CAMPI ITALIANI DI INTERNAMENTO
E DI DEPORTAZIONE
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IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO NELL'ISOLA DI RAB (ARBE)

Con il diffondersi del movimento di liberazione, il Comando
politico-militare fascista, incapace di distruggere le formazioni
partigiane, si esercitò - come già detto - sulla popolazione civile.
Vennero creati diversi campi di concentramento: a Kraljevica, Lopud, Kupari,
Korica, Brac, Hvar, ecc.
Il comandante della II Armata, Roatta, informa il comando del'XI Corpo
d'Armata, il 7/7/1942: il comando superiore aveva predisposto a Rab un campo
con 6.000 persone sotto le tende...oltre a questo campo, ne sarebbe stato
preparato un altro per 10.000 persone.
Venne edificato il primo campo di concentramento definito n.1,
successivamente entrarono in funzione i campi II, III, IV. Il Campo III è
destinato a donne e bambini, esso era situato ai limiti di una puzzolente
palude. Gli altri a ridosso di latrine che traboccavano in caso di forti
temporali, allagando i campi.
A fine luglio 1942 avviene il primo trasporto di internati.
La guardia armata dei campi dell'isola di Rab, viene inizialmente affidata a
militari del V Corpo d'Armata, successivamente sostituiti da una guarnigione
di 2.000 soldati e ufficiali, più 200 carabinieri.
Gli stessi detenuti sopravvissuti hanno riferito che la maggioranza dei
soldati e di giovani ufficiali manifestavano una certa apatia non
accanendosi sui prigionieri.
Nella primavera del 1943, si presentano i primi segni di sfacelo della
guarnigione, si palesano volontà di avvicinamento verso i detenuti, malgrado
la ferrea disciplina imposta dal comandante del campo, il tenente colonnello
Vincenzo CIAULI, fanatico fascista, sadico, uso ad adoperare solo la frusta.
Odiato anche dai soldati italiani.
In una relazione delle forze armate italiane sui trasporti militari,
ritrovata nel campo dopo la liberazione, sono elencati tutti i singoli
arrivi con il numero dei deportati. In totale essi risultano 9.537 persone
(4.958 uomini, 1296 donne,1.039 bambini), più 1.027 ebrei (930 donne, 287 ba
mbini); per un totale di 10.564. (sono esclusi quelli in transito verso
altri campi, compresi quelli sul suolo italiano).
I deportati sono stipati in piccole, vecchie tende militari, scarsamente o
per nulla impermeabili, su paglia già usata, con una leggera coperta: il
tutto pieno di pidocchi e cimici.
Molti sono stati rastrellati mentre lavoravano nei campi in estate, sono
semi nudi e nulla viene dato loro per coprirsi. Condizioni bestiali, in
particolare per l'autunno e l'inverno: pioggia, neve, con la gelida bora
imperversante. Le migliaia di detenuti dispongono di soli tre rubinetti per
l'acqua, erogata tre ore al mattino e tre ore al pomeriggio. Nei casi di
punizione l'acqua viene tolta.
Per la fame, il freddo, gli insetti, le malattie, la mortalità diventa
elevatissima, in particolare per i bambini, le donne (alcune sono
partorienti), vecchi (un internato ha 92 anni).
Le possibilità di sopravvivenza concerne solamente i più robusti fisicamente
e spiritualmente più resistenti.
E' ignoto il numero dei deportati morti nel campo di concentramento di Rab.
Si possono solo citare brani di una lettera, in data 15 dicembre 1942,
dell'Alto Commissario, Grazioli: "... mi riferiscono che in questi giorni
stanno ritornando degli internati dai campi di concentramento, specialmente
da Rab. Il I medico provinciale... ha costatato che tutti senza eccezioni,
mostrano sintomi del più grave deperimento e di esaurimento, e cioè:
dimagramento patologico, completa scomparsa del tessuto grasso nella cavità
degli occhi, pressione bassa, grave atrofia muscolare, gambe gonfie con
accumulo di acqua, peggioramento della vista (retinite), incapacità di
trattenere il cibo, vomito, diarree o grave stipsi, disturbi funzionali,
auto intossicazione con febbre."
Il comandante di allora del' XI corpo d'armata, il criminale di guerra
Gastone Gambara, risponde scrivendo, tra l'altro di suo pugno: "è
comprensibile e giusto che il campo di concentramento non sia un campo di
ingrassamento. Una persona ammalata è una persona che ci lascia in pace".
"Nelle vicinanze del campo esisteva un ambulatorio, così viene descritto. La
casa aveva alcune camere e una cantina. Doveva servire per gli ammalati più
gravi, tuttavia succedeva raramente che anche là venisse inviato qualche
simile ammalato. Essendo il numero dei letti insignificanti, gli ammalati
giacevano nei corridoi e persino in cantina, addirittura per terra. In
cantina finivano di solito malati gravi che erano già sul punto di morte".
A pochi mesi dalla liberazione, alcuni alberghi di Rab vennero trasformati
in ospedale. I medici sono ritenuti "buoni ed umani. ma non potevano fare
niente con una amministrazione incapace e corrotta".
Nell'inizio dell'estate del 1943, si estende la convinzione di una prossima,
generale disfatta del nazifascismo. Alcuni miglioramenti furono introdotti
nei campi e negli ospedali di Rab...
Con il 25 luglio 1943, e la fine della ventennale dittatura fascista, le
prospettive nel campo non cambiano. Gli internati reagirono "spontaneamente
e sorprendentemente: cantando", prima canti popolari poi quelli partigiani;
carabinieri e militari non reagirono.
Intanto si intensifica, fra chi è rimasto vivo, l'attività politica e la
formazione di nuclei partigiani clandestini per la liberazione dei campi.
L'8 settembre 1943, di sera, "scoppiò improvvisamente un'ondata di
entusiasmo nelle truppe di occupazione". Guardie e carabinieri rimasero al
loro posto; ciò malgrado, il 10 settembre venne organizzata dai gruppi
clandestini un'assemblea dei detenuti, fu eletta una nuova amministrazione
del campo, ammainata la bandiera italiana. I militari italiani sono
disarmati e portati nel porto di Rab, arrestati il Ciauli ed una spia già
nota. Si forma la brigata partigiana "Rab"; i giorni 15 e 16 settembre
sbarco sul continente. Ciauli viene processato e condannato alla
fucilazione.
Ps - Gran parte della documentazione sul campo di concentramento di Rab è
stata ricavata dall'apposita indagine svolta dall'ANPI di Torino, sotto la
presidenza di lsacco Nahoum (Milan).

"Nemo"


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