E' ACCETTABILE TAYLOR??                                                                      

LA TAYLORIZZAZIONE E’ ACCETTABILE ALL’INTERNO DI UNO SVILUPPO IN SENSO COMUNISTA DI UNA SOCIETA’?

 

Riprendendo fedelmente dal primo libro del Capitale di Marx si legge:

“La forma del lavoro di molte persone che lavorano l’una accanto all’altra e l’una assieme all’altra secondo un piano,in uno stesso processo di produzione,o in processi di produzione differenti ma connessi,si chiama cooperazione. La cooperazione degli operai salariati è un semplice effetto del capitale che l’impiega simultaneamente,la connessione delle loro funzioni e la loro unità come corpo produttivo complessivo stanno al di fuori degli operai salariati,nel capitale che li riunisce e li tiene insieme. Quindi agli operai salariati la connessione fra i loro lavori si contrappone,idealmente come piano,praticamente come autorità del capitalista,come potenza d’una volontà estranea che assoggetta al proprio fine le loro attività.”

Ecco questo piano marxista è ideale per spiegare l’introduzione dello scientific management-che in Italia avverrà con la Prima Guerra Mondiale- all’interno delle grandi imprese industriali,anche se poi la realtà risulta maggiormente articolata e non irreggimentabile in formule.

Tuttavia uno dei dati salienti della storia dell’organizzazione scientifica del lavoro in Italia è costituito dal fatto che i momenti centrali di formazione dei requisiti funzionali per la sua estensione furono sempre momenti di grave o storica sconfitta del movimento operaio italiano come la Prima Guerra Mondiale,il fascismo e gli anni cinquanta e che quindi il momento della subalternità operaia fu sempre determinante. La sconfitta degli anni cinquanta dell’operaiato si lega al fallito tentativo dei lavoratori altamente specializzati di condizionare e trasformare l’organizzazione bassa dell’impresa utilizzando da un lato la spinta rivendicativa esistente in tutti i settori del proletariato sull’onda dell’esperienza resistenziale,dall’altro le capacità organizzative intrinseche al patrimonio tecnico e alla abilità pratica della forza lavoro complessa. Un filo rosso che si snoda dal rifiuto del cottimo alla sua utilizzazione in forme collettive,ai consigli di gestione alle conferenze di gestione che ci portano ad individuare negli operai specializzati di quegli anni non solo dei comunisti legati ideologicamente al blocco orientale,ma soprattutto – secondo GIUSEPPE DELLA ROCCA – dei costruttori nel senso opposto agli intendimenti del capitalismo italiano .Erano i più forti oppositori all’americanismo di quegli anni che invadeva le fabbriche coinvolgendo la stessa sinistra. Essi costruivano in fabbrica una esperienza che insegnava a lavorare in modo diverso,erano la dimostrazione fisica che il taylorismo non era il solo metodo applicabile all’organizzazione di lavoro in fabbrica.

Secondo SAPELLI è nella eliminazione della figura sociale degli operai produttori e nell’imposizione del dominio assoluto dei quadri direttivi sull’organizzazione di lavoro a ridare libertà d’azione agli imprenditori per lo sviluppo produttivo. Tuttavia bisogna considerare la favorevolissima congiuntura dell’epoca ed il relativo basso costo delle materie prime:due fattori di non trascurabile peso .Altresì lo scientific management che si realizzerà sarà un taylorismo fortemente spurio,smentendo la disamina di DELLA ROCCA. Il rapporto capitale-lavoro infatti rimane una commistione di discriminazione e paternalismo con un rifiorire di iniziative e di proposizioni tutte permeate  di una concezione familistica dell’impresa. Quindi già all’interno della crescita italiana si covavano delle conseguenze drammatiche addebitabili sia alla politica degli industriali ,sia alla schizofrenia spartitoria  e mediatrice del personale dominante.

Si procedette certo alla dipartimentalizzazione ,ma l’innovazione sarà feudalizzata e polarizzata.

Le contraddizioni esploderanno con la reazione della massa operaia generica orchestrata da sindacati massificati. Il potere contrattuale crollerà proprio al suo apice,una reale taylorizzazione in Italia  è risultata mancata per due volte: con la reazione autoritaria delle direzioni,poi con inflazioni galoppanti  che distruggono il potere d’acquisto salariale.

In conseguenza di ciò la taylorizzazione risulta totalmente fallimentare se non si concretizzano tuttavia serie di circostanze favorevoli.

Pensare di migliorare semplicemente le condizioni del proletariato attraverso le regalie manageriali allo scopo di rafforzare la cooperazione citata da Marx non porta al miglioramento della posizione sociale del quarto stato che rimane subordinato. Una semplice logica monetizzante NON EMANCIPA,ANZI SCHIAVIZZA.