulla crescita dell'eurozona sono «troppo ottimistiche» e, per quanto riguarda la crescita «saranno probabilmente sottoposte a una consistente revisione al ribasso in marzo», quando saranno diffuse le proiezioni aggiornate ha poi aggiunto Trichet.

Quei barili di petrolio in giro per il mondo

Centinaia di superpetroliere non scaricano più il loro carico in attesa che il prezzo del greggio torni a salire

WASHINGTON (USA) - Mentre l’Italia e buona parte dell’Europa rischiano di rimanere senza il gas e il petrolio russi a causa delle vertenze tra il Cremino e l’Ucraina, circa 35 superpetroliere e altre petroliere più piccole con oltre 80 milioni di barili di greggio a bordo si aggirano dallo Oceano indiano al Golfo del Messico senza attraccare mai, o stanno all’ancora senza scaricarlo. Sono in attesa che il prezzo del petrolio, precipitato in un anno da quasi 150 dollari a meno di 40 dollari al barile, torni ad aumentare.

FLOTTA - Ma la flotta fantasma, che a volte rischia l’attacco dei pirati, come accadde giorni fa alla petroliera saudita in Somalia, è solo la punta dell’iceberg.

Petroliere a Singapore (Reuters)

Petroliere a Singapore (Reuters)

Col calo dei consumi di greggio causato dalla prima crisi economica globale, è scattata la corsa allo stoccaggio, nella speranza di futuri colossali profitti: complessivamente, ben 327 milioni di barili di greggio giacciono inutilizzati in tutto il mondo, in particolare negli Stati uniti. Ad attirare l’attenzione sulle manovre delle nazioni e compagnie petrolifere sono stati il giornale International Herald tribune e l’agenzia Bloomberg. Stando al primo, il Paese che tiene le maggiori quantità di greggio ferme nelle sue petroliere, almeno 15, sarebbe l’Iran. E stando al secondo, tra le “sorelle” del petrolio che fanno la stessa cosa si troverebbe la Royal Dutch Shell, che disporrebbe di due superpetroliere, la Leander e la Eliza. L’International Herald tribune ha citato Adam Sieminski, un esperto della Deutsche bank, secondo cui lo stoccaggio costerebbe circa 10 dollari all’anno al barile: se nel frattempo il prezzo del barile salisse da 40 a 60 dollari, ha notato l’esperto, l’attesa frutterebbe enormi profitti. L’agenzia Bloomberg ha fatto un calcolo analogo: con una spesa di 1,12 dollari al barile si può tenere una superpetroliera in giro sugli oceani per un mese, e guadagnarci molto. Manovre del genere non sono nuove, la novità sta nel crescente ricorso alle superpetroliere, anche da parte di grandi banche e altre intermediarie: la Bloomberg fa i nomi di Citigroup e della Morgan Stanley, a esempio. E grazie ai tagli apportati alla produzione del greggio dai signori del petrolio è possibile che siano coronate da successo. Ma è una speculazione che minaccia di danneggiare l’economia, dalle fabbriche ai trasporti, e i cittadini, e ritardare la ripresa globale. Non a caso Daniel Yergin, forse il massimo esperto americano, chiede che il prezzo del petrolio venga stabilizzato al più presto. E il presidente eletto Obama si impegna allo sviluppo di fonti alternative di energia, in modo da liberare l’America dalla schiavitù del greggio straniero.

Borse: Piazze Affari peggiore in Europa

Il Mibtel chiude a -1,98%, cedono i titoli bancari, Pirelli e Fiat. Bene Fastweb, Snam, Parmalat e Finmeccanica...

Borse, chiusure disastrose
Perdite oltre il 5%, Milano -3,16

A metà mattina non regge il rialzo iniziale: quasi tutte le piazze europee in negativo. Nel pomeriggio il ribasso assume dimensioni notevoli e le perdite aumentano fino alla fine. Vendite al dettaglio Usa in calo più delle attese (14 gennaio 2009)

Borse, chiusure disastrose Perdite oltre il 5%, Milano -3,16


MILANO - Le Borse mondiali concludono sui minimi una seduta che sembra una riedizione delle peggiori viste nel 2008: dati macroeconomici negativi e previsioni fosche sulla crescita planetaria, bilanci bancari affondati dalle svalutazioni su crediti e titoli, vendite generalizzate. In questo clima, l'elemento scatenante, è la diffusione del dato americano sulle vendite al dettaglio, inferiori alle attese degli analisti. Il risultato, a Piazza Affari, è un calo progressivo degli indici dopo un avvio in denaro, fino alla chiusura in rosso del 3,16% per il Mibtel e del 3,56% per l'S&p/Mib. Strumento che, come prevedibile, da fine marzo sarà sostituito da un identico indice denominato Ftse/Mib, e distribuito dallo stesso gruppo da cui la Borsa milanese è stata incorporata lo scorso anno. Gli scambi sono inferiori a un controvalore di 2 miliardi di euro, nella media del periodo.

Va peggio, comunque, nel resto d'Europa, con Londra giù di oltre il 5% e quasi tutte le altre fra il 4 e il 5. Solo Bruxelles e Zurigo riescono a contenere le perdite sotto il 4%.

Mentre l'Europa conclude la seduta Wall Street accentua il ribasso iniziale e scende del 3,2% con il Dow Jones e del 3,54 con l'S&P. La notizia sulla drastica cura messa in cantiere da Citigroup è stata seguita dal dato sulle scorte delle aziende, in calo dello 0,7% a novembre mentre gli analisti avevano previsto un -0,5. Oltre a pesare sulle Borse, questo dato, insieme a quello sull'aumento delle scorte di greggio e di benzina, ha provocato un ulteriore calo del prezzo del petrolio, sceso a 36,51 dollari al barile.

Sono i tanti titoli finanziari del listino milanese a deprimerlo, ma non più di quanto avviene nel resto d'Europa, dove l'indice Dj Eurostoxx dei 600 principali valori cede il 4%. I dati choc di Deutsche Bank (meno 9%), che ha fornito un preliminare d'esercizio in perdita netta di 3,9 miliardi di euro dopo ingenti svalutazioni, si sommano alle reazioni al nuovo accordo di questa con Postbank (meno 18%). La rivale Barclays ha tagliato 2mila posti di lavoro, le banche americane marciano in pesante ribasso, guidate da Citigroup che scende a due cifre percentuali, alle prese con alcune dismissioni e con la scissione di attività problematiche che potrebbero valere ben 600 miliardi di dollari e Hsbc che per Morgan Stanley avrà presto bisogno di ricapitalizzare per 30 miliardi di dollari.

A Milano, i bancari sono i peggiori della lista: Unicredit perde circa il 7%, idem Banco Popolare, Ubi Banca si ferma a meno 5%, Mps scende del 3,7%. Perde quasi l'8% Italcementi, che soffre per il crollo della rivale tedesca Heidelberg. Anche Buzzi Unicem va giù di quasi il 6%. Male gli industriali in blocco, da Pirelli a Fiat, e sono allineati agli indici anche gli energetici, con Eni in calo del 3,3%, Saipem del 4%, Enel del 2,5%. Pochissimi i titoli controtendenza, concentrati tra i difensivi: Edison, Snam Rete Gas, Terna, che resistono in positivo.

 

MILANO - Tutte in calo le Borse europee sulla scia di Tokyo (-4,79%) con Piazza Affari maglia nera, mentre a Wall Street l'indice Dow Jones ha chiuso con -0,25% e il Nasdaq +0,46%.

 

EUROPA - A Milano l'indice Mibtel ha terminato con un calo dell'1,98%, mentre l'S&P/Mib ha ceduto il 2,29%. Poco meglio Francoforte (-1,75%), Parigi (-1,49%) e Londra (-1,20%). A Milano pesanti i titoli bancari, con Banco Popolare -5,09%, Credem -7,7% e Banca Mps -4,63%. Cade anche Pirelli il 4,63%. Perde Fiat (-1,47%), dopo le dimissioni del responsabile marketing del gruppo e amministratore delegato di Alfa Romeo e Abarth Luca De Meo. In controtendenza Fastweb (+1,8%), Snam Rete Gas (+1,7%), Parmalat (+1,3%) e Finmeccanica (+1,1%).

TOKYO - La Borsa di Tokyo chiude gli scambi in forte ribasso con un tonfo del 4,79%, in scia alle perdite di lunedì a Wall Street, al sensibile apprezzamento dello yen sul dollaro che sfavorisce i grandi esportatori nipponici, e alle nuove negative notizie su colossi come Sony e Toshiba. L'indice Nikkei scende a 8.413,91 punti, 422,89 in meno della chiusura di venerdì. Gli investitori appaiono preoccupati per il livello elevato a cui viene trattato lo yen e per le stime su risultati negativi di Sony e delle altre società legate all'export. Secondo il quotidiano Nikkei, Sony si aspetta a fine marzo una perdita operativa annuale di 100 miliardi di yen (830 milioni di euro) per la prima volta dal 1995.

Rinascente, record d'incassi
«Ma sono in calo i volontari»

Shopping contro la crisi: circa due milioni di incasso per il grande magazzino del centro

Folla in centro (Tam Tam)

Folla in centro (Tam Tam)

MILANO - Crisi. Crollo. Recessione. Tutto vero, quando si tratta di fare del bene: quest'anno a Milano, oltre ai soldi mancano anche i volontari. Per il resto, e cioè i consumi, sono alti e bassi: in difficoltà i piccoli negozi, in ripresa le grandi catene. Con addirittura un record: sabato sera la Rinascente ha registrato l'incasso più alto della sua storia, intorno ai due milioni di euro in un solo giorno. Oltre 50 mila ingressi dalle 9.30 alle 22 (come ieri, del resto), le casse piene (ma la cifra esatta è top secret) e coda fin dal primo mattino. «È vero, è andata benissimo — ammette quasi imbarazzata Sonia Burgazzi, direttrice dello storico grande magazzino in corso Vittorio Emanuele — : il segreto sta nell'offrire alla clientela un'amplissima varietà di prodotti e di prezzi». Contraddizioni del Natale milanese: mentre sale il volume degli acquisti, scende il numero di chi, durante le feste, sceglie di dedicarsi agli altri. Secondo l'Osservatorio di Milano, negli ospizi, nelle mense dei poveri e sulle ambulanze i volontari sono circa il 30-40 per cento in meno rispetto al 2007. Solidarietà in crisi. Come al Naga, l'ambulatorio medico per immigrati e senza dimora di via Zamenhof che per le prossime due settimane ha deciso di chiudere i battenti. Spiegazione: «Non siamo riusciti a garantire una disponibilità sufficiente da parte dei medici ». Conclusione serafica: «Riapriremo dopo l'Epifania». Al centro Caritas Salesiani di Sesto San Giovanni la preoccupazione si avverte un po' di più : «Disponiamo di cinque auto e pochi autisti: abbiamo bisogno di personale. Con urgenza».Anche l'«Aggiungi un posto a tavola» di Massimo Todisco (famiglie che accolgono in casa i più bisognosi per il pranzo del 25) registra una diminuzione consistente delle adesioni. Come la Croce Verde di pubblica assistenza, da tempo a caccia di volontari disposti a prestare servizio in ambulanza. Il presidente, Sergio Falcone, sospira: «La colpa? Del precariato e dei troppi impegni».

Crescono le grandi mega catene e CRESCE LA RICCHEZZA della popolazione:

"Vi racconto il mio Natale
in cassa integrazione"

di PAOLO GRISERI

"Vi racconto il mio Natale in cassa integrazione"

Quando Laura chiama, cade subito la linea. Il telefono fa un solo squillo, il tempo di un'unica vibrazione. Poi torna silenzioso. Allora Giuseppe sorride e chiama Laura. Così la ricarica di lei dura di più: "Capita - dice lui - che metto nel suo telefono dieci euro ad agosto. Poi può succedere a giugno dell'anno successivo. Perché non devi mai far passare dodici mesi senza mettere almeno dieci euro. Se no il numero si blocca". Laura osserva il marito che racconta i trucchi del povero. È pensierosa. Parla poco: "Non mi piace che gli altri sappiano".
Come si vive con 600 euro al mese? Si vive in una casa con pochi mobili e i muri che un tempo sono stati bianchi: "Per ritinteggiarli, togliere quelle macchie nere sopra i termosifoni, bisogna aspettare tempi migliori". Il tempo presente è fatto di calcoli che non tornano. Prendiamo l'affitto: 425 euro per due camere e cucina in una zona non periferica. Non molto. Troppo per la famiglia di Giuseppe. Perché con le spese si arriva a 475 euro medi al mese e già a questo punto ne resterebbero solo 125 per vivere in tre trenta giorni. Ma siamo solo all'inizio del calcolo. Le bollette si portano via un'altra fetta: 55-60 euro per luce e gas. Si tira sui consumi: "Abbiamo il boiler elettrico. Lo accendiamo solo di notte perché dicono che così si spende meno". Ma il vero spauracchio è il riscaldamento: "Eh, su quello c'è poco da fare. Quando vedo la bolletta nella buca mi prende l'ansia. Non dipende da noi. C'è il teleriscaldamento, non possiamo risparmiare. Ci sono mesi che arrivano bollette enormi, anche 180 euro. Per fortuna non è sempre così. A ottobre, ad esempio, è arrivata da 35 euro". Con le bollette se ne vanno in tutto 95 euro. Ne restano trenta per dar da mangiare e per vestire tre persone.

A questo punto lasci cadere la penna e guardi Giuseppe negli occhi: "Diciamolo, è impossibile". Certo che è impossibile. Laura annuisce, la piccola Simona nasconde la testa tra le braccia abbandonate sul tavolo. E si spera che lo faccia perché ha sonno. Chi fa quadrare i conti in questa famiglia? "Mia madre. È vedova, ha 61 anni e la pensione di reversibilità di mio padre. È vero che si tiene in casa mio fratello ma ogni mese le arrivano 1.000 euro. Così certe volte ci troviamo al supermercato. Mettiamo le cose nel carrello. Poi, arrivati alla cassa, lei mi dice: ?Passa, faccio io'".
Non bisogna immaginare che il carrello della mamma, la signora Teresa, sia stracolmo come quelli della pubblicità. Per Giuseppe e Laura la spesa la fa un particolare personal shopper: "Il volantino, quello che ti mettono nelle buche. È fondamentale. Serve per approfittare dell'offerta del momento e anche per scegliere il supermercato. Che non è sempre lo stesso. In certe settimane conviene comperare la pasta da una parte e la bottiglia di pomodoro dall'altra". Non c'è volantino che riesca a superare certi vincoli del mercato: "La pasta è sempre l'alimento più conveniente. Certe volte con un euro riesci a portarne a casa due pacchi da mezzo chilo". E la carne? "Beh, quella non possiamo permettercela". È un lusso, come dare il bianco alle pareti. Come fate con la bambina? "Ci pensa mia mamma. Prepara la bistecca quando andiamo a mangiare da lei o ce la compera quando ci incontriamo al supermercato". I cassintegrati italiani sono in pauroso aumento. Il 20 per cento in più nel quarto trimestre 2008, secondo le stime della Cgil. Nelle tabelle non compaiono le persone ma i milioni di ore di cassa. Dietro quelle cifre ci sono 1.300 aziende in cassa integrazione straordinaria e centinaia di migliaia di italiani che fanno la vita di Giuseppe. Solo in Fiat i cassintegrati sono 50 mila. La differenza, si spera, è nella durata. Perché a 700-800 euro puoi sopravvivere per due-tre mesi al massimo. Poi devi sperare nella pensione della nonna. Precipitare da una vita di dignitosi sacrifici alla disperazione è un attimo. Quando lavorava in fabbrica Giuseppe guadagnava 1.200 euro. A questi si dovevano aggiungere i 135 di assegni familiari perché Laura, sua moglie, è disoccupata. In tutto 1.335 euro. Ma con la cassa, anche quando l'Inps si deciderà a pagare, il salario scenderà a 750 euro, che con gli assegni diventeranno 885. Nel passaggio dal lavoro alla cassa la perdita netta è di 450 euro, un terzo della busta paga complessiva.
In queste condizioni per Giuseppe e chi vive come lui l'unica alternativa alla paghetta della mamma pensionata è il lavoro clandestino. Chi è in cassa integrazione non può svolgere altre attività: "Rischiamo il licenziamento". Finora i tentativi di Laura sono andati a vuoto: "Una mattina - dice il marito - l'ho accompagnata a un colloquio al Bennet qui sotto casa. Cercavano commesse. Ci speravamo. Nelle nostre condizioni 5-600 euro in più al mese avrebbero fatto comodo. Quando è uscita ha raccontato: ?Mi hanno fatto un po' di domande e poi mi hanno detto: ?Le faremo sapere'. Allora io le ho risposto di mettersi l'anima in pace. Quando dicono così è perché non ti prenderanno mai". Trovare lavoro, anche in nero non è semplice: "La crisi c'è per tutti, anche per i clandestini". E accettare un impiego provvisorio può essere rischioso: "Ho risposto all'annuncio di un'agenzia interinale. Mi offrivano uno stipendio dignitoso ma ho rifiutato perché era un lavoro precario. Per accettare avrei dovuto rinunciare al posto alla Bertone. Non posso permettermi il lusso di rimanere senza busta paga". Così l'unico introito extra sono i sussidi straordinari. Vanno bene tutti: quelli della Regione, che in Piemonte è in mano al centrosinistra, e quelli del governo di Berlusconi. Si partecipa ai bandi e si spera di vincere la lotteria: "Certe volte ti dicono che hai i requisiti ma che siccome hai già preso l'assegno l'anno precedente finisci in coda agli altri quello successivo". Se fosse per i requisiti, Giuseppe vincerebbe sempre: "Ho un reddito Isee di 9.800 euro. La soglia per partecipare è di 17.000. Straccio tutti". Si ride per non piangere nell'alloggio del quartiere di Santa Rita. Impressiona il fatto che la povertà abiti qui, in una zona di media borghesia e non solo nei palazzoni delle periferie. Impressiona il fatto che tra queste mura si sia dovuto aspettare il bonus della Regione (3.100 euro) per regalare a Simona la cameretta nuova. Nel discorso finale, quella specie di confessione che Giuseppe fa, solo, in fondo alle scale del condominio, c'è posto per l'ultima rivelazione: "Oggi sono contento. Ho sentito mia sorella al telefono. Ha promesso che mi passa 100 euro per i regali alla bambina. Così Babbo Natale arriverà anche per Simona
COSì COME E' ARRIVATO PER TANZI:Crac Parmalat, dieci anni a Tanzi. I giudici del tribunale di Milano hanno assolto gli altri imputati, condannando solo l'ex patron

Calisto Tanzi (Ansa)

Calisto Tanzi (Ansa)

MILANO - I giudici del tribunale di Milano hanno condannato a dieci anni di reclusione Calisto Tanzi per la vicenda del crac Parmalat. Il pm aveva chiesto tredici anni. L'ex patron dell'azienda di Collecchio, era imputato insieme ad altre otto, tra persone fisiche e società, per aggiotaggio, falso dei revisori e ostacolo alla Consob. Alla fine del 2003 Parmalat crollò sotto il peso di un buco da oltre 14 miliardi di euro, trascinando nel baratro oltre 100.000 risparmiatori che avevano sottoscritto obbligazioni del gruppo. ASSOLTI GLI ALTRI IMPUTATI - I giudici che hanno condannato Tanzi hanno assolto sette degli altri otto imputati. Tra gli assolti ci sono gli uomini di Bank of America Luca Sala, Antonio Luzi e Louis Moncada e i consiglieri di amministrazione indipendente Paolo Sciumè, Luciano Spilingardi, Enrico Barachini e Giovanni Bonici, ex responsabile di Parmalat Venezuela. All'ottavo imputato, la società Italaudit (ex Grant Thornton), è stata invece comminata una multa. «UNICO RESPONSABILE» - «Prendo atto che l'unico responsabile è evidentemente Calisto Tanzi» ha detto il legale difensore di dell'ex numero uno di Collecchio dopo la sentenza. Ma è presto per parlare di un ricorso in appello: «Prima - ha detto l'avvocato Giampiero Biancolella - dobbiamo leggere i motivi di questa sentenza».BANK OF AMERICA - Calisto Tanzi, dovrà risarcire Bank of America con 80mila euro. È questa una delle decisioni più sorprendenti contenute nella sentenza con cui il tribunale di Milano ha condannato solamente Tanzi a 10 anni di reclusione, assolvendo tutti gli altri imputati e dichiarando che Bank of America non deve essere sanzionata come responsabile civile e non dovrà versare un euro ai risparmiatori. «Siamo molto felici e la consideriamo una sentenza giusta e rispettosa del diritto» ha affermato Jacopo Pensa, legale di Antonio Luzi, ex dipendente di Bank of America, assolto. A un cronista che gli chiedeva se è possibile che Tanzi sia l'unico responsabile, l'avvocato ha risposto: «Può essere così, ma certamente se l'ha fatto con altri, non l'ha fatto con chi è stato assolto questa sera». «CONFERMATO L'IMPIANTO ACCUSATORIO» - Non sembra turbato dalla sentenza del Tribunale di Milano, che ha condannato il solo Calisto Tanzi e ha assolto gli altri imputati, il procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco, il quale analizza la situazione nella sua complessità e ricorda come su 29 imputati complessivi almeno una ventina siano stati condannati o abbiano patteggiato. «Per quanto riguarda il capo d'imputazione riguardante Bank of America - spiega il procuratore aggiunto - è stata riconosciuta la prescrizione, peraltro modificata a seguito della legge Cirielli». Pertanto, per il magistrato, «l'impianto dell'inchiesta rimane confermato». Impugnerete la sentenza? «Vedremo le motivazioni e decideremo».

PATTEGGIAMENTI - I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano, chiamati anche a decidere se accogliere o meno le richieste di patteggiamento già concordate con la Procura, hanno respinto una richiesta di patteggiamento presentata da due imputati: Maurizio Bianchi e Lorenzo Penca ritenendo la pena patteggiata non congrua e disponendo quindi la separazione delle loro posizioni. Per un'altra decina di imputati è stata invece accolta la richiesta di patteggiamento a pene che vanno dai 5 mesi e 10 giorni ai 2 mesi.

Disastroso avvio della propagandata Alta Velocità Italiota:564 milioni di euro di sperperi....

Il Pirellone: «Disagi , pronti
a fermare Freccia Rossa»

Il Pirellone: «Così non va, siamo pronti a fermare  Freccia Rossa»

Il governatore lombardo Formigoni: «Così non funziona». L'assessore Cattaneo: azioni clamorose

 

Beppe Grillo aveva portato avanti la campagna per la chiusura del finanziamento pubblico ai giornali. Dal V2 Day del 25 aprile 2008 era stata realizzata la raccolta firme per un referendum specifico...Sudameris Tremotrix ha successivamente deciso di accogliere tale grido di protesta,ma a modo suo, una volta stravinte le elezioni bulgare italiote:ovvero togliendo ai piccoli per dare ai super ricchi.Ecco a voi i particolari:"

Dopo la cancellazione per legge del «diritto soggettivo» e i tagli della Finanziaria, il governo vara un regolamento per ciò che resta dei finanziamenti pubblici all'editoria non profit. Norme aleatorie e vincolate alla «variabilità» dei bilanci. La stampa libera perde cittadinanza e diventa suddita

Giancarlo Aresta

 

Mercoledì 17 settembre è stato presentata alle associazioni degli editori, ai sindacati e alle organizzazioni del settore una bozza del Regolamento, che - sulla base dell'art. 44 del Decreto Tremonti - definisce i nuovi criteri di erogazione dei contributi sia diretti che indiretti all'editoria. Erano presenti il sottosegretario con delega all'Editoria Bonaiuti, il ministro della Semplificazione Calderoli e il professor Masi, segretario generale alla presidenza del Consiglio e capo del dipartimento Editoria. Ne scriviamo solo oggi, perché c'è voluto un po' di tempo per riprenderci dal trauma di quell'incontro. Il settore è in una crisi profonda, che ha toccato oggi - dopo anni di utili assai alti - anche i grandi gruppi, colpiti dalla liquefazione delle vendite degli «allegati» (enciclopedie, libri e quant'altro), che per oltre 5 anni hanno rappresentato la droga dei loro bilanci, anche quando le vendite delle proprie testate scendevano. Ma di questo malessere nell'incontro non si vedeva traccia. Mentre era assai forte la tendenza a mettersi al servizio del nuovo «principe». Ma veniamo al merito. Per quanto riguarda i contributi diretti, il nuovo Regolamento cambia profondamente le vecchie norme legislative, ma va collocato all'interno della nuova norma, prevista dall'articolo 44 del Decreto Tremonti. In sintesi, non stabilisce i contributi, che i giornali cooperativi, non profit e di partito avranno, ma quanto gli spetterebbe se ci fossero i soldi (che fino a oggi non ci sono, o in ogni caso non bastano). Ed interviene anche sui criteri di erogazione degli indiretti. Rappresenta, insomma, il profilo virtuale del riparto delle risorse nel settore.

Meno diritti
Sui criteri di attribuzione dei contributi diretti, c'è un'operazione di semplificazione fortissima. Le testate ammesse riceveranno 2 milioni, purché non superino il 50% dei costi di testata, più 0,90 centesimi a copia, fino a 25 milioni di copie diffuse nell'anno (entro il limite massimo del 60% dei costi). Si tratta di una leggera tosatura (dal 4 al 7%) per la maggioranza dei quotidiani, mentre ha un esito molto diseguale, in specifici casi veramente pesante, sui periodici. Il limite dei 25 milioni di copie bastona tre testate, le più grandi, l'Unità, l'Avvenire e Libero (con quest'ultima, che lascerebbe sul campo oltre il 40% degli aiuti di Stato, che peraltro riceve a forza di espedienti). I giornali di partito vengono equiparati ai non profit (e questa è una cosa positiva), e perdono mediamente attorno al 15% Viene accolta una rivendicazione da tanto tempo avanzata da Mediacoop, che riteneva indecente che venisse permesso agli ex giornali di movimento politico (quelli ammessi negli scorsi decenni ai contributi in rappresentanza di fantomatici movimenti creati da un deputato e un senatore, norma poi cancellata) di continuare a percepire i contributi, se trasformati in cooperative, anche se non di lavoro. Domani anche questi dovranno avere almeno la metà dei giornalisti tra i loro soci, almeno la metà dei loro soci dipendenti, e fare entrare in cooperativa tutti i giornalisti dipendenti che ne facciano richiesta. Un fatto, che coinvolge, ad esempio, Il Foglio e Il Riformista , ma a cui sfugge Libero, che si è sottratto a questo rischio trasformandosi in quotidiano controllato da una Fondazione l'ultimo giorno in cui questo era possibile (da tre anni le Fondazioni non sono più ammesse ai finanziamenti, se non le preesistenti). Si passa, per attribuire le risorse, dal concetto di «tiratura» a quello di «distribuzione»: verranno cioè conteggiate non tutte le copie stampate, ma solo quelle diffuse nel circuito delle edicole o in quello della sperimentazione (supermercati, bar e altri negozi) o vendute in abbonamento. E anche questa dovrebbe essere un'indicazione positiva. E non si tiene conto, al fine dei contributi, delle copie vendute in blocco, che rappresentavano uno scandalo, perché permettevano ad alcuni editori di far risultare più alta la diffusione, con vendite di comodo a prezzi irrisori. Ma nello stesso tempo si abbassa di molto il parametro tra distribuzione e vendita (dal 25% al 15% per i giornali nazionali e dal 40% al 30% per i locali), che era e resta un requisito di accesso ai contributi, permettendo a molti 'amichetti' di rifarsi per le perdite subite: soprattutto ai giornali che stampano 4 o 6 pagine. Si fissano parametri di occupazione (altra richiesta «storica» di Mediacoop), ma sinceramente ridicoli per i quotidiani (almeno 5 dipendenti giornalisti o poligrafici, per chi dovrebbe ricevere 2 milioni di contributo). Mentre sono più rigorosi per i periodici, le radio e le agenzie.

Più pubblicità
Dulcis in fundo Si abolisce, in modo apparentemente incomprensibile, il tetto del 30% di entrate pubblicitarie sui costi. Ma se questa legge era nata per sostenere quelle testate, che avevano un carattere autogestionario e non profit, ma soprattutto erano discriminate sul mercato pubblicitario, che rappresenta circa le metà delle entrate di tutti gli altri editori? Si tratta di una spinta agli editori finanziati ad «andare sul mercato»? Non diciamo sciocchezze. È il mercato che discrimina i giornali politici e di idee, per quanti sforzi facciano e malgrado l'influenza seria che queste testate hanno sui loro lettori (dal manifesto all' Avvenire , dall' Unità a Liberazione o Il Secolo ). Pur avendo una grande forza di attrazione su di essi, non arrivano a toccare il 15%. Semmai può essere una valvola di sfogo per Libero , che recentemente ha visto crescere in modo esponenziale le entrate pubblicitarie (dai 4,788 milioni del 2006 agli 8,294 del 2007, pur in presenza di un leggero calo di vendite: da 28,099 milioni a 28,013), e che con un 'aiutino' potrebbe recuperare di qui ciò che perde per altra via. Sui contributi postali, c'è un'innovazione seria, che può produrre un risparmio significativo. Lo Stato si ripromette di smetterla di fare la parte del cretino, che - trattando a nome del più grosso cliente italiano: tutti gli editori di giornali e periodici, le forze politiche, le associazioni, il volontariato - concorda con le poste la tariffa piena, rispetto alla quale sostiene gli editori, pagandone il 60%. Chiede che le Poste italiane, che da società per azioni quale sono negoziano da 10 anni le tariffe con i loro maggiori utenti, diano all'editoria il trattamento della migliore convenzione fatta con i privati. Così la spesa si può ridurre almeno del 40%. Il governo interverrebbe, alleggerendo gli editori del 50% dei costi, «nei limiti dello stanziamento disponibile». Insomma, anche i contributi indiretti perderebbero la qualità di diritto soggettivo, ma questo solo tra un anno.

Soluzione pessima
La nostra campagna sulla montagna di soldi percepiti dagli editori quotati in borsa sembrerebbe aver lasciato il segno nel comma 2 dell'art. 22 del Regolamento. Ma la soluzione fa un po' rabbrividire. Lì si stabilisce che il ministro dell'Economia e delle Finanze «definisce annualmente le tariffe agevolate delle imprese editoriali quotate in Borsa, tenendo almeno conto delle variazioni dell'indice dei prezzi al consumo». Insomma, il governo tratta con i più grandi editori italiani le sue elargizioni annuali (ma questi ultimi hanno già una garanzia di incremento, seppur quello misero «delle famiglie degli operai e degli impiegati rilevato dall'Istat»), così come annualmente decide quanto dare ai non profit e ai giornali politici e - volendo - con che criteri darlo. Complimenti! Stiamo tornando, senza darlo a vedere, al Minculprop? L'insieme di questi criteri definiscono soltanto un diritto virtuale. Possono, in parte, introdurre un cambiamento utile. Ma sono, lasciatecelo dire schiettamente, l'abito con cui il condannato a morte viene accompagnato al patibolo, se non si ricostruiranno certezze - come è necessario e urgente fare - e non si doterà il Fondo editoria delle risorse necessarie.


Molti mi hanno chiesto più volte, anche in questo blog, di fare un partito. Ma il partito siete voi, non qualcun altro. E' dai cittadini che deve partire il cambiamento. Non dai partiti. Delegare senza partecipare non è democrazia. E', nel migliore dei casi, menefreghismo civico. Per cambiare l'Italia bisogna cambiare prima gli italiani. Metterli in condizione di essere informati, di scegliere, di verificare. I Comuni sono i mattoni sui quali è costruito il tessuto del Paese. Ricostruiamo il Paese con nuovi mattoni a Cinque Stelle. Io metto a disposizione il blog e la mia immagine, voi (se volete) il vostro impegno. Per ogni consigliere comunale eletto nelle Liste Civiche a Cinque Stelle ci sarà un rappresentante dei cittadini che potrà entare nel merito dei bandi, degli investimenti, delle collusioni e informare con un video, un articolo pubblicato in Rete. L'operazione "Fiato sul collo" ha dimostrato l'arroganza del potere autoreferenziale, chi filma un incontro PUBBLICO viene allontanato dall'aula. Ma non potranno cacciare dall'aula i consiglieri comunali delle Liste Civiche. Nel 2009 ci saranno le elezioni amministrative, migliaia di Comuni eleggeranno il sindaco e il Consiglio comunale. Chi vorrà potrà costituire una Lista Civica a Cinque Stelle usando il simbolo associato.
I requisiti per chi vuole costituire una lista sono:
- all'atto della sua candidatura e nel corso dell’intero mandato elettorale, ogni candidato non dovrà essere iscritto ad alcun partito o movimento politico
- ogni candidato non dovrà avere riportato sentenze di condanna in sede penale, anche non definitive
- ogni candidato non dovrà avere assolto in precedenza più di un mandato elettorale, a livello centrale o locale, a prescindere dalla circoscrizione nella quale presenta la propria candidatura
- ogni candidato dovrà risiedere nella circoscrizione del Comune per il quale intende avanzare la propria candidatura
- per le elezioni comunali dei capoluoghi di provincia, i candidati potranno risiedere in uno dei comuni appartenenti a quella provincia
- ci potrà essere una sola Lista Civica a Cinque Stelle per Comune
- le Liste Civiche potranno unirsi per la gestione del Comune ad altre liste o raggruppamenti politici in cui non siano presenti dei condannati.
Il Programma delle Liste Civiche a Cinque Stelle sarà fatto insieme a voi su questo blog nei prossimi mesi. Sarà un programma di riferimento al quale le Liste potranno ispirarsi. Il Programma sarà presentato il 31 gennaio a Firenze al primo incontro nazionale delle Liste.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene), noi neppure.

PER LA COSTITUZIONE DELLA LISTA CIVICA A CINQUE STELLE CONSULTA IL SITO DELLE LISTE CIVICHE.

Umberto Garibaldi, l'antifederalista

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Bossi è l'erede di Giuseppe Garibaldi. Il suo vero sogno è uno stato nazionale, centralista, magari un po' fascista. Quando racconta la storia dei Comuni pensa in realtà a Giulio Cesare e alle glorie dell'Impero Romano. Va a Pontida negli incontri pubblici, ma in privato visita i Fori Imperiali e si reca in gita a Predappio.
La Lega è un partito federale, ma solo in periodo elettorale. Passata la festa, gabbato il valligiano bergamasco. Bossi è più furbo di Andreotti, più calcolatore di Gelli, più panzanaro dello psiconano. Un grande Padre della Patria. Si merita una statua equestre in piazza Venezia. Ha fatto più la Lega per l'affermazione di Roma Caput Mundi e dell'unità nazionale che ogni altro partito apparso in Italia, a parte il fascismo. Il Duce diceva cosa voleva fare e spesso non ci riusciva, il Senatùr dice il contrario di quello che farà e ci riesce sempre. Una mente superiore.
Da quando la Lega è al Governo, in meno di un anno, ha ottenuto risultati strepitosi per il federcentralismo:
- ha eliminato l'Ici, unica vera tassa federale, per i Comuni
- ha privatizzato l'acqua, che passa in gestione dai Comuni alle concessionarie e alle multinazionali
- ha tolto alle Regioni il potere di decidere in materia di politica ambientale
- ha permesso la creazione di una nuova base militare statunitense a Vicenza ("Padroni a casa nostra") con la proibizione di un referendum indetto dal Comune
- non ha eliminato i Prefetti, ma ha militarizzato le città con l'esercito
- ha tolto alle Università del Nord, ad esempio 40 milioni di euro al Politecnico di Milano, per dare 150 milioni al Comune di Catania e 500 milioni al Comune di Roma, per evitare il fallimento
- ha ignorato la presenza di 90 testate atomiche statunitensi a Ghedi Torre nel Bresciano e a Aviano in Friuli
- ha aumentato i costi della politica
- ha lasciato che 8/9 miliardi di euro di fondi europei OGNI ANNO (soldi interamente versati con le nostre tasse) vadano a Calabria, Campania e Sicilia senza nessun controllo. E chi vuole controllare che non finiscano ai partiti e alla criminalità organizzata, come Luigi De Magistris, viene trasferito.
Le camicie rosse di Garibaldi hanno fatto l'Italia, le camicie verdi di Bossi l'hanno strafatta.
Se dopo alcuni mesi di governo della Lega lo Stato centralista e romano si è rafforzato in questo modo, cosa ci riserva il futuro? La tassa federale per il Nord e gli sgravi fiscali per la mafia?
E' il federalismo che traccia il solco, ma è la poltrona che lo difende!

 

Qualcuno parla di "semplice questione politica" l'innalzamento dell'Iva a SKY. Siamo per la tecnologia streaming e quindi dei problemi di Sky non ce ne fotte niente. Sappiamo che ci sono gli abbonati, ma con la tecnologia streaming sia i film che il calcio si possono vedere perfettamente pagando la sola connessione telefonica senza paraboline e decoder digitali terrestri che non servono a nulla.(Sentite cosa accade in Corea del Sud: La Warner Bros non venderà più Dvd in Corea del Sud. Un po' a causa della pirateria, un po' perchè il 94% dei coreani sono in rete su banda larga. I prodotti multimediali saranno dunque venduti in forma smaterializzata on line. Molte altre aziende del settore adotteranno lo stesso sistema, eliminando i supporti plastici, le copertine, le confezioni, i libretti e persino i negozi. I prodotti multimediali in bit sono comunque merce, ma come calcolarne il valore in plus-lavoro quando di forza-lavoro in essi non ce n'è quasi più?)Purtroppo il dominio assoluto della televisione in Italonia fa di tutto ciò ASSOLUTAMENTE UN GRAVE PROBLEMA POLITICO, non"semplicemente un problema politico". Stiamo parlando di un previdente del Consiglio padrone di 5 televisioni, di cui una in mora ed abusiva,che continua imperterrito ad asfissiare quello che dovrebbe essere un mercato con pesanti CARTELLI DIRIGISTI lesivi delle più semplici regole della concorrenza. Purtroppo il cervello di pseudo giornalisti iper faziosi e spappolati mentalmente, non riesce assolutamente a capire la differenza che passa tra libertà e dittatura, identificando quest'ultima solo con simboli e termini del passato.

ABOLIAMO LE PROVINCE?? IN CAMPAGNA ELETTORALE COSA PROMETTEVA TESTA D'ASFALTO OLTRE ALL'ICI ED AI PREGIUDICATI IN PARLAMENTO??

Berlusconi disse: le aboliremo. Ma la Lega: non si toccano. Frena anche il Pd

Il leader della Lega, Umberto Bossi (Ansa)

Il leader della Lega, Umberto Bossi (Ansa)

Cento e otto anni dopo la prima proposta di abolire le province, presentata dal deputato Gesualdo Libertini che le marchiava come enti «per lo meno inutili», destra e sinistra dicono che occorre ancora pensarci su. Auguri. Dice uno studio dell'Istituto Bruno Leoni che costano oggi il 65% in più di otto anni fa? Amen. Sono in troppi, a volerle tenere... La Lega, poi...
«Silvio, batti un colpo», ha titolato un giornale non ostile alla destra come «Libero», che in questi giorni ha rilanciato la battaglia per sopprimere quegli enti territoriali che il sindaco di Milano Emilio Caldara bollava già nel 1920 come «buoni solo per i manicomi e per le strade». Macché: non lo batte affatto. Nonostante solo pochi mesi fa, fiutando l'aria che tirava nel Paese sulla «casta», nella scia delle denunce del «Corriere», si fosse speso in promesse definitive.

C'erano le elezioni alle porte, il Cavaliere voleva stravincere e quando la signora Ines di Forte dei Marmi, durante la chat-line organizzata dal nostro giornale, gli chiese cosa avesse in mente per «abbassare finalmente i costi folli della politica italiana», rispose: «La prima cosa da fare è dimezzare il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali, dei consiglieri comunali». E le Province? «Non parlo delle Province, perché bisogna eliminarle». Otto settimane dopo, già sventolava trionfante il primo successo, riassunto dai tg amici con titoli che dicevano: «Abolite nove Province». Sì, ciao. La notizia era un'altra: nove Province dovevano cambiare nome. D'ora in avanti si sarebbero chiamate «aree metropolitane ». Fine. Un ritocco non solo semantico, si capisce. Ma un ritocco. Presto smascherato da un anziano gentiluomo di destra come Mario Cervi che sullo stesso «Giornale» berlusconiano, dopo aver letto la bozza della riforma federalista di Roberto Calderoli, scrisse: «Alcune norme del disegno di legge hanno l'obiettivo di "riconoscere un'adeguata autonomia impositiva alle Province". Ma allora, dopo tanti annunci di abolizione, le Province ce le teniamo, e anzi ne avremo di nuove perché l'alacre fantasia dei notabili locali è sempre all'opera nel varare enti inutili? A occhio e croce si direbbe che questa sia una vittoria non del nuovo ma della vecchissima politica distributrice di poltrone». Parole d'oro. Che Francesco Storace, con brutalità gajarda, traduce così: «Bravi! Ci avevano promesso di abolire le Province e il bollo auto ed è finita che fanno gestire il bollo auto alle Province».
Insomma, chiede oggi il deputato del Pd Enrico Farinone, «la maggioranza è favorevole o contraria all'abolizione delle Province? I cittadini meritano un chiarimento».

Giusto. Non solo dalla destra, magari. Quindici anni fa, nella «Bicamerale» presieduta da Ciriaco De Mita, furono i pidiessini Franco Bassanini e Cesare Salvi a spingere Augusto Barbera a ritirare la proposta di sopprimere le Province in linea con quanto aveva deciso, alla Costituente, la Commissione dei 75: «L'argomento è di grande interesse, ma merita una riflessione ulteriore». Riflessione ancora in corso.
Al punto che quando Massimo Calearo ha rivelato che stava lavorando con altri parlamentari di sinistra e di destra all'abolizione dell'ente, qualche settimana fa, è stato bacchettato per primo dai suoi stessi amici di partito. Dal segretario regionale Paolo Giaretta («nel nostro Veneto, una delle Regioni più centraliste d'Italia, le nostre Province non sono enti superflui, anzi») al presidente della Provincia di Belluno Sergio Reolon: «L'unico inutile, qui, è lui, non le Province». Di più: il democratico Giorgio Merlo si è avventurato a dire che quella per l'abolizione delle Province è «una campagna qualunquista e demagogica».

Quanto a Walter Veltroni, naviga a vista: «Sì, penso ci si possa arrivare. Ma non sono un demagogo. E' facile dirlo in campagna elettorale, poi in genere chi lo dice è il primo a presentare proposte per istituirne di nuove... ». Lui sarebbe per «ridurre la sovrapposizione dei livelli di governo, a partire dall'abolizione delle Province, laddove vengano costituite le Città metropolitane». A farla corta: boh... E' a destra, però, che i mal di pancia sono più forti. Un po' perché il rilancio di Feltri e la sua raccolta di firme vengono vissuti da alcuni come sassate scagliate da mano amica («tu quoque, Vittorio: proprio adesso...») che rischiano di mandare in pezzi il quadretto di una destra felicemente compatta. Un po' perché le prime crepe si vedono già. E si allargano ogni giorno di più.
Gianfranco Fini è stato netto: «Nel programma del Pdl c'era l'abolizione delle Province ed è vero che a tutt'oggi non è stato fatto nulla. Personalmente non ho cambiato opinione». E così Ignazio La Russa: «Facciamolo. Con un percorso graduale. Che duri tre o quattro anni. E consenta alle Province di cedere le proprie competenze a Regioni e Comuni. In An questa opinione è largamente condivisa. Una riforma seria le deve abolire tutte». Gianni Alemanno fa sponda: «Sono sempre stato favorevole».

La Lega, però, non vuol sentirne parlare. Certo, uno come l'ex presidente Stefano Stefani, mesi fa, si era sbilanciato: «Sono d'accordo con coloro che propongono la prima, sostanziale rivoluzione, l'abolizione delle Province». Ma è stato subito stoppato dalla ex presidentessa leghista della sua stessa Provincia di Vicenza, Manuela Dal Lago: «Perché, piuttosto, non abolire subito i Prefetti e le prefetture?». «Le Province sono nella Costituzione! », ha urlato ad «AnnoZero» Roberto Castelli ergendosi a baluardo della Carta, dimentico di quando il suo partito voleva buttare il tricolore nel cesso. Finché è intervenuto Umberto Bossi che, memore che il suo partito non guida neppure una grande città ma controlla sei Province (su 109!), ha chiuso: «Finché la Lega è al governo, non si toccano». Fine.

Al punto che Renato Brunetta, accantonando la durlindana decisionista che da mesi mulina impavido, è stato insolitamente prudentissimo: «Le Province sono enti inutili, che non servono, ma che non riusciremo a cancellare in questa legislatura». Ma come: neppure con cento seggi di vantaggio alla Camera e cinquanta al Senato? E le promesse elettorali? Gli impegni solenni? Niente da fare. E' la politica, bellezza. Al massimo, ha detto ieri Giulio Tremonti, si può fermare la nascita di Province nuove. Come quelle di Aversa, Pinerolo, Civitavecchia, Sibari, Sala Consilina...

 

GUARDATE CHE SCHIFO!!!

 

«La situazione globale è peggiorata» UNICREDIT DOCET AD UN PASSO DALLO SPROFONDO...

L'amministratore delegato: «C'è bisogno di liquidità per il sistema bancario, troppa mancanza di fiducia»

 

 

Alessandro Profumo

Alessandro Profumo

MILANO - «Nell'ultimo mese ci sono stati dei cambiamenti significativi della situazione per il comparto bancario, che era già difficile». Lo ha detto l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, avviando la conferenza telefonica di presentazione della ricapitalizzazione da 6,6 miliardi di euro avviata dall'istituto. «C'è stato un evidente deterioramento dello scenario macro-economico», ha spiegato Profumo ricordando anche il crac Lehman, si è vista «una mancanza di fiducia tra gli operatori finanziari senza precedenti, il risultato è stato un maggior bisogno di liquidità per il sistema bancario: il ritorno alla normalità sul mercato dei capitali probabilmente richiederà più di quanto atteso». «Le turbolenze sui mercati viste in queste settimane - ha aggiunto - non hanno precedenti nella storia dal crack del 1929».

ERRORI - «So che lo scenario esterno era già negativo prima - ha spiegato Profumo. - Chiaramente abbiamo sottovalutato le condizioni del mercato. Abbiamo fatto degli errori di valutazione, questo ci è assolutamente chiaro». Secondo l'ad, inoltre, «è impossibile prevedere se l'utile per azione diluito al 2010» sarà in linea con i target. «È difficile dire se ci sarà un'ulteriore deterioramento della situazione o se i mercati si riprenderanno - ha aggiunto Profumo - è impossibile dire che l'utile per azione sarà confermato». Le ulteriori svalutazioni sul portafoglio di Asset backed securities (Abs) e di obbligazioni bancarie che Unicredit operererà nel terzo trimestre 2008 ammontano a «circa 700 mln di euro», ha inoltre spiegato Profumo «All'incirca - ha detto l'ad agli analisti finanziari - si tratta di 500 mln per le Abs e di 200 mln per le obbligazioni bancarie. È una cifra in linea con quello che vi avevamo sempre detto».

E Patrizia ricorda: "In quei festini
c'era chi faceva molto peggio di me"

dal nostro inviato PAOLO BERIZZI

E Patrizia ricorda: "In quei festini c'era chi faceva molto peggio di me"

Patrizia D'Addario

PARIGI - "Non ero l'unica. Alle feste di Berlusconi c'erano molte altre escort. E io non mi vergogno di aver fatto questo lavoro perché in quelle serate c'erano donne che, pur non qualificandosi come escort, facevano molto peggio di me". Seduta a cena al tavolo del "Le sous-bock", pappardelle ai gamberi e tartufo nel piatto e neanche un goccio di alcol nel bicchiere, Patrizia D'Addario è a Parigi. E continua a pensare all'Italia da cui vorrebbe fuggire. Lei la donna che come testimonial è stata la Fata turchina per la "Divella Alimentari".

Da Fata turchina a "seduttrice" di Berlusconi come è scritto sull'invito alla serata parigina al Globo?
"Io tombeuse di Berlusconi? Chiedetelo a lui".

Oltre al premier, alle feste partecipò anche il presidente russo Putin?
"Anche questo chiedetelo a Berlusconi" la risposta lapidaria.

Ora è a Parigi, le manca l'Italia?
"Lì non respiro più né a Bari né nel resto del Paese. Certo, vorrei andare a vivere all'estero. Ma ho una famiglia a Bari, la mia bambina di 13 anni, una madre malata, un fratello da seguire. Loro mi trattengono in Puglia".

Li ha mai lasciati prima?
"Quando ho fatto la modella per molto tempo. Allora mi sono trasferita anche a Los Angeles per lavorare. Ma il suicidio di papà e i problemi economici mi hanno costretta a tornare. E a fare la escort".

E ora ha un progetto da completare: il residence per il quale suo padre si è tolto la vita.
"Il progetto del residence, quel sogno, lo voglio portare a termine comunque".


Con o senza l'aiuto di Berlusconi?
"Sì, ovviamente".

Ha più sentito qualcuno dell'entourage del premier. E Gianpaolo Tarantini, l'ha più chiamata?
"Ho spento il cellulare, grazie a dio. Ma quando lo riaccenderò chissà quante telefonate ci troverò registrate".

Mi parli di sua figlia. Come l'ha presa?
"Lei voleva venire a Parigi con me, ma è stato meglio di no. In questi mesi le ho parlato a monosillabi. Ma lei ha capito che se ho fatto quello che ho fatto, è stato per un motivo nobile".

Il suo ex fidanzato, Giuseppe Barba, in un'intervista l'ha accusata di aver provato ad ucciderlo.
"Uno che fa un'intervista per dire che Berlusconi dovrebbe dargli un assegno in cambio delle sue confessioni, si qualifica da solo. Non c'è bisogno di aggiungere altro".

Dopo la Spagna, con la partecipazione alla trasmissione televisiva ad Antenna Tre, ora è a Parigi. Ha pensato a serate in Italia?
"Mi piacerebbe, perché no? Ma laggiù qualcuno ha paura di me".

La Lega, test regionali per i prof
"Ma non c'è l'esame di dialetto"

La Lega, test regionali per i prof "Ma non c'è l'esame di dialetto"

Il ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini

ROMA - "Informarsi prima di protestare". La Lega Nord cerca di spegnere le polemiche sulla scuola. Roberto Cota, capogruppo del Carroccio alla Camera, dichiara che "il presunto esame di dialetto per i professori è una bufala". Ma se non ci sarà un test di dialetto per i futuri insegnanti, la Lega non vuole rinunciare ad una prova pre-selettiva per l'iscrizione agli albi regionali nella quale "si attesti la tutela e la valorizzazione del territorio da parte dell'insegnante", come ha dichiarato ieri la deputata della Lega Paola Goisis.

La
proposta leghista di test prevede prove pre-selettive per consentire l'accesso agli albi regionali degli insegnanti, albi previsti proprio dalla proposta di legge in discussione. Questi test dovrebbero essere propedeutici rispetto al superamento dei concorsi pubblici. Inoltre, lo spostamento da una regione all'altra sarà possibile ma dando precedenza agli insegnanti provenienti dalle regioni contigue.

La proposta di inserire dialetto e tradizioni locali nelle scuole "è una proposta sulla quale si può assolutamente ragionare" spiega il ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, sottolineando che "non c'è su questo tema nessuna conflittualità tra Lega e Pdl. E' una polemica distante dalla realtà".

Per quanto riguarda lo studio del dialetto e delle tradizioni locali, un tema molto caro alla Lega, assicura il ministro dell'Istruzione, sarà affrontato in sede di revisione dei programmi. Quest'anno abbiamo fatto partire le riforme e siamo alle prese con queste. Quando affronteremo il tema dei programmi affronteremo questa proposta della Lega". Ma la Gelmini si dice convinta che "la maggioranza non faticherà a trovare un accordo anche sul tema della continuità didattica e sui temi delle tradizioni locali, come ha fatto per altre importanti decisioni".
Ma non tutti nel Pdl sono d'accordo con il ministro. La presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea (Pdl), ritiene che la "pre-selezione deve avvenire sulla base dei titoli di studio conseguiti, non certo sulla loro conoscenza del dialetto".

Molto negative le relazioni delle opposizioni. "Ancora una volta la Lega con la sua cultura razzista, solleva una questione inaccettabile", ha dichiarato Pierfelice Zazzera, capogruppo dell'Idv in commissione Cultura alla Camera. "Ci sono cose che vanno oltre
l'ammissibile in un dibattito pubblico politico e serio in un Paese democratico che dovrebbe avere il senso della propria unità", lo afferma Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, la quale insiste sullo scontro interno al Pdl. "C'è uno scontro nel Pdl perchè la testa del partito sta a Milano mentre il corpo sta nel Mezzogiorno e c'è questo continuo ricatto che la Lega opera. Non appena si tira la corda da una parte, con la pericolosa idea del Partito del Sud, ecco che la Lega si inventa l'esame di dialetto per i maestri. Il Sud è completamente ignorato da questo governo".
 

Lo stato di eccezione

di MASSIMO GIANNINI


Il miserabile spettacolo del decreto anti-crisi è un misto tra il teatro di Ionesco e l'opera dei pupi. C'è l'assurdo: il governo impone con una mano la conversione di un primo "provvedimento urgente" infarcito di errori ed orrori, con l'altra ne presenta un secondo che riscrive quello appena approvato. C'è la farsa siciliana: il Parlamento svilito nella quinta di un'opera buffa, dove gli eletti del popolo, povere marionette, si scambiano legnate fragorose ma inutili.

Il decreto anti-crisi è discutibile nel merito. L'ennesimo patchwork di ben 25 articoli scombinati e incorenti, l'ennesimo pacchetto di oltre 100 commi di norme palesemente "tossiche" insaccate insieme a norme apparentemente virtuose: come i "titoli salsiccia" che hanno fatto crollare i mercati finanziari mondiali. Da una parte qualche piccola pietra per arginare l'onda d'urto della crisi recessiva: dagli aiuti fiscali per le imprese che ripatrimonializzano alla detassazione degli utili reinvestiti in nuovi macchinari, dal "premio di occupazione" per le aziende che non licenziano all'aumento delle dotazioni infrastrutturali. Ma dall'altra parte una pioggia di interventi che, con la strategia di contrasto alla crisi, non hanno proprio nulla a che vedere: dalla modifica degli automatismi per chi andrà in pensione dopo il 2015 alla tassazione delle riserve auree della Banca d'Italia. In mezzo, un'altra insopportabile legge-bavaglio, stavolta ai danni della Corte dei conti, e una raffica indecente di condoni, dallo scudo fiscale per il rimpatrio dei capitali alla sanatoria per le multe automobilistiche. Sarà anche vero che "il Paese non è in declino", come sostiene Giulio Tremonti: ma se la "exit strategy" dal "declinismo" passa attraverso questa accozzaglia di buone intenzioni e di pessime diversioni non c'è da essere così ottimisti

DEL CONSIGLIO ITALIOTA. LA RAPPRESENTANTE ELITARIA DELL'ORGANISMO CHE RADUNA IL FIOR FIORE DEL CETO PRODUTTIVO ITALIOTA, SECCATA DELL'ATTEGGIAMENTO DA ATTORE DEL PRESIDENTE, HA SBOTTATO:"BASTA CON GLI SPOT, VOGLIAMO I SOLDI CAZZO!!!" ALLARMATO DALLA PESSIMA SCENEGGIATURA, IL PRESIDENTE SI E' SUBITO AFFANNATO NEL RASSICURARE LA REGINA DEGLI INDUSTRIALOTTI. DOPODICHE' LA STESSA REGINA SE NE ESCE CON UN BELLO SPOT PUBBLICITARIO....NEL FRATTEMPO LA CINA CAPITAL-COMUNISTA MINACCIA GLI USA.

"C'era una volta l'esuberante capitale americano. Oggi la Cina presta agli Stati Uniti 700 miliardi di dollari della sua riserva formata con il surplus commericale( La stessa cifra usata dal governo americano per tenere a galla i rifiuti tossico nocivi delle banche...). Gli americani possono comprare cinese, indebitandosi, proprio perché i cinesi comprano americano. Ma i primi comprano merci, i secondi buoni del tesoro, cioè dei "pagherò" di carta il cui valore poggia soltanto sulla "parola" di Washington. I primi mangiano e consumano, i secondi si ammazzano di lavoro. Gli uni sono complementari agli altri. La crisi ridimensiona questo abbraccio mortale: 27 milioni di operai cinesi sono già tornati alla campagna, visto che nei distretti industriali c'è meno lavoro. E il governo di Pechino ha avvertito: se gli USA non risanano l'economia, la Cina non impiegherà più le sue riserve in bond americani,NEI PAGHERO', ma nello sviluppo interno e nell'acquisto di terreni agricoli e siti minerari all'estero.(Ad esempio nel SUDAN,da tempo "colonia" cinese per le sue risorse, così come il MADAGASCAR è divenuto colonia agricola della COREA...) E' una minaccia inaudita, quasi una dichiarazione di guerra."Per gli USA i problemi non finiscono quì. Il loro ruolo di centro del mondo vacilla ed ecco che, allevati nel mito della libera opportunità individuale, gli americani incominciano a sentirsi prigionieri dello Stato. Una parte di America si sente colonizzata dall'altra parte. Per adesso fioriscono forme di ribellione minoritarie anarco-naziste, ma Dennis Blair, nuovo direttore dell'intelligence nazionale di Washington, ha detto che il crollo dell'economia è una forte minaccia alla sicurezza nazionale. Il suo evolversi potrebbe riportare all'"estremismo violento" degli anni '20 e sarebbe "il più grave in decenni, se non in secoli". Dato che gli americani hanno negli armadi 280 milioni di armi portatili, e 400.000 di loro sono organizzati in gruppi eversivi armati, tale paura non è certo priva di fondamento. C'è comunque l'altra parte del ferro di cavallo:Gli Stati Uniti sono all'avanguardia in tutto, anche nel rifiuto di sé stessi: i downshifters sono uomini e donne che scelgono di spendere, lavorare e guadagnare di meno, vivendo in modo più umano. Si tratta di uno stile di vita che senza troppe teorizzazioni mette in discussione nella pratica il consumismo esasperato. Il loro motto è: "ogni cosa che possiedi finisce per possederti". Sono ormai milioni e sembra che stiano aumentando. Il vero problema è che economisti e governi sembra non riescano a comprendere la natura della crisi e non sanno più che pesci pigliare. Hanno le idee chiare solo sulle sue ricadute in termini di ordine pubblico. Francia e Grecia insegnano. Di qui i vari progetti di "controllo totale", che si vorrebbe ottenere installando ovunque telecamere e sistemi di video-sorveglianza, magari collegati a una centrale unica di monitoraggio, con nodi sparsi in tutto il territorio. Tecnologie biometriche permetterebbero il riconoscimento di chiunque, previa schedatura, s'intende. L'Unione romana degli Industriali ha fiutato il business e parteciperà al progetto con 600 milioni di euro(come per magia i soldi saltano fuori sempre....).Tecnologie biometriche per il controllo totale della popolazione a scapito dell'espansione militare però, qualcosa bisogna sacrificarla. Tutto sommato per i paesi che hanno subito 6-7 anni di occupazione la crisi sembra un tocca sana:il segretario della Difesa statunitense, Robert Gates, ha bruscamente ridimensionato gli obiettivi della missione occidentale in Afghanistan. Non può trattarsi più "di creare un qualche Valhalla asiatico", giacché per "ricostruire" il paese nessuno al mondo ha abbastanza soldi, specialmente di questi tempi. È dunque tempo di concentrare tutti gli sforzi sulla guerra vera e propria, e perciò il distruttore-pacifista Obama è subentrato al costruttore-guerrafondaio Bush rinforzando di dodicimila unità il contingente a stelle e strisce. L'Afghanistan non sarà dunque la immensa stanza d'oro dove i guerrieri erano accompagnati dalle Valkirie al cospetto di Odino, ma il solito luogo da sporca guerra,nemmeno una passeggiata quindi  tutto sommato. Ci domandiamo infatti come si possa controllare un paese totalmente montuoso di 700.000 kmq con un Corpo d'Armata... L'occupazione del territorio da una parte.  L'organizzazione statale dell'economia, del lavoro e della vita degli uomini  tipica del fascismo dall'altra. Che ha perso la guerra ma ha vinto la politica, come ormai ammettono persino alcuni democratici. Quindi: nazionalizzazioni dirette o indirette, riduzione dello sciopero a manifestazione virtuale, prefetti nelle banche, sensori elettronici ovunque, ronde popolari, incremento delle pene per reati contro lo Stato, denuncia degli immigrati irregolari malati, poteri prefettizi ai sindaci per questioni di ordine pubblico, repressione dei social-network che inneggino all'eversione e alla violenza, ecc. ecc. La vera democrazia moderna è questa, baby, l'altra, quella degli illuministi, te l'hanno solo data a bere. Nel capitalismo tutto è merce, anche ciò che ai suoi albori non sembrava vendibile, come il cosiddetto "prodotto dell'intelletto", oggi la merce più fetente di tutte. Persino Il Sole 24 Ore annota che la "proprietà intellettuale" compare molto tardi. Naturalmente per il quotidiano della Confindustria "la bellezza del capitalismo è che tutto può diventare proprietà"; ed è proprio questa che ci stiamo "godendo" in pieno. Un momento, però: il capitalismo ultra-socializzato d'oggi nega materialmente la "proprietà" proprio nel momento in cui ideologicamente la esalta; ha ridotto il capitalista a un tagliatore di cedole azionarie demandando le sue funzioni a impiegati di lusso e soprattutto allo Stato. In un mondo che vede fluttuare un milione di miliardi di dollari virtuali in confronto a un valore prodotto che è venti volte meno, il Capitale è "di tutti" cioè "di nessuno". Figuriamoci la proprietà intellettuale, che milioni di ragazzi sfottono già allegramente. Non esiste la proprietà intellettuale e non esiste la proprietà del corpo:il corpo è della specie, e società antiche, non ancora corrotte dalla proprietà, riuscivano benissimo a mettersi in armonia con la natura. Non mettevano i corpi in vendita sul mercato della politica, non avevano il concetto di prezzo né tantomeno quello (infame) di proprietà.

Il comico lancia a Firenze le liste civiche a lui ispirate che parteciperanno alle prossime amministrative

 

Beppe Grillo durante la presentazione delle sue liste civiche a Firenze (Ansa)

Beppe Grillo durante la presentazione delle sue liste civiche a Firenze (Ansa)

FIRENZE - «Questo esecutivo è un governo illegale, incostituzionale, eletto senza voti di preferenza. Fatto di nani, ballerine, puttanieri e ruffiani». Lo ha detto Beppe Grillo durante la convention delle liste civiche a lui ispirate in corso in un teatro fiorentino. Riferendosi ai partiti l' attore e comico genovese ha sottolineato: «Se ne sono andati, forse non ci sono mai stati, non si sa cosa siano. C' è il Pdl, il Pd senza la "elle"... Sono tutti finiti». Durante il suo intervento Grillo ha parlato anche della crisi economica: «Dobbiamo preparaci ad una miseria a cui non siamo assolutamente abituati, ma che ci farà molto bene perché toglierà di mezzo tutti i bisogni inutili. È una grande opportunità».

 

TRAVAGLIO E LA COSTITUZIONE - All'incontro ha preso parte anche Marco Travaglio che ha sottolineato come in Italia sia necessario «ripartire dalla Costituzione», che «non è un ferrovecchio, ma una grande bandiera da sventolare, un testo che ci invidiano». Per Travaglio i «grillini» che saranno eletti nei consigli comunali dovranno «studiare molto la Costituzione e leggere le delibere, studiarne i dettagli e trovare notizie utili per la Corte dei Conti, se c’è sperpero di denaro pubblico, o la magistratura ordinaria, se ci sono invece sconfinamenti nel penale; e spesso ce ne sono». Si dovrà invece «evitare che le liste civiche ripresentino i vizi dei partiti - ha ammonito - se non fanno da trait d’union fra i cittadini e la politica è inutile farle, perché sarebbe l’ennesima replica della Casta». Fissati i requisiti per avere accesso all’agevolazione. I benefici riguarderanno soprattutto quei finanziamenti che prevedono indicizzazioni differite nel tempo
  Con la pubblicazione della cricolare dell’agenzia delle Entrate che fissa le modalità per la comunicazione alle banche degli intestatari dei finanziamenti che posseggono i requisiti per accedere all’agevolazione, si sta completando il percorso iniziato lo scorso novembre con il varo del decreto legge 185/2008 anti crisi DEL LUGLIO 2008.....Dunque nelle prossime settimane, gli istituti di credito potranno applicare quelle norme che fissano il limite massimo del 4% (spread compreso) sulle rate da versare durante il 2009 per i mutui a tasso varabile, stipulati prima del 31 ottobre 2008 per l’acquisito o la ristrutturazione dell’abitazione principale.Chi ha diritto allo sconto riceverà un accredito direttamente sul conto corrente pari alla differenza tra rata originaria e rata calmierata con la stessa valuta del pagamento effettato. Il brusco ribasso dai tassi Euribor, che stanno toccando minimi storici, ha in gran parte depotenziato l’efficacia delle misure introdotte dal decreto anti crisi, che mantengono una certa utilità su quei finanziamenti che prevedono meccanismi di indicizzazione ritardati nel tempo.
Il tetto si applica ai mutui cartolarizzati, ai prodotti a rata costante (con tasso e durata variabile), a chi ha aderito alla
convenzione Abi-governo (che fissava la rata sui livelli medi del 2006) e pure a chi è rimasto indietro nei pagamenti. Ci sono ancora dubbi sui mutui a tasso misto (cioè quelli che prevedono la scelta fra fisso e variabile a scadenze prefissate). Teoricamente dovrebbero beneficiare dell’agevolazione, a meno che non ci sia in vigore l’opzione fisso per il 2009.
Un’altra questione aperta è l’applicabilità del beneficio ai mutui che al momento della stipula avevano tassi superiori al 4%. Il testo del decreto sembra indicare che anche per quest’ultimi è efficace un tetto oltre il quale interviene lo Stato, tetto rappresentato dal tasso pagato in corrispondenza della prima rata. Tuttavia non mancano coloro i quali propendono per l’ipotesi più restrittiva escludendo tali prestiti dall’applicazione dell’agevolazione. E’ auspicabile che sulla questione intervenga il ministro al fine di evitare che ciascuna banca possa adottare decisioni differenti.

Gli scioperi vanno regolamentati inizialmente e poi eliminati totalmente anche con l'uso della forza.»

Fini: «Non soffocare il diritto, va armonizzato con altri, ovvero schiacciato a favore dei ricchi e ricchissimi». Brunetta: è più importante la mobilità dei cittadini, ed è per questo che stiamo imponendo la schiavitù legalizzata in puro stile medioevale. Ormai è rimasta solo la CGIL a rompere i coglioni, gli altri sindacati hanno calato le braghe da secoli. La popolazione poi è troppo rincoglionita di merda consumistica e di puttanate televisive per rendersi conto che non conta più un cazzo

Gianfranco Fini (Ap)

Gianfranco Fini (Ap)

ROMA - «Non si tratta di soffocare il diritto di sciopero, ma di armonizzarlo con l'esercizio degli altri diritti di tutti i cittadini in un'opera di bilanciamento che deve tener conto dell'evoluzione sociale». Lo ha detto il presidente dell'assemblea di Montecitorio, Gianfranco Fini, aprendo la presentazione alle Camere della relazione della Commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero, che ha evidenziato tra l'altro come nel corso del 2008 quelli proclamati siano stati più di 2 mila e 856 quelli realizzati. Per la terza carica dello Stato il diritto di sciopero «non può compromettere oltre misura il godimento di altri diritti della persona ugualmente garantiti in Costituzione, come il diritto alla salute, alla sicurezza, all'istruzione, all'assistenza e previdenza sociale, alla libertà di circolazione e di comunicazione, alla effettiva tutela giurisdizionale delle proprie ragioni».

Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta (Lapresse)

Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta (Lapresse)

«DIRITTO ALLA MOBILITÀ» - L'intervento dell'ex vicepremier arriva all'indomani dell'annuncio del governo di una possibile stretta nelle regole sugli scioperi nei trasporti pubblici. Il provvedimento dovrebbe essere discusso nella riunione del Consiglio dei ministri di venerdì. Stando a quanto ha precisato il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, intervistato da Canale 5, nel prossimo futuro non sarà più possibile fare scioperi selvaggi nei servizi pubblici: «È nel testo di legge che probabilmente approveremo domani nel consiglio dei ministri presentato dal collega Sacconi che ha perfettamente ragione - ha detto l'esponente del governo -. Non è possibile che una minoranza tenga in ostaggio una maggioranza. Anche qui bisogna essere molto chiari. Lo sciopero è un diritto tutelato dalla Costituzione ma anche la mobilità, la vita, il lavoro sono valori tutelati dalla Costituzione. Quando ci sono due valori tutelati dalla Costituzione che entrano in conflitto, cosa che può succedere, serve la regola, la regolazione, la legge e la legge deve definire la priorità. In questo caso la priorità è la vita, la mobilità, l'economia dei cittadini rispetto al diritto di sciopero che potrà essere comunque espletato secondo regole tali da non incidere nella libertà degli altri». La Cgil ha già annunciato un parere negativo, ma Brunetta non sembra preoccuparsene: «Ce ne faremo una ragione».EPIFANI: NIENTE FORZATURE - Oggi dal fronte Cgil è intervenuto direttamente il segretario generale, Guglielmo Epifani. «Il governo stia attento - ha detto il leader sindacale - perchè in materia di libertà del diritto di sciopero costituzionalmente garantito bisogna procedere con molta attenzione. Se c'è qualcosa da aggiustare rispetto a una normativa già rigida eventualmente lo si può veder. Ma se si vogliono introdurre forzature che limitano poteri e prerogative è altra questione». SACCONI: UNANIMITÀ NON ESISTE - Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi si dice «confortato» per la richiesta di intervento legislativo sulla normativa che regolamenta gli scioperi. «Credo che ci sia una larga convergenza con la gran parte delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro. Temo però che manchi la Cgil - ha detto -. L'unanimità non è di questo mondo, appartiene al mondo del nulla, del non fare».

 

VERSO IL MEDIOEVO ESTREMO ED OSCURO SENZA FERMARSI !!!

Nel 1987 un referendum sanciva l'uscita dell'Italia dal gruppo di paesi produttori di energia nucleare: attraverso l'abolizione di tre articoli di legge, noi, Popolo italiano, sentenziavamo il rifiuto alla presenza di centrali nucleari sul territorio nazionale. Oggi torniamo sui nostri passi: Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy hanno siglato un'intesa che prevede la cooperazione tra Francia e Italia sulla produzione di energia nucleare,SENZA CURARSI DI QUELLO CHE PENSA LA POPOLAZIONE IN RELAZIONE A QUESTO BALZO ALL’INDIETRO,VERSO IL GIURASSICO TECNOLOGICO. Il vertice italo-francese a Villa Madama, in cui si è parlato anche di Tav, di Afghanistan, di Libano e, naturalmente, della crisi finanziaria, inaugura così la vecchia-nuova stagione energetica italiana: verranno costruite, da una joint-venture Enel-Edf, quattro centrali nucleari di terza generazione, la prima delle quali sarà accesa nel 2020. Insieme avranno una potenza di 6400 Mw, vale a dire il 25 per cento dei consumi di energia nel nostro Paese. (percentuali tutte estremamente aleatorie:nel 2020 le centrali di terza generazione saranno CERTAMENTE già obsolete. I costi stratosferici di gestione per cadaveri tecnologici andranno ad inficiare pesantemente quel cazzo di 25% che si sono inventato come consumo. OGGI L’ITALIA DALLA FRANCIA IMPORTA ENERGIA PRODOTTA DALL’ATOMO DI NOTTE AD 1/3 DEL COSTO PER CONVOGLIARLA NELLE POMPE IDROVORE DEI LAGHI DEL NORD ITALIA PER SPINGERE A 1000 METRI D’ALTEZZA L’ACQUA PER POI FARLA RICADERE ED AZIONARE LE DINAMO PER PRODURRE ENERGIA ELETTRICA DIURNA FACENDOLA PAGARE AGLI UTENTI IL TRIPLO DI QUELLO CHE COSTA, ECCO A COSA SERVE IL NUCLEARE DI MERDA CHE VOGLIONO….La scelta dei siti che le ospiteranno ed il quadro normativo di riferimento sono rinviati all'approvazione del ddl del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ormai a tre quarti del proprio iter parlamentare. Con esso, tra l'altro, verrà istituita l'Agenzia per la sicurezza nucleare e ad essa spetteranno tutti i poteri sui progetti, limitando al minimo le capacità d'intervento degli enti locali nei territori coinvolti. L'accordo firmato da Berlusconi e Sarkozy prevede, inoltre, lo sviluppo della cooperazione industriale tra le imprese della filiera nucleare dei due Paesi, "in particolare tramite la realizzazione di partenariati strategici industriali tra imprese italiane e francesi competenti per l'ingegneria e la realizzazione di ogni tipo di apparecchiature per le centrali elettronucleari". Inoltre, prevede "partenariati in materia di ricerca e di sviluppo tecnologico, in particolare tra gli organismi pubblici Enea e il suo omologo francese Cea, compresi i progetti definiti come reattori di quarta generazione e i reattori di ricerca". Infine il protocollo fissa la "volontà di eliminare gli ostacoli che possono limitare la cooperazione bilaterali nel campo industriale e commerciale". La politica del nucleare rispolverata dal governo Berlusconi appare in PESANTE controtendenza rispetto agli altri paesi occidentli (Obama sta perseguendo la strada delle energie verdi, la Germania e i Paesi scandinavi stanno passando alle fonti rinnovabili e a localizzazioni degli impianti energetici) e contraria agli impegni assunti con l'UE.

Le politiche europee prevedono il piano "20-20-20", secondo cui gli Stati aderenti prendono l'impegno di produrre il 20% del proprio fabbisogno energetico mediante fonti rinnovabili, di ridurre il 20% della propria produzione di CO2, e di ridurre i consumi energetici del 20% entro il 2020. Tuttavia, il nucleare non è una fonte rinnovabile. Per energia "rinnovabile", tecnicamente, si intende qualcosa che può essere prodotta mediante un ciclo produttivo, come la produzione di idrogeno, la riqualificazione della CO2, il teleriscaldamento; un esempio è il combustibile brasiliano ottenuto dalla canna da zucchero fermantata che, bruciato, genera una quantità di CO2 pari a quella che il campo di canna da zucchero elabora per sopravvivere. MA NON E’ FINITA Qui: TESTA D’AFALTO ALLA FIRMA DEGLI ACCORDI DEL PIANO 20-20-20 IMPOSE PESANTI VETI ALLINEANDOSI AI PAESI ARRETRATI DELL’EX CORTINA DI FERRO, COME POLONIA, ROMANIA. Il RISULTATO DI TUTTA QUESTA FOGNA E’ STATA CHE L’ITALIA ,ASSIEME AI PAESI D’OLTRE CORTINA CHE SONO ENTRATI NELLA UE,HA OTTENUTO UN ALLUNGAMENTO DEI TEMPI DI ADEGUAMENTO ALLA RIDUZIONE DEL 20% DELLE IMMISSIONI NOCIVE MANTENENDO UN IMPIANTO PRODUTTIVO GENERALE ITALIOTA OBSOLETO E FORTEMENTE INQUINANTE. Le Centrali al carbone cinese e/o al carbone “verde” SOLO NELLA FANTASIA SONO SOSTENIBILI. Gli indici di inquinamento delle polveri è altissimo, ma non solo. Anche il solare e l'eolico, da un punto di vista tecnico, non sono rinnovabili ma "sostenibili".Tuttavia la legge dà delle definizioni autonome che confondono i concetti tecnici di "rinnovabile", "sostenibile" e "alternativo". Eolico e solare sono, per esempio, "alternativi" al petrolio e in questa definizione, secondo l'intenzione del Governo italiano, sarebbero equiparabili al nucleare. Il nucleare, ad oggi, non ha neanche gli standard tecnici di sostenibilità, dal momento che gli scarti di uranio radioattivo rappresentano ancora un grave problema produttivo. Tuttavia il governo asfaltato italiano con il solito trucchetto delle parole ha equiparato SOSTENIBILE AD ALTERNATIVO, quando in realtà il significato E’ BEN DIVERSO.

Mentre l'Italia, dunque, s'incammina di nuovo lungo la strada del nucleare, abbandonata con una scelta popolare ventuno anni fa e riproposta oggi con un vertice internazionale, apprestandosi fra "appena" dieci anni ad usufruire dei vantaggi - relativi - di questa fonte di energia, non rinnovabile, né sostenibile, ma solo alternativa al petrolio, molti paesi occidentali imboccano strade nuove, come la "localizzazione degli impianti" o l'avanzamento tecnologico delle fonti verdi o si mettono alla ricerca di soluzioni diverse. Fra dieci anni non possiamo sapere quali grandi scoperte avranno cambiato il mondo, ma sappiamo per certo che l'Italia avrà "finalmente" il nucleare, IN UN PAESE GIA’ OGGI TRA I PIU’ INQUINATI D’EUROPA.

400 MILIONI DI EURO IL COSTO DEL REFERENDUM SUPPLETIVO SULLA LEGGE ELETTORALE FOGNA PER LO SPARTIMENTO AB ETERNO DI FONDI PUBBLICI IN RIMBORSI ELETTORALI ANCHE PER CHI NON SUPERA LO SBARRAMENTO IMPOSTO DALLA STESSA LEGGE FINO ALLA FINANZIARIA DEL 2011, 300.000 EURO DI MULTA QUOTIDIANA PER TENERE RETE4 ABUSIVA IN SPREGIO ALLE SENTENZE DEFINITIVE DELL'EUROPA,1000 MILIONI DI EURO PER FINANZIARE LA DISINFORMAZIONE, 5 MILIARDI DI DOLLARI PER "RISARCIRE" LA LIBIA DI NON SI SA BENE CHE COSA,TAGLIO DI 8 MILIARDI DI EURO DI FONDI ALLO STUDIO E RICERCA PER COPRIRE I 3 MILIARDI DI EURO DI DEBITI ALITALIA SVENDUTA ALLA FRANCIA,400 MILIONI DI EURO DATI ALLE TESSERE ANNONARIE FASCISTE ATTRAVERSO IL SACCHEGGIO DEI "CONTI DORMIENTI",TESSERE ALTRESI' IN PARECCHI CASI VUOTE,5 MILIARDI DI MANOVRA ECONOMICA CHE SE NE ANDRANNO PER FINANZIARE L'AUMENTO DEL 700% DI CASSAINTEGRAZIONE A CUI SI UNISCONO LE GRANDI INFRASTRUTTURE INUTILI COME IL CORRIDOIO 5, IL PONTE DI MESSINA E LA TAV,TAGLIANDO QUALSIASI FORMA DI INVESTIMENTO SULLO SPOSTAMENTO ALTERNATIVO,IL TELELAVORO,IL LANCIO DI ECONOMIE SOSTENIBILI CAPACI DI ASSORBIRE LAVORATORI,FINANZIANDO ALTRESì PER LA QUARTA VOLTA IN 10 ANNI LA FIAT CON LA TRUFFA COLOSSALE DEGLI INCENTIVI ALLA ROTTAMAZIONE,PER NON PARLARE DI SPERPERI INFINITI SUGLI INCENERITORI CANCRONISTICI,CONVERSIONI DI CENTRALI AD OLI CON CARBONE DETTO "VERDE",ED E' PASSATO SOLO UN ANNO.....DI ASFALTATURA:

 

Cox 18, petardi e bottiglie contro gli agenti

Un poliziotto ferito a una mano. In via Torino un gruppo prende merce in un negozio. Gli altri: «Ci sputtanate»

(Fotogramma)

(Fotogramma)

MILANO - Tensione durante il corteo di protesta per lo sgombero del centro sociale Cox 18, sabato pomeriggio nel centro di Milano. Dopo aver attraversato il centro, i manifestanti si sono diretti nella zona dei Navigli, da dove erano partiti e dove si trova la sede del centro sociale. All'ingresso di via San Gottardo, bloccata dagli agenti in tenuta anti sommossa, c'è stato un fitto lancio di petardi, bottiglie e fumogeni. Un poliziotto è rimasto ferito per lo scoppio di un grosso petardo: ha la mano ustionata ma le sue condizioni non sono preoccupanti.

 

DUE DENUNCIATI - Due manifestanti sono stati denunciati a piede libero per possesso di oggetti atti a offendere: un noto esponente di area insurrezionalista e una ragazza di circa vent'anni. Nei loro zaini c'erano mattoni, mazze e martelli. Tra gli episodi al vaglio della Questura ci sono il danneggiamento di due bancomat, di due auto parcheggiate, un tentativo di furto in un negozio in via Torino dove un gruppo di ragazzi ha cercato di portare via la cassa, e il lancio di oggetti contro i cordoni di polizia in corso San Gottardo.

FACINOROSI - Durante il passaggio del corteo sono stati lanciati petardi e bottiglie contro la polizia, danneggiati negozi e infrante vetrine. Gli autori sono una trentina di facinorosi, vestiti di nero e con il volto coperto da cappucci e sciarpe, che il resto del corteo ha tentato di isolare gridando «Bastardi, ci sputtanate». Tensione anche in via Torino, dove i violenti hanno divelto alcuni cestini dell'immondizia, portandoli in mezzo alla strada e dando fuoco ad uno di essi. Poi hanno fatto irruzione nel negozio Bershka della stessa via urlando «Tutto il vostro lusso è provocazione, esproprio proletario e rivoluzione» e portando via della merce dopo un diverbio con i responsabili della sicurezza. Sulle vetrine sono stati disegnati simboli anarchici. È seguito un violento diverbio, con spintoni e insulti, tra gruppi di manifestanti. Per questa vicenda cinque persone tra i 23 e i 32 anni, appartenenti all'area anarchica più intransigente, sono stati denunciati per devastazione e saccheggio. Dura la reazione del vicesindaco De Corato: «Porteremo tutti i responsabili dei disordini in tribunale, come abbiamo fatto per i disastri di corso Buenos Aires del 2006». Per tutto il pomeriggio di sabato il traffico cittadino è stato in tilt e molte linee di tram e bus paralizzate.

(Liverani)

(Liverani)

PETARDI E FUMOGENI - In piazza Missori un manifestante ha lanciato un petardo contro il cordone dei carabinieri, in via Mazzini altri hanno lanciato un fumogeno nel locale bancomat di una filiale del Monte dei Paschi di Siena, senza conseguenze. La vetrina di una filiale della Banca di Roma in fondo a corso Italia è stata colpita con degli oggetti ed è stato lanciato un petardo. Ci sono stati lanci di petardi e imbrattamenti a banche e agenzie immobiliari. Le scritte: «Nervi tesi fasci appesi» e «Fuoco alle banche». Due ragazzi sono stati portati in Questura per accertamenti sul materiale trovato nei loro zaini, poi sono stati rilasciati.

«SIAMO DIECIMILA» - Il serpentone era aperto da un gruppo di donne con lo striscione «La cultura non si tocca», ha intonato cori contro l'amministrazione comunale, come «Letizia Moratti non hai capito niente. Conchetta 18 non si arrende». Secondo gli organizzatori alla manifestazione hanno partecipato diecimila persone (4mila secondo le forze dell'ordine), tra loro anche esponenti della sinistra critica e dei collettivi studenteschi. Sui muri sono comparsi dei manifesti che ritraggono il logo dell'Ecopass con al centro la foto del vicesindaco Riccardo De Corato e la scritta: «Zona a pensiero limitato». Al corteo c'era anche il regista Gabriele Salvatores, secondo cui lo sgombero del Cox è «una cosa un po' vigliacca e senza senso e con un tempismo perfetto, visto che c'era una trattativa in atto». «Il Conchetta mi sembra sia uno dei centri sociali milanesi che ha sempre seguito la strada della cultura - ha aggiunto il regista, amico di Primo Moroni, di cui il Cox conserva l'archivio sui movimenti antagonisti -. Ai tempi del film Nirvana, tra l'altro, mi aiutarono molto».

«Nel 2009 il Pil si contrarrà del 2%»

Bankitalia: «Caduta, superiore alle attese, della produzione industriale nell'ultimo scorcio del 2008»

ROMA - Previsioni fosche per l'economia italiana. «Valutiamo che, tenendo conto delle misure di sostegno alla domanda decise dal governo, il Pil si contrarrà del 2% nella media del 2009». Lo afferma Bankitalia nel suo bollettino economico sottolineando come la previsione «tiene conto della caduta, superiore alle attese, della produzione industriale nell'ultimo corcio del 2008, in particolare il dato di novembre» diffuso mercoledì.

PRODUZIONE E CONSUMI - Nel quarto trimestre dell'anno scorso l'indice della produzione industriale sarebbe caduto di circa il 6%. Nella media del 2008 il calo sarebbe stato intorno al 4%.
 

Il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi (Imagoeconomica)

Il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi (Imagoeconomica)

«Si tratterebbe», rilevano i tecnici di Palazzo Koch, «di uno dei peggiori risultati dal secondo dopoguerra; l'intensità del calo è sin qui simile a quella registrata nella crisi 1974-75 in cui, dopo un anno e mezzo, la contrazione dell'attività superò cumulativamente il 20%». E per il futuro poco spazio all'ottimismo: «I sondaggi congiunturali non lasciano intravedere una ripresa dell'attività manifatturiera a breve termine». In grave difficoltà anche l'export. Le vendite italiane all'estero si contrarranno di oltre il 5% nel 2009, per aumentare poi del 4% nel 2010, sulla scia della possibile ripresa degli scambi internazionali e di un lieve guadagno di competitività. La contrazione della domanda interna è destinata a intensificarsi quest'anno, riflettendo in particolare una caduta di oltre il 7% dell'accumulazione di capitale. I consumi, che rimarranno stagnanti, risentiranno meno delle condizioni cicliche avverse, grazie all'impatto favorevole della riduzione dell'inflazione sulla capacità di spesa delle famiglie. Inoltre, potrebbero beneficiare delle misure recentemente approvate dal Governo a favore delle famiglie meno abbienti. L'aumento della spesa in servizi e beni non durevoli compenserebbe il calo di circa il 4% degli acquisti di beni durevoli. Nel 2010, poi, con il miglioramento delle condizioni cicliche, i consumi tornerebbero a crescere a un ritmo appena inferiore a quello previsto per il Pil. Il reddito disponibile del settore privato aumenterebbe in media di circa lo 0,2% in termini reali nel 2009-2010, dopo una marcata diminuzione, superiore all'1%, nel 2008.

RAPPORTO DEBITO-PIL -Il rapporto debito/Pil risale nel 2008 al 105%. Il peggioramento della congiuntura, nota la Banca d'Italia, è destinato ad avere effetti maggiori sui conti pubblici di quest'anno. La manovra di bilancio per il triennio 2009-2011 è stata integrata senza modifiche significative ai saldi programmati con la finanziaria 2009 e con il dl anticrisi che recepisce 5,6 miliardi per quest'anno. Anche il fabbisogno, ricorda il bollettino economico, nel 2008 è tornato a crescere e l'aumento rispetto al 2007 è valutabile in un punto percentuale del Pil. Le entrate tributarie sono rimaste invece pressochè invariate.

INFLAZIONE - «L'inflazione al consumo diminuirà nella media del 2009 all'1,1%, per risalire all'1,4% nel 2010 riflettendo principalmente la caduta dei prezzi delle materie prime della seconda metà del 2008 e l'ipotesi di un recupero moderato nei due anni successivi» spiega ancora via Nazionale nel suo Bollettino.

RIPRESA - In Italia la fase recessiva proseguirà per tutto il 2009 e il prodotto interno lordo tornerà ad espandersi solo nel 2010 «beneficiando di una ripresa dell'economia mondiale e degli scambi internazionali». Bankitalia aggiunge poi che «dopo un calo dello 0,6% nel 2008 e del 2% nel 2009» il pil «aumenterà dello 0,5% nel 2010».

INDEBITAMENTO - Le famiglie italiane sono sempre più indebitate: aumentano, anche se in misura lieve, le componenti dei prestiti bancari a medio e lungo termine e gli oneri sostenuti per il servizio del debito (pagamento degli interessi e restituzione del capitale) che hanno raggiunto l’8,3% del reddito disponibile spiega ancora la Banca d’Italia. Il rapporto tra il debito e il reddito delle famiglie, sottolinea l’istituto di via Nazionale, continua comunque a essere molto basso nel confronto internazionale: è pari a circa la metà di quello medio dell’area dell’euro e a un terzo di quelli di Usa e Regno Unito.

TREMONTI - «Torniamo al 2006, non mi sembra il Medioevo» ha detto il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti commentando la previsione del -2% del Pil 2009 fatta da Bankitalia. Tremonti ha anche spiegato che «non è la politica giusta sostenere la domanda facendo nuovo debito».

VELTRONI - Ma la risposta di Tremonti non convince il segretario del Pd Walter Veltroni che in una nota spiega: «I dati sul Pil diffusi oggi dalla Banca d’Italia dimostrano che l’Italia è in emergenza ma nonostante ciò il ministro Tremonti fa finta di nulla. Ormai è chiaro: l'Italia è in emergenza. La Banca d'Italia ci dice che crolla il Pil, al -2%, che precipitano le esportazioni, al -5%, che gli effetti della crisi sui conti pubblici si faranno sentire e che una situazione tanto grave non si vedeva dai tempi della grande crisi petrolifera. Sono numeri drammatici, come drammatica è la situazione per centinaia di migliaia di famiglie, soprattutto per i precari e per quanti rischiano il posto, per i cassintegrati, per le piccole e medie imprese». Eppure, prosegue Veltroni, «anche davanti a questi dati, il ministro Tremonti fa finta di nulla e misura il crollo del Pil sulla disastrosa performance del precedente governo Berlusconi».

Confindustria: 4 miliardi non bastano

Gli industriali giudicano insufficienti gli stanziamenti previsti dal governo nel decreto anti-crisi

ROMA - Quattro miliardi non bastano. Lo stanziamento previsto dal governo nel decreto anti-crisi per il 2009 rischia di essere in sufficiente. Quindi, per fare fronte alla crisi, in Italia «occorre riallocare in fretta un ammontare di risorse ben maggiore». Lo afferma Confindustria nella congiuntura flash del Centro studi sottolineando che è necessario adottare riforme strutturali «che portino risparmi nei prossimi anni e accrescano la credibilità del Paese».

L'AZIONE DEI GOVERNI - Confindustria non esprime un giudizio negativo sul solo esecutivo italiano ma giudica «inadeguate» le azioni dei governi a livello internazionale «perchè lente, contenute, incerte, con tensioni e divisioni interne e tra i Paesi». In particolare è giudicato «controproducente» il tempismo delle decisioni tedesche. «I pacchetti di stimolo all'economia effettivamente adottati dai governi - afferma il Centro studi - sono ancora troppo modesti nell'ammontare e lenti nel varo per invertire la marcia della crisi. Molte misure erano già previste, altre sono annunciate». In dettaglio, per gli interventi in fase di elaborazione in Germania (50 miliardi di euro) e Usa (775 miliardi di dollari) «occorre fare presto perchè stiamo entrando nel culmine della crisi». Nell'Unione europea inoltre «l'efficacia degli stimoli fiscali è ridotta dall'insufficiente livello di coordinamento»

Alitalia, la Moratti: c'è offerta Lufthansa, la Cai aspetti. Invece non ha aspettato:Testa d'Asfalto ha ordinato di procedere con la svendita e che la sgualgia vada aff......o!!!

Nuova Alitalia, poche ore al decolloOggi il «sì» all'intesa con Air France

La mossa SINISTRA del sindaco
di Milano: «Lotterò fino alla fine PERCHE' SONO UNA MEGABORG COI TACCHI A SPILLO ED HO VOGLIA DI RODERGLI IL BUCO DEL  ....». Il ministro Matteoli la critica: «Ha un curioso atteggiamento.SAPEVA BENISSIMO CHE SI TRATTAVA DI UNA SVENDITA A DEBITO PER LO STATO, A NOI DEGLI HUB NON CE NE FOTTE NIENTE E QUINDI CE NE FREGHIAMO DI MALPENSA ED AFFINI»
Il destino di Alitalia purtroppo non è il fallimento ma la riduzione drastica a compagnia minimale LOW COST così come predetto da Grillo in uno spettacolo del 2005 (dopo il crak Parmalat e l'impennata del PIL Usa dopo l'11 settembre 2001,passando per gli Equity Swop del pastone Montezemolo-Gabetti-Grande Stewens,PER IL CROLLO BANCARIO ANNUNCIATO NEL LUGLIO 2008....)

Debito pubblico da record

A ottobre si è attestato a 1670 miliardi. Le entrate tributarie crescono a 344 miliardi

ROMA - È nuovo record per il debito pubblico italiano: a ottobre - secondo quanto risulta dal supplemento al Bollettino Statistico di Bankitalia - si è attestato a 1.670,6 miliardi. A settembre si era registrata invece una contrazione (1.648,6 miliardi) dopo il record raggiunto in agosto (a 1.666,6 miliardi).

ENTRATE TRIBUTARIE - Crescono le entrate tributarie: nei primi 11 mesi del 2008 si sono attestate infatti a 344 miliardi, cioè il 2,8% in più rispetto ai 334,1 del gennaio-novembre 2007. È quanto emerge dal Supplemento al bollettino statistico della Banca d'Italia. Nel solo mese di novembre le entrate tributarie sono state pari a 32,7 miliardi (in linea rispetto ai 32,9 miliardi nel novembre 2007)

Ocse: «Italia maglia nera per la crescita
E la crisi durerà fino a metà 2009»

Le stime dell'organizzazione: «Nessuna possibilità di ripresa fino al 2010»

PARIGI - Penultima, davanti solo al Portogallo. L'Ocse assegna all'Italia la maglia nera per la crescita economica nell'Eurozona negli anni dal 2003 al 2007. È quanto emerge dalla Economic Surveys dell'organizzazione che rappresenta i paesi più avanzati del mondo. Dalla ricerca emerge che, in media, dal 2003 al 2007 la crescita del Pil nel nostro Paese è stata solo dell'1,1%, a fronte di un Pil dell'Eurozona che aumentava del 2%. Peggio dell'Italia c'è solo il Portogallo che cresce dell'1%, mentre l'Irlanda è il paese meglio piazzato, con un +5,5%, seguito dal Lussemburgo (+4,6%) e dalla Grecia (+4,3%). Bene anche la Spagna (+3,5%), mentre i due pesi massimi Germania e Francia registrano rispettivamente un +1,4% e un +1,9%.

RECESSIONE - L'Ocse lancia poi l'allarme sulla crescita economica dell'eurozona e non vede possibilità di ripresa fino a metà del 2010. L'organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico parla di «seri rischi per gli scenari di crescita» e, a causa della crisi finanziaria, prevede «una contrazione nella seconda metà del 2008 e nella prima metà del 2009 e una crescita al di sotto del trend fino a metà 2010»

CREDITO - Sul fronte del credito, l'Ocse nota che la situazione nel settore provato si è «irrigidita», anche se «una forte contrazione nel credito bancario non si è ancora verificata». Inoltre i «rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi non sono scomparsi, anche se c'è una bassa evidenza di ampi effetti di secondo livello» e le «aspettative sui prezzi sembrano essere restate ben ancorate». Serve comunque un'«adeguata regolamentazione dell'attività finanziaria». Ciò significa che le autorità europee e nazionali devono essere in grado di far fronte alle difficoltà nel «breve termine», mentre «vanno evitate azioni politiche che potrebbero minare gli obiettivi di lungo periodo». Lo sforzo deve essere perciò quello di «rafforzare le riforme strutturali», puntando alla sostenibilità di bilancio, al miglioramento della ripresa macroeconomica e ad un aumento dei livelli di vita. L'Ocse invita le autorità europee a «muoversi verso una più integrata e centralizzata supervisione» bancaria.

CONTI PUBBLICI - Sul fronte dei bilanci pubblici l'Ocse invita a «migliorare ulteriormente la disciplina di bilancio», ricordando che in «alcuni paesi membri dell'area euro restano alti deficit». Per quanto riguarda l'inflazione l'Ocse prevede che l'andamento «fiacco» dell'economia, «aiuterà ad abbassare ulteriormente» i prezzi, e quindi «in base a queste previsioni potrebbe emergere lo spazio per un ulteriore allentamento della politica monetaria», anche se «resta una grande incertezza per quanto riguarda lo scenario economico». «Se le pressioni inflazionistiche - è scritto nel rapporto - dovessero dimostrarsi più forti delle attese, lo spazio di manovra s

La Borsa italiota nel 2008 ha perso quasi il 50%:Unicredit cede gli immobili: in vendita anche la sede di MilanoCai cambia nome, ora è Alitalia. Come avevamo ampiamente documentato in Italonia il fallimento NON esiste...

Il commissario straordinario Fantozzi: «La compagnia ha sperperato, è morta di grandeur»;nel frattempo Btp, gli specialisti disertano le aste.
Ben due aste Btp per specialisti su tre ieri sono andate deserte, mentre la terza ha visto una richiesta di solo poco più di un terzo dell'ammontare offerto. Un buco nell'acqua insomma per il Tesoro, che non è riuscito a collocare la 6° e 7° tranche da 150 milioni di euro di [...]

(Lapresse)

(Lapresse)

MILANO - L'assemblea di Cai ha deliberato la modifica della denominazione sociale: dal 13 gennaio la società si chiamerà semplicemente Alitalia e non Nuova Alitalia. «Abbiamo cambiato ragione sociale», ha detto il vice presidente Salvatore Mancuso (fondo Equinox). Sul partner estero, Mancuso ha spiegato che «si sta lavorando, a breve verrà fatta la scelta». Gaetano Miccichè, responsabile della divisione corporate di Intesa SanPaolo, sui tempi del partner estero aveva detto che «siamo vicini alla scelta». Mancuso, sull’ingresso di nuovi soci nella compagine azionaria, ha risposto: «Solo un socio strategico». Quanto al problema dei prezzi dei voli sollevato dall'Antitrust: «Non devo rispondere io a Catricalà».

INCONTRO CON SINDACATI - Nel pomeriggio i vertici di Cai-Alitalia si troveranno con i sindacati per discutere i criteri di assunzione applicati dalla nuova compagnia, in particolare per il personale di terra ma non di quello delle pulizie (rinviato al 2 gennaio, Cai ha deciso di esternalizzare il servizio). Sul tavolo anche le questioni di piloti e assistenti di volo, affrontate già lunedì.

FANTOZZI: «COMPAGNIA MORTA DI GRANDEUR» - Alitalia «è morta di grandeur. Nella mia relazione dico chiaramente che l'azienda ha sperperato: ci sono cinque procuratori della Repubblica al lavoro nei nostri uffici e la Corte dei conti che indaga». Lo ha detto il commissario straordinario, Augusto Fantozzi, in un'intervista al settimanale Espresso mercoledì in edicola. «Alitalia è morta di grandeur, non per il mio taglio dei voli, bensì perché si è voluta mantenere una struttura troppo ampia rispetto alle sue possibilità di produrre reddito». Secondo Fantozzi «Alitalia pagava tutto il triplo. Per esempio mandava tre auto per prendere l'equipaggio. Anche il carburante era pagato troppo». Per Fantozzi «i piloti hanno fatto un grande errore. La disponibilità a riconoscere la loro professionalità c'era, ma loro hanno preferito la guerra per il potere in azienda, lo scontro per comandare piuttosto che convincere della loro indispensabilità. L'Anpac ha frantumato se stessa».

IL DISASTRO DELLA CLASSE DIRIGENTE TARGATA PD. VELTRONI DA OLTRETOMBA ESTREMA, CONTINUANDO A PAPPAGALLARE L'ASFALTATURA A DESTRA HA ANNIENTATO CIO' CHE AVREBBE DOVUTO ESSERE L'OPPOSIZIONE. SI ATTENDONO LE SUE DIMISSIONI AB ETERNO.

Arrestato l'ad di Total Italia
Coinvolto un deputato Pd

Tangenti sul petrolio, arrestato l'Ad di Total. Deputato Pd ai domiciliari

  CRONACHE Basilicata, richiesta la misura dei domiciliari per il parlamentare Margiotta: potrà essere eseguita solo se la Camera dà l'autorizzazione. L'indagine condotta dal pm John Woodcock (foto)

 

DALLE TOMBE PIRAMIDALI D'EGITTO, DALL'OLTRETOMBA,IL SOLITO MONITO,INUTILE, DI NAPOLITANO:"«I principi fondamentali della Carta sono immodificabili». Il premier: «Non li cambieremo» Nel frattempo chi svolge il proprio lavoro viene licenziato:"Carlo Vulpio è un giornalista. Dall'inizio del 2007 seguiva le inchieste "Poseidon", "Why Not" e "Toghe Lucane". Scriveva per il Corriere della Sera. Il 3 dicembre è stato licenziato. Nel suo ultimo articolo ha fatto i nomi di magistrati, di politici e di imprenditori coinvolti nell'inchiesta della Procura di Salerno in seguito alla denuncia di Luigi De Magistris. Subito dopo ha ricevuto una telefonata di licenziamento da Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera. I nomi erano troppi, il tanfo era insopportabile anche per i lettori del Corriere.
Mieli, lo dica qui in Rete prima che la riducano come i giornali servi del potere con la legge fotti blogger di Cassinelli. Ci dica chi ha telefonato a lei per invitarla a disfarsi di Vulpio? Uno della lista? Un membro del consiglio di amministrazione di RCS? O ha fatto tutto da solo? Altrove, in altri Paesi, in Francia o negli Stati Uniti, un gesto come il suo non sarebbe stato apprezzato. L'avrebbero cacciata. Qui la premieranno, magari con la direzione del Tg1.
Leggere l'elenco di Vulpio, dal CSM, alla Corte d'Appello, alla Corte di Cassazione è come sollevare il tombino di una fogna. In Italia siamo tutti al di sotto di ogni sospetto.

Dall'articolo di Carlo Vulpio del 3 dicembre 2008:
"Non era mai accaduto prima in Italia, che una procura della Repubblica fosse «circondata» come un fortino della malavita. Ieri è successo alla procura di Catanzaro, che per tutta la giornata e fino a tarda sera è stata letteralmente accerchiata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da Salerno. Con i carabinieri del Reparto operativo e i poliziotti della Digos, sono entrati in procura ben sette magistrati, tra i quali il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, e i titolari dell' inchiesta, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Hanno notificato avvisi di garanzia e perquisito case e uffici dei magistrati calabresi che hanno scippato le inchieste "Poseidone" e "Why Not" all' ex pm Luigi de Magistris (ora giudice del Riesame a Napoli) e dei magistrati che queste inchieste hanno ereditato, «per smembrarle, disintegrarle e favorire alcuni indagati», scrivono i pm salernitani. Tra gli indagati "favoriti", l' ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, l' ex governatore di Calabria, nonché ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, il generale della Guardia di Finanza, Walter Cretella Lombardo, l' ex sottosegretario con delega al Cipe, Giuseppe Galati (Udc), Giancarlo Pittelli, deputato di Forza Italia, il ras della Compagnia delle Opere per il Sud Italia, Antonio Saladino.
Ma questo è solo il troncone calabro. Gli stessi magistrati salernitani, infatti, stanno indagando anche in altre due direzioni. La prima riguarda uno stuolo di giudici lucani coinvolti nella "madre di tutte le inchieste" sul marcio nella magistratura (l' inchiesta "Toghe Lucane", che de Magistris è riuscito a "chiudere" prima di essere frettolosamente trasferito). La seconda andrebbe diritta verso alcuni membri del Csm: per esempio, il vicepresidente Nicola Mancino e i presunti legami con Antonio Saladino, figura chiave di "Why Not", il procuratore generale della Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli, andato in pensione qualche giorno fa, e il sostituto procuratore generale della Cassazione, nonché governatore (Ds) delle Marche per dieci anni, Vito D' Ambrosio, che in Csm sostenne l' accusa per far trasferire de Magistris. Ce n' è anche per l' Associazione nazionale magistrati e per il suo presidente, Simone Luerti. Molto amico di diversi indagati eccellenti quando faceva il magistrato in Calabria, Luerti non ha mai perso occasione di esternare contro de Magistris. Quando poi, qualche mese fa, si è scoperto che incontrava regolarmente Saladino e Mastella nella sede del ministero della Giustizia, mentre lui negava, Luerti s' è dovuto dimettere dalla carica di presidente dell' Anm. Nel decreto di perquisizione eseguito ieri, 1.700 pagine, i pm di Salerno accusano di concorso in corruzione in atti giudiziari - per aver tolto "illegalmente" a de Magistris "Why Not" e "Poseidone" - il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, il procuratore generale reggente, Dolcino Favi, il parlamentare Giancarlo Pittelli e «l' uomo ovunque» Antonio Saladino. Ma accusano anche il sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, il sostituto procuratore generale presso la Corte d' Appello Domenico De Lorenzo e il pm Salvatore Curcio di aver preso in eredità quelle scottanti inchieste al solo scopo di farle a pezzi. Mentre il procuratore generale Vincenzo Iannelli e il presidente di Sezione del tribunale Bruno Arcuri si sarebbero dati da fare non solo "per archiviare illegalmente" la posizione di Mastella ("la cui iscrizione tra gli indagati era invece doverosa"), ma anche "per calunniare de Magistris e disintegrarlo professionalmente". Poi, dicono i pm campani, Iannelli, per una causa che gli sta a cuore, fa intervenire Chiaravalloti su Patrizia Pasquin, giudice del tribunale di Vibo Valentia, che poi sarebbe stata arrestata. Così, da magistrato a magistrato, come da compare a compare." Carlo Vulpio,
www.carlovulpio.it

ITALIA:UNA PACCOTTIGLIA DI NAZIONE

Transparency_2008.jpg
Classifica corruzione 2008 nel mondo di Transparency International
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L'Italia e le
Seychelles sono entrambe al 55° posto nel mondo per la corruzione nel settore pubblico. Siamo scesi di 14 posizioni dal 2007 grazie a una maggiore diffusione "dell'abuso di pubblici uffici per il guadagno privato".
Propongo al presidente delle Seychelles,
James Michel, un gemellaggio con l'Italia. Un grande Paese come il nostro potrà trasformare quel piccolo paradiso terrestre in una cloaca internazionale di grande rilievo.
Qualche inceneritore, due centrali nucleari riciclate dall'Enel, un po' di narcotraffico per le rotte dell'Oceano Indiano,
materiale tossico per costruire nuove scuole, pregiudicati in Parlamento a volontà.
L'Italia può offrire anche consulenza legale contro i problemi derivanti dalla corruzione. I nostri avvocati in Parlamento Alfano, Ghedini e Consolo sono i migliori sulla piazza. Se un parlamentare ha problemi con la giustizia trovano sempre il Lodo giusto per lui, per farla franca, per evitargli le seccature della galera. Il lodo Alfano ha posto al di sopra della legge le prime quattro cariche dello Stato. Il
lodo Consolo dovrebbe mettere al sicuro dalla giustizia tutti i ministri, a partire da Matteoli, del quale, non per niente, Consolo è l'avvocato. Le leggi in Italia sono disegnate su misura da Ghedini, il doppiolavorista, avvocato dello psiconano. Difende il suo datore di lavoro sia in tribunale che in Parlamento. In Italia ogni politico che si rispetti nomina il suo avvocato senatore o deputato. Per non finire dentro.
In cambio le Seychelles potrebbero ospitare i mafiosi della 41 bis. E, in caso di condanna per il processo Mills, anche Testa d'Asfalto. Il Lodo Alfano, secondo il pubblico ministero Fabio De Pasquale,
è incostuzionale. Con lui sono d'accordo tutti gli italiani, tranne Alfano, Ghedini e Consolo (il nuovo trio d'attacco alla Costituzione, l'Al-Ghe-Co) e il presidente della Repubblica Morfeo Napolitano.
 

“Stefano Rodotà, specialista in “lamentazioni”, paventava su Repubblica gli effetti dei provvedimenti berlusconiani su rifiuti e immigrazione clandestina: "Contraddizioni, difficoltà di funzionamento, smagliature, non possono far sottovalutare la creazione di un modello di governo della società che ha tutti i tratti della "democrazia autoritaria"; centralizzazione dei poteri, abbattimento delle garanzie, restrizione di libertà e diritti, sostegno plebiscitario. Si affrontano questioni dell'oggi, ma si parla del futuro. Si coglie la società italiana in un momento di debolezza strutturale, e si modificano le condizioni dell'agire politico". Ma non si tratta solo della deriva di una nazione. Infatti Il film di Garrone “GOMORRA” riprende la tesi portante dello stesso  libro di Saviano: la speculazione economica e l'impresa criminale sono le facce della stessa medaglia del de-sviluppo italiano. La pellicola ha un taglio più "documentaristico" che direttamente "politico"(come nel caso dello stralcio del “commentarista prezzolato” Rodotà), così i vari episodi della storia possono apparire slegati tra loro. Ma l'unità tematica esiste sebbene sia esterna al racconto. E' l'imbarbarimento sociale determinato dallo stato putrescente dell'economia  che accomuna le esistenze tragicomiche dei giovani protagonisti, alla ricerca di una collocazione nel Sistema(Italia,ndr). Le diverse storie alla fine convergono nella figura di Toni Servillo, stakeholder in cerca di terre in cui sversare abusivamente i rifiuti tossici. Egli spiega al suo guaglione perplesso: "La situazione è senza rimedio, perché inquinare l'ambiente dove vive una famiglia del Sud, serve a far vivere una famiglia del Nord". Estendete al mondo.…mentre l'animale uccide d'istinto per fame, il feudalista italiota uccide consapevolmente per profitto. Indirettamente, come nel caso dei rifiuti tossici; direttamente, come nel caso della clinica che ha sottoposto ignari malati a inutili e dannosi interventi. Beceri camorristi attorniati da esecutori sub-umani e "qualificati operatori medici" nel loro asettico e tecnologico ambiente sono accomunati dall'unico fine , tutti accecati e resi criminali dalla smisurata smania di profitto. Il tardo feudalesimo italiota sta producendo una vera e propria mutazione antropologica. Le determinazioni folli di un modo di produzione impazzito che produce pazzia, trasforma l'agire criminale in spettacolo quotidiano, addirittura in paradigma cui conformarsi. Le esigenze di accumulazione del Dio Danaro e la dominazione di casta ha gli stessi effetti ovunque. Le varie forze politiche sono in grado di perdersi in estenuanti chiacchiere intorno a fesserie come il “Lo®do” Schifani-Alfano (in ogni paese sorge l'equivalente grido di lesa democrazia), ma c'è consenso pressoché unanime sulla militarizzazione del territorio per la "sicurezza", a Milano come a New York o Londra. Intanto ad Acerra si celebra il paradigma del mondo: la sovvenzione pubblica a pioggia produce monnezza e questa da qualche parte bisogna pure "sversarla". Per alimentare un "termovalorizzatore" di tumori campano o per riempire fosse a cielo aperto in altri continenti (come l’eterna Africa dei Live Aid(s) ) . Le discariche del Neo Feudalesimo stanno diventando "zone globali di interesse strategico". La strategia è anche la costante riduzione del costo del lavoro italiota, misura originale se pensiamo che in Italia esiste da sei anni LA LEGGE SCHIAVISTICA n. 30 detta “Legge Biagi”, che doveva rilanciare, sei anni fa, l’industria e la produttività italiota. Il centro Studi di Confindustria prevede per quest'anno (2008) "una sostanziale stagnazione per l'economia italiana": la crescita del PIL si fermerà allo 0,1%. Ma si sa già che l'inflazione sarà molto alta e minaccerà di falcidiare i salari. Il governo prevede per parte sua in modo del tutto arbitrario un tasso d'inflazione programmata dell'1,7%.(siamo già al 4% nel luglio 2008…) A questo saranno agganciati i rinnovi contrattuali. Gli industriali applaudono: la scelta è "credibile e coerente con la necessità di non perdere ulteriore competitività... l'erosione del potere d'acquisto delle famiglie può essere recuperata solo con maggiore efficienza e concorrenza, liberalizzando i mercati e migliorando la logistica". Ergo: riduzione automatica e generalizzata dei salari; eventuali aumenti solo in cambio di aumentata produttività. La Triplice sindacale dà una mano. Per spiegare la crisi economica in corso partiamo da un assioma: l'unico modo per produrre nuovo valore è produrre merci e venderle. Tutto ciò che concerne il valore dopo tale operazione, e che chiamiamo interesse, rendita, formazione di "redditi" vari, non è che una ripartizione del plusvalore originario. Gli stessi “tecnici”  ne convengono, in questo caso Mario Draghi: "... specialmente sul mercato americano l'instabilità è più evidente. Le banche non possono sfuggire alla debolezza dell'economia americana… la situazione si è fatta dura...". Quello che proprio non possono mandar giù è che questa crisi fa parte del decorso naturale del loro sistema. Tra gli effetti di questo decorso abbiamo i "bamboccioni" di cui parlava Padoa Schioppa.  Secondo recenti studi, il 96% degli under 34 passa oltre quattro ore al giorno davanti alla tivvù. Il 98% trascorre il tempo libero a chattare in internet con amici e sconosciuti. Il 51% fa uso di droghe, il 46% abusa regolarmente di superalcolici. Due alunni su dieci, alle medie, si sballano almeno una volta a settimana. Sotto un velo di spensieratezza (profusa a piene mani da talk show e reality) cova un mare di disperazione. L'allarme dell'Oms è chiaro: in Italia la depressione dilaga. Ora, l'unica dinamica interessante della "nostra" società è quella di produrre effetti di auto-negazione. La cosa che colpisce infatti, leggendo le statistiche, è che la maggioranza dei giovani "non vede la possibilità di un futuro". La gioventù si “sballa” perché non vede futuro, nel frattempo il giudice Roberto Scarpinato nel suo ultimo libro, "Il ritorno del Principe", afferma: "alcuni dei più noti processi celebrati in questi ultimi anni hanno dimostrato che l'occulta trasversalità della gestione del potere del nostro Paese non è storia del passato, determinata da patologie transitorie, ma realtà strutturale… Il potere visibile rischia così di divenire il figlio bastardo di quello invisibile, generato a sua volta da una miriade di segreti matrimoni di interessi o di transazioni sottobanco… Un sistema integrato di soggetti individuali e collettivi. Una sorta di tavola dove siedono figure diverse, non tutte necessariamente dotate di specifica professionalità criminale: il politico, l'alto dirigente pubblico, l'imprenditore, il finanziare, il faccendiere, esponenti delle istituzioni e, non di rado, il portavoce delle mafie…"
Ma visto che il Potere è ben attento a non far vedere la realtà, offrendo meravigliosi colpi di teatro, occorre un esempio concreto, altrimenti l'inganno del Potere continuerà a far pensare che ci siano una Maggioranza ed una Opposizione alternative, quando invece sono complementari.
Il libro: "Il Partito del Cemento", di Marco Preve e Ferruccio Sansa spiega quanto sia invasiva e distruttiva la commistione d'interessi che piega l'interesse pubblico a quello privato. Si parla del cemento (tre milioni di metri cubi di colate programmate) che coprirà il poco che resta della costa e della collina ligure. Porticcioli, grattaceli, complessi residenziali e box, strade e riempimenti, cambieranno per sempre il volto della Liguria, dove già, per l'Istat, dal 1995 al 2005 è stato cancellato il 45,55% del territorio libero da costruzioni, mentre il turismo è in crisi perché la "bellezza" del paesaggio svanisce. Speculazioni che avvengono con il completo asservimento delle Pubbliche Amministrazioni agli interessi dei faccendieri. I Piani Urbanistici come i Piani di Bacino o di tutela del paesaggio e della costa sono di fatto cancellati e riscritti direttamente sotto dettatura dagli speculatori, sulla base delle loro esigenze, spesso ignorando i rischi per il dissesto idrogeologico di ampie zone del territorio.
Il libro fotografa la realtà e fa conoscere nomi e cognomi dei protagonisti. Si comprende che è realtà l'asse trasversale tra centro-destra e centro-sinistra e la comune commistione con gli affari (anche quelli non troppo "puliti"). Si vede che coloro che si mostrano "garanti" della Questione Morale sono piegati e parte di questo "sistema". Comprendiamo che vi sono luoghi che hanno sostituito le Istituzioni, svuotandole di ogni minimo potere di controllo o indirizzo. Luoghi mascherati da associazioni culturali o fondazioni, come "Maestrale", che rappresentano lo strumento per incontri d'interesse (che producono scambio, ricatto e clientela), e che poi fanno ratificare i "patti" dalle Istituzioni al fine di garantirsi una parvenza di legalità. Nel libro si parla dei potenti di questa regione, come Claudio Burlando e Claudio Scajola. Si racconta di Luigi Grillo. Ma si parla anche dei piccoli Comuni dove gli interessi speculativi del cemento uniscono tutti coloro che gestiscono la cosa pubblica. Dalla lettura si apprende un'altra realtà inquietante: l'infiltrazione mafiosa. Ne parla il giudice dell'antimafia
Anna Canepa: "E' importante non dimenticare che Criminalità Organizzata non è solo violenza, estorsioni, omicidi, ma è soprattutto, nelle realtà come la nostra, penetrazione nella economia legale e nel mercato attraverso il riciclaggio del denaro; ed è bene ricordare che è attraverso lo strumento dell'appalto e sopratutto del subappalto che l'economia legale viene pesantemente infiltrata e condizionata da quella illegale. E quindi, quella colata di cemento, che con la benedizione trasversale di tutte le forze politiche, sta per abbattersi sulla Liguria, in particolare attraverso la costruzione dei porticcioli turistici (e degli insediamenti connessi) dovrebbe essere oggetto di grande preoccupazione, per non dire allarme."

Se il “NEON-GOVERNO” dichiara “lucidamente” che:” «L'Italia è un Paese molto solido nella sua economia»; a fronte di numeri impietosi che dicono invece:” La crescita economica italiana è ad un "punto morto" e nel 2008 il pil avanzerà solo dello 0,1%. È’ quanto annuncia la Commissione europea nelle previsioni economiche intermedie, spiegando che «questo dato rappresenta una revisione al ribasso delle già deboli stime di crescita formulate nella primavera, pari allo 0,5%, e implica che non ci sarà nessun effetto traino per il 2009»(FONTE CORSER); la fumosa opposizione cerca dei rimedi tangibili nella….televisione. Dato che il “pappagallare” è l’unica cosa che riesce benissimo allo pseudo-capo dell’opposizione, ecco il sorgere del trio delle meraviglie televisive “sinistrate”: la dalemiana “Red” , la veltroniana “Youdem”, oltre a Rai3. I sinistrati ad onor del vero sono ancora sotto di due televisioni rispetto al “Champion Chips”, quest’ultimo che tra l’altro,recentemente,si è disfatto di una “sua” creatura, ovvero quella “TV delle Libertà” affidata ad una delle sue “Pompadur” :” "la tv della gente, non dei politici", di  Michela Vittoria Brambilla ha visto infatti tramontare il suo sogno mediatico: le trasmissioni della tv della Libertà sono state sospese. A casa i 13 giornalisti e tutta la squadra tecnica, dopo aver accumulato 20 milioni di debiti, un milione al mese, visto che la tv della rossa protetta di Silvio Berlusconi era stata inaugurata nel giugno 2007 con un messaggio dello stesso Presidente del Consiglio.” Visto lo “spazio” creatosi dal congelamento della “passeggiatrice” forzista, subito i “sinistri” vi ci sono precipitati dentro a tutta forza, loro che sbandierano ai quattro venti di essere ereditieri della “sana” tradizione politica di sinistra a fianco della gente (non si capisce bene quale…..). Eccovi i palinsesti del regno etereo delle Nuova Sinistra Italiota: “La veltroniana “Youdem” (acronimo di Yes Obama United in Dialog e Mutism) ha come logo la figurina Panini di Pizzaballa e si propone di educare il popolo della sinistra al dialogo con Berlusconi. I programmi si aprono con “Saranno fumosi”, a cura di Bettini, Realacci e Cerami. Schivo come sempre, Veltroni andrà in onda in prima serata, ma solo il sabato e la domenica, dagli studi di Sabaudia, col varietà bilingue “Yes Week End”. Ma pare abbia già in serbo, per le elezioni europee, un grande exploit all’americana: “Loft”, la risposta italiana a “Lost”. Grande attesa per gli appuntamenti con la tv verità: “RiforMissing”, variante riformista di “Chi l’ha visto?”, organizzerà le ricerche dei neoeletti del Pd provenienti dalla “società civile” e misteriosamente inabissatisi in Parlamento: si parte con Calearo, Daniela Cardinale e il generale Del Vecchio, per proseguire coi due terzi del governo-ombra. La Madia, miracolosamente recuperata in pieno oceano da Piero e Alberto Angela in perlustrazione, racconterà la sua drammatica esperienza nella serie “La fossa delle Marianne”. Colaninno jr., a lungo dimenticato in un ripostiglio del Loft, verrà rispolverato e riattato per una nuova edizione di Don Matteo, che indaga sulla cordata Alitalia capitanata dal padre Roberto.(CHI E’ ROBERTO COLANINNO?? Ecco che corre in nostro aiuto la grande enciclopedia Wikipedia:” Definito imprenditore, durante il primo governo Prodi,erede diretto del “socialismo rampantista di craxiana memoria”, quello dei così detti capitani coraggiosi che acquisivano a mani basse le “svendite” prodiane di ingenti segmenti produttivi italiani come il comparto IRI (Alfa Romeo, Cirio, Ansaldo,eccetera…),attraverso l’influenza della Cir di De Benedetti,diveniva amministratore delegato di Olivetti ed in tal guisa creava OMNITEL,società fornitrice di servizi di fonia mobile. Da questo blocco, attraverso un’opa particolare (ovvero un’offerta di pubblico acquisto chiamata  Leverage BuyOut, (vedere nota a calce)che sfrutta i flussi di cassa della società acquisita per pagarne i debiti)acquisisce il controllo,nel 1999, della compagnia telefonica nazionale TELECOM. L'operazione riesce, creando tuttavia un grosso debito in Telecom stessa, che la renderà vulnerabile ad una scalata successiva. In conseguenza di ciò, nel 2001 vende la Telecom a Pirelli (Tronchetti Provera) e Benetton, creando una notevole plusvalenza (1,5 miliardi di euro) nelle casse di Bell, la società veicolo lussemburghese con la quale Colaninno e Gnutti ottennero il controllo di Telecom. Per questa plusvalenza la società è stata indagata per evasione fiscale e multata dall'Agenzia delle entrate per 1,937 miliardi di euro. L'accertamento con adesione a cui hanno aderito i soci di Bell ha permesso la riduzione delle sanzioni ad un quarto del minimo, così la società ha dovuto versare al Fisco solamente 156 milioni. Grazie a questa pacca sulle spalle, Colaninno acquisisce nel 2002 Piaggio, la casa italiana produttrice di veicoli a 2 e 3 ruote, per ora al quarto posto nel mondo come produzione.Da 6 anni dormiente, Colaninno ritorna alla carica grazie all’affare ALITALIA: con i buoni uffici del “Champion Chips” infatti, a fronte del fallimento della principale compagnia di bandiera aerea nazionale, viene creata la S.P.A. Compagnia Aerea Italiana a costo 0,totalmente svincolata dai debiti di Alitalia, con il monopolio totale delle rotte nazionali e con la facoltà di rinegoziare TUTTI i contratti di lavoro di Alitaria a SUO piacimento [ operazione artificiosa creata da “Champion Chips” allo scopo di aggirare l’ennesimo richiamo con multa dell’Unione Europea in relazione ai continui “aiuti di stato” elargiti alla compagnia di bandiera destinata al fallimento, i cui costi fallimentari verranno scaricati ovviamente sulla società….SI TRATTA DI UNA LEVERAGE BUYOUT 2,dato che la prima,come abbiamo vista aveva dato i suoi frutti con Telecom……])  A notte fonda, per “Fuori Orario - Cose mai viste”, vecchi spezzoni di Veltroni che esalta l’Ulivo, denuncia il conflitto d’interessi e cita la questione morale. L’emittente dalemiana “Red” (acronimo di Ritorno e Distruggo, o di Riformismo Estrema Destra) ha come logo una barca a vela coi baffi e si propone - in contrapposizione con Youdem - di educare il popolo della sinistra al dialogo con Berlusconi. Nasce dalle ceneri di una tv satellitare il cui nome evoca il numero dei firmatari della petizione “Salva l’Italia” auspicati da D’Alema: “Nessuno”. E “Il mio nome è Nessuno” sarà anche una delle rubrica più attese, a cura di Polito El Drito e Stefano Menichini: già allertata la Protezione civile per arginare l’afflusso dei fans all’arrivo della coppia negli studi. Per le famiglie, a grande richiesta, torna “La signora in giallo”: Livia Turco di ritorno dal parrucchiere. Reduci dai trionfi in Sicilia e a Roma, Anna Finocchiaro e Francesco Rutelli ridanno vita al celebre gioco a premi “Signori, il fiasco è servito”. Molto attesi i programmi musicali del dj Bobo Craxi (musiche di evasione) e Pierluigi Bersani: dopo l’annunciata intervista col suo idolo Vasco Rossi, l’ex ministro sarà alle prese con un gruppo di tassinari romani suoi sfegatati ammiratori, che tentano di arrotarlo sulle strisce. Piero Fassino e Anna Serafini festeggiano le nozze di platino in Parlamento (11 legislature in due) con la sit-com “Il gioco delle coppie”. Sigla iniziale “Oak Fund” (di Tavaroli-Cip-Ciop), sigla finale “Che fretta c’era, maledetto Tronchetti Provera” (di D’Avanzo-Tavaroli). In prima serata il programma di punta: “Il commissario Max”, una serie italo-pugliese in cui un tizio in barca a vela infila naufragio via l’altro, precipita financo da un gommone, ma passa sempre per molto intelligente. Seguirà “Ikarus”, primo esperimento di talk show sociale che denuncia i drammi del precariato nel duro mondo degli skipper. Per il genere horror, Consorte, Latorre, Fiorani e Ricucci nel classico “La banca dei quattro”. Molto attese le rubriche “Gli Insaccàti”, con Curzi, Minoli e Saccà, e “Neri per caso”, con la nuova coppia Amato & Alemanno. Luciano Violante, dopo le aperture sulla giustizia che hanno scavalcato a destra Ghedini e Alfano, canterà con i Camaleonti e curerà un programma sui lifting dal titolo arboriano: “Violante1 a Violante2”. Invitato a partecipare con un programma tutto suo, Antonio Bassolino ha cortesemente declinato: “Spiacente, ma ho già firmato l’esclusiva con Mediaset per una fiction sul miracolo napoletano”. Titolo provvisorio: “Il Ritorno di Er Monnezza”.

 

LA FURIA CIECA: SUPERPROCURE PER INCASINARE LE INDAGINI, DECRETO PER LIMITARE FORTEMENTE LE INTERCETTAZIONI, DI NUOVO LA RIPROPOSIZIONE DEL LODO SCHIFANI PER OVVIARE A NUOVI PROCEDIMENTI PENALI PER CORRUZIONE (CASO MILLS), E SIAMO SOLO A DUE MESI DI GOVERNO....

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Mossa del Pdl per aiutare il premier

08:51   POLITICA Si riparla di immunità per le alte cariche per «sterilizzare» il processo Mills che coinvolge anche Berlusconi. Le norme potrebbero essere inserite nel pacchatto sicurezza Martirano

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09:29   CRONACHE Alle 11 in Duomo i funerali dei quattro operai morti alla ThyssenKrupp. Polemiche sulla partecipazione dei rappresentanti dell'azienda alle esequie. Attesi i ministri Damiano e Ferrero. Segui online la diretta dal capoluogo piemontese

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09:27   CRONACHE La decisione dopo il vertice a Palazzo Chigi. Prodi: «Non abbiamo ceduto alle provocazioni». Allerta prezzi dai consumatori: «Danni enormi, rischio di rincari a Natale».

 

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Il grande stilista spiega in un'intervista al quotidiano tedesco "Handelsblatt" di essere intenzionato a cedere il suo impero "al migliore offerente. L'Oreal potrebbe essere un partner"/

 

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«E io non abbandonerò mai»