GUERRA ETERNA

 

Ciò ribadito una ennesima volta, vediamo che razza di guerra sarebbe la
eventuale prossima dell'America per cui si votano crediti militari immensi,
si fanno riunioni di Stati Maggiori e si danno ordini di preparazione e
dettami strategici a paesi stranieri e lontani. Potrebbe risultare la più
nobile delle guerre sotto il profilo dei lodati argomenti letterari,
potrebbe riuscire ad avere di contro figure più nere dei Cecco Beppe, dei
Guglielmi, dei Beniti, degli Adolfi, dei Tito, di un rinato con essi Nicola
dalle mani goccianti sangue, essa non indurrebbe i marxisti rivoluzionari a
dare parole di attenuazione della lotta antiborghese e antistatale, ovunque.
  Ciò non toglie diritto ad analizzare questa guerra e a definirla come la
più clamorosa impresa di aggressione di invasione di oppressione e di
schiavizzamento di tutta la storia. Non si tratta solo di una guerra
eventuale ed ipotetica poiché essa è già in atto, essendo tale impresa
legata da stretta continuazione con gli interventi nelle guerre europee del
1917 e del 1942, ed, essendo in fondo il coronamento del concentrarsi di una
immensa forza militare e distruttrice in un supremo centro di dominio e di
difesa dell'attuale regime di classe, quello capitalistico, la costruzione
dell'optimum delle condizioni atte a soffocare la rivoluzione dei lavoratori
in qualunque paese.
  Tale processo potrebbe svilupparsi anche senza una guerra nel senso pieno
tra Stati Uniti e Russia, se il vassallaggio della seconda potesse essere
assicurato, anziché con mezzi militari e una vera e propria campagna di
distruzione e di occupazione, con la pressione delle forze economiche
preponderanti della massima organazione capitalistica nel mondo - forse
domani lo Stato unico Anglo-Americano di cui già si parla - che un
compromesso attraverso il quale la organizzazione dirigente russa si farebbe
comprare ad alte condizioni; e Stalin avrebbe già precisata la cifra in due
miliardi di dollari.
  Sta di fatto che le preferenze di quei citati aggressori storici europei
che si dannavano per una provincia o una città a tiro di cannone, fanno
ridere di fronte alla improntitudine con cui si discute in pubblico - ed è
facile arguire di che tipo saranno i piani segreti - se la incolumità di
Nuova York e di San Francisco si difenderà sul Reno o sull'Elba, sulle Alpi
o sui Pirenei.
  Lo spazio vitale dei conquistatori statunitensi è una fascia che fa il
giro della terra; è il punto di arrivo di un metodo cominciato con Esopo
quando il lupo disse all'agnello che gli intorbidiva l'acqua pur bevendo a
valle. Bianco nero e giallo, nessuno di noi può ingollare un sorso d'acqua
senza intorbidire i cocktails serviti ai re della camorra plutocratica nei
night-clubs degli Stati.
  Quando i reggimenti americani sbarcarono la prima volta in Francia i
tecnici militari risero e gli Stati Maggiori anglo-francesi pregarono di
ridar loro subito i pochi tratti di fronte occidentale consegnati, se non si
voleva vedere subito Guglielmo a Parigi. I boys, ubriachi allora ed oggi,
avrebbero però ben potuto rispondere che c'era poco da sfottere, e vediamo
oggi i sorci verdi di un militarismo che surclassa quelli della nostra
storia plurimillenaria. Sono i soldi i capitali gli impianti produttivi che
contano per fare la guerra; l'abilità militare e il coraggio sono merci in
vendita sul mercato mondiale, ricchissimo di superfurbi e di superfessi.
  Si vantarono fin da allora di una prima vittoria, arricciarono il naso per
aver dovuto uscire, sulla scia degli inglesi, dal loro isolazionismo, si
ritrassero dopo aver disegnata una Europa più assurda di quella che, se ce
l'avessero fatta, avrebbero disegnala Tamerlano o Omar Pascià. Venti anni di
pace erano quello che ci voleva per la preparazione, e la consacrazione alla
Libertà super-statuata, di una superflotta una superaviazione e un
superesercito. Al servizio della superaggressione.

(da: Amadeo Bordiga, "Aggressione all'Europa", «Prometeo», n. 13, 13 agosto
1949)
 

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