Membri della Junta Militar Argentina,
Alti Ufficiali e Ministri


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Acosta, Jorge Eduardo. (Capitano di Marina)



Noto come "El Tigre". Capo della task force di spionaggio GT-332,
localizzata presso la ESMA (Scuola di Meccanica della Marina) sull'Avenida
Libertador a Buenos Aires. Responsabile, con i colleghi (Contrammiraglio
Rubén Jacinto Chamorro, Capitano Francis Whamond, Tenente Enrique Yon,
Tenente García Velazco, Tenente Antonio Pernia, Tenente Juan Carlos Rolón,
Tenente Roberto González, e altri), del rapimento e della morte di circa
5000 persone, molte delle quali gettate vive nell'Atlantico dagli aerei
della Marina.

In qualità di comandante superiore di Alfredo Astiz, Acosta si è inoltre
reso responsabile di aver impartito l'ordine di uccidere la giovane svedese
Dagmar Hagelin, le suore francesi della Chiesa di S.ta Cruz Leonie Duquet e
Alice Domon, e la fondatrice dell'associazione per i diritti umani Madri di
Plaza de Mayo, Azucena Villaflor de Vicenti.
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Acosta era evidentemente uno psicopatico. A momenti, felicissimo di vedere
un qualunque prigioniero sul tavolo di tortura dell'ESMA, gli mandava baci
attraverso il "cappuccio", mentre appena un istante dopo stava regolando la
macchina da elettroshock a frequenze sempre più alte, i lineamenti sconvolti
nello sforzo di concentrarsi. [Children of Cain, p. 93]
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La sicumera di Acosta si sciolse davanti a una corte civile, alla quale
dovette rilasciare la propria testimonianza nel Dicembre 1986, "Non avevo
alcuna nozione che ci fossero prigionieri alla Scuola di Meccanica", disse.
E in un'altra occasione aggiunse: "Non c'erano detenuti di sorta. Funzionava
come se qualcuno, presentatosi all'autorità di polizia, si fosse sentito
chiedere 'Questo è ciò che hai fatto?' Se avesse risposto di non aver fatto
nulla... se ne sarebbe potuto andare."

Oggi Acosta lavora per il governo federale presso il Ministero degli Interni
di Buenos Aires, nei cui archivi, guarda caso, vengono conservate e tenute
fuori dalla portata del pubblico tutte le testimonianze rilasciate prima
della costituzione del CONADEP.






Agosti, Orlando Ramón. (Brig. Gen.)

Comandante dell'Aeronautica militare. Membro del triumvirato di comando
(Videla, Massera, Agosti) che prese il potere in Argentina il 24 Marzo 1976.
Dopo il ripristino della democrazia, Agosti fu condannato a 4 anni e mezzo
di prigione per il ruolo svolto durante gli anni dell'oppressione. Liberato
dal Presidente Carlos Menem molto prima di aver finito di scontare la sua
pena, a seguito delle pressioni esercitate dai militari.



Anaya, Jorge I. (Amm.)

Comandante della Marina militare dopo Lambruschini e durante la terza Junta
(Galtieri). Principale stratega dell'invasione delle Falkland. Assolto nel
processo celebrato nel 1985, cioè nel periodo successivo agli anni della
repressione.





Astiz, Alfredo (Ten.)

(Dalla testimonianza di Silvia Labayru, file n. 6838):



"Noto 'Angel', 'El Rubio' (il biondo), 'Blondie', 'Corvo', o 'Eduardo
Escudero', infine un tenente di marina, con una certa esperienza su come ci
si infiltra nelle organizzazioni per la tutela dei diritti umani.
Probabilmente questa capacità fu il motivo per cui, alla fine del 1977, gli
fu affidato proprio quest'incarico. Tra l'Ottobre e il Novembre 1977, sotto
il nome di Gustavo Niño, Astiz prese a frequentare le riunioni di massa, le
manifestazioni pubbliche e gli incontri che venivano organizzati dai
familiari dei desaparecidos. Recitava la parte del fratello di una persona
realmente scomparsa..."


"La quarta e ultima volta in cui mi sono recata con lui presso un'abitazione
privata nel distretto di La Boca, era già stato deciso che le persone di
quella riunione sarebbero state rapite. Questa fu una delle cinque
operazioni che dovevano essere realizzate tra l'8 e il 10 Dicembre. Le altre
quattro erano: il rapimento di un intero gruppo che si sarebbe riunito nella
Chiesa di Santa Cruz; il rapimento delle persone raccolte in un certo punto
d'incontro nel bar all'angolo tra Avenida Belgrano e Paseo Colon; il
successivo rapimento di Azucena Villaflor de Vicenti, fondatrice del gruppo
delle Madri di Plaza de Mayo mentre usciva di casa e infine il rapimento di
una delle suore, Leonie Duquet, presso la casa condivisa con Alice Domon, in
precedenza prelevata nel distretto di La Boca".
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(Da Uki Goñi's Argentina First Rights Pages)
Astiz, con la sua faccia da eterno bambino e in servizio attivo a 44 anni,
emergeva tra i repressori per la sua giovane età, il commovente aspetto da
buono, i capelli brillanti e setosi e lo zelo dispensato nel rapire,
torturare e uccidere donne indifese. Sebbene la Marina lo abbia insignito di
un ruolo chiave nella lotta antisovversiva, la lista delle sue vittime
accertate non include un singolo terrorista riconosciuto. Al contrario, c'è
una ragazza svedese di 17 anni (Dagmar Hagelin), uccisa con un colpo sparato
da dietro mirando alla testa, due suore francesi di 40 e 63 anni, quattro
Madri di Plaza de Mayo sulla cinquantina e tre donne sui vent'anni, nessuna
delle quali e in alcun modo legata ad attività terroristiche.


Il 26 Aprile 1982, nel corso della Guerra delle Malvinas/Falkland, Astiz,
incapace di affrontare un attacco che durava da oltre 24 ore, abbandonò le
isole del South Georgia ai commandos inglesi. "Era molto coraggioso quando
doveva uccidere una donna disarmata, ma si arrese immediatamente ai soldati"
disse Nora Cortiñas, un'altra madre che ricorda l'infiltrazione di Astiz nel
gruppo.

Un nuovo libro di Uki Goñi: "Judas - El Infiltrado" (in spagnolo) racconta
la storia completa.
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Astiz fu arrestato in Argentina, per cinque mesi, nel 1987, mentre erano in
corso di discussione le sentenze per crimini analoghi ai suoi; fu
successivamente rilasciato grazie all'amnistia (la cosiddetta "Obbedienza
dovuta") promulgata dal presidente democratico Raúl Alfonsín a beneficio di
coloro che avevano "eseguito ordini superiori" nel corso della repressione.
In tutti i casi, Astiz non può lasciare l'Argentina a causa di un mandato
internazionale dell'Interpol legato al rapimento e omicidio delle due suore
francesi e della giovane svedese. Nel 1990, una corte di giustizia francese
ha condannato Astiz, in contumacia, alla pena dell'ergastolo. Nonostante
tutto, nel 1995, l'Ammiraglio Molina Pico della Marina argentina lo
considerava moralmente degno di una promozione. Una pubblica protesta di
massa e le pressioni esercitate dal governo francese hanno portato alle
dimissioni di Astiz, rassegnate alla Marina militare entro la fine di quello
stesso anno.






Bayon, Juan M. (Brig.)

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Bignone, Reynaldo Benito (Gen.)

Il 28 Marzo 1976 guidò un'ampia operazione nell'Ospedale Alejandro Posadas
del distretto di Haedo. Durante quest'operazione furono rapite 40 persone,
il resto dello staff ospedaliero fu licenziato e l'ospedale convertito in un
centro segreto di detenzione. Bignone ha comandato anche un altro CSD,
localizzato presso la scuola militare di Buenos Aires.

Una delle testimonianze (rilasciata da Hugo Ernesto Carballo, file n. 6279)
cita una visita di ufficiali di alto grado presso il luogo in cui era stato
rinchiuso; durante tale visita, Bignone informò i prigionieri che "in una
guerra sporca l'innocente paga per il colpevole".

Bignone passerà probabilmente alla storia come uno dei principali
occultatori di crimini .Si era già ritirato quando la Junta gli chiese di
rimpiazzare Galtieri alla presidenza, dopo la sconfitta dell'Esercito
Argentino nel conflitto delle Falkland. Il 1 Luglio 1982, due settimane dopo
le dimissioni di Galtieri, Bignone divenne il quarto e ultimo presidente del
governo di fatto.

Avendo capito che i militari non avrebbero potuto continuare a governare il
Paese in conseguenza della terribile depressione economica, della crescente
dissidenza causata dalle sparizioni di massa e della disfatta subita nella
Guerra delle Falkland, Bignone emanò il decreto confidenziale numero
2726/83, con il quale ordinava che fosse distrutta tutta la documentazione
concernente i detenuti e gli scomparsi. Quindi si occupò di organizzare le
elezioni per l'instaurazione di un governo civile democratico. Prima di tali
elezioni e sotto la sua guida, la Junta prese la precauzione di emanare
un'amnistia generale, che rendesse i militari immuni dagli esiti dei
processi relativi ai crimini commessi durante la cosiddetta "guerra contro
la sovversione".

Bignone fu condannato al carcere per il ruolo svolto nella repressione, ma
fu rilasciato ben prima di aver scontato la propria condanna a seguito delle
pressioni esercitate dai militari.






Bussi, Antonio Domingo. (Gen. Magg.)

Governatore militare di Tucumán nel 1976 e 1977. Responsabile di aver
organizzato la tortura e la sparizione di oltre 500 persone in tutta la
provincia. Numerose testimonianze confermano che Bussi prendeva parte
personalmente alle uccisioni.

Antonio Domingo Bussi potrebbe fungere da prova definitiva di quanto possa
essere labile la memoria delle persone; neanche vent'anni dopo essersi
macchiato di odiosi crimini contro il suo stesso popolo, il generale Bussi,
pensionato dall'Esercito, fu eletto governatore della provincia di Tucumán.
Lo scrittore argentino Ernesto Sabato - che durante gli anni '80 guidò il
CONADEP, la Commissione Nazionale per i Desaparecidos - definì l'elezione di
Bussi come un "orrore", sottolineando il fatto che se non fosse stato per
l'amnistia, nota come "Punto Finale", l'ex generale sarebbe stato
incarcerato.





Camps, Ramón J. (Gen.)

Capo della polizia provinciale di Buenos Aires sotto la Junta Videla.
Responsabile di centinaia di sparizioni e di vari centri segreti di
detenzione in una vasta area comprendende COT1 Martinez, Pozo de Quilmes,
Pozo de Bánfield, Puesto Vasco, Arana, La Cacha, la Stazione di polizia n.
5, e La Plata, quartier generale della squadra investigativa. Personalmente
coinvolto nelle torture inflitte ai prigionieri, in base alle prove
documentate da numerosi archivi della Commissione Nazionale sui
Desaparecidos.

In un'intervista rilasciata l'11 Febbraio 1983 a James Neilson del giornale
La Semana, Camps confessò che "nessuna persona scomparsa è sopravvissuta" e
che "nessuno dei responsabili ha confessato la verità per evitare di
influenzare l'erogazione degli aiuti economici internazionali" (una
sorprendente confessione, da parte di un capo militare); avvertiva comunque
"la lotta non è finita, nè il mio ruolo in essa".

Camps era tra quegli alti ufficiali che, processati e condannati al carcere,
furono rilasciati ben prima di aver scontato la condanna, in seguito alle
pressioni esercitate dai militari






Chamorro, Ruben Jacinto. (Contramm.)

Noto come 'Delfino' o ' Maximo'. Capo della Scuola di Meccanica della Marina
(ESMA) di Buenos Aires (uno dei più famigerati centri segreti di detenzione)
con il grado di Capitano, fu successivamente promosso a quello di
Contrammiraglio, agli ordini diretti del comandante in capo della Marina
militare Emilio Massera. Durante la sua permanenza alla Scuola di Meccanica
della Marina, il comandante Chamorro e il suo staff si resero responsabili
di migliaia di torture, del saccheggio delle abitazioni dei deportati e di
numerosi omicidi. La Scuola di Meccanica della Marina divenne nota alle
cronache nel 1995 quando, dopo le dimissioni, diversi ex dipendenti della
Marina che avevano prestato servizio presso quella base rilasciarono una
serie di confessioni che parlavano di migliaia di deportati gettati vivi
nell'oceano Atlantico dagli aerei militari della Marina.





Dalla Tea, Carlos A. (Brig.)

"Laureato" alla Scuola delle Americhe, 1960.
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Díaz Bessone, Ramón Genaro (Gen.)

Nominato ministro della Pianificazione al principio della dittatutra,
conservò questo ruolo per la maggior parte del periodo della repressione.






Etchecolatz, Miguel Osvaldo

Direttore Generale Investigativo della Polizia di Buenos Aires agli ordini
di Ramon Camps. Responsabile di 21 centri segreti di detenzione di Buenos
Aires, tra i quali Pozo de Quilmes, COT1 Martínez, e Arana. Ulteriormente
noto per il suo coinvolgimento nella "Notte delle matite spezzate",
un'operazione che causò la scomparsa di molti studenti di scuola superiore
nel corso di una sola notte.

Etchecolatz fu dichiarato colpevole dalla Corte Federale di 91 casi di
tortura e condannato a 23 anni di detenzione. Fu comunque liberato grazie
alla legge "sull'Obbedienza Dovuta" dopo aver scontato una minima parte
della pena.

Attualmente è vice presidente dell'ANIDAR, gruppo fascista formato da ex
militari, ex repressori e neonazisti.





Galtieri, Leopoldo Fortunato (Gen.)

"Laureato" alla Scuola delle Americhe, 1949.

Al comando del 2° corpo d'Armata quando la prima Junta prese il potere nel
1976. Terzo presidente del governo di fatto tra il mese di Dicembre 1981 e
Giugno 1982.

Durante la sua presidenza, attraversata dalla peggiore depressione economica
che abbia colpito l'Argentina a partire dagli anni '30, Galtieri scelse il
metodo tradizionalmente adottato dai despoti in periodi di impopolarità, e
cercò di deviare l'attenzione pubblica impartendo l'ordine di occupare
militarmente le Falkland (Malvinas) e le Isole South Georgia.

Il piccolo gruppo di isole nel sud dell'Atlantico, governate dalla Gran
Bretagna a partire dal 1833 e lungamente reclamate dall'Argentina, venne
invaso il 2 Aprile 1982 dall'Esercito argentino. Come si è visto, Galtieri e
i suoi consiglieri sottovalutarono fatalmente la volontà britannica di
difendere il proprio territorio e i propri cittadini. L'immediata
occupazione ha condotto a una guerra-lampo conclusa dalla spettacolare e
umiliante sconfitta delle forze argentine.

Il 14 Giugno 1982, le forze argentine stanziate nelle isole Falkland sotto
il comando del Gen. Mario Menéndez si arresero incondizionatamente alla Gran
Bretagna, che ripristinò il proprio controllo. La perdita della Guerra delle
Falkland ha portato alle dimissioni di Galtieri dalla presidenza, rassegnate
il 17 Giugno 1982. L'ultima Junta prese il potere sotto il nuovo presidente
Reynaldo Bignone. Ironicamente, l'occupazione delle Falkland non ha fatto
che accelerare la fine del governo della Junta Militar.

Galtieri fu assolto, nel corso dei processi celebrati contro la Junta,
dall'accusa di aver commesso crimini contro il popolo Argentino, ma sarebbe
stato accusato, nel 1986, di incompetenza al comando dell'esercito nella
Guerra delle Falkland. Fu liberato, dopo aver scontato una piccola parte
della pena inflittagli, a seguito di pressioni esercitate dai militari.

"Una giovane donna testimoniò che dopo essere stata tenuta bendata e
torturata per mesi, a lei e ad altri del suo gruppo fu permesso di lavarsi
in preparazione di una prossima visita al centro di detenzione da parte del
Generale Galtieri, che all'epoca era comandante dell'esercito presso il
locale distretto. Galtieri le chiese se sapeva chi fosse e se comprendesse
il potere assoluto che lui avrebbe potuto esercitare sulla sua persona. "se
dico che devi vivere, tu vivrai," disse, "e se dico che muori, morirai.
Capita che tu abbia lo stesso nome di battesimo di mia figlia, perciò
vivrai". (Nunca mas, dall'Introduzione)





Garcia, Osvaldo J. (Gen. Magg.)

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Graffigna, Omar D. (Brig. Gen.)

Comandante dell'Aeronautica agli ordini di Agosti. Assolto nel processo
celebrato nel 1985 durante l'era della post repressione.





Harguindeguy, Albano Jorge (Gen.)

Nominato Ministro degli Interni sotto il governo della Junta. Tra i più
devoti complici dei militari. Nel suo ruolo di Ministro degli Interni,
Harguindeguy riuscì a rendere inattivo il sistema giudiziario, inserendo
personale militare a tutti i livelli e privando le famiglie degli scomparsi
della possibilità di scoprire la sorte toccata ai loro cari.

Harguindeguy fu condannato alla prigione nel processo democratico celebrato
in periodo post dittatoriale contro la Junta, ma fu liberato dal presidente
Carlos Menem dopo aver scontato solo una piccola parte della pena
inflittagli, a causa delle pressioni esercitate dai militari.







Hughes, Augusto H. (Brig. Gen.)

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Laidlaw, Carlos E. (Brig.)

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Lambruschini, Armando (Amm.)

Comandante della Marina militare agli ordini di Massera. Condannato a otto
anni di prigione per la parte svolta nella repressione ma rilasciato dopo
aver scontato appena 4 anni, a seguito delle pressioni esercitate dai
militari.





Lami Dozo, Basilio A.I. (Brig. Gen.)

Comandante dell'Aeronautica militare agli ordini di Omar Graffigna. Assolto
nel processo celebrato nel 1985 nel periodo seguente la repressione.





Martella, Luis Santiago (Gen. Magg.)

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Martínez De Hoz, José Alfredo

Ministro dell'Economia per 5 anni sotto il governo della Junta Militar.

Il più importante tra i complici civili della Junta.

Membro di una famiglia di grandi latifondisti e eminente figura di
banchiere, attaccò la superinflazione e l'incredibile deficit applicando
drastici tagli ai consumi e ai salari. Tra le sue politiche economiche ci fu
il divieto degli scioperi, mentre i capi sindacalisti e gli operai
sindacalizzati furono considerati "sovversivi", il che causò la loro
scomparsa in massa. L'economia di mercato estrema e autocratica di Martinez
De Hoz ha devastato il settore manifatturiero argentino, incapace di
competere con il flusso di importazioni estere, portando il deficit del
bilancio commerciale a proporzioni gigantesche. In aggJunta, la
supervalutazione del peso argentino divenne una bomba innescata che avrebbe
trascinato il Paese in una grande depressione. La conseguenza furono le sue
dimissioni nel 1981. Martinez De Hoz fu condannato alla prigione dalla
giuria democratica, ma fu rilasciato ben prima di aver scontato la sua pena,
per via delle pressioni esercitate dai militari.






Massera, Emilio E. (Amm.)



Nome in codice Zero. Comandante della Marina militare. Membro del
triumvirato (Videla, Massera, Agosti) che prese il potere il 24 Marzo 1976.
Durante la formazione del nucleo d'attacco destinato a cancellare la
sinistra, Massera divulgò un messaggio inaugurale di saluto agli ufficiali
di nuova nomina, che si concludeva con l'esortazione di "reagire al nemico
con la massima violenza e senza esitazioni sui mezzi da impiegare".

Massera è noto come il principale beneficiario della "sporca guerra".
Responsabile d'imponenti saccheggi di società, case e proprietà di
desaparecidos attraverso la sistematica falsificazione di documenti. Una
descrizione del metodo adottato fu rilasciata a David Cox, reporter
dell'Herald, nel corso di un'intervista a un rapito, che era stato forzato
dai suoi rapitori a collaborare, Miguel Angel Lauletta (1995): [italiano]

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Come furono utilizzati i documenti che lei produceva?

"Partecipavano in molti alla vendita delle case dei desaparecidos. Una donna
mi avrebbe potuto chiedere: 'fammi dei documenti che provino questi fatti,
con la foto della persona che tra poco arriverà qui per farsi fotografare'.
Io avrei fatto la foto, realizzato il documento, e il documento sarebbe
andato all'ufficiale che l'aveva richiesto. Era stato chiaramente dichiarato
che in quelle carte venivano falsificati i nomi per vendere le proprietà, i
beni di qualcuno che era scomparso".

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"I ragazzi dovrebbero essere ricompensati per i rischi che corrono", diceva
Massera. Quando un prigioniero era stato "succhiato" ("chupado", in
spagnolo, cioè rapito), anche i suoi beni venivano risucchiati e finivano
nella Stiva, un magazzino contenente libri, apparecchi TV, materassi,
lavatrici, dipinti, mobilia e abiti. Una donna che era stata mandata a
lavorare nella Cisterna dei Pesci (un'area dell'ESMA chiamata così per via
dei muri trasparenti fatti con materiale acrilico, in cui, tenuti sotto
controllo con un sistema televisivo a circuito chiuso, lavoravano i
privilegiati che avevano acconsentito a collaborare con i rapitori) fu
accolta dalla mobilia della propria sala da pranzo, al completo - sedie di
vimini e divano e uno stereo - che si trovavano là nell'atrio. [Children of
Cain, p. 90]
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Come comandante della Marina, Massera è responsabile di almeno 5000 casi di
tortura e assassinii di persone che passarono per l'ESMA ("Escuela Mechanica
de la Armada", cioè la Scuola di Meccanica dell'Armata), uno dei più noti
centri di detenzione della guerra sporca. L'ESMA era l'ultima tappa per i
prigionieri politici destinati ad essere gettati vivi nell'Oceano Atlantico
dagli aerei della Marina.

L'Ammiraglio Massera fu condannato all'ergastolo da una corte civile il 9
Dicembre del 1985, ma rilasciato dopo aver scontato appena 4 anni di pena, a
seguito delle pressioni esercitate dai militari.





Menéndez, Luciano Benjamín (Gen.)

Noto "La Jena". Comandante del 3° corpo d'Armata, a Cordoba nel 1976.
Responsabile per le atrocità commesse a La Perla, La Perla Chica e La
Ribera, nella provincia di Cordoba, e di centinaia di assassiniii. Cugino di
Mario Menéndez.

Dall a testimonianza di Jorge Bornardel, [file n. 5782] prima
dell'istituzione della commissione nazionale sui desaparecidos: "Nel Giugno
1977 fui trasferito come prigioniero dall'Unità n. 9 di La Plata a Cordoba,
assieme ad altri 23. Ci portarono a La Perla, dove un ufficiale ci diede
unmessaggio personale del Generale Menéndez. Ci disse che 'La Jena', come
Menéndez amava farsi chiamare, aveva deciso che se ci fosse stato qualunque
attacco terroristico durante il prossimo viaggio a nord del Presidente
Videla, saremmo stati noi soltanto a pagare per i crimini di tutti gli
altri. L'elenco era curioso: se un soldato, operaio o impiegato pubblico
fosse morto, quattro di noi sarebbero stati uccisi; se invece la vittima
fosse stato un sottufficiale il numero sarebbe salito; e così via a scalare,
fino a raggiungere lo stesso Videla. In quel caso saremmo stati uccisi tutti
senza esitazione."

Menéndez fu condannato alla prigione nella seconda serie di processi
celebrati contro alti ufficiali, ma liberato dopo aver scontato una minima
parte della pena a seguito delle pressioni esercitate dai militari.





Menéndez, Mario (Gen.)

Comandante delle forze d'occupazione delle Isole Falkland (Las Islas
Malvinas) durante la Guerra delle Falkland. Cugino di Luciano Benjamín
Menéndez.





Menéndez, Salvio O. (Vice Amm.)

Comandante della famigerata scuola di Meccanica della Marina (ESMA) che fu
l'ultima tappa prima della morte per circa 5000 prigionieri.





Minicucci, Federico Antonio (Brig. Gen.)


Comandante del 3° Reggimento di Fanteria con base a La Tablada, Buenos
Aires, responsabile dei centri di detenzione nell'area dei CSD El Vesubio e
El Banco, dove prima del CONADEP fu registrato almeno un caso di rapimento
di neonato e scomparsa della madre.


Citato nelle testimonianze 98, 1310, 2262, 7169







Nicolaides, Cristino (Vice Gen.)


Comandante della 7^ brigata di Fanteria nella provincia settentrionale del
Corrientes (confinante col Paraguay), durante il primo anno del governo
della Junta. Fu successivamente promosso a comandante in capo dell'Esercito,
e in questo ruolo prestò servizio durante l'ultimo periodo della dittatura
(Bignone). Diverse testimonianze provano che l'alto comando era ben
informato dei rapimenti e delle torture, e partecipava alla loro esecuzione:

"Fui arrestato nella mia casa nella città di Corrientes, e portato agli
uffici della polizia federale di quella città. Là fui incappucciato,
torturato e successivamente trasferito alla mensa ufficiali del 9°
Reggimento di Fanteria, dove simulavano esecuzioni e torturavano i
prigionieri. Uno dei visitatori che vidi e dal quale fui anche interrogato,
era il comandante della 7^ Brigata, Generale Cristino Nicolaiedes. Un altro
visitatore era il comandante del 2° Corpo d'Armata, Generale Leopoldo
Fortunato Galtieri, che si trovava laggiù a metà Novembre 1976". [Martha
Alvarez de Repetto, file n. 7055]





Ojeda, Eduardo R. (Brig.)

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Ortiz, Raul J. (Brig.)

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Piotti, Mario A. (Gen. Magg.)

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Perren, Jorge (Capitano di Marina)

Membro della task force GT332, con base presso la Scuola di Meccanica della
Marina (ESMA), il più noto dei centri segreti di detenzione. Dall'ESMA,
migliaia di uomini e donne furono caricate su aerei della Marina e gettati
vivi nell'Oceano Atlantico.





Rico, Aldo (Ten. Col.)


Un ufficiale della "Guerra Sporca" con il naso rotto, un veterano della
Guerra della Falkland, Rico guidò con altri una serie di sollevazioni
rivoluzionarie di gruppi militari estremisti contro il governo democratico
di Alfonsin nel 1987 e nel 1988.

Il Tenente Colonnello Aldo Rico, il Colonnello Mohamed Alí Seineldín e i
loro uomini diventarono noti come i "Carapintadas" (facce dipinte) a causa
dei volti anneriti col bitume. I Carapintadas furono sconfitti dalle forze
armate regolari, processati e condannati alla detenzione.

Il 5 Ottobre 1989 il presidente neo eletto Carlos Menem, nell'ambito della
politica di pacificazione che prevedeva un colpo di spugna sui crimini
militari, concesse la grazia alla maggior parte dei Carapintadas condannati,
incluso Aldo Rico.

Non più militare e uscito dalla prigione, Aldo Rico si riciclò in politica:
nel 1991, creò un partito di estrema destra chiamato MODIN (acronimo
spagnolo per "Partito Politico per la Dignità e l'Indipendenza"), che
ricevette il 10% dei voti nazionali alla fine del 1993, ma crollò all'1,8%
alle presidenziali del 1995. Parlando di questa disfatta, nel suo tipico
stile brusco, Rico disse ai giornalisti "Se pure abbiamo commesso qualche
errore, non ne parlerò certamente con voi."





Riveros, Santiago Omar (Gen.)

Sebbene la macchina diabolica della repressione sotto la Junta fosse guidata
da sadici, avidi e gretti ufficialotti e milizie territoriali, gli ordini
provenivano dai ranghi più alti dell'esercito. Come capo della delegazione
argentina, il Generale Riveros attribuì chiaramente le debite responsabilità
criminali ai più alti livelli, nel suo discorso di congedo rilasciato
davanti alla Junta per la Difesa Inter-Americana il 24 Gennaio 1980:
"Abbiamo intrapreso questa guerra tenendo la nostra dottrina tra le nostre
mani, ricevendo per iscritto gli ordini del comando supremo ".

Riveros fu condannato al carcere nella seconda serie di processi celebrati
contro alti ufficiali militari, ma liberato dopo aver scontato solo una
piccola parte della condanna, come risultato delle pressioni esercitate dai
militari.





Roualdes, Roberto Leopoldo (Col.)

[Nuovi dati ricevuti a Luglio 1999] Comandante del Commando Speciale
dell'Esercito nella provincia di Entre Rios, partecipò alle azioni
antiguerriglia nella città di Victoria. Dopo il golpe del 1976, fu promosso
al rango di colonnello e trasferito alla capitale Buenos Aires come vicario
del famoso Generale Suarez Mason, capo del 1° Corpo d'Armata, dove prestò
servizio come Comandante del Commando per il Distretto della Capitale.
Durante il suo incarico nella capitale, Roberto Roualdes divenne più ricco,
presumibilmente grazie al consueto accaparramento delle proprietà delle
persone scomparse.

Da un'e-mail inviata a Vanished Gallery:

"RLR aveva una barca. Era il suo bene più prezioso. Una volta promosso a
colonnello, immediatamente si trasferì in una casa più grande. Poi ne ebbe
due e poi scambiò la sua barca con uno yacht da sogno. Pare che le cose gli
andassero veramente bene, negli stessi anni in cui migliaia di persone
venivano ammazzate e torturate nel suo distretto... RLR amava ripetere
alcune frasi, e una delle preferite era 'Io sono il signore della vita e
della morte'..."

[FIRMA NON PUBBLICATA, COME RICHIESTO]





Rovere, Jorge Carlos Oliviera (Gen.)

dati richiesti





Ruben, O. Franco (Amm.)

dati richiesti





Ruiz, Julio C. (Brig.)

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Saint Jean, Ibérico (Gen.)

Nominato governatore della provincia di Buenos Aires dalla 1^ Junta.
Nominato Ministro degli Interni dalla terza Junta (Galtieri). In periodo
piuttosto recente, cioè a Giugno 1982, quando le scomparse di massa erano
ormai un fatto ampiamente e chiaramente noto, continuava a ribadire la linea
governativa: "delle oltre 8700 persone arrestate dopo il golpe del 1976,
7000 sono state rilasciate e solo 475 sono rimaste in carcere".

Nel libro Children of Cain (Figli di Caino) di Tina Rosenberg, il Generale
Saint Jean viene citato come segue: "Anzitutto, dobbiamo ammazzare tutti i
sovversivi, poi i loro simpatizzanti; quindi, quelli che sono indifferenti;
e infine, dobbiamo ammazzare tutti i timidi".






Santamaria, Pedro A. (Contramm.)

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Santiago, Humberto F. (Brig.)

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Sasiaiñ, Juan Bautista. (Gen. Magg.)

Comandante di Campo de la Ribera, in origine prigione militare e
successivamente centro segreto di detenzione per civili a Cordoba. Al
servizio diretto di Luciano Menéndez. Responsabile di torture e assassinii
nel campo, inclusa la ben documentata morte di Amelia Nelida Inzaurralde
[file n. 4317], a causa delle torture . Successivamente fu capo della
Polizia Federale argentina. In un'intervista rilasciata al quotidiano "La
Nación" il 10 Aprile 1976, Sasiaiñ dichiarò che "L'esercito dà valore
all'essere umano, perché l'esercito è Cristiano". Uno dei molteplici esempi
su come i sentimenti di uomini bianchi, destrorsi, nazionalisti e pseudo
religiosi abbiano portato all'incontrollata persecuzione dei "diversi",
sotto qualsiasi punto di vista.

Sasiaiñ fu condannato al carcere nella seconda serie di processi contro gli
alti ranghi militari, ma liberato dopo aver scontato solo una piccola parte
della sua condanna, come risultato delle pressioni esercitate dai militari.





Scilingo, Adolfo Francisco (Cap. di Marina)

Quasi vent'anni dopo che le atrocità della Junta erano state perpetrate, il
Capitano di Marina in congedo Adolfo Scilingo ruppe il ventennio di silenzio
con una confessione sconvolgente. Secondo Scilingo, tra il 1976 e il 1978 i
prigionieri, denudati e drogati, venivano gettati nell'Atlantico dagli aerei
della marina. La storia completa è stata pubblicata da "Time". La
confessione di Scilingo fu presto seguita da altre, come quella del Sergente
Victor Ibanez.





Simon, Hector Julio (Sergente Maggiore)

Noto anche come "Il Turco", "Julian il Turco" (El Turco Julian in spagnolo).
Sebbene non fosse un ufficiale incaricato, prove evidenti contro il suo
incredibile sadismo autorizzano l'inserimento del suo nome in questa lista.

Membro della Polizia Federale a Buenos Aires. Torturatore capo di
prigionieri nei centri segreti di detenzione Club Atletico, El Banco e El
Olimpo. Proclamandosi antisemita, portava normalmente una svastica sul petto
e ascoltava a tutto volume le registrazioni dei discorsi di Hitler mentre
sparava, accoltellava, frustava le sue vittime. Le prove dicono che rapì
dall'ospedale un uomo che era appena stato investito da un'auto.

A Hector Julio Simon fu risparmiata la condanna a causa del paragrafo di
legge circa "l'obbedienza agli ordini da parte degli ufficiali di basso
grado". Intervistato dalla TV Argentina nel 1995, ha chiarito di non provare
alcun rimorso e si è detto pronto a rifare tutto da capo se gli si offrisse
nuovamente l'opportunità.





Seineldín, Mohamed Alí. (Col.)

Comandante assieme a Aldo Rico del gruppo militare estremista Carapintadas,
a capo di una serie di sollevazioni avvenute nelle caserme contro il governo
democratico di Alfonsin nel 1987 e 1988, che hanno bloccato il processo
giudiziario avviato contro i reponsabili della repressione 1976-1983.

Diversamente dal Tenente Colonnello Aldo Rico e da altri che abbandonarono
la lotta attiva a favore della politica, il Colonnello Seineldín è l'unico a
trovarsi tuttora in prigione (Gennaio 1996). Tuttavia, la sua carcerazione è
dovuta alla responsabilità nella rivolta della base militare di Villa
Martelli nel 1988, e all'Operazione Virgen de Luján del 3 Dicembre 1990,
piuttosto che a causa del ruolo avuto nella repressione.

Seineldín è noto per essere il più estremo degli estremisti. Iniziò
l'allenamento clandestino di un gruppo di miliziani non militari, il
"Battaglione Dignità"; uno dei membri è citato di seguito: "Nel mondo
ammiriamo Gheddafi e Noriega. Il principale nemico non è la Russia, perché
il Marxismo sta morendo. Il principale nemico, escludendo il Sionismo, sono
gli Stati Uniti e l'Inghilterra." [Norden: p. 145] Spesso lo si vedeva
portare un grande crocifisso sul petto, Seineldín è noto per il suo forte
antisemitismo. Durante la rivolta "carapintada" di Villa Martelli nel 1988,
disse: "E' più facile vedere un cane verde che un ebreo onesto". Durante la
stessa rivolta, un giornalista, l'osservava portare al braccio una fascia
con la bandiera dell'Argentina e una croce al centro. Interrogato su questo,
il colonnello rispose letteralmente: "Questa? ... E' la prossima bandiera
argentina." [Norden: p. 132]. Bisogna notare che gli ebrei soffrirono in
misura particolare e furono sottoposti ad apposite e sadiche torture sotto
la dittatura. Sebbene la percentuale di ebrei rispetto alla popolazione
argentina non raggiunga l'1%, più del 10% dei desaparecidos (secondo alcuni
addirittura il 13%) erano ebrei.





Sotera, Alfredo (Brig.)

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Suárez Masón, Carlos Guillermo (Gen.)

Noto come Pajarito (Uccellino) e El Cacique. Comandante del 1° Corpo
d'Armata con base nell'area della capitale Buenos Aires. Una delle figure
guida della più estrema tra le fazioni militari durante l'era della
repressione (assieme con il Generale Luciano Benjamin Menéndez e il
Colonnello Mohamed Alí Seineldín). Fuggito dall'Argentina prima che
cominciassero i processi contro gli alti comandi della Junta. Nel 1987 fu
ritrovato in California, dove si nascondeva, e venne estradato per il
processo. Condannato per crimini contro l'umanità, fu rilasciato
nell'Ottobre 1989 dal presidente Menem a seguito delle pressioni esercitate
dai militari.





Suppicich, Jose M. (Contramm.)

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Trotz, Ernesto (Gen.)

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Valin, Alberto A. (Brig.)

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Verdura, Ignacio Anibal. (Ten. Col.)

Capo del 2° Reggimento dei Fucilieri Corazzati di Olavarría. Responsabile
dei centri segreti di detenzione di Monte Peone, La Huerta, Las Flores
Detective Squad, e La Plata Detective Squad, situati nell'area di sicurezza
124, e delle centinaia di sparizioni delle persone che vi erano state
imprigionate.





Verplaetsen, Fernando Ezequiel. (Gen.)

Capo dei Servizi Segreti presso le Istituzioni Militari nel 1976. Capo della
polizia nella provincia di Buenos Aires nel 1977. Responsabile di aver
organizzato il centro segreto di detenzione "El Campito" (conosciuto anche
come "Los Tordos").





Videla, Jorge Rafael (Gen.)

Altrimenti noto come "L'Osso." Il principale colpevole e capo degli altri
colpevoli.
Nato il 2 Agosto 1925 a Mercedes, in Argentina, presidente di fatto
dell'Argentina dal 1976 al 1981 e principale architetto della "guerra
sporca".

Nel 1976 la Presidente Isabel Perón, messa sotto pressione da parte dello
stato maggiore dei militari, lo nominò comandante in capo dell'Esercito
argentino. Da questa posizione, Videla cominciò una riorganizzazione del
comando militare, allontanando gli ufficiali peronisti. Lo stesso anno,
guidò una campagna armata contro l'Esercito Rivoluzionario del Popolo
(Ejército Revolucionario del Pueblo o ERP) nella provincia settentrionale
del Tucumán, che causò la cancellazione della guerriglia di sinistra.
Procedette alla deposizione di Isabel Perón il 24 Marzo 1976, e divenne
presidente di fatto, a capo di una Junta di tre militari (gli altri due: il
comandante dell'Aeronautica Militare Generale Orlando Ramón Agosti, e il
comandante della Marina Militare l'Ammiraglio Eduardo Emilio Massera).

Videla sospese quindi il Congresso e rivestì il potere legislativo in una
commissione militare di nove membri, interruppe il funzionamento dei
tribunali, dei partiti politici e sindacati, e inserì personale militare in
tutti i ruoli importanti. Centinaia di persone, sospettate di essere
guerriglieri di sinistra, furono arrestate nell'ultimo fine settimana del
Marzo 1976, mentre altri, tra 10000 e 30000, "scomparvero" durante i pochi
anni seguenti.

Videla si ritirò nel 1981 e gli succedette Roberto Viola.
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Interrogato nel 1977 circa una donna su sedia a rotelle che ciò nonostante
era stata catturata dai militari, il Generale Videla rispose, "Uno diventa
un terrorista non solo uccidendo con un'arma o piazzando una bomba, ma anche
incoraggiando gli altri con idee che vanno contro la nostra civiltà
Occidentale e Cristiana". [Children of Cain, p. 112]
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Il 9 Dicembre 1985, una corte civile mise per iscritto la propria opinione,
lunga centinaia di pagine, che accusava 5 dei 9 membri delle 3 Juntas
Militares precedenti. Videla e Massera, alla guida dell'Esercito e della
Marina durante i peggiori anni della repressione, furono accusati di
molteplici casi di omicidio, aggravati dall'inermità delle vittime, di falsi
arresti, torture, torture a morte e saccheggi. Furono condannati
all'ergastolo. Tuttavia, entrambi furono liberati dopo aver scontato appena
4 anni di prigione, a seguito delle pressioni esercitate dai militari.





Vilas, Acdel Edgardo (Gen.)

Capo del centro di detenzione Escuelita de Farnailla, nella provincia
settentrionale di Tucumán. Responsabile di esecuzioni sommarie di
prigionieri nei centri di detenzione e di attentati mascherati da "conflitti
a fuoco" a Bahia Blanca e La Plata, organizzati dal 5° Corpo d'Armata.

Condannato alla prigione nella seconda serie di processi intentati contro
gli alti ufficiali militari, fu liberato dopo aver scontato una piccola
parte della sentenza, come risultato delle pressioni esercitate dai
militari.





Viola, Roberto Eduardo (Gen.)

Succedette alla presidenza di Videla il 29 Marzo 1981. Nove mesi dopo, il 21
Dicembre 1981, il governo di fatto annunciò che Viola si sarebbe dimesso per
ragioni di salute, e il Generale Leopoldo Galtieri ne prese il posto.

Quando un giornalista gli chiese dell'opportunità di investigare nel
problema dei desaparecidos, Viola replicò: "Ciò è assolutamente fuori
questione. Questa è una guerra, e noi siamo i vincitori. Può esser certo
che, se gli eserciti del Reich avessero vinto l'ultima guerra, il processo
per i crimini di guerra si sarebbe svolto in Virginia, e non a Norimberga".
[Clarin, March 18, 1981] Condannato a 17 anni di prigione da una corte
civile il 9 Dicembre 1985. Rilasciato dopo aver scontato appena 4 anni, a
seguito delle pressioni esercitate dai militari.





Zaratiegui, Horacio (Contramm.)

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(http://www.yendor.com/vanished/i-junta.html)

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